ae 1:8 Fasggnen cremains anor are oii ia pat Shas tg HRM amy rea mynd rm pre enn eee “LIBRARY OF THE UNIVERSITY EP oe ee Ni FROM THE LIBRARY OF @NIE ANTONIO CAVAGNA SANGVEANI D! GVALDANA |j || LAZELADA®! BEREGIARDO If PURCHA SED 1921 = MANUALI HOEPLI. BSEOGRAHIA Geb id Ce D1 H, F. TOZER Traduzione e note DEL Prof. IGINIO GENTILE. ULRICO HOEPLI, EDITORE-LIBRAJO MILANO NAPOLI | PISA 1878. PROPRIETA LETTERARIA. CH | va - =) / / ; ~~ © ’ tian cea z = ate. ieee wr lnc | 2 POMOC! INDICE. @ = se CAPITOLO PRIMO .) Osservazioni generali sulla Geografia antica ee —) CAPITOLO SECONDO “le pm Asia. N CAPITOLO TERZO Siria e Palestina . CAPITOLO QUARTO Arabia, Egitto, Africa . CAPITOLO QUINTO Asia minore, Tracia, Macedonia CAPITOLO SESTO Grecia settentrionale, x CAPITOLO SETTIMO srecia centrale CAPITOLO OTTAVO {1 Peloponneso e le Isole. CAPITOLO NONO Italia settentrionale e centrale CAPITOLO DECIMO Topografia di Roma — Italia meridionale e Sicilia CAPITOLO UNDECIMO Estreme regioni d’Europa O08435 S| oi we PO] » » » » » » » 19 99 118 130 146 CAPITOLO I, OSSERVAZIONI GENERALI SULLA GEOGRAFIA ANTICA 4h 0 1. Coceniztont ep ines GROGRAFICHE DEGLI ANTICHT, — Le idee dei Greci e dei Romani in fatto di geo- grafia, e specialmente nei tempi pid remoti, erano assai limitate; na poteva essere diversamente, rima- nendosi sconosciuto il continente americano ed ine- Splorate le estremita delle tre grandi partizioni del vecchio mondo. Nei poemi omerici noi troviamo le cognizioni geografiche quasi al tutto limitate al bacino orientale del Mediterraneo. Delle citt\ del continente greco e delle coste del Mar Egeo, tanto delle orientali quanto delle occidentali, vi si parla come fossero famigliari; vi sono conosciute di nome la Fenicia e l’Egitto, sotto la quale ultima deno- minazione Omero intende j] fiume Nilo; mai mari e le terre a ponente della Grecia sono regioni fa- volose, come é@ dato vedere dalle mitiche deserizionj degli errori d’Ulisse nell’ Odissea, e fitte tenebre in- volgono le pit lontane contrade, intorno alle quali, Gentile, 24 Capitolo Primo. come ultimo confine, 6 immaginato scorrere, 11 fiume Oceano, — Ai tempi di Erodoto 1] campo delle cognizioni si ampli d’assai, al che molto contribui questo scrittore cogli estesi suoi viaggi e colle diligenti ricerche; ma tuttavia le sue idee sono assai spesso erronee, come, a mo’ d’esempio, 1a dove parla della Europa stendentesi in lungo fra gli altri due continenti e di questi assai pit vasta; giacché, sebbene questo concetto sorga dal- V'includere ch’egli fa nell’Europa molta parte della regione che oggi diciamo Russia Asiatica, tuttavia in realta la sola area dell’Asia 6 vasta quanto un cinque volte quella dell’Europa. Egli descrive an- che il corso dell’Istro (Danubio) come se volgesse a mezzodi, allo scopo di fare che esso corri- sponda a quello del Nilo; il quale concetto altro non era se non la conseguenza di una prestabilita teoria di somiglianze fra le regioni settentrionali e le meridionali, — Gran copia di cognizioni si ag: giunse per la spedizione di Alessandro Magno, che penetrd nel nord dell’India e si spinse nell’ Asia centrale fino al Jassarte; e anche per la fondazione di Alessandria, che situata dove si annodano |’Asia e l’Africa e dove il Mediterraneo si accosta ai mari del mezzodi, formava quasi un centro atto a rac- cogliervi sempre maggiori notizie per mezzo dei mercanti e degli esploratori, — Insieme coll’esten- dersi dell’inipero romano si estese anche il campo delle cognizioni geografiche, specialmente in ri- spetto alle regioni dell’Occidente e del Settentrione dell’Europa, cosi che Strabone, il grande geografo dell’eta d’Augusto, poté dare non solo una partico- aregziata relazione di una vasta porzione de! mondo Osservazions generalt sulla geografia antica. 3 ma eziandio fissare i confini dei grandi continenti presso a poco quali ancora oggidi sono ammessi. Ma tuttavia egli supponeva che il mar Caspio fosse un golfo che s’internasse movendo dal mare del nord; e, Tolomeo (a. d. 160), col quale la scienza geografica degli antichi toccd il colmo, credeva che Ja parte sud-est dell’Asia fosse congiunta coll’estre- mita dell’Africa da un continente meridionale. — Da questi tempi le cognizioni geografiche fecero solo rari e piccoli progressi, fino a quando l’Ame- rica fu da Colombo scoperta e |’Africa fu navigata in giro da Vasco di Gama. 2. Marr DEL Monpo Antico. — In MARE MERIDIONALE, — L’ampio mare che si stende fra il sud dell’Asia e lest dell’Africa portd in diversi tempi nomi diffe- renti, 1 quali variarono talvolta anche nella loro applicazione. Alcuni geografi, come Erodoto, lo chiamano il mare meridionale (1 votin OxAaccn) mentre altri ne parlano come dell’Oceano Indiano, Questo ultimo nome, quando viene usato nel suo pil stretto senso, designa la parte di mare che sta immediatamente a sud dell’India, e che forma due grandi golfi su ciascun lato di questa penisola, civé il Gangeticus sinus (golfo di Bengala) all’est, e il Mare Erythraeum all’ovest. La denominazione di Mar Rosso merita speciale considerazione, perché ebbe spesso un’assai pit estesa applicazione che non ai giorni nostri. Quando Erodoto parla del- lepu6pn Ouhacce pare voglia includervi tutto in- tero il mar del sud insieme coi due golfi che Stanno sui due latj dell’Arabia; e quando egli vo- glia distinguere il pit occidentale di questi golfi, lo chiama golfo Arabico (Ap2Bie¢ XOMMOS), In pro- 4 Capitolo Primo. eresso di tempo a questo golfo si applicd il nome di Mar Rosso, come noi lo troyiamo nel Nuovo Testamento e come ancora lo usiamo oggidi; men- tre il golfo che sta all’est dell’ Arabia era detto golfo Persiano, perché bagnava le spiagge meri- dionali ed. occidentali della regione della Perside. Queste due vaste insenature formano contrasto l'una coll’altra, giacché mentre ciascuna ha alla sua im- boccatura un angusto stretto, il golfo Persiano ha poi un contorno assai pid irregolare, e si incurva un poco verso nord-ovest, dove riceve insieme unite le acque dell’Eufrate e del Tigri; laddove il golfo Arabico, o Mar Rosso in senso stretto, si distingue per essere assai pili lungo e piti angusto e per il dividersi della sua estremitaé in due branche, for- mando cosi il golfo di Eroopoli (golfo di Suez) che volge verso |’Egitto,con una media larghezza, di 48 chilom. e con lidi sabbiosi; ed il golfo Ela- nitico (golfo di Acaba) che s’interna nell’Arabia, largo un 19 chilom. e fiancheggiato da montagne rocciose. Fra questi due golfi giace la penisola del Sinai. Il Mar Rosso fu in tutti 1 secoli una gran via di commercio, essendo la naturale strada per cui i prodotti dell’Asia meridionale e dell’Africa orientale sono portati nell’occidente; e noi sappiamo di Salomone e di Iram, re di Tiro, che mandavano una flotta da Ezion-geber sul golfo di Acaba a prendere oro da Ophir (I dei re IX. 26, 28). 3. I MARI OCCIDENTALI E SETTENTRIONALI. — Il mare all’ovest dell’Europa e dell’Africa fu dai tempi pit remoti chiamato Atlantico (n Athavt) dal monte Atlante, che indicavasi come dominante Vovest del- Africa, e dalla mitologica divinita la cui ricor- Osservaziont generali sulla geografia antica. 5 danza va a questo monte congiunta '; era poi an- che designato qual mare fuor delle colonne d’Er- cole(‘n ew twvatnhwy baharce.) o semplicemente Mare externum. Davalcuni scrittori latini, e special- mente dai poeti, ¢ detto Oceanus. Per lungo tempo lo si considerO come non navigabile, giacché le regioni occidentali le si riguardavano come ray- volte fra nubi e tenebre. Ma gia fin dal 500 a. C, una spedizione cartaginese sotto il comando di Annone esplord la costa fino a considerevole di- stanza verso il sud, mentre un altra penetrava il nord spingendosi fino alla Britannia, Eravi in que- sto mare un punto dove supponevansi siluate le isole dei beati pana. p@Y vngot) 2; e quando le Canarie, Madera e le altre isole in loro vicinanza furono scoperte dai Romani, esse vennero, in quei tempi anterior! a Cristo, identificate con questa favolosa regione e chiamate insulae fortuna: tae. K per vero, la bellezza del paese e il clima delizioso che gli antichi poeti greci attribuivano alle isole dei beati si riscontrano cosi appieno nella realta da suggerize il pensiero che quella leggenda possa avere ayuto suo fondamento in qual- che reale informazione. Se l’isola di Atlantide, che é menzionata in pitt di un dialogo di Platone come { Virge. Aen. VI. 797.... Ubi coelifer Atlas — Axem huimero torquet stellis ardentibus aptum, — Cfr. Ovid. Met. 1V. 656. e seg. 2 Vedi, fra le altre, le descrizioni che ne fanno Orazio (Epod. 16. v. 41), e Plutarco nella vita di Sertorio, c. 8, — Cfr. T. Tasso, Gerus, lib, c. XIV. st, 35, 36, 6 Capitolo Primo. esistente nell’Oceano occidentale, sia qualche cosa meglio di un parto della fantasia di quello scrittore, é ben difficile a dirsi. Ma @ certo che alcuni scrit- tori della classica antichité supposero la possibilita dell’esistenza di un grande continente occidentale, prenunziando in tal guisa la scoperta dell’ Ame- rica. Il passo pid noto, in questo rispetto, é quello, di Seneca: ' Venient annis saecula seris, Quibus Oceanus vincula rerum Laxet, et ingens pateat tellus, Tethysque novos detegat orbes, Nec sit terris ultima Thule. Le varie insenature del mare occidentale rice- vettero varl nomi o da popolazioni o da cittaé delle vicinanze; cos) la parte che sta subitamente oltre le colonne fu detta Oceanus Gaditanus dalla citta di Gades (Cadice); la baja di Biscaglia si de- nomin6é Oceanus Cantabrius; lentrata nel canale d'Inghilterra Oceanus Gallicus, e il canale stesso Oceanus Britannicus. L’ Oceanus Germanicus, al nord del canale, e l’Oceanus Sarmaticuso Mare Suevicum (Baltico) erano risguardati come parte del grande Oceano settentrionale (O. septentrionalis) al quale, per le notizie che si avevano di ghiacci gallegi gianti, si diede anche il nome di Mare concretum o Mare pigrum. 4, Mare InrerNum — Svuor cAratrer!. — Di gran 4 Seneca, Medea, act, Il., Vv. 37, Osservazioni generals sulla geografia antica, 7 eee lunga pit importante nel mondo antico che non alcun altro dei mari fin qui ricordati era 11 vasto bacino centrale che, a distinzione del mare esterno, anticamente si chiamd Mare internum (a a) Oad- agoa) e oggidi Mediterraneo. -Intorno al suo lit torale vissero quei popoli la cui storia pid ci in- teressa perché pid di tutti contribuirono alla civilta del mondo. Al quale risultato non poco giovd il mare stesso, essendo questa la via principale delle nazioni, per la quale stirpi che erano l’una dall’al- tra separate da vasti e scabrosi tratti di paese eb- bero modo di venire fra loro in comunicazione. Per questa via le invenzioni dell’Oriente, quali i pesi, le misure, l’alfabeto, passarono da Tuiro nella Grecia; per questa via si sparsero le colonie che portarono la coltura fenicia e greca a paesi dapprima barbari; per questa via si estese "am- bito del commercio, e mille vitalississime influenze sorgenti dal contatto delle nazioni fra loro, e la introduzione e lo scambio delle idee furono age- volate. La natura ‘delle coste si combinaya pol coll’indole degli abitanti di esse a determinare la direzione che la civilts doveva prendere. Il con- torno relativamente uniforme dell’Africa settentrio- nale fa notevole contrasto con quello dell’Kuropa meridionale, che @ tutto frastagliato in molti e profondi seni, suddivisi poi alla loro volta in infi- niti porti e baje di minor estensione, ed é@ circon- dato di isole. Oltre a cid mentre dalla parte del- Africa nessun fiume d’importanza, eccettuato il Nilo, sbocca nel Mediterraneo, dal nord questo ri- ceve le acque dell’ Ibero, del Rodano, del Po, e per yia del mar Nero quelle dell’Istro (Danubio) , 8 Capitolo Primo. tenon tenons nee del Boristene (Dnieper), del Tanai (Don) e d’altri. Pei naviganti & sempre stato un mare pericoloso a cagione delle correnti formate dai numerosi suoi golfi, dell’ instabilita de’ suoi venti, e delle subi- lanee procelle che piombano dai promontori pro- tendentisi nel mare. Ma questi svantaggi erano ad esuberanza compensati dalla prossimita delle terre, dai rifugi di comodi porti, ajuti che sarebbero ve- nutl a mancare in un vasto mare aperto ed erano poi specialmente richiesti a favorire l’infanzia della navigazione, ©. DivisionI DEL MARE 1NTERNUM. — Questo mare si divide naturalmente in tre grandi bacini: 1.°l’orien- tale, delimitato dall’isola di Creta insieme colle coste della Cirenaica, che si protendono incontro a quell’isola dal continente africano; comprende questo bacino le acque che bagnano le coste d’E- gitto, di Siria e del sud dell’Asia minore insieme col Mar Egeo: 2.° il bacino centrale, ancora pit nettamente designato alla sua estremita occiden- tale, dove |’ angolo del territorio cartaginese, ora Capo Bon, s‘accosta assai presso alla Sicilia; questa porzione include il Mare Adriatico e, seguente a questo, 11 Mare Jonio, che si stende fra la Grecia e Ja Sicilia, mentre al sud, dove le coste africane for- mano una baja fra Cirene e Cartagine, giaccionoidue golfi detti le Sirti, famose per i loro scogli a fior d’acqua, formando la Sirti maggiorel’angolo orientale e la Sirti minore l’occidentale della baja; 3.° il ba- cino occidentale, esteso dalla Sicilia allo stretto (fretum Gaditanum), sui fianchi del quale sorgono 1 due alti scogli di Calpe (Gibilterra) sulla costa spagnuola, d’ Abyla (Ceuta) sulla costa africana, Osservaziont generalt sulla geografia antica. 9 Sala lala et Eee chiamatj anticamente « colonne d’Ercole » !, In que- sto bacino giacciono le due grandi isole di Corsica e di Sardegna, e quelle del gruppo delle Baleari. La parte che sta immediatamente all’ovest dell’Italia si chramd Mare inferum, in opposizione coll’ Adria- tico detto Mare superum. I Fenici furono i primi, come di consueto, ad esplorare questo mare. La fondazione della loro colonia a Gades, a pid di 3200 chilom, da Tiro, dove l’Ercole Tirio era adorato ed aveva dato il nome allo stretto, & una prova del loro ardimento nella navigazione; e la citta di Cartagine, figlia e rivale di Tiro, collocata com’é al punto dove s'incontrano il bacino occidentale e il centrale e dove pit da presso si accostano |’Eu- ropa e |’Africa, mostra il loro accorgimento nello scegliere 1 luoghi alle colonie. I Greci vennero poi, ma lentamente, nella medesima via. Dapprima, come gia si @ detto, le loro cognizioni erano limi- tate al bacino orientale e quasi solo al Mar Egeo, quindi passarono essi dalle isole meridionali al- Africa, fondarono Cirene e tentarono poi la loro via intorno al nord del bacino centrale presso l’e- stremita d'Italia e la costa orientale di Sicilia, dove stabilirono le loro pid antiche colonie; ma sebbene 1 Focesi nel fondar Massilia (Marsiglia), sulla costa meridionale della Gallia, siansi avven- turati per pili ardita via, passd assai tempo ancora prima che i Greci avessero qualche esatta cogni- ! Gibraltar, propriamente dagli Arabi detta Gibel-el Tarik vale a dire « monte di Tarik, » cosi denominato dal primo con- dotliero musulmano passato in Ispagna, nell’anno 710 e, v, 10 Capitolo Primo. zione del bacino occidentale. Nel maggior fiore della potenza romana tutto il mare era interamente chiuso fra provincie dell’impero, di guisa che 1 latini scrittori spesso lo dicono Mare nostrum. — Del Mar Eusino, e degli altri con questo raccolti in un medesimo sistema, e infine dei mari inte- riori, come a dire il Mar Caspio, si parlera in con- nessione coi paesi che si trovano nelle loro vici- nanze. 6. SistemMI MONTUOST DEL moNnpDO aNTIcO. — Nel tracciare la connessione delle catene montuose del mondo antico conviene cominciare dall’est dell’ A- sia. Di l& due grandi catene prendono origine: al nord la grande catena dell’Altai, ad alcune parti della quale fu dato anticamente il nome d’Jmaus, muove dall’estremita del continente presso lo stretto di Behring e segue un corso in direzione di sud- ovest nell’Asia centrale, mentre dal sud-est 1 Hima- laya corre ad incontrarla in direzione diagonale, formando il confine settentrionale dell’India. Fra queste giacciono i vasti ed elevati pianori del Tibet e della Tartaria, la cui altezza supera in certi luoghi i 3000 m. sul livello del mare. Da questi punto dove le due catene si accostano |’ una al- l'altra presso le sorgenti dell’Indo, il terreno de- clina verso occidente ad un pit basso ma pur sempre considerevole altipiano, che @ quello del- Ariana, al nord del quale corrono le montagne che lo separano dal Mar Caspio, e al sud quelle che costeggiano il mar meridionale e continuano attraverso la Perside e la Media, formando il li- mite orientale della gran pianura Assira. A sud- ovest il terreno si eleva nuovamente nelle alture Osservaziont generali sulla geografia antica, li dell’Arabia, delle quali pud risguardarsi quasi un ulteriore continuazione la catena che corre lungo il nord dell’Africa, non lungi dalla costa del Me- diterraneo. A nord-ovest |’ altipiano dell’ Iran si continua nell’ Armenia e spinge innanzi due grandi ramificazioni: al nord |’alta catena del Caucaso, che si stende come immeusa barriera dal sud-ovest del Caspio al nord-est dell’Eusino; al sud le montagne delia Siria e della Palestina. Ancor pit lontano verso oyest, nell’Asia minore, l’elevato paese del- Yinterno @ separato dal Mediterraneo per mezzo della catena del Tauro, e dall’Eusino per mezzo di quella dell'Olimpo; e queste alla loro volta sono in relazione colle principali catene europee. — In Euro- pa la principale catena di demarcazione é@ quella che separa Ja porzione centrale dalla meridionale, e prima s’innalza coll’Emo, che si rannoda alle mon- tagne dell’Asia minore per via di piccole colline, quindi @ continuata ad occidente dalle Alpi Dina- riche e poi dalle Alpi che stanno al nord dell’Ita- lia, e finalmente forma 1 Pirenei fra la Gallia e la Spagna. Nelle due penisole orientali del Medi- terraneo, la Grecia e Il’Italia, le montagne che le intersecano corrono verso sud ad angolo retto colla linea della loro base; ma nella penisola pit. occi- dentale, la Spagna, ne seguono invece la direzione, correndo da est ad ovest in linee ad essa parallele. Le montagne dell’Europa centrale sono di minore importanza per la storia antica; esse possono con- venientemente essere aggruppate come formanti un arco, la corda del quale @ la gia detta linea della base. Queste montagne sono: le Cevenne, che muo- yono dalle vicinanze dei Pirenei e corrono yerso 12 Capitolo Primo. nord, lungo la riva occidentale del Rodano; il Ginra fra la Francia e la Svizzera; 1 Vosgi fra la Francia e la Germania; dopo i quali le varie ca- | tene germaniche piegano in arco verso i Carpazi, e questi infine discendono verso 11 Balkan, Restano , solo da aggiungersi le montagne della Britannia | e della penisola Scandinaya, che formano un gruppo | nel nord-ovest dell’Europa. | 7, | TRE GRANDI contTINENTI. ~~ L’idea di dividere il mondo in tre continenti pare sia sorta dopo l’et& omerica, perché 1 nomi con cui di poi essi Sl distinguono, cioé, Europa, Asia e Libia (@ questa la greca “denominazione dell’Africa) non si trovano nei poemi omerici. Questi nomi erano gia bene stabi- liti prima dell’eta di Erodoto, ma questo scrittore non approvo tale distribuzione dei continenti perche, secondo le sue idee geografiche, l’Egitto non era giu- stamente incluso nella Libia, e |’ Europa si esten- deva a nord dell’ Asia. Ma un’occhiata alla carta geografica mostrera che la stabilita divisione é ben : ragionevole, specialmente in rispetto all’Africa; e | sebbene 1 confini fra Europa e |’Asia non siano | egualmente ben definiti, tuttavia la continuata li- nea di demarcazione formata dall’ Egeo, dalla Pro- pontide, dall’Eusino e dalla palude Meotide, in- sieme col corso del fiume Tanai, che mette foce nel mare ultimo nominato, era bastevole a suggerire | e a giustificare il concetto di Strabone, che i con- : fini dovessero essere qui fissati; e questo concetto é, in qualche rispetto, pil esatto del moderno, che pone il confine nei monti Urali, nel Casplo e nel Caucaso. 8. ConriGuRAZIONE FISICA DELL’ Europa, peti’ ASIA E pELL Arrica, — Quando noi veniamo a paragonare Osservazions generali sulla geografia antica. 13 i tre continenti nel rispetto della loro configura: zione, siamo ad un tratto colpiti dal contrasto ch’ essi presentano |’ un coll’ altro in riguardo ai loro caratteri organici, L’Africa coi vasti suoi pian, coll’esteso sistema de’ suoi laghi e delle vallate de’ suoi fiumi, ma assai scarsamente frammezzata da ben definite catene di montagne, uniforme nella linea delle sue coste raramente rotte da baje o dentellate da seni o da porti, é la pitt bassa nella scala dello sviluppo, e quasi la pud dirsi un’inor- ganica massa di terreno. Le numerose penisole della costa dell’Asia, la netta demarcazione dei suoi varj distretti danno a questa regione notevoli vantaggi; ma le immense sue proporzioni, che superano quelle dell’ Europa e dell’ Africa prese insieme, fanno che molta parte dell’ area sua sia disgiunta e lontana dal mare, e glielevati pianori, che occupano tanta parte della sua superficie, 1m- pediscono le communicazioni e sono male adatti alle abitazioni dell’uomo. Il continente d’Europa invece é paragonabile ad un organismo perfetta- mente sviluppato. Se l’Africa si pud rassomigliare alla massiccia unghia d’alcuno de’ pit tardi ani- mali, e |’ Asia ad una flessibile e fina zampa, Europa diremo che assomigli alla mano umana, per la elaborata divisione delle sue parti, per la opportunita che concede alle communicazioni. Da ogni parte, eccetto che verso oriente dove si an- noda all’Asia, il mare penetra profondamente nella terra, cos) che le penisole occupano intorno ad un quarto di tutta l’area; e la linea del littorale é@ dentellata da molte sinuosita e porti, donde deriva che la sua estensione sia assai grande in paragone 14 Capitolo Primo. colla massa del paese. Oltre a cid le montagne pur essendo nettamente distinte non sono tuttavia di tal mole da impedire le communicazioni; non Vi Sono grandi altipiani o regioni deserte, ma la su- perficie é generalmente distribuita fra pianure, al- ture e vallate di giusta grandezza, e il paese é ba- gnato da molti fiumi, che nascono a non grande distanza l’un dall’altro nelle parti centrali del continente. 9, COMPARAZIONE POLITICA DEI TRE CONTINENTI, — Dalla precedente comparazione sar& presto inteso che il carattere dei tre continenti deve aver avuto grande influenza anche sulla lorostoria. Agli abitanti dell’Africa, anche -se fossero stati di un tipo pit elevato, sarebbe tornato difficile, per le sfavore- voli condizioni del suolo, di raggiangere una supe- riore cultura. & ben vero che le prime grandi civilta sursero nella vallata del Nilo e nelle vicinanze del Tigri e dell’Eufrate nell’Asia; e, cosi di pas- saggio, conviene ricordare |’antico sviluppo delle stirpi dell’ India e della China. Ma queste non erano destinate ad influire nel modo pit importante sulle sorti dell’umanita, e il carattere stazionario ed il subito declinare della civilta delle monarchie Kgizie ed Assire devono attribuirsi alle 1aedesime cause che produssero il loro antico e rapido sor- gere. Perché nelle eta primitive, quando, essendo il commercio a malappena conosciuto, era neces- Sario che ciascun paese da se provyedesse ai pro- pri bisogni, la combinazione di un clima caldo con un ben irrigato terreno era assolutamente ri- chiesta a fornire i mezzi di vita per una numerosa popolazione; e senza una grande popolazione sas Osservazions generali sulla geografia antica. 15 rebbe stato impossibile che fossero costrutte quelle grandi opere, quali le piramidi, i templi, i palazzi che sono i principali monumenti della civilta di questi paesi; ma siccome il popolo nella maggior parte era tenuto in uno stato di abbietta oppres- sione, la civilté venne a finire ad un medesimo tempo colle dinastie sotto le quali era cresciuta. Nell’Europa invece noi troviamo tutte le condizioni di un’ elevatissima e stabile civilta. Questo con- tinente, invece dell’ ardente clima dell’Africa e degli estremi di freddoe di caldo che prevalgono nell’Asia, gode di un clima temperato ed eguale, che non impedisce |’industria dell’uomo e non isnerva la sua energia; il suolo, in luogo di portare prodotti di lusso, quali gli aromi e le gem- me, offre in ampia provvigione lecose necessarie alla vita, e porge i frutti di molte altre terre, giacché yengono quivi naturalizzati. I mari che bagnano le sue coste penetrando assai profondi nell’interno se- parano gli abitanti in distinte nazionalita, e, nel medesimo tempo, offrono i mezzi di communica- zione; e questo medesimo effetto 8 prodotto anche nelle parti pid interne per via dei numerosi fiumi e della moderata altezza dejle catene di mont. Era in questa regione che la politica liberta po- teva svilupparsi e dovevan nascere le varie forme di civilta. Quivi, per essere cresciuti vari popoli l’un dall’altro indipendenti, si formarono differenti tipi di carattere nazionale e modi differenti di go- verno, e la libertad di pensiero fu concessa agli uo- mini perché essi non erano soggetti ad uniforme con- dizione di vita, come le grandi masse di popolo di cui componevansi gli stati orientali. E mentrei popoli 16 Capitolo Primo. cosi separati erano stimolati ad una salutare ri- valita e apprendevano a guardare al di la di sé stessi e delle proprie idee, non v’erano poi insupera- bili barriere che li impedissero dall’agire in comune. Di questo procedere del civile sviluppo noi vediamo i primi e forse 1 pit notevoli esempi nella storia di Grecia e di Roma, ed ulteriori progressi si fe- cero sulla medesima via nelle eta susseguenti. 10, Razze CHE POPOLANO I TRE CONTINENTI. — Le razze dalle quali questi continenti sono popolati si dividono generalmente in tre grandi famiglie, cioé |’ Indo-Europea, la Semitica e la Turanica, Quest’ultima, detta anche Allofilia, é, pel suo pid, composta di trib nomadi e barbariche, e include la maggior parte degli abitanti dell’Africa e quelli dell’Asia centrale e settentrionale. La famiglia Se- mitica @ rappresentata dagli Ebrei, dai Fenici, dagli Arabie per una certa estensione, dagli Assirj. Ma la famiglia dalla quale uscirono le razze della mag: gior importanza nella storia antica, fatta eccezione, degli Ebrei, @ 1’ Indo-Europea od Ariana. La patria originaria degli antenati di questa famiglia é il pianoro dell’ Iran o |’ Ariana, nell’ Asia, del quale gia si é fatta menzione. Quando questa stirpe usci dalle primitive sue sedi si divise in due rami principali, l’orientale e l’occidentale. All’orientale appartengono da un lato 1 Medi, i Persiani, e dal- altro gl’lndiani, che poi discesero nella penisola detta da allora col loro nome. 11 ramo occi- dentale comprende i pit dei popoli Europei, e alla Sua volta si distingue in quattro grandi gruppi, lo Slavo, il Celtico, il Teutonico ed il Pelasgico, Allo Slavyo spettano i Sarmazj e gli altri abitanti Osservazioni yenerali sulla geografia antica. 17 2 ea ca dei paesi che oggi formano la Russia; al Celtico le razze della Gallia e della Britannia e in parte quelle dell’Italia settentrionale; al Teutonico gli abitanti della Germania, e il pia di quelle tribu le cui irruzioni distrussero in fine il romano im. pero. Il gruppo Pelasgico o Greco-italico include gli Elleni ed altre razze affini della penisola greca, Insieme con molte popolazioni dell’Asia minore, e il pia di quelle che abitarono le parti centrali e Je meridionali d’Italia e la Sicilia, fatta eccezione, forse, degli Etruschi. Importa assai in ogni sto. rica rassegna delle varie regioni del mondo avere alla mente queste relazioni di parentela , special- mente perché, in regola generale, sono solamente Je razze che hanno fra loro affinity quelle che efficacemente si uniscono a formare una nazione, 1], InFLvenzE storicue DELLE MONTAGNE, DEI FIU- m1, ecc. — Prima di procedere alla descrizione delle varie regioni del mondo antico, @ importante di toccare dell’influenza che le differenti condizioni fisiche hanno esercitato Sugli abitanti; giaccha oggetto dello studio della geografia non & sola. mente questo, di saper dare aloune notizie dej paesi in sé stessi, ma piuttosto di poter intendere Ja storia delle genti che questi paesi occuparono, I due maggiori confini per cui nazioni o stirpl sono fra loro separate sono le montagne e il mare, Ma le influenze di questi due modi dj confine Sono in qualche guisa diverse, Giacchd mentre le Montagne sono limiti assoluti ed jl passaggio dal- luna all’altra parte di esse deve esser fatto, se cosi si pud dire, a loro malgrado, il mare invece e, da un certo punto di vista, un modo per unire Gentile. 18 Capitolo Primo. tt cabal: beri i popoli, giacché la sua superficie offre pronto mezzo di transito, non appena l’arte della naviga- gione sia sorta, Cos} mentre con verit& possiamo con Orazio chiamar l’Oceano dissociabilis, con mag- ior verita ancora lo diremo con Omero Dy pa Ke= Aevda, quasi gran via delle nazionl. — Linflu. enza dei fiumi é di altra natura. Noi veramente troviamo spesso che un gran flume @ preso come confine fra regione e regione, perché esso forma una linea definita e permanente, intorno al corso della quale non accade disputare; ma non @ que- sta la sua naturale influenza. Se noi seguiamo le migrazioni delle orde barbariche, notiamo di su- bito che mentre esse sono facilmente disviate dal loro cammino da qualche catena di monti, tro- vano poi raramente alcuna difficolta nel vareare i fiumi anche pit larghi, I fiumi sono essenzial- mente un mezzo di communicazione. Nei periodi primitivi il corso di un fiume @ quasi un indica- tore che guida gli esploratori in una data dire- vione, @ in ogni tempo le sue acque servono a portare i prodotti da una regione in altra, e quelle delle regioni pid interne al mare, D/altra parte poi, le montagne sono sempre state in tutte le eta la culla di razze forti ed indipendenti, mentre gli abitanti delle pianure, come s’@ notato parlando dell’Assiria e dell’Egitto, sono di una pit molle e cedevole natura. Quindi avviene che molti dei maggiori mutamenti nella storia siano derivati da trib. montane che discese nelle pianure delle loro vicinanze ne sopraffecero gli abitanti, come a cagion d’esempio, quando 1 Medi si resero pa- droni dell’Assiria, o quando i Tessali emigrarono Osservazioni generali sulla geografia antica, 19 dalle loro originarie sedi dell’Epiro nei piani della Tessaglia e cosi diedero impulso al movimento che fini col passaggio dei Dorii nel Peloponneso e con un nuovo assetto della maygior parte delle stirpi in Grecia. Simili effetti sono sorti anche dalla vicinanza di regioni fredde a regioni calde, perché le trib emigranti che si guadagnano una precaria esistenza in freddi paesi sono mosse a spin- gersi innanzi verso paesi caldi e fertili, dove vivono nell’abbondanza e apprendono le arti della vita civile, finché alla loro volta saranno sopraffatte da altre orde, Questo processo ci si rende famigliare nella storia dello sfasciarsi dell’ impero romano, quando sopra vi si stesero, come flutto su flutto, i barbari che invasero I’Italia. CAPITOLO II. ASIA. 1. Estreme REGIONI DELL’ ASIA, — SERICA, INDIA, — Nel considerare le varie regioni dell’antico mondo, noi cominciamo naturalmente dall’ Asia, poiché questo continente fu la culla del genere umano, 6 almeno la primitiva sede di quei popoli che ebbero maggiore influenza nella storia dell’ uma- nita. La geografia delle sue regioni pit lontane non richiede lungo discorso, giacché erano assal imperfettamente conosciate dai Greci e dai Romani, che con quelle aveyano scarse relazioni. L’area ora 20) Capitolo Secondo. occupata dal vasto impero della China era divisa fra due razze: al nord i Seres, singolarmente conosciuti dai Romani per il commercio della seta, essendo questo fin d’allora un abbondante prodotto del paese '; al sud 1 Sinae. La penisola Indiana era conosciuta nelle sue linee generali, e specialmente pol nei due gran fiumi che la bagnano al nord , nascendo a non molta distanza |’ un dall’ altro e scorrendo l’uno a sud-ovest, l’altro a sud-est;:essi sono: 1.° L’Indo, che da Alessandro Magno, nella sua famosa spedizione orientale, fu raggiunto in quel distretto dove riceve le acque di cinque grandi fiumi, per cui il paese @ detto Punjab (cinque ac- que), I pit importanti di questi tributarj sono I’ Hydaspes (Jelum) e |’Hypanis 0 Hyphasis (Sutlej). 2.° Il Gange, considerato quale.il maggiore di tutti i fiumi, e da Virgilio descritto come « septem surgens sedatis omnibus »; sboccava nel Sinus Gan- geticus (Golfo di Bengala) sul lato orientale dell’In- dia, mentre I’Indo metteva le sue acque nel mare Frythraewm (mar d’Oman). I prodotti principal- mente esportati dall’India in Europa erano oro ed avorio. Al sud della penisola giaceva Il’ isola di Tuprobane (Ceylan). *, SCIZIA. — IL JASSARTE E L'oxus. — La regione che dagli antichi era chiamata col nome di Scizia comprendeva gran parte dell’ Asia centrale e set- tentrionale, ed era divisa in due parti dal monte 1 Sono spesso ricordati nei poeti: serica vellera , stamina, SEricad vestis €Cc. Asia. See en eS Imao (che @ parte della catena dell’ Altai); il di- Stretto fra queste montagne e la Serica era la Scythia extra Imaum, e corrispondeva al Tibet mo- derno; e la parte, che fra le montagne e il Caspio si stende al nord, era la Scythia intra Imaum. Que- st'ultima parte conteneva due fiumi important, il Jassarte (Sir) e ’Oxus (Jihon), l’uno e |’altro dei quali scorrono da est ad ovest, essendo il Jassarte il pid settentrionale dei due, Ai nostri giorni ene trambi mettono le loro acque nel mar d’Aral, ma non pare che questo avvenisse anche nei tempi antichi. Il Jassarte veramente non ha mutato corso, Sebbene antichi scrittori ne parlino come se sboc- casse nel mar Caspio; ma questo pud esser yero, Se, come alcuna volta si pensd, il mar d’ Aral fosse stato anticamente una baja di questo gran mare interno, e non, come al presente, un sepa: rato bacino d’acque. L’Oxus invece certamente Scorreva diritto al Caspioe il suo letto nell’ultima parte era diverso dal presente; per cid esso for- maya una grande arteria del traffico, per cui i prodotti dell’Asia centrale passavano poi per la via dell’ Eusino in Europa. Fra il corso superiore dei due fiumi giace Ja Sogdiana (Bokhara) e sulla parte pitt bassa del corso del Jassarte abitavano i Massageti, contro i quali combattendo Ciro per- dette Ja vita. Nella descrizione di questo fatto Erodoto chiama questo fiume Araxe, Fu poi rag- giunto da Alessandro Magno, che fondo sulle sue rive una citta chiamandola « Alessandria estrema » ( Arefavdpera eox2.TN ) come quella che segnava il confine pit lontano del suo impero. Le tribu che abitavano la Scizia non possono essere risguardate 22 Capitolo Secondo. PN aa come un solo popolo, quantunque la maggior parte di loro spettasse assai probabilmente alla famiglia Turanica (v. c. I. § 10). La ragione per cul esse si raccoglievano sotto uno stesso nome era che tutte vivevano da nomadi e Viaggiavano su carri coperti. Orazio cosi descrive gli Sciti: « campe- stres Scythae, quorum plaustra vagas rile trahunt domos » '. Di qui il nome fu adoperato in diffe- renti tempi in assai diverso senso @ significare abitanti di diverse regioni. Certo @ che vera una razza cui propriamente davasi il nome di Seythae, ed Erodoto ne parla come abitasse specialmente le regioni al nord dell’Eusino, fra. l’Istro e il Ta- nai, nelle steppe della Russia meridionale, men- tre altri popoli dello stesso nome erano posti pit in ]& verso oriente. Fu da loro che il nome venne a prendere un senso pit generale nei tempi poste- riori. 3 Sarmazta. — La Sarmazia, come la Scizia, era divisa in due parti, chiamate Sarmazia asiatica e Sarmazia europea. Ma anche in questo caso il nome era usato ora in pit stretta ora in pit larga accezione, perché i Sauromati di Erodoto occupa- yano un’area limitata all’est dal Tanai (Don) e della palude Meotide (mar d’Azof). Il nome di Sauromati fu altre volte dai greci scrittori esteso tanto da in- cludervi il rimanente della Sarmazia asiatica; ed 1 poeti romani usano Sauromata e Sarmata indistin- ‘ Oraz. od. 1. Ill. 24. — Vedine, una diffusa descrizione in Giustino, 1. Il. c.1, seg. —cfr. Virgilio, Georgiche lib. Ul, v. 319. nec nee tamente, a seconda che l’una o l’altra forma meglio conviene al verso. I confini della sezione asiatica erano il Caucaso al sud; all’est e all’ovest il Ca- spio e l'Eusino, il Rha (Volga) e il Tanai; al nord lo spartiacque dal quale i fiumi cominciano a correre al mar settentrionale. Della sezione euro- pea era riguardato come limite occidentale la Vi- stola, come orientale il Tanai; e in direzione op- posta essa si estendeva dal Baltico e dal golfo di Bothnia ai Carpazj ed ai dintorni dell’ Eusino. Qui, come nel caso della Scizia, una grande varieta di trib dovette essere inclusa in cosi vasta area; ma sembra che nella sua originale e propria ap- plicazione il nome spettasse a famiglie della razza slava, 4, L’ALTipIANO DELL'1RAN O ARIANA. — Noi ci vol- giamo ora a quella grande regione centrale che giace fra |’ India e i deserti dell’ Arabia, ed é li- mitata al nord dal Caucaso, dal Mar Caspio e dai paesi che stanno all’ est di questo mare; al sud dal golfo Persicoe dal Mar Eritreo. Dentro 1 con- fini di questa regione sorsero tutte le grandi mo- narchie orientali: nella parte occidentale quelle d’Assiria, di Babilonia, di Media, di Persia; nella settentrionale quella della Parzia. La parte centrale ed orientale di essa é occupata dal grande altipiano detto Iran od Ariana, che sorge ad una media altezza di 1200 m. sul livello del mare, ed @ chiuso tutto intorno da catene di montagne. Gia abbiamo veduto che questo terreno elevato @ una continuazione del pit alto pianoro della Tartaria e del Tibet (c. I. 6.), e che fu la sede originaria degli antenati delle varie tribi: della famiglia In- 24 Capitolo Secondo. dc-Europea (c. I. 10), alla quale si d& anche il nome di Ariana, in relazione appunto col nome di questa regione. K questo un paese al tutto pastorizio, e il suo popolo primitivo fu popolo di pastori. Le montagne della Gedrosia lo separano dal Mar Eritreo, quelle della Perside dal golfo - Persico, quelle della Media dalla vallata dell’Eufrate e del Tigri. La parte nord-ovest era occupata dalla Parzia, tra la qual regione e il Mar Caspio si frammettono le montagne Ircanie; la parte nord- est era occupata dalla Battria. S Parzia & Barrata. — La Parzia-era una regione assal montuosa, e alla sua natura ed alla sua remota collocazione dobbiamo attribuire la sua grandezza. Quando il grande impero Persiano era all’apice della potenza la Parzia, com’é facile in- tendere, non era capace di tenergli fronte; ma la disfatta di Crasso (53 av. C.) mostrd ai Romani qual forte nemico avessero a Suerreggiare, e per tutta l’eta d’Augusto i Parti furono i pit temuti av- versari dei dominatori del mondo, Per ragziungere questo paese dalla parte occidentale era necessa- rlo passare per le aspre montagne della Media e dell? Armenia, oppure, dalla parte del Caspio, per Valta catena detta oggi di Elburz, che forma la conti nuazione occidentale delle montagne Ircanie e in qualche punto tocca un altezza di ben 5500 m. sul livello del mare. Il passo principale che conduce attraverso questi monti era detto « le porte Caspie » (Caspiae Pylae) e dava adito cosi alla Parzia come alla Media, La cittd principale era Hecatompylos, residenza dei re Arsacidi, — La Battria colla sua citta capitale Battra, occupaya una simile posizione, Asia. 25 ma ancor piti remota, fra le montagne presso le sorgenti dell’Osso. I successori di Alessandro della famiglia dei Seleucidi, che ressero la Siria, ri- dussero questa regione a loro provincia; ma verso la meta del terzo secolo a. C. 1 Battriani ricupe- rarono la loro indipendenza, e per circa 200 anni mantennero un regno fiorente, come appare dalle molte e belle loro monete. 6. Armenta. — L’altipiano dell’Iran @ cotinuato verso nord-ovest da un altro pil elevato pianoro, cioé quello dell’ Armenia, che sta a 1800 m. sul livello del mare. La posizione di questa regione @ notevole come quella che occupa una gran parte dell’ estensione compresa in quel triangolo 1 cul angoli stanno sui tre mari, il Mediterraneo, |’Eusino e il Caspio. In conseguenza di cid e della sua situazione fra la Grecia e |’ Italia dall’ una parte, e la Persia e la Parzia dall’altra, essa fu teatro di continue lotte, sia per la sua propria indipen- denza, sia nelle contestazioni fra gli stati ora nominati. E non @ meno notevole per le sorgenti di grandissimi fiumi, dei quali |’Eufrate e il Tigri scorrono al golfo Persicc, l’Arasse al Mar Caspio, )’Acampsi all’Eusino. Nel mezzo de'suoi altipiani e delle sue valli giacciono parecchi laghi di grande estensione, il pit importante dei quali é11 lagod’Ar- séne (Van) vasto quanto quello di Ginevra. A ca- gione della sua altezza il clima vi é rigido assai, e il paese @ coperto d’alta neve per pit mesi del- anno. Senofonte nell’ Anabasit ci narra le sofferenze e le privazioni ch’egli e 1 suoi soldati sostennero nella marcia attraverso l’Armenia, ed anche ci de- scrive i costumi di quegli abitanti che vivevano 26 Capitolo Secondo. EEE UDNEMEN Ce in dimore sotterranee, come usano ancora ogeidi. I suoi confini sono: al sud la Mesopotamia e le montagne della Media; all’est il Caspio; al nord la tribi degli Iberi, che separa |’Armenia dal Caucaso ; all’ ovest |’ Asia minore, il cui limite & formato dalle catene del Tauro e dell’Anti-Tauro; queste montagne si inoltrano nell’Armenia, essendo il pit alto punto del Tauro il monte Nifate, all’ovest del lago d’Arsene. A distinzione dell’Armenia ora descritta é qualche volta dato il nome di Armenia minore a quella regione che le segue vicina e sta al sud del regno del Ponto; la linea di divisione delle due Armenie era |’Eufrate. I passi pei quali potevasi penetrare in questa contrada erano: da Trapezunte sull’Eusino, che @ sempre stata la via preferita per il traffico coll’Asia ulteriore; dall’in- terno dell’Asia minore, al sud della piccola Arme- nia; e dalla Mesopotamia per una via che passa presso le sorgenti del Tigri; ma tutte queste vie presentavano grandi difficolté ad un esercito inva- sore. Nella parte nord della regione sorge la pitt alta fra quelle montagne, l’Ararat, gigantesca mole coperta di nevi, con due vette, la maggiore delle quali sta a 5179 m. sul livello del mare. Per la sua collocazione questo monte pare un enorme termine di confine, che segni la diyisione dei con- tinenti; e in realt&, a giorni nostri, parte de’ pit bassi declivi sono posseduti dai tre imperi di Rus- sia, di Turchia e di Persia. — La pid antica ca- pitale dell’ Armenia era Artaxata, situata nel di- Stretto di nord sulle sponde dell’ Arasse presso il monte Ararat; mentre Tigranocerta, la capitale posteriore, fondata da Tigrane e saccheggiata da Asia. 27 nnn a Lucullo nella sua spedizione orientale, era su un affluente del Tigri, al sud del monte Nifate. 7 TL cAucAsO E LE TRIBU’ DE’ suor pinrorNI, — Il fiume Arasse (Aras) nasce nella parte nord-ovest dell’Armenia, e piegando in arco scorre verso est sotto le pendici settentrionali del monte Ararat, oltre il quale trova la sua via al Caspio '. Ma prima di raggiungere questo mare, é ingrossato dalle acque di un altro notevole fiume, il Cyrus (Kur), che scorre da nord-ovest, dove giace lo spar- tiacque da cui discendono i fiumi rispettivamente all’Eusino o al Caspio. Lo spartiacque giace assal pit vicino al primo di questi mari, e nell’intervallo fra le alture e la baia pid orientale dell’ Eusino stava il paese della Colchide, cosi famoso nella primitiva storia greca per la spedizione degli Ar- gonauti. Il fiume che scorre per questo paese é ‘| Phasis. La vallata del Cyrus e de’ suoi tributari, posta fra l’Armenia e il Caucaso, era il paese de- gli Iberi (Georgia). Fra questi e il Caspio eranvl gli Albani, che occupavano anche la parte orien- fale della catena del Caucaso e qualche parte del territorio settentrionale di esso, Il Caucaso stesso, che si stende attraverso tutto intero l’istmo fra ’ Eusino e il Caspio, mantenendosi ad un assal alto. livello e toccando colle maggiori sue vette, quali il monte Kazbek e Y Elburz, fino un 5500 m, sul livello del mare, @ un’ imponente barriera i Liimpetuosa corrente dell’Arasse, alimentata dalle nevi delle montagne, ruinava ogni ponte, onde Virgilio lo disse: Ponte indignatus Arawes (Aen. VIII, 728). 28 Capitolo Secondo. SN a ene Se eS Te. nian eae ay di montagne. Nel suo bel mezzo la catena @ ta. gliata da un grande valico, anticamente detto Caucasiae o Sarmaticae Pylae, ed oggidj passo di Dariel. Un altro valico aprivasi nella sua estre- mitaé orientale fra Je montagne e il mare, detto Albaniae o Caspiae Pylae, da non confondersi perd coli’altro valico dello stesso nome che si trova a sud del Caspio. 8. L’rurrate & 1 ticrr. — Sull’uno e l’altro lato delle sorgenti dell’Arasse nascono due fiumi che, Separati l’un dall’altro da una propagine dell’ Anti. auro, Scorrono a sud ovest e congiungendo le loro acque al sud dell’Armenia minore formano |’ Eu. frate (Frat), Questo fiume, che gli Ebrei enfatica- mente chiamavano il « gran fiume », il cui corso sj estende per 2864 chil. formava l’estremo confine dell’impero romano, 11 qual limite solo per breve tempo fu oltrepassato sotto Trajano. Poco lungi dal punto dove i suoi due rami Sl congiungono €sso piega verso sud; quivi su luna sponda, fra le montagne dell’Armenia, stendevasi la provincia di Soféne, sull’altra, fra il sud-est dell’Asia minore eil nord della Siria, quella di Commagéne; e l’una é laltra provincia, in varii tempi, anche sotto l’im- pero romano, stettero come regni Separati. L’EKu- frate scorre poscia a sud-ovest verso l’angolo pit interno del Mediterraneo, dove andrebbe a metter foce se non si frapponesse la catena del Tauro; Sviato a questo punto, fa un brusco rivolgimento € corre a sud-est con molte sinuosita, tra le fertili regioni della Mesopotamia e della Babilonia e i deserti Arabici, finché sbocca nel golfo Persico, II suo principale tributario @ i] Chaboras, che con Asia. 29 numerosi affluenti scende dalle montagne settentrio- nali della Mesopotamia. Il passo principale del- l’ Eufrate era a Tapsaco, dove esso fa quel ripie- gamento ora ricordato. Di qui era la solita via di communicazione fra |’Asia minore e la Persia; qui il fiume fu guadato da Ciro il giovane; qui Ales- sandro costrusse un ponte, per cui il passo ebbe poi il nome di Zeugma; qui passd Crasso nell’infelice sua spedizione controi Parti. Le citt&a pit notevoli sulle rive dell’ Eufrate erano: Circesio (presso 11 punto dove sboccano le acque del Chaboras), che é11 Carchemish della Scrittura, dove 11 Faraone Necho, re d’ Egitto, fu sconfitto da Nebuchadnezzar; — Cunassa, presso al punto dove |’Eufrate si accosta pit vicino al Tigri; in questo luogo avvenne la battaglia fra Ciro il giovane e Artaserse, che fini colladisfatta e la morte di Ciro, donde ebbe principio la ritirata dei diecimila; — la grande citta di Babilo- nia nella parte inferiore del fiume. — Il Tigri nasce da tre separate sorgenti, la pit occidentale delle quali scorre dalla regione di Sofene, presso l’ Eufrate, e la pit orientale dal monte Nifate; e dopo che esse si sono unite, il fiume scorre lungs le montagne dell’Assiria. passando per Ninive, e giunto all’estremita meridionale della Mesopotamia si raceosta all’Eufrate, col quale era unito da molti canali. Presso questo punto sulla destra del Tigri era la citta di Seleucia, fondata da Seleuco Nica- tore; e li presso sulla riva sinistra era Ctesifonte, che surse a grande importanza per il decadere della sua vicina, ed era la residenza invernale dei re dei Parti. Di qui il Tigri nuovamente sal- lontana dall’Eufrate, finché all’ultimo raccostandosi 30 Capitolo Secondo. ancora 1 due fiumi confondono le loro acque poco poco lungi dalle foci nel mare. 9. Mrsoporam14 — Basitonta. — La regione fra l’Eufrate e il Tigri era chiamata Mesopotamia o « paese tra fiumi ». In essa non era perd compreso il paese racchiuso nel pili basso corso dei fiumi e conosciuto col nome di Babilonia, essendo posta la linea di diyisione presso quel restringimento che formasi per |’ appressarsi dei due fiumi, fra "uno e I’ altro dei quali stendevasi una fortifica- zione detta la « muraglia Meda », innalzata in tempi antichissimi dai reggitori di Babilonia per impedire le incursioni dei Medi. Al nord la Me- Sopotamia era limitata dalle montagne dell’ Ar- menia. Nella Bibbia & conosciuta comunemente col nome di Padan-Aram. Nel complesso @ un paese piano, ma non propriamente allo stesso modo del paese di Babilonia, il quale é una non inter- rotta pianura alluviale. Da questo, ed ancora dal clima, veniva la differenza dei loro prodotti; giac- ché mentre una gran quantita di legname era esportata dalle foreste della Mesopotamia, ed i suoi pascoli alimentavano copiosi armenti, pochi alberi invece si trovavano nella Babilonia, all’infuori della palma da dattero, assai importante per gli abita- tori del paese, Ja cui grande fertilita dava poi stra- ordinarie raccolte di grano. Le principali citta sulle rive dell’Kufrate erano: Edessa, citth importante a nord-ovest, a pit di 60 chilom. ad est dello Zeugma dell’ Kufrate, posta sulla sponda di un tributario di questo fiume, lo Scirto. Questo fu probabil- mente 1] luogo di Ur dei Caldci, originaria sede di Abramo e de’suoi antenati; — Carrhae, aleun poco Asia. 31 ee al sud di Edessa, luogo della gran disfatta di Crasso, conosciuto prima col nome di Haran, dove Abramo aveva emigrate prima che definitivamente si trasferisse a Canaan ; — Nisibi, capitale della Mig- donia, ch’era il distretto di nord-est della Mesopo- tamia; rifabbricata da uno del successori di Ales- sandro e chiamata Antiochia Migdonia, divenne cagione di frequenti contese fra i Romani ed 1 Parti. — Nella Babilonia si ha da notare soltanto la capitale Babilone, della cui ampiezza e magni- ficenza Erodoto ci ha lasciato una viva deseri- zione '. Era una citta perfettamente quadrata con mura gigantesche, con cento porte di bronzo, divisa in due parti dall’ Eufrate. Fu la sede del primo grande impero orientale, quello di Nimrod, prima che Ninive diyenisse capoluogo del dominio . 9. In Giorpano Ep in Mar Morte. — Cid che da un particolare carattere alla configurazione topo: grafica della Palestina @ il fiume Giordano. II suo nome significa « il discensore » e gli va singo- larmente applicato, perché forse nessun altro fiume del mondo ha una discesa cos} rapida in propor- zione della lunghezza del suo corso, Nascendo fra due propagini dell’Anti-Libano presso la citta di Cesarea Filippi, dove una volta sorgeva Laish o Dan, estremo confine settentrionale della Terra Santa, esso corre direttamente a sud, nella qual direzione si mantiene per tutto il suo corso; dopo d’esser passato per il piccolo lago di Merom, rag- giunge quello di Galilea o ‘Tiberiade, che giace a piti di 90 metri sotto il livello del mare. Uscendo da questo lago si scoscende rapidissimo al Mar Morto per un pendio ripido tanto che questo ba- cino d’acque viene attualmente a trovarsi a 396 metri sotto il liyello del Mediterraneo, Qui il Gior- Siria e Palestina, 4) dano ha fine, perdendosi le sue acque, come sup- ponesi, per evaporazione. Questo lago meraviglioso, colle sue rive sterili, incrostate di sali, colle acque bituminose e di tal singolar proprieté che reggono grevi pesi, col fenomeni vulcanici ond’é tutto circondato, ha eccitato la meraviglia degli scrittori antichi e moderni. All’estremita sud un leggiero rialzo, che fa da spartiacque, separa il lago dalla lunga vallata che corre git all’ estremo del golfo di Akaba, onde vien facile la supposizione che in un tempo antichissimo il Giordano corresse al mar Rosso, Dal lato orientale un fiume tributario, il Jabbok, immette nel Giordano, e un altro, !’Arnon, nel Mar Morto. 6, ConrorMAZIONE FISICA DELLA Parestina. —- Della geografia della Palestina, cosi ricca di interessanti particolarita, noi dobbiamo toccare solo brevemente. Per farsi una chiara immagine della sua confor- mazione fisica torna opportuno distinguere la re- gione in due sezioni, prima da ovest ad est, poi da sud a nord, Se noi tracciamo una linea at- traverso la regione sul parallelo di Gerusalemme, passiamo dapprima per un distretto piano fra il mare e le radici delle montagne; la parte occiden- tale di questo distretto @ un lembo sabbioso che costegzia la spiaggia, l’orientale 6 una zona di fertilissimo paese. Quindi le colline sorgono verso est finché toccano |’altezza di oltre 600 m., donde poi discendono ripidamente in una successione di terrazzi nella vallata del Giordano. (od. el Ghor), In questa vallata,a cagione della profonda sua de- pressione e deJla posizione ben riguardata, la ve- getazione @ quasi tropicale, Sul lato al di 1a il Capitolo Terzo. terreno nuovamente si eleva nelle montagne di Gilead, che con graduata transizione passano al deserti dell’altipiano dell’Arabia, Se poi seguiamo la catena dei monti centrali da sud a nord, en- triamo dapprima in quella regione che nella Scrit- tura é@ detta « terra del sud » sul confine del deserto meridionale, da dove una rapida salita con- duce all’Hebron, presso il quale si raggiunge I’al- tezza massima (circa 900 m.); dopo questo monte la catena continua ad essere ben tracciata, finché viene ad un tratto a finire nella pianura di Esdraélon o Iezreel, che attraversa tutta la regione dal mare al Giordano, solcata dal corso del Kishon e fian- cheggiata sulla sua parte occidentale dai ripidi pendii del monte Carmelo, Al nord di questa pia- nura le montagne risorgono di nuovo, e infine si annodanoalla catena dell’ Anti-Libano, Dall’Hermon, che sta alla fine di questa catena, sispicca la ca- tena parallela che fiancheggia la parte orientale della vallata del Giordano, L’ area ora descritta nei tempi antichi era ben coltivata e grandemente fertile, ma oggidi invece é inculta e sterile. 7, GLI ABITANTI DELLA PALESTINA NON ISRAELITI. — Prima: della venuta degli Israeliti nella Palestina questa regione era occupata da un numero di triba quali agli Israeliti congiunte per via della discen- denza di Abramo, quali appartenenti ad altra stirpe; perd deve ricordarsi che i Cananiti e anche 1 Fe- nici appartenevano al medesimo ceppo Semitico degli Ebrei. I Filistei formano eccezione, perché sembrano essere venuti dalla parte di mare, dal che deriyd il loro culto pel dio marino Dagon, e il loro nome nella Versione dei Settanta di « stra- Siria e Palestina. nieri » (aAo‘pvdcr). Era da loro abitata la parte meridionale della pianura sulla marina, mentre nella parte settentrionale si stendeva il piano di Sharon, famoso per la sua fertilita e pe’ suoi fiori. Questo e gli altri paesi piani, cioé Ja pianura di Iezreel ela vallata del Giordano, erano occupate dai Cananiti «abitanti della bassura ».Le montagne centrali erano occupate dagli Ittiti, dai Gebusiti, e dagli Iviti, di- sposti nell’ordine seguente da sud a nord: gli It- titi intorno all’Ebron, i Gebusiti intorno a Gerusa- lemme (anticamente Iebus), gli Iviti intorno a Gi- beon. Nelle selvagge montagne ad ovest del Mar Morto viveyano gli Amoriti «abitanti delle alture », ma la priacipal loro sede era all’est del Giordano, dove, dopo espulsi gli Ammoniti e i Moabiti, essi avevano fondato due grandi regni, quello di Sihon; nel paese di Gilead, e quello di Og, pit oltre verso nord, in Bashan. Fra le triba affini agli Israeliti noi troviamo gli Ammoniti e i Moabiti, discendenti di Lot, che dimoravano al di 1a del Mar Morto e del Giordano; Ammon era detto il territorio fra il Jabbok e |’ Arnon, e Moab quello a sud di quest’ultimo fiume. A sud del Mar Morto si estendeva |’ Idumea, la regione degli Edomiti , discendenti d’ Esai; quivi era lo stretto passo di Petra, diretta via dal golfo Akaba alla parte orientale della Palestina. Gli Amaleciti erano si- tuati fra 1 Filiste1 e gli Amoriti sul confine meri- dionale della Terra Santa. Gli Ismaeliti e i Mi- dianiti, discesi da Abramo per via di Agar e di Keturah, occupavano alcune parti a mezzodi del deserto. 8 Le trisu’ vp’ Isrsete, — La storia delle triby 44 Capitolo Terza. d’Israele é intimamente connessa colla loro condi- zione topografica. Nella storia dei Giudici la trib da cui il Giudice sorge é il pit delle volte deter- minata dalla vicinanza di essa col nemico comune, Le tribt agli estremi della regione e quelle meno facili a difendersi o dispaiono o rimangono senza valore, mentré il potere sta nelle mani di quelle che sono collocate nel centro del paese. La tribd di Simeone, che stava a mezzodi sul limite col de- serto, presto dispari. Sulle alte montagne al nord di questa seguiva la tribt di Giuda, che, specialmente dopo la presa della citta di Gebus (Gerusalemme), tenne la piti forte posizione. Al nord-ovest di Giuda, verso il paese de’ Filistei, era Ja tribt di Dan, da cui sorse il loro grande avversario Sansone. Pit in la verso nord era la trib. di Beniamino, da cui usci Saul; in questa posizione essa dominava 1 passi che conducevano da una parte dal Giordano a Bethel, dall’altra, per Beth-horon e Aialon, nella Filistia. Quindi seguivano la trib: di Efraim, nel territorio della quale era situata Samaria, e la mezza trib di Manasse, discesa dall’ altro figlio di Giuseppe. Quando le trib nomadi dei Midia- niti invasero questa pianura, fu da questa tribu che usci Gedeone come liberatore. La tribt. d’ Is- sachar teneva Ja pianura di lezreel, che per la sua posizione fu in tutti i tempi il gran campo di battaglia della Palestina. II territorio settentrionale era occupato dalle tre tribt di Zebulon, Naftali e Aser, che, per esser poste sull’estremo confine, fu- rono le prime ad essere tratte in ischiavitiu., Di queste, Zebulon giaceva fra il mar di Galilea e il Mediterraneo, Naftali ancor pi remota verso le 45 Siria e Palestina. sorgenti del Giordano, e Aser a ponente di queste due presso il mare. Il paese della parte al di la del Giordano era stato occupato dalle rimanenti due trib e mezza, come pid adatto agli armenti di quelle due tribd pastorali. La mezza tribi di Ma- nasse era posta nel paese di Bashan, quella di Gad nell’altipiano di Gilead, quella di Ruben pit oltre verso sud, dove, come quella di Simeone, a poco a poco disparve. 9, SuccessIvE DIVISIONI DELLA Patestins. — Al tempo della narrazione del Vangelo noi troviamo la Pas lestina consistere di tre parti, Giudea, Samaria e Galilea , essendo Samaria come intermedia fra le altre due. Il territorio sull’altra parte del Giordano portava il nome di Peraea o « paese al di la », Delle citta pit frequentemente ricordate nel Van- gelo, Bethlehem giace al sud di Gerusalemme; Bethany all’est del monte degli Ulivi; Gerico sul lato occidentale della vallata del Giordano, presso al luogo dove entra nel mar Morto; Nazaret sulle colline al nord della pianura di Esdraelon; Tibe- riade, Bethsaida e Capernaum sulle riva occiden- tale del mar di Galilea. — Considerando poi la Palestina come provincia romana, la sua capitale era Caesarea Stratonis, sulla costa a sud del Car- melo, come Antiochia era la capitale della pro- vincia della Siria. Ma grande confusione s'incontra nella divisione dei singoli distretti in questo pe- riodo, ed @ cagionata dal costume romano di favorire di tratto in tratto il formarsi di piccoli regni nazionali. Tale era il regno di Erode il grande in Giudea, e tali anche le tetrarchie in cui 1 dominii di questo re erano divisi tra i figli, All’ incontro 46 Capitolo TerZo. ee a poi ai tempi di §. Paolo, mentre una parte di questo territorio, varia di estensione, fu governata in successione da due re dal nome di Erode Agrippa, e altre parti eran governate da procuratori roma- ni, Damasco invece era in possesso di Aretas re d’Arabia. Simili regni gia furono menzionati a pro- posito di Sofene e di Commagene nel nord della Siria, Non devesi credere perd che questi stati fossero veramente indipendenti da Roma; lo scopo a cul 1 Romani miravano lasciandoli sussistere era di tenere queste estreme parti dell’ imnpero tranquille mercé |’ influenza degli indigeni, e di assicurarsi una pit regolare riscossione delle ren- dite. 10. GerusaLemme. — La stessa postura di Gerusa- lemme designava questa citt&é come il luogo pre- dominante della Terra promessa. Era, sopra tutte le altre, una citta montuosa. Cinta da montagne, cosicché con verita si disse « i monti stanno in- torno a Gerusalemme » ', essa si troya a 600 m. sul livello del mare, al lembo di un altipiano che declina da una parte verso il Giordano, dall’altra verso il Mediterraneo. Da tre lati guarda su pro- fonde valli, che le formano intorno naturale trin- cea, clo ad ovest e sud la vallata dell’ Hinnom, all’est quella di Jehoshaphat, nella quale scorreva il ruscello Kedron. Da queste parti, e specialmente da quella di sud, le roccie sorgono ripide, ma verso nord I’ accesso @ pit agevole, e da questo lato {Salmo CXXYV, 2, Sirta e Palestina. appunto fu dato l’assalto al tempo del finale asse- dio di Tito. Gerusalemme constava di tre quartieri, il superiore, V’inferiore, e la citta nuova, difesi cia- scuno da separate muraglie, che dovettero success sivamente esser prese d’assalto dai Romani in quell’assedio. Il primo di questi quartieri, che giace a sud e prospetta la vallata di Hinnom, era l’alta cittadella dei Gebusiti, che a lungo resistette agli Israeliti e dopo che fu presa venne designata col nome di Zion o citta di Davide. Al di 1A di questa, verso nord, stava la citt& infe- riore o Acra, che, come dice il suo nome, era pero anch’ essa una notevole altura. Quando Tacito nella sua descrizione di Gerusalemme parla di duos colles immensum editos (Hist. V. 11.) egli si rife- risce a questo colle ed a quello diSion. Dalla parte orientale di questo, ancorché separato da uno sco- scendimento, il monte Moriah si spinge verso la vallata di Jehoshaphat, dirimpetto al monte degli Ulivi, che sta sull’ opposta parte del Kedron. Sul Moriah sorgeva il tempio di Salomone. La fortezza romana, dagli scrittori classici detta Turris Anto- nia, era fabbricata su un luogo scosceso all’angolo nord-ovest dell’area del tempio, Fra Sion e Moriah correva la vallata di Tyropoeon , ossia de’ fabbri- catori di formaggio, alla cui entrata era la fonte di Siloam. Queste parti componevano J’originaria citta di Gerusalemme, ma coll’ andar del tempo quando la popolazione crebbe troppo numerosa, per questi limiti, fu incluso nella citta un tratto del paese pill piano, e questo tratto fu detto Bezetha ossia « citts nuova » (Caenopolis). 48 Capitolo Quarto, rs en re a a a em ee CAPITOLO IV. ARABIA, EGITTO, AFRICA. 1, Arasra; Sivar, — La gran regione dell’ Ara- bia, la cui area @ da sola di poco minore di quella di tutte insieme le regioni asiatiche finora considerate ad ovest dell’ India, fu paragonata per la sua forma ad una accetta di cui la parte rispondente al taglio @ quella bagnata dal mar Eritreo, L’interno @ un vasto altipiano, che forma un legame fra i paesi elevati dell’ Iran e quelli del nord dell’Africa, ela corrispondenza fra le re- gioni sull’ uno e sull’altro lato @ accresciuta dal- l’essere entrambe separate da questo legame di congiunzione per mezzo d’una profonda depres- sione del suolo, cioé all’est da quella della valle dell’Eufrate e del golfo Persico, all’ovest da quella del Nilo e del mar Rosso, Il complesso di que: st'area elevata @ un deserto sabbioso, qua e 1a va- riato da oasi di verdura nelle vicinanze delle sor- genti; tuttavia lungo una gran parte del littorale v ha una zona di vegetazione, specialmente nel- langolo sud-ovest, dov’ era la regione de’ Sabei, famosa per i suoi aromi, principale prodotto di esportazione dell’Arabia '. A questa parte, appunto ‘Per questi prodotti la ricchezza degli Arabi divenne pro- verbiale fra i Romani - cfr, Orazio, Od. 1, 29 — 11. 12. III. 24. Arabia, Egitto, Africa. en per la sua fertilita, fu dato il nome di Arabia fe- lice, che fa poi impropriamente esteso a tutta la regione a sud di una linea condotta dall’ estremo del golfo Arabico a quello del golfo Persico. Delle altre divisioni, la parte settentrionale fra la Pale- stina e l’Kufrate era chiamata Arabia deserta, men- tre quella che si estendeva dalla penisola del Si- nai alla citta di Petra sul limite meridionale della Terra Santa, era detta, da quella cittt, Arabia Pe- trea (n xara thy Ietpay Apata). La penisola del Sinai occupava l’angolo formato dai due golfi del Mar Rosso, (v. cap. I. § 2). La parte settentrionale di questa regione é@ occupata dal deserto, dove an- darono errando i figli d’Israele; la parte meridio- nale € un gruppo di montagne granitiche, e nel cuore di queste, dove si elevano alti picchi domi- nanti un piano di pit di un chilom. e mezzo in lunghezza (Wady Musa), é posto il monte Horeb, sul quale ricevette Mosé le dieci tavole, 2. Ecirro. — La variata vet Nino. — Erodoto chiama enfaticamente |’ Egitto « un dono del Ni- lo », e questo é vero, specialmente in rispetto al Delta, che originariamente doveva essere una baja che s’internaya in un avallamento fra il deserto di Libia e quello d’Arabia, e che fu poi nel corso de’ secoli riempita dalle abbondanti alluvioni del fiume. Per questo nel dare notizia dell’Egitto noi dobbiamo anzi tutto studiare la geografia della vallata del Nilo. Nella parte superiore del suo corso questo gran fiume consta di due rami, dei quali Vorientale & detto oggi Nilo azzurro, l’occidentale, che é anche il pit considerevole, Nilo bianco; presso al punto dove i due rami si congiungono Gertile, 5 00 Capitolo Quarto. sorgeva anticamente Meroe, ed ora Khartoum. Da questo punto alle foci il corso del fiume pud es: sere diviso in tre parti: 1.° da Meroe a Syene — 2.° da Syene a Cercasoro (Egitto superiore) — 3.° da Cercasoro al mare (Egitto inferiore o Delta). —- La prima di queste parti stava nella regione degli Etiopi, e pud esser chiamata il paese delle cataratte; le quali perd non dobbiamo figurarcele come vere cascate d’acqua, ma piuttosto come ra- pide correnti fra sponde rocciose. Siccome il Nilo formava naturalmente una via principale per il traffico, i prodotti dell’Etiopia furono gia dai tempi antichissimi condotti nell’Egitto. A Siene, che é@ ad 800 chil. dal mare, cessano le cataratte e comin- cia |’ Egitto superiore. Questa regione é una _ val- lata cinta da roccie, che gradatamente si allarga nella sua direzione verso nord, misurando una media larghezza di 11 chilom. Lo spazio di mezzo é occupato dal fiume e dal terreno che questo vha depositato. Una singolarité che devesi notare, come quella che distingue il Nilo dagli altri fiumi, ® che in tutto 11 suo corso, al disotto dal con- fluente col Nilo azzurro, non riceve affluenti. La maggior citta di questo distretto superiore era Tebe, le cui rovine sono le pit famose di tutto Egitto. A Cercasoro, dove 11 corso del Nilo inco- mincia a ramificarsi, ha principio |’Egitto inferiore, sebbene la citta di Memfi, che sta un poco pit a mezzodi, possa forse pitt rettamente esser presa come 11 punto di divisione fra i due territorj. L’importanza di questa citta derivd dalla sua posizione centrale, e alla medesima cagione e da attribuirsi Ja grandezza del Cairo moderno, che Arabia, Egitto, Africa. 51 giace 1} presso sulla riva opposta del fiume. Non lungi da Memfi era il lago Meride, al di 1a delle montagne, sul lato occidentale della vallata *. 3. Il Derra. — Il basso Egitto rende figura di un triangolo equilatero, e fu dai Greci chiamato delia per la sua somiglianza colla lettera di questo nome. Jutta l’area é una continuata estensione di terreno nericcio, deposito del Nilo, donde gli abitanti chiamarono il paese chemi (nero); nella primavera é coperto di rigogliosa vegetazione, onde appajon ben proprii gli epiteti di Virgilio in quel verso: Et viridem Aegyptum nigra fecundat arena °*. Questo é prodotto dall’annuale inondazione che nasce dai vapori onde sono carichi i venti del nord, che vengono dal Mediterraneo: 1 quali va- pori si precipitano quando i venti toccano le montagne dell’Etiopia, gonfiando cosi 1 tributari delle regioni pit interne, e cagionando lo straripa- mento del Nilo. L’innondazione continua dal prin- cipiar di luglio alla fine di novembre, toccando il suo massimo nel settembre. Erodoto paragona le citta ei villaggi in questa stagione, quando emer- gono dall’acqua, alle isole che emergono dal mare Egeo. 1] Delta @ intersecato dai bracei del Nilo, che solitamente descrivesi sboccar nel mare per sette foci. Di queste le pid importanti erano: sulla parte orientale la foce Pelusiaca (Pelustacum ostium); nella parte superiore del ramo di questa foce eran 1 Gli antichi scrittori lo dicono un lago artificiale di mera- vigliosa costruzione; ora vi é un lago naturale denominato Birhet-el-Kerun. 2 Virg. Georg. IV. 291. Capitolo Quarto. ae poste le citta di Oa o Eliopoli e di Bubasti; nel centro la foce Sebennitica (Sebenniticum ostium) ; questo ramo per il prolungato suo corso in linea retta vuol essere considerato qual vero continua- tore del corso del Nilo; sulla parte occidentale la foce Canopica (Canobicum ostium), presso la quale era Sais, citta antichissima, e Naucractis, citta commerciale quivi stabilita dai Greci. Questo ultimo braccio era congiunto da un canale col lago Mareotico, che sta vicino al lido. Su una parte della stretta zona che separa questo lago dal mare, fu fabbricata Alessandria, di fronte alla quale era l’isola di Pharos col suo famoso faro. La scelta della posizione di questa citta fu degna | veramente del suo grande fondatore Alessandro , che vide esser questo il punto pid centrale per dominare i tre continenti. 4, EFFerrr DEL NILO SULLA POPOLAZIONE DELL’EGITTO, —-Il gran fiume che bagna questo paese @ come la chiave all’intelligenza cosi della sua geografia come ancura della sua storia. La sua efficacia ferti- lizzatrice fu la causa della antichissima civilta, come poi l'abbondanza del nutrimento portd di conseguenza l'abbondanza della popolazione (cfr. c. I. § 9). Ma nel medesimo tempo ebbe anche un effetto depri- mente sul carattere degli abitanti, come suol ay- venire quando un popolo é al tutto dipendente da un grande carattere naturale del paese che abita. Oltre a cid, il fatto che la regione era a sé suffi- cliente toglieva ogni pit vivo stimolo al commer- cio, onde nuove idee non venivano importate dal di fuori; cosii Greci non poterono quivi stabilirsi se non in un tempo relativamente tardo, e anche Arabia, Egitto, Africa. 53 Oe eS ee ae Tae Sree allora furono troppo scarsi di numero perché po- tessero avere influenza alcuna sulla massa della popolazione, Per queste circostanze, in un paese cosi uniforme era impossibile che sorgesse indi- pendenza di pensiero e di azione, e il governo vi divenne quasi di necessit& un despotismo. Alla inedesima causa noi dobbiamo riferire la stabilita delle tradizionali istituzioni, come a dire le caste e, cid ch’é ancor pit naturale, l’adorazione del Nilo come divinita. ©. Arrica, oasi, Crrevz. — Del gran continente dell’Africa, escluso |’Egitto (o Libia, come i Greci lo chiamavano) solo la parte nord chiama a sé la nostra attenzione, giacché il rimanente era prati- camente sconosciuto agli antichi. La parte abitabile di questa regione pud essere descritta come ele- vantesi in una successione di terrazzi dal Medi- terraneo al gran deserto centrale, cioé il Sahara, e la regione che cinge la spiaggia era a spessi in- contri assai fertile. Il deserto é sterile, eccetto dove a vasti intervalli sorgono oasi, formate dalle acque della superficie raccoglientisi negli avallamenti del terreno. La costa settentrionale dell’Africa fu gia in parte descritta in relazione alla descrizione del Mediterraneo (cf. c. I. § 4). Dall’Egitto la costa si estende ad ovest fino alla Cirenaica, quindi forma un golfo vasto ma poco profondo, ai cui due angoli si trovano le Sirti; e dopo essersi ap- pressato vicinissimo all’Europa col promontorio di Mercurio (Capo Bon), segue un corso quasi diritto fino allo stretto. Nella parte orientale, Cirene oc: cupa la pil importante posizione, e i suoi coloniz- zatori, venuti dall’isola di Tera nell’ Egeo, furono 54 Capitolo Quarto. ben ricompensati del loro avventuroso viaggio. Era il punto pit vicino alla Grecia; la citta sorgeva su un’elevazione del suolo a circa 16 chilom. dal lido, ed era ad un medesimo tempo riparata dal soffio ardente del deserto di Sahara, ed aperta alle fresche brezze del mare; ed era fornita di perenni sorgenti d’acqua nel mezzo della pid rigogliosa vegetazione. Questo favor lo stabilirsi di parecchie colonie nei dintorni, fra le quali la pik importante era quella di Barca, posta un poco pid ad occi- dente. 6. Carracins. — La citta che per natura pareva meglio adatta ad un esteso dominio era Cartagine. Questa citta, posta nei recessi di una baja ad ovest del promontorio di Mercurio, era ben difesa nella sua posizione, e dominava nel medesimo tempo il bacino orientale e l’occidentale del Mediterraneo, e prospettava l|’Italia — « Jtaliam contra » come dice Virgilio, — avendo la Sicilia vicina, quasi sotto mano, come a formare un punto di passaggio; per tutto questo occupava un posto vantaggioso tanto per la conquista quanto per il commercio. Cosi fu che le colonie Fenicie di Sicilia, delle quali Panormo (Palermo) era !a principale, passarono nelle mani dei Cartaginesi; e se essi non fossero stati scon- fitti da Gelone alla hattaglia d’Imera, che dicesi avvenuta lo stesso di della battaglia di Salamina, (480 av. C.), Cartagine e non Roma sarebbe stata la grande potenza occidentale. I Cartaginesi colonizza- rono Sardegna, Corsica, le isole Baleari, e la costa dellaSpagna, doveessi riprodussero la loro patria con Carthago Nova (Cartagena). — Cartagine occupava una penisola congiunta alla costa per un istmo largo Arabia, Egitio, Africa. ee circa 4 chilom. sulla cui parte meridionale era il porto, che oggi @ quello di Tunisi, dove accoglie- vansi numerosi navigli. La cittadella orlginaria era chiamata col nome fenicio di « Bozra » (for- tezza) che i Greci resero con Byrsa; e siccome questa parola significa « una pelle di bue » se ne svolse la leggenda che nel comperare il terreno gli acquisitori ne ottennessero tanto quanto ne atenonO rinchiudere in una pelle di bue tagliata in sottil Striscie — « Taurino quantum possent circumdare tergo » — ll distretto nelle vicinanze di Cartagine, che si stendeva dalla Sirti minore alla costa set- tentrionale, formava, nei tempi posteriori, la provin- cia romana dell’Africa, e, come I’ Egitto, per la grande fertilita era uno dei granai di Roma; la quale dipendeya tanto da queste regioni per le granaglie, che noi sappiamo come ai tempi della Repubblica e dell’Impero si avessero pericoli di carestia quando le provvigioni dell’una e dell’altra di queste re- gioni fossero intercettate. L’altra citta principale di questa provincia era Utica, situata ad occideate di Cartagine, e famosa per la morte di Catone. 7. Numipta & Mavrirania. — I littorale occidentale della provincia dell’ Africa era diviso fra due re- gioni, Numidia e Mauritania, separate |’ una dal- laltra dal fiume Ampsaga. La prima di queste, che risponde a gran parte della moderna Algeria, é a noi familiare nella storia romana per le relaziont ¢oi suoi principi Massinissa, Giugurta, Giuba. Il nome de’ suoi abitanti, Numidae, che altro non 6 se non una forma del greco vop.d¢s, significa che essi, come i Getuli, che loro stanno a sud, e 1 Garamanti , ancor pit: internati nel paese, erano Capitolo Quarto. neem popolazioni erranti, erano « l’armentarius Afer » di Virgilio. Da questi i Cartaginesi toglievano i leggieri cavalli, che si cavalcavano senza sella e senza briglia (infrenati) nello stesso modo che traevano i frombolieri dalle Baleari. — I] territorio della Mauritania, paese dei Mauri o Mori, era pit vasto, estendendosi per buon tratto lungo i lidi dell’Atlantico, e aveva per confine al sud i monti dell’Atlante, che spesso sono ricordati dai poeti come formanti una sola vetta, mentre in realta Sono un’ estesa catena, elevandosi in certi punti fino a 3900 m. sul mare. Quando questa regione fu ridotta in provincia romana la sua meta orien- tale fu detta Cesariense, quella occidentale Tin- gitana, CAPITOLO YV. ASIA MINORE, TRACIA, MACEDONIA. 1, Ettesponro, Proronripg, Bosroro. — Le regioni che ora chiamano la nostra attenzione sono quelle che giacciono nelle vicinanze della Grecia, sulle coste dell’ Egeo. Ma prima di parlare di esse con- veria considerare il gran mare che giace al nord dell’Asia minore, e gli altri bacini d’acque che vi Sono connessi, Se usciamo dall’Egeo per il passo che @ presso al suo angolo nord-est, fra il Cher- soneso Tracico e la pianura di Troia, entriamo nell’Ellesponto (Dardanelli), stretto di mare do- . Asia minore, Tracia, Macedonia. 57 2 ESS TS Re eee ee? See minato dai venti, che misura in lunghezza 64 chilom, e di una larghezza varia da un chilometro € mezzo a cinque chilom. Questo sottile e singo- lare confine di due continenti somiglia ad un fiume, € probabilmente era come tale considerato dagli antichi, giacché Omero lo chiama « largo » (mharg Edjorsytos), il quale epiteto pud esser- gli applicato solo sutio questo rispetto. Circa a mezzo il suo corso furono buttati i ponti con cui Serse lo congiunse, cioé da Abido, sulla costa asia- tica, ad un punto fra Sesto e Madito sulla costa europea. Pitt in 1a di di questo punto, sulla co- sta di Tracia, era Egospotami, dove gli Ateniesi toccarono la gran disfatta che mise fine alla guer- ra del Peloponneso. Poco oltre Lampsaco, estrema citta sulla riva asiatica, si entra nella Propontide (Mar di Marmara) ch’é un espandimento d’acque la cui parte meridionale é sparsa d’isole e rotta da molte baje e promontori. Quindi all’estremita nord- est di questo bacino s’incontra un altro simile stretto di mare maancora pit augusto, il Bosforo ', lungo pili di 27 chilom. e d’una media larghezza di 800 me- tri, Qui @ Vingresso nel Ponto Eusino. In questo Stretto, come nell’Ellesponto, v’ha una forte corrente verso il mare esterno, dovuta ai molti fiumi che sboccano in questi bracci di mare, All’ ingresso del Bosforo, nella Propontide, due citta, colonie di Megara, stavano di faccia ]’una dell’altra, Calcedone ! 11 Bosforo ebbe il nome dalla leggenda di Io, che avevalo attraversato in forma di giovenca. — Cosi anche I’ Ellesponto ricevette il nome da Elle, figlia di Frisso, che vi si annego. La Propontide @ cos} detta perché « mare innanzi al Ponto ». Capilolo Quinto. in Asia, e Bisanzio in Europa. Calcedone era di pit. antica fondazione, ma Ja posizione di Bisanzio era tanto superiore che l’oracolo di Delfo dicevasi avesse consigliato 1 coloni, nel dirigerli alla scelta del sito, di fabbricarsi Ja citta di fronte al paese dei ciechi, alludendo con queste parole al poco senno dimostrato dal popolo di Calcedone '. Bi- sanzio sta in una delle pit belle posizioni del mondo, giacché domina due continenti e due mari, é da tre lati bagnata dalle acque del mare, da cui emerge elevandosi sopra colline, ed ha un vasto e sicuro porto nel seno deito oggidi « Corno d'oro ». Tanti vantaggi ben apprezzd Costantino il grande, quando scelse questo luogo per sede della nuova capitale dell’ impero, Costantinopoli. — All’uscita del Bosforo, nell’Eusino, stanno due piccole isole sulle riviere opposte, dette Cyaueae dal loro oscuro colore, ed anche Symplegades, per- ché, secondo la favola, dicevasi che si urtassero fra loro e schiacciassero le navi che vi passavano in mezzo. 2. In Ponto Evusino e 1a pALupE Meotipg, — I Ponto Eusino (Mar Nero) era originariamente chia- mato afevos, ossia « inospitale », per la sua natura procellosa; questo nome fu poi mutato in quello di evgevog « ospitale » per uno di quegli eufemismi che 1 Greci tanto prediligevano. Il suo confine meridionale é& formato dall’Asia minore; all’estre- mit& orientale giaceva la Colchide, nella cui parte ‘Tale giudizio dei fondatori di Calcedone fece Megabazo generale Persiano, Vedi Erodoto, IV. ¢. 144. Asia minore, Tracia, Macedonia. 59 settentrionale la linea del Caucaso corre, per qual: che tratto, lungo Ja costa; ad ovest erano la Tracia e le regioni dell’Istro (Danubio); a nord le steppe della Russia meridionale coi grandi fiumi che le percorrono il T'yras (Dniester) presso il Danubio, quindi l’Hypanis (Bog), e finalmente il Borysthenes (Dnieper), L’estremo bacino nel sistema dell’ Eu- sino ero detto Palude Meotide (Mar d’Azov), vasto espandimento d’acque nel quale sbocca il Tanais (Don). Fra questo bacino e |’Eusino giace il Cher- soneso Taurico (Crimea), congiunto al continente per uno stretto istmo; nel punto dove i due mari siconfondano per via del Bosforo Cimmerio (stretto di Yeni-Kalé) stava, sulla riva europea, la cittd di Panticapeo (Kertch), capitale di quel greco regno dei Bosforo, che durd ad esistere in queste parti per parecchi secoli. Questa citta, come il pit delle colonie greche disseminate sulle rive del- I’ Eusino, derivava da Mileto; signoreggiava essa un esteso commercio coll’interno, e aveva grande importanza nell’approvigionare la Grecia di grano e di quegli schiavi Sciti che sono spesso menzio- nati in Aristofane. Non meno importante per il com- mercio era |’emporio d’ Olbia, presso le bocche dell’Hypanis. 3. ASIA MINorE — LINEAMENTI GENERALI. — Quel- l oblunga estensione di paese detta Asia minore, che si protende dal continente asiatico ed é da tre lati circoscritta dal mare, mentre il quarto si riannoda alle montagne dell’ Armenia, forma un natural legame fra l’Asia e l’Europa. Per la via di questa regione le principali stirpi che abitavano le penisole della Grecia e dell’Italia migrarono 60 Capitolo Quinto. ° dalle originarie loro sedi nell'Iran (ec. I. 10); e noi vedremo, ¢saminando la sua geografia fisica, che esso partecipa dei caratteri dei due continenti, perché mentre l’interno é@ co’ suoi altipiani al tutto asiatico, la costa occidentale, bagnata dall’Egeo, ri- produce 1 caratteri proprii della Grecia. Alla sua estremita orientale forma un pianoro di 1200 m, d’altezza, e quantunque gradatamente declini verso occidente, tuttavia, dove prende a discendere nel- ’Egeo, si mantiene sempre all’altezza di un 600 m. I suoi lidi su questo versante sono, come quelli della Grecia, rotti in baje e porti innumerevoli, separati l’uno dall’altro da piccoli promontorii, e orlati di isole; per cid divennero Juogo favorito agli stabilimenti dei coloni Greci. Anche sul lato di nord e su quello di sud il pianoro centrale si accosta assai.al mare, dal quale il terreno si eleva con subita ripidezza. Le due catene di montagne che ricingono il paese sono, al nord quella suc- cesione di monti che col nome di catena del- ’Olimpo attraversa il Ponto. la Galazia, la Bitinia e la Misia; al sud la catena del Tauro, che corre attraverso Ja Cilicia e la Pisidia. I fiumi principali sboccauo nell’ Eusino; di questi il Sangarius, ad occidente, scorre attraverso la Galazia e la Bitinia; piu verso oriente il Lycus ', nascendo nei monti dell’Armenia minore, bagna il regno del Ponto e immette nell’fris; fra questi fiumi di gran lunga 4 Avverti che altri due fiumi dell’Asia occidentale portarono il nome di Lycus: l’ uno, detto anche Zabatus (Granzab), era affluente del Tigri, l’altro affluente del Meandro. Asia minore, Tracia, Macedonia. 61 il pi importante 6 |’Halys (Kizil Irmak) che nel grande arco del suo corso racchiude il Lycus e l'Iris, Ai tempi di Creso questo fiume formava il limite fra il regno di Lidia e quello di Persia, d’onde venne l’ambiguo responso di Delfo, « che se Creso avesse varcato l’Halys avrebbe distrutto un gran regno ». Le fertili vallate che scendono all’ Egeo sono irrigate dai quattro fiumi, Caicus, Hermus, Cayster e Maeander. 4. Division1 pet, AstA minorr. — Se lo studente ha d’uopo del soccorso d’un artifizio mnemonico per ricordare le molte provincie in cui l’Asia mi- nore 6 ripartita, pud trovarlo distinguendo tutta la regione in quattro sezioni, ciascuna delle quali comprende tre divisioni, formandosi cosi il totale delle dodici provincie, nel modo seguente: 1,* Tre provincie al nord: Bitinia, Paflagonia, Ponto. — 2.° Tre al sud: Licia, Pamfilia, Cilicia. — 3.7 Tre nel centro: Frigia, Galazia, Cappadocia. — 4.* Tre ad oyest: Misia, Lidia, Caria. E similmente il lit- torale delle tre provincie menzionate per ultimo era occupato da tre gruppi di colonie greche, cioé Folie, Jonie e Dorie; e tre isole maggiori lo fron- teggiano, I.esbo, Chio e Samo. Questa disposizione perd é al tutto artificiale ‘, e devesi aver innanzi alla mente vhe nel periodo del maggior fiore della 4 Si noti che, fra la continua variazione delle divisioni terri- toriali dell’Asia minore, quelle che sono comunemente indicate dai geografi si riferiscono al tempo dell’impero romano. Alle dodici partizioni accennate sopra si potrebbero soggiungere, per maggior esattezza, anche le seguenti: la Licaonia (nella Frigia), la Pisidia, V’Isauria (nella Cilicia),e Armenia minore, - 62 Capitolo Quinto. Grecia, due di queste divisioni, cioé il Ponto e la Galazia, non esistevano, giacché 11 regno del Ponto non fu costituito prima del 363 ay. C., dal qual tempo durd lo spazio di tre secoli sotto una Serie di sovrani denominati solitamente Mitridate, finché fu distrutto da Pompeo nel 63 av. C. Il nome di Galazia poi fu dato a parte del paese in un tempo ancor pit tardo, quando una tribt: gallica (ToAurat), della stessa razza di quelli che sac- cheggiarono Roma e assaltarono Delfe, avendo emigrato dall’ ovest, si stabilirono, chiamati da Ni- comede J.°, re di Bitinia, nel paese frail Sangario e l’Ali, intorno al 250 av. C. — La citt& princi- pale del Ponto era Amasia, luogo natale del geo- grafo Strabone, situata sulle sponde dell'Iris; qui sussitono ancora al presente le tombe dei re del paese; ma sotto il rispetto commerciale la colonia greca di Trapezuute, sul mare, era assai pil im. portante, perché gran parte del commercio del- Asia interiore transitava di qui per alla volta dell’occidente. — Nella Galazia la citta pit famosa era Ancyra (Angora) dove sorgeva un tempio di Augusto colla celebre inscrizione che ricorda le gesta di lui (Marmo d’Ancira). 5. PRovinci£ SETTENTRIONALI E CENTRALI, — II! con- torno della costa settentrionale si rigonfia nel mezzo a guisa di una gobba; questa @ la Paflagonia, separata dal Ponto per mezzo dell’Halis, e dalla Bitinia per mezzo del Partenio. Sopra una spor- genza del lido, vicino al promontorio pili ayan- zato verso settentrione, giaceva Sinope, la pit importante di tutte le colonie dell’ Eusino; e pit oltre yerso ovyest era Amastri, famosa per le fo- Asia minore, Tracia, Macedonia. 63 Ce reste di busso che verdeggiavano sul monte Citoro. Dalla frontiera della Paflagonia il territorio della Bitinia si estendeva ad ovest fino al Rindaco, fiume che shocca nella Propontide. Era nella vicinanza di questo mare che trovavansi le principali citta della Bitinia, cio Nicomedia, in fondo all’ampio golfo di Astaco, fondata da Nicodeme 1.°, re di Bi- tinia; Nicea, sul lago Ascanio, famosa come sede del primo concilio della Chiesa cristiana; e Prusa (Brusa) situata alle falde dell’Olimpo Bitinico, le cul vette nevose sono yvisibili da Costantinopoli. Sulla costa dell’Eusino giace la notevole citta di Eraclea Pontica. — Dell’altipiano centrale del- Asia minore la parte orientale era Ja Cappadocia, loccidentale la Frigia. Ma l’una e I’altra di queste regioni presentavano un tempo una piii yasta esten- sione, perché, prima del formarsi del regno del Ponto, la Cappadocia si estendeva fino all’Eusino, e il territorio dove si stanziarono i Galati (Gala- 71a) Originariamente spettava alla Frigia (cfr. c. V. 4). La Frigia fa celebrata per le sue lane cosi nei tempi antichi come nei moderni; ma ai Greci era assai pil conosciuta come la originaria sede dei riti misteriosi di Cibele, che esercitarono grande influenza nella loro religione '. 6. Provincie meripionatt. — Le provincie meri- dionali erano angusti lembi di terra chiusi fra jl Tauro e il Mediterraneo. La pit orientale di que- ste provincie era la Cilicia, regione di grande im- en —— 1 11 luogo della Frigia specialmente sacro al culio di Cibele era il monte Dindymum, v. Or, od. I. 16. 5, Catull. LXUI. 19, eee wie LX. O17, 64 Capitolo Quinto. ana met —— portanza, come quella che guardava il passo dal- ’Asia minore alla Siria. Il valico, che dall’interno attraverso il Tauro.conduceva alla Cilicia, era detto Ciliciae Pylae, stretta gola fra dirupate montagne declinanti al piano poco al di sopra di Tarso. L’altro valico, che lungo il golfo dell’Isso condu- ceva alla Siria sotto il monte Amano, era detto Syriae 0 Amanides Pylae (cfr. c. II. 1); per questa via Ciro il giovane condusse il suo esercito nel- l’Asia interiore, La Cilicia per la sua ben difesa posizione e per la giacitura meridionale aveva una vegetazione quasi tropicale. La citta princi- ale era Tarso, patria di S. Paolo, sulle rive del Cidno, Opposta al littorale della Cilicia giace lisola di Cipro, che rende figura di un grossolano ovale, ma all’estremita nord-est spinge fuori una lista di terra, a guisa d’un grosso dito che sembra appuntarsi al golfo d’Isso. Sulla costa orientale dellisola sor- geya la citta di Salamina ‘; sull’occidentale Pafo, sulla meridionale Amatunta, l’una e l’altra famose per il culto di Afrodite *; ad oriente di Amatunta era Cizio, dove mori Cimone Ateniese (449 av. C.) e nacque il filosofo Zenone, fondatore dello stoici- smo. All’ovest della Cilicia, nei recessi di una vasta baja, era la Pamfilia, il cui distretto interno e montuoso chiamavasi Pisidia; pid nell’interno, al ‘ Salamina di Cipro, fondata, secondo la leggenda, da Teucro, Cfr. Oraz. od. 1. 7. — Eurip. El. 146. 2 Oraz. od. 1.30; 11. 26. Lucan. VIII. 456 — Virg. En, 1. 415. X. 51. ece. Anche il colle Jdalium, famoso per un tempio di Venere, sorgeva fra i monti di Cipro. fod Asia minore, Tracia, Macedonia. 35 di 1a del Tauro, era |’alta regione della Licaonia. Le principali citta di queste regioni possono essere indicate seguendo le traccie del viagsio di S. Paolo nella prima sua predicazione, il quale, sbarcato ad Attalia, venne a Perga in Pamfilia e ad Antiochia di Pisidia, da dove procedette ad Iconio, Listra e Derbe, citta della Licaonia, — TI piccolo distretto della Licia, che si protende nel mare ad occidente della Pamfilia, ancorché poco conosciuto di fama dovette essere immensamente ricco, giacché era popolato da molte citta, delle quali Telmisso, Xanto, Patara e Mira sono le pitt conosciute '. Fra le sue montagne era celebre per estese foreste il monte Crago. 7. PROVINCIE OCCIDENTALT, — L’angolo nord-ovest dell’Asia minore era occupato dalla Misia, bagnata dalla Propontide e dall’Egeo e limitata ad est dal Rindaco e a sud dalle montagne che separano la vallata del Caico da quella dell’Ermo. La sua costa occidentale @ dentellata dalla profonda baja d’A- dramittio, sul cui lato settentrionale sorge la pitto- resca e selvosa catena dell’Ida. In una vasta caverna nei recessi di questa montagna nasce lo Scamandro (Méndere), ¢ il distretto per cui questo fiume scorre all’Ellesponto era Ja regione della Troade; ma vera- mente il piano di Troja’stendevasi nella parte pid bassa verso i1 mare, dove il fiume, uscendo da una stretta vallata, irriga una pianura lunga poco pit di 11 chil. fiancheggiata da basse colline. La dove 4 Plinio afferma vi esistessero un tempo settanta citta, delle quali a suoi giorni ne sussistevano trentasei. Plin. Hist., nat, Vicon Gentile. 6 66 Capttolo Quinto. queste finiscono nell’ Ellesponto, siformano due capi, dei quali Vorientale @ detto Reteo, (luogo del se- polero di Ajace), l’occidentale Sigeo (luogo del se- polcro d’Achille e di Patroclo), dove poi fu eretta una citta ch’ebbe nome Sigeo. Di fronte alla costa occidentale stava l’isola di Tenedo '. La posizione della citts di Troja non @ con piena certezza. ri- conosciuta, La citta pit importante della Misia, sulla Propontide, era Cizico, che occupava 11 collo di un’estesa penisola, A poca distanza da questa, verso occidente, scorreva il Granico, sulle cui rive Alessandro Magno riportd la prima sua grande vit- toria contro i Persiaui (334 av. C.). A sud, nelle vicinanze del Caico, era Pergamo, dove per qualche tempo esistette un regno, sorto sotto 1 successori di Alessandro Magno *. Da mezzodi di questa citta fino al monte Messdgi, racchiudendo le fer- tili vallate del Caistro e dell’ Ermo, stendevasi il paese di Lidia, sede per alcuni secoli, di un grande impero, che abbracciava considerevole parte dell’ Asia minore. Le principali montagne erano lo Tmolo, nell’ interno, e il Sipilo, verso la costa *. La capitale era Sardi, situata alle falde settentrionali dello Tmolo, sul fiume Pattolo, tri- butario dell’ Ermo. Le sabbie aurifere del Pat- 4 Virg. En. II. 21. 2 Pergamo fu celebre per le sue manifatture di cartapecora, detta appunto pergamena dal nome della citta. 3 questo il monte della favolosa trasformazione di Niobe, dicendosi che guardato da un certo punto desse sembianza di una donna piangente. Ovid. Met. V1. 210, seg. Lo Tmolo era fa- moso pe’ suoi vigneti, per gli aromi e per miniere d’ oro, dalle quali forse provenivano le arene aurifere del Pattolo e dell’Ermo. Asia minore, Tracia, Macedonia, 67 = al gg nae tolo forse eran favolose, ma oro fu trovato ne] pae- Sse, é la pit antica moneta aurea venne di qui. — L'intervallo fra la Lidia e la Licia era occupato dalla Caria, la cui parte pid famosa era la vallata del Meandro, fertilissima per essere irrigata dai molti serpeggiamenti di questo fiume ‘yal cui tributario principale @ il Marsia, che scorre dal sud ; fra questo affluente e il mare sorge 11 monte Lat- mos, che ricorda la favola di Endimione, — Quando Asia minore divenne provincia dell’impero romano, il nome di Asia (o Asia proconsolare) fu limi- tato alle regioni occidentali, cosi come il nome di Africa fu limitato ad alcune sue parti setten- trionali quando pur queste furono ridotte a pro- vincia (v. c. IV. 6.) La citta capitale allora fu Efeso. — Gli abitanti dell’Asia minore appartenevano nella pit parte alla stirpe Indo-Europea, ed alcune €rano strettamente affini ai Greci ed ai Romani ; ma € probabile che le popolazioni di Cilicia ed altre minori tribu fossero, almeno in parte, d’ ori- gine semitica (v. c. I. 10). 8. Cononie crecuE Nett’ asta. — Kore. — La costa occidentale dell’Asia minore gid @ stata descritta c. Vv. 3) come rotta in moltissimi porti e senl, Separati gli uni dagli altri da penisole e promon- tori di varia estensione ed orlati di isole. I! clima di questa regione é dei pid felici del mondo, Qui erano stabilite in gran numero le greche colonie, le quali presto sursero ad opulenza coltivando il ! Da cid il vocabolo Meandro prese a significare « giro, ser- peggiamento », come é usato da Virgilio: purpura duplicé macandro. En. V. 250, 68 Capitolo Quinto. a fertile suolo, e pia ancora trafficando coi popoli dell’interno, i cui prodotti esse mandavano in terre straniere. Di conseguenza l’arte e la letteratura ebbero in queste regioni un pit rapido sviluppo che non in altra parte della Grecia; qui furono composti i poemi Omerici, qui cantarono Saffo ed Alceo; qui Talete e Anassagora meditarono di filo- sofia, quando nella madre patria ogni parte del sapere ancora trovavasi nell’infanzia ; qui fu pure inventato il grazioso stile jonico dell’ architettura. — Il nome di Eolide fu dato alla costa della Mi- sia, fra il golfo d’Adramittio e la citta di Cyme a sud del Caico. Ma gli stabilimenti eoli1 vera- mente si estesero su pili vasta area, giacché Assos e Sigeo, pid oltre verso nord, spettavano a questa stirpe, come anche |’ isola di Lesbo, colle due principali citta di Metimna, sul lato settentrionale, e di Mitilene, sull’orientale. Quest’ isola, come il pit delle isole maggiori, possedeva sul conti- nente opposto un lembo di terra, ch’era detto Peraea. Le isole Arginuse, presso le quali fu com- battuta una gran battaglia navale fra Spartani ed Ateniesi (406 av. C.), giacciono fra la pit oriental punta di Lesbo e la costa. 9. Jontra E Dorive. — II litorale della Lidia, con parte di quello della Caria, era occupato dalle co- lonie Joniche, delle quali, a dir solo delle princi- pali, la pit settentionale era Focea, assai vicioa alla colonia eolica di Cyme; quindi seguiva Smir- na, nel seno d’una profonda baja. Di qui la costa si protende verso Chio e forma la vasta penisola di Eritre, nella cui parte settentrionale grandeggia il monte Minas, temuto dai naviganti per le sue Asia minore, Tracia, Macedonia. 69 pp perp icagee e impetuose procelle. Quindi la costa rientra, presso Teoe Lébedo, fino ad Efeso, sulle foci del Caistro, famosa per il tempio di Diana Artemide, il pit grande del mondo antico '; e nuovamente poi si protende di fronte a Samo col promontorio di Micale, dove fu data una grande battaglia fra Greci e Persiani (479 av. C.). Di fronte a questo promontorio, sul lato meridionale della baja in cui sbocea il Meandro, era la grande citta di Mi- leto, coll'isola di Lade nel cospetto. Ma i depositi del fiume furono cosi abbondanti che la baja @ tutta colma,e Lade é@ un colle nel mezzo di largo piano. Queste citta Joniche erano primitivamente in numero di dodici e formavano la Dodecapoli ; ma crebbero poi a tredici, quando Smirne, in ori- gine colonia eolica, fu conquistata dagli Jonii. I] luogo di riunione di questa confederazione stava Sulla china settentrionale del monte Micale, ed era detto Panionium. — All’angolo sud-ovest del- Asia minore, formato da molte penisole strette e bizzarramente frastagliate, erano stabilite le colo- nie doriche in numero di sei: Alicarnasso, Coo, Cnido, e le tre citta della vicina isola di Rodi, cioé Jaliso, Lindo e Camiro. Queste formavano la Exapoli, che teneva le sue adunanze in un tempo di Apollo Triopio. La pit famosa di queste citta era Alicarnasso, assai rinomata per il mausoleo, ossia monumento che la regina Artemisia eresse ‘ Fu incendiato da Erostrato la notte in cui nacque Ales- sandro Magno (356 av. C.) 70 Capitolo Quinto. alla memoria del suo marito Mausolo ', e per aver dato 1 natali agli storici Erodoto e Dionigi. 10. Tracta. — I] territorio occupato dalla Tracia e dalla Macedonia era chiuso a nord dalla catena dell’ Emo, all’ ovest dallo Scardo, continuazione settentrionale del Pindo, ad est dall’ Eusino, e a sud dalla Propontide e dall’ Egeo. La maggior parte di questa regione 6 montuosa e irregolare, intersecata da parecchie e ben distinte catene di montagne, alla principaledelle quali davasi i1lnome di Rddope. Questa catena si stacca dall’Emo quasi ad angolo retto pressoil mezzo dell’intera regione, e corre a sud fin presso al mare, da dove piega in direzione orientale. Ad occidente del monte Roddope e da questo separato per mezzo del fiume Nesto, sorgeil monte Pangeo, che pure si estende fino al mare. Quindi un’altra catena si stacca dallo Scardo volgendo ad est, e quando essa ac- costa il Pangeo, dove le sue vette sono pit alte, chiamavasi Orbélo. Il paese @ irrigato da quattro fium1, maggiorl di quanti se ne troyano nella Grecia; il pit occidentale @ l’Axio, che sbocca nei golfo Termaico, mentre gli altri tre, lo Stri- mone, il Nesto e |’ Ebro, metton foce nell’ Egeo, fra la Calcidica e il Chersoneso Tracico; il maggiore di questi @ l’Ebro, che co’suoi tribu- tari bagna quasi tutta la Tracia. Il giusto con- fine fra la Tracia e la Macedonia era lo Strimone; ma in un periodo posteriore la Macedonia s’ ag- 4 Di qui venne che il nome di Mausoleo si applicasse, gik dai Romani, a qualsiasi monumento sepolcrale. cfr. Proper. IlI. 2. 19. Marz. V. 64. Asia minore, Tracia, Macedonia. 71 grandi sul territorio dei vicini tanto che estese il suo dominio ad est fin a] di J&A di Filippi. Il clima della Tracia era riguardato dai Greci come rigi- dissimo, e questa terra dicevasi patria del vento Settentrionale Borea ‘. Le foreste lungo la costa davano gran copia d’alberi d’alto fusto, assai cer- cati dagli Ateniesi per la costruzione delle loro navi. La Tracia era anche famosa per le sue razze di cavalli, e per vene d’oro, che si trovayano presso Amfipoli e in altri punti del paese. Le prin- cipali colonie della costa, oltre Bisanzio, che oa fu descritta (v. c. V. 1.),erano Perinto, sulla Pro- pontide, e Mesembria, Abdéra, Amfipoli sull’Egeo, Amfipoli originariamente chiamavasi « Ennea- Hodoi » ossia « Nove strade », ed era cinta da tre lati dallo Strimone, nel punto dove esso esce dal lago Cercinite. Il suo porto, sulle foci di que- sto fiume, lontano dalla citta un cinque chilom. era detto Eione. Pit oltre verso est, distante dal mare pit di quattordici chilom. era Filippi, nella cul pianura si combatté la battaglia che decise i destini della parte repubblicana di Roma (42 ay. C.). Il porto di Filippi era Neapolis. Da ultimo devesi ricordare quello stretto lembo di terra che sta fra I’ Ellesponto e |’ Egevo, e chiamavasi Chersoneso Tracico (Penisola di Gallipoli). Era esso occupato da greci mercandanti, e a prevenire le incursioni dei Traci erasi costrutta una muraglia attraverso tutto Vistmo, il quale misura un otto chilom. di larghezza. ‘ La si considerava come parte delle regioni glaciali; vedine 1a descrizione in Virgilio, Georg. III. 349 e seg. Capitolo Quinto. 1]. Macevonra, — I] fiume Axio divide la Ma- ‘cedonia in due parti, delle quali Vlorientale, per la irregolarita della superficie, rassomigha alla vicina regione della Tracia; ma nella parte oc- cidentale, sotto le pendici del monte Scardo, v’ ha una serie di fertili altipiani. Il pit importante fra questi era la Pelagonia, una fra le originarie sedi - della razza macedone; la parte meridionale di questa regione era detta Lincesti. Dal fondo del golfo Ter- maico (golfo di Saloniki) fino ai piedi del monte Olmpo, si estende una vasta pianura marittima, intersecata dalle correnti dell’ Axio, del Lidia e dell’Aliacmone ; questa pianura all’ovest @ chiusa dalle pendici del monte Bermio, e la parte nelle vicinanze del monte Olimpo, colle sue falde guar- danti il mare, formava la Pieria, originaria sede delle Muse. Le citté principali della Pieria erano Pidna, dove sconfitto Perseo dai Romani (168 ay. C.) ebbe fine il regno macedone, e Dium. All’angolo nord-ovest della pianura, 14 dove i valichi da Lin- cesti mettono nella bassa Macedonia, stava l’antica capitale Edessa, in buona posizione, sopra un alti- piano roccioso. L’importanza della sua posizione derivaya dal dominar essa la regione superiore cosi come la inferiore; del qual vantaggio non godeva la capitale posteriore, Pella, che occupava alcuni bassi colli, presso un’estesa pianura paludosa. Il solo vantaggio che raccomandava questa citta pare fosse Ja sua vicinanza al mare. La metropoli macedonica al tempo della dominazione romana era Tessalonica (Saloniki), originariamente detta Terma, posta nel pitt interno seno del golfo Ter- maico, formaudo cosi un punto naturale di tran- Asia minore, Tracia, Macedonia. 73 sito al commercio d’esportazione e d’importazione. Questa citth era come lo sbocco e la stazione finale della via Egnazia, la grande strada romana che congiungeva |’Adriatico e l’Egeo, movendo da Durazzo e formando la principal vena di comu- nicazione fra 1’ occidente e 1’ Oriente. Questa via fu pid tardi continuata fino a Bisanzio. 12. La Caxcrpica. — La maggior parte del lit- torale della Macedonia @ formato da una penisola in figura di tridente, detta Calcidica dall’ esser Stata occupata da coloni di Calcide d’Eubea. La pit orientale delle tre lingue di terra, che formano il tridente, @ quella d’Acte, alla cui estremita il monte Athos s’aderge all’altezza di 2000 metri; attra- verso il suo istmo, largo due chilom. e mezzo, narrasi che Serse avesse fatto scavare un canale _ per il passaggio della flotta, ad evitare i pericoli di un naufragio sugli scogli dell’Athos, dove gia era andata sommersa in una precedente spedizione Ja flotta di Mardonio (492 av. C.) '. Dove l’istmo s'annoda al continente era la citta di Acanto. Se- parata dall’Acte per mezzo del golfo Singitico era la penisola Sitonia, colla citté di Tordne; e sem- pre piu verso cyest, al di la.del golfo Toronaico, era la penisola di Palléne, colle citta di Mende e Scione, sul versante meridionale, e Potidea, impor- tante colonia corinzia, sull’istmo, Non lungi da que- sta, all’estremita del golfo Toronaico, stava Olinto. ‘ Questa straordinaria impresa é narrata da Erodoto (VII. 22 seg.), mapare che gia gli antichi l’avessero in conto di favo- losa. Giovenale dice: Velificatus Athos et quidquid Graecia mendaz — Audet in historia... (C. X. 174). 74 Capitolo Quinto. fe NE Aw Queste citta greche erano una continua spina nel fianco della monarchia macedone, che fu costretta per loro cagione a parteggiare contro Atene nella guerra del Peloponneso. Al di la delle montagne, nel nord della Calcidica, era il lago di Bolbe. CAPITOLO YI. GRECIA SETTENTRIONALE. 1. CARATTERI GENERALI DEL PAESE E DELLA POopoLAa- ZIONE DI Grecra. — La regione detta comunemente Grecia, ma dai Greci perd chiamata Ellade *, pro- priamente incominciava dalla Tessaglia, Per pit rispetti pud dirsi fosse la regione meglio conformata del mondo antico, e questa conformazione ebbe gran- de influenza sul carattere e sulla storia de’ suoi abitanti. Le osservazioni gia fatte sui caratteri del- Europa paragonata ai due continenti d’Asia e d’Africa, possono ancor pit strettamente essere applicati alla Grecia. Nessun’altra regione ha un littorale cosi esteso’in proporzione colla sua area, né un cos} svariato contorno, né tanto numero di Seni e di porti. D’altra parte, sebbene la Grecia sia veramente una regione montuosa, tuttayia non ‘ Hellas é una designazione etnografica piuttosto che geo- grafica, indicando la dimora della razza Ellenica, prima ri- stretta alla Tessaglia, poi allargata ad altri paesig Furono i Romani che dettero alla regione il nome di Graecia; Vorigine del qual nome e il perché della mutazione rimangono ignoti. Grecia Settentrionale. 75 é, come la Tracia, un irregolare ammasso di mon- tagne; e la superficie, 0 montuosa o piana, é net- tamente distinta in gran numero di piccoli distretti. Gli effetti di queste peculiarita appaiono evidenti nella storia: siccome quasi ogni parte del paese trovavasi d’essere nelle vicinanze del mare, cos) i Greci furono essenzialmente un popolo marinaro ; la ripartizione della regione in aree di moderata estensione faceva che si formasse un numero di Stati separati senza che si componessero in una riu- nita nazione, E il carattere del popolo greco risentiva particolarmente di queste influenze. Il montanaro é sempre insigne per caldo amor della patria e della liberta, e l’uomo di mare, a cagione della sua vita mutevole e avventurosa, acquista ardimento e pro- pensione alle nuove idee. Questi due particolari elementi del carattere, derivati dalla condizione geografica del paese, pienamente si accordavano nel popolo greco. Nel medesimotempo, dalla grande va- rieta della superficie di questa regione, distinta fra montagne, colline, valli e pianure, e dalla varieta di occupazioni che ne conseguiva negli abitanti, era favorita quella versatilita d’ingegno, per la quale i Greci divennero famosi; e al clima temperato e all’assenza di oggetti di smisurata, opprimente grandezza, rispondeva quello squisito sentimento delle proporzioni, scevro d’ogni stranezza, in cui pud dirsi consistere il segreto del gusto greco. Nella formazione del carattere nazionale due eie- menti devono concordare, uno interno, cioé la na- tura della razza, l’altro esterno, cioé le condizioni in cui essa si sviluppa. Ora la ragione per cui il popolo greco crebbe cosi insigne, in riguardo spe- 76 Capitolo Sesto. cialmente allo sviluppo intellettuale, & ch’esso pos- sedeva appieno questi due elementi, la razza e il paese, e che |’ uno rispondeva strettamente all’ al- tro, Devesi ancora aver presente che le peculiari fattezze ora accennate, cosi del paese come della popolazione, si fanno pii spiccate man mano che S1 procede verso il mezzodi; giacché nella Tes- Saglia e nell’Epiro, regioni occupate dai piani lit- torali e meno variate nella superficie, la popola- zione teneva meno vivo il carattere greco; nei di- Stretti centrali, posti fra i due ora nominati e l'istmo di Corinto, e infine pit ancora nelle parti meridionali, cioé nel Peloponneso, si ha la mag- gior varieta del suolo e il pid schietto tipo della lazza,. 2. MonTaGNe DELLA GRECIA SETTENTRIONALE E CEN- TRALE. — La Grecia settentrionale é divisa in due parti da una ben definita catena, che a modo di vertebra, prima col nome di Scardo e poi di Pindo, attraversa la regione da nord a sud. Lo Scardo prende sua origine assai lungi verso nord, al. di la dei piani di Pelagonia, e divide la regione ele- vata della Macedonia occidentale dall’aspro_terri- torio dell’Illirico, estendendosi a sud fino al Lincesti. Qui comincia la catena del Pindo, e dove essa rag- giunge l’angolo nord-ovest della Tessaglia s’aderge altissima col monte Lacmone, che forma il piu im- portante spartiacque e il maggior punto di rami- ficazione dei monti nella Grecia settentrionale, Di qui scorrono al mar occidentale |’ Aoo, I’ Aracto, l’Acheloo, all’orientale l’Aliacmone e il Peneo, e dallo stesso punto i monti Cerauni divergono a nord-ovest, stendendosi fino al promontorio d’Acro- Grecia Settentrionale. 77 ceraunia, opposto al calcagno d'Italia; ad est in- vece corre la catena dei monti Cambuni, che, dove toeca il golfo Termaico, s’ innalza coll’ Olimpo, di gran lunga il pit alto fra i monti della penisola greca, misurando 3000 metri sul livello del mare. Verso sud-est dell’Olimpo, la costa @ orlata dalla minore ma tuttavia pur alta catena dell’Ossae del Pelio; e questa si continua attraverso la rocciosa isola d’Eubea, e al di la ancora di questa nelle Cicladi settentrionali, cioé Andro, Teno e Micono. A sud del monte Lacmone, il Pindo divide la Tessaglia dall’Epiro, finché alla sua estremita me- ridionale si eleva col picco di Tifresto o Timfresto. A questo punto, presso la sorgente dello Spercheio Si dipartono parecchie catene: ad est J’Otri, che forma il limite meridionale della Tessaglia e do- mina la valle dello Spercheio e il golfo Ma- liaco; a sud est l’Oeta, non meno alto dell’Otri a cui corre parallelo come limite del medesimo di- stretto dal lato di sud; e a sud-oyest si distendono Je irregolari catene d’Etolia. Ma la pit diritta di- ramazione del Pindo @ quella serie di montagne che, sotto 1 nomi famosi di Parnasso ed Elicona, corre attraverso la Focide e la Beozia, e quindi, col nome di Citerone e Parnete, diyide quest’ ul- tima regione dall’ Attica, mentre una propagine dal Citerone stendendosi verso sud e costeggiando 11 golfo Corinzio, forma la gran massa di Geraneia, che sbarra l’adito all’istmo. All’incontro dall’estre- mita& dell’Oeta una pil bassa catena costeggia i] mar d’Eubea, passando attraverso il paese dei Locri e le parti occidentali della Beozia, finché raggiunge lestremita del Parnete e qui si eleya nell’alta pi- Capitolo Sesto. ramide del Pentelico, da dove poi gradatamente discende verso il promontorio Sunio e si continua piu oltre nelle isole di Ceo, Citno, Serifo e Sifno. Cosi la Grecia appare come difesa da una serie di trincee, perché l’Olimpo, l’Otri, 1Oeta, il Cite- rone e il Geraneia dovevano |’un dopo I’altro essere Superati prima che un’invasione giungesse nel Pelo- ponneso. Le montagne della Grecia sono nettamente tracciate e ben formate, e grande é il numero delle vette eminenti; giacché, sebbene solo l’Olimpo si elevi al di sopra dei 2500 metri, tuttavia si con- tano ben venticinque vette in varie parti della regione, che superano i 1200 m.; e parecchie di queste fino a tarda primavera sono coperte d’alta neve. 3, LInrA DELLE COSTE DELLA GRECIA SETTENTRIONALE E CENTRALE. — Nel tracciare il littorale della peni- sola greca dal monte Olimpo e dal promontorio d’ Acroceraunia all’istmo di Corinto, devesi anzi- tutto osservare che la regione é ristretta in due punti come da due cinture, a cagione dei profondi seni che su due lati, l’uno all’altro opposti, s’ad- dentrano fra terra. La prima di queste cinture @ formata dal golfo Maliaco e dall’Ambracio, intorno al parallelo del monte Timfresto; la seconda dal golfo Saronico e dal Corinzio sull’ uno e J’altro lato dell’istmo. La linea della costa orientale ed occidentale a nord del primo ristringimento @ re- lativamente uniforme, eccettuato dove il golfo Pa- gaseo, all’angolo sud-est della Tessaglia, forma una vasta baja tutta chiusa fra terre. Pid verso sud, la costa del mar Ionio, dal golfo d’Ambracia fino al promontorio di Rion, sullo stretto che mette Grecia Settentrionale. 79 nel golfo Corinzio, ancorché meno uniforme, tut- tavia possiede pochi porti; ma sul versante orien- tale la costa della Locride, della Beozia e dell’ At- tica @ grandemente frastagliata, e le sue acque Sono protette come da un riparo dalla lunga isola di Eubea. La stessa varieta di contorno si riscontra nel golfo Saronicoe sul littorale settentrionale del golfo di Corinto, la cui maggiore insenatura é@ quella detta baja di Crissa, che conduce a Delfo. E importante d’osservare che mentre la parte oc- cidentale della Grecia @ sprovveduta di buoni porti, questi invece abbondano sulla parte orien- tale; e su questo lato ancora si aprono le prin- cipali pianure marittime, quelle della Ftiotide, della Malide, di Atene e di Argo. Effetto di cid fu che 1 colonizzatori greci gia ad un tempo anti- chissimo presero a preferenza la via dell’ Oriente ; e il moyimento in questa direzione fu agevolato ancora dalle isole, che formavano quasi un ponte at- traverso |’ Egeo e naturalmente additavano ai co- loni le coste dell’Asia minore. 4, PosizIoNE DELLE cITTA’ GrecHE, — Effetto del- essere il suolo greco tutto a colline fu che le citta siano sorte solitamente sulle alture. Il luogo che 1 Greci a cid eleggevano di preferenza era Vestrema pendice di una catena montuosa, che do- Minasse una pianura od una vallata; qui trova- vansi al sicuro da assalti e avevano, per cosi dire, sotto mano un piano da coltivare. I! sommo del- Valtura occupata lo cingevano d’un muro di grossi massi ben connessi fra loro senza cemento, e a questa bisogna 1l suolo roccioso forniva abbondante materiale. In pit luoghi, e specialmente ad Atene, 80 Capitolo Sesto, Eee questa rocca o cittadella fu come il nucleo origi- nario della citta; poi man mano, gli edifizj si esten- devano git lungo la china e formavano il corpo maggiore della citta, che, distinta dalla cittadella, veniva alla sua volta circondata da una cerchia di mura; e ben raro era il caso che Ja citta cre- scesse, come fece Sparta, senza cingersi di forte Muraglia. Cosi provveduto alla facilita della difesa, pote, gia dai tempi pid antichi stabilirsi nella cit, un ben costituito ordine di cose; lo sviluppo della vita cittadina in tal guisa favorito e protetto, colle accalorate discussioni e col conflitto dei Var] in- teressi fomentd in tutto il popolo I’attivita politica € nutri lo spirito democratico. D’ altra parte perd il trovarsi imminente sopra la citta la rocca o Acropoli era non infrequente cagion di pericolo alla liberta dei cittadini, giacché quelli che si fossero impadroniti dell’altura fortificata potevano impor legge agli abitanti della cittd nel basso; e nol troviamo in fatti che il primo atto di chi im- prendesse a farsi tiranno era Sempre di occupare l’Acropoli. 0. Trssactia. — La Tessaglia, secondo Erodoto, era originariamente un mare interno, infino a che le acque della valle di Tempe non trovarono una via al mare per uno sbocco aperto da Nettuno, che col suo tridente spaccd il suolo fra Y’Olimpo e 1’Ossa. Questo concetto di Erodoto non @ lungi dalla pro- babilita, giacché tutta la regione @ irrigata dal Peneo e da’ suoi tributari, le cui acque trovano uscita al mare solo per la via ora indicata. II Peneo nasce dal monte Lacmone, nell’angolo nord- ovest della regione, e descrive un arco a mezzo Grecia Settentrionale. 8] “ il suo corso, dove riceve le acque dell’ Enipeo , dell’Apidano, dell’Onocono e del Pamiso che scorrono da sud, e poco prima di entrare nella valle di Tempe, @ rageiunto, dal lato di nord, dal Titaresio. Sulla riviera opposta, non lungi da questo punto, ha luogo un’ inondazione pe- riodica, e Je acque crescenti sono versate prima nel lago Nessonis e quindi in quello di Boebe, che giace li presso, sotto i fianchi del monte Pelio; questo lago non ha uscita, a cagione di un’altura che si frammette fra esso e il golfo Pagaseo. I confini della Tessaglia sono formati da ben definite catene di monti, cio, il Pindo ad ovest, l’Otri a sud, |’ Ossa e il Pelio ad est, € 1 monti Cambuni a nord. All’angolo nord- est si eleva altissimo il monte Olimpo a domi- mare il paese; il quale non devesi gia credere che nell’ interno sia un non interrotto piano, ma bensi @ intersecato da parecchie linee di colli, 1 pi notevoli dei quali sono quelli che mo. vendo da due lati, cioe da nord e da sud, si distendono in direzione di Larissa, circa a mezzo il corso del Peneo. La ricchezza del suolo era quasi un richiamo agli invasori; tali furono prima 1 Tessali stessi, che emigrati dall’ Epiro caccia- rono 1 Beoti, antichi occupatori del paese. Per questa stessa cagione la costituzione del paese differiva dagli ordinamenti che si riscontrano nel pi degli altri stati greci, essendo il suolo pos- seduto da poche ricche famiglie, quali gli Aleu- adi di Larissa e gli Scopadi di Crannone, e la- vorato da una popolazione ridotta a servitu. Nelle estese pianure erano allevati armenti di cavalli, Gentile. 9 &2 Capitolo Sesto. che facevano la Tessaglia famosa per le sue forze equestri *. 6, Disrrerri, cirta’ E VALICHI DELLA TESSAGLIA. — Ta Tessaglia distinguevasi in quattro distretti: Estieotide, Tessaliotide, Pelasgiotide e Ftiotide. Di questi distretti, 1’ Estieotide occupava 1|’angolo nord-ovest , presso il corso superiore del Peneo, avendo per citta capitale Tricca. La Tessaliotide occupava l’ angolo sud-est, ed era bagnata dagli affluenti meridionali del Peneo; qui giaceva Far- salo, e vicini 1 campi che furono scena della gran battaglia fra Cesare e Pompeo (48 av. C.). La Pe- lasgiotide, che stendevasi verso nord-est, era il di- stretto politicamente pik importante, perché con- teneva le citta di maggior conto, cioé Larissa sul Peneo, e pit oltre, verso sud, Crannone e Fera. Non lungi da quest’ultima citta erano le alture di Cinoscefale, luogo celebre per la disfatta data dal console romano Flaminino all’ultimo re di Mace- donia (197 av. C.), Il quarto distretto, la Ftotide, stendendosi in gran parte fra la china meridionale dell’Otri e i dintorni del golfo Pagaseo, formava per piu rispetti una regione separata, giacché era divisa dal resto della Tessaglia per mezzo di al- ture e si apriva sul mare. Tucidide dice che fu questa la patria primitiva della razza ellenica * ; aveva fama come paese natale di Achille, e il suo mare chiuso fra terre vicine sembra essere 4 Sulle monete di Tessaglia v’ ha per emblema un cavallo. Tricca, citta fra le maggiori, e da Omero detta « nudrice di cavalli », Il IV. 202, 2 Tucid. I. ¢ 3 Grecia Seitentrionale. 83 stato la culla della greca navigazione; di qui gli Argonauti mossero alla loro avyenturosa spedi- zione; nelle foreste del vicino Pelio furono recisi gli abeti per la nave Argo, e su un colle roccioso a capo del golgo Pagaseo sorgeva la citta di Jolco. Prossima a questa, sopra un promontorio, fu fabbricata, in tempi pit tardi, Demetriade da De- metrio Poliorcete (290 av. C.), e poiché essa domi- nava l’ingresso nella Tessaglia, fu dal suo fonda- tore chiamata una delle tre catene della Grecia, essendo le altre due la Calcide e Corinto. Delle estreme trib. tessaliche si possono ricordare i Perhaebi, al nord, lungo il corso del Titaresio; a sud-ovest i Dolopi e i Driopi, intorno alle radici del Pindo; ad est 1 Magneti, sulle alture dell’Ossa e del Pelio. — Il pitt famoso fra i valichi che mettono nella Tessaglia era la valle di Tempe, Stretta e tortuosa scoscenditura, lunga poco pit di sette chilom., bella di rigogliosa, vegetazione (onde @ dai poeti descritta come valle di delizioso soggiorno) ma tutta intorno chiusa da precipizi rocciosi, che la resero un forte punto di difesa. Questo poteva tuttavia essere girato per un altro valico, quello di Petra, sulla parte occidentale dell’Olimpo, che metteva nella pianura al nord di Larissa. Dall’Epiro eravi un valico attraverso il monte Lacmone per la valle del Peneo, e fu la via per la quale Cesare yenne ad accamparsi nel piani di Farsaglia. Dal golfo di Ambracia un al- tro valico conduceya attraverso 11 Pindo presso alla citta di Gomfi; e dalla parte del golfo Ma- liaco, |’Otri era attraversato da un passo detto Coela ossia « le cavita >, 84 Capitolo Sesto. 7, Intirico ep Errro. — L’Epiro, che giace sulla parte del Pindo opposta alla Tessaglia, forma uno spiccato contrasto con questa regione in ris Spetto della superficie, essendo tutto un grande ammasso di montagne. L’Illirico, da cui l’Epiroé Separato per la catena dei monti Cerauni, é@ pure montuoso, solcato da parecchi fiumi, primo fra i quali l’Aoo. Presso la costa s’incontrano qua e la ad intervalli delle pianure, che formavano la prin cipale ricchezza delle vicine colonie greche d’Epi- damno-e d’Apollonia. L’Epiro componevasi di tre distretti, Caonia, Molottide e Tesprozia. La Caonia giaceva a nord-ovest, stendendosi a sud fino al fiume Thyamis; in questa regione, quasi di fronte al nord di Corcira, era la citta di Butroto. La Molottide formava la parte orientale, lontana dal mare, e conteneva un ampio lago, detto Pambo- tis (lago di Giannina). La Tesprozia era la re- gione di sud-ovest ed aveva sulla costa le piccole isole di Sibota. Il fiume principale era |’ Aracto (Arta) che nasce nel Lacmone e scorre a sud nel golfo Ambracico (golfo d’Arta). Benché questa re- gione fosse poco conosciuta ai Greci, pure racchiu- deva tre luoghi del maggior momento in riguardo alle tradizioni religiose, cioé il fiume Acheronte, le sorgenti dell’ Acheloo e |’ oracolo di Dodona. L’ Acheronte scorre in una profonda gola, fram- mezzo ad un paesaggio ben acconcio ad ispirare religioso terrore; escendo da questa gola prima di giungere al mare esso si allarga in un marese, detto la palude Acherusia. L’Acheloo, che nasce non lungi dall’ Aracto, per qualche tratto lambe Ja catena del Pindo, finché entra nell’Acarnania; Grecia Settentrionale. 85 esso era dai Greci conosciuto come il pit -antico dei fiumi, I] luogo dell’oracolo di Dodona non é ben precisato, ma con probabilita giaceva nei din- torni del lago Pambotis. Sulla riva settentrionale del golfo Ambracico, tutto chiuso fra terre, era il distretto d’Ambracia, con una citta’ dello stesso nome, situata sull’ Aracto;.e sulla parte orien- tale era |’Amfilochia, colla citta capoluogo Argo. La lingua di terra che forma il lato di sud del- imboccatura della baia nomavasi Azio, luogo della grande vittoria riportata da Augusto contro Antonio e Cleopatra. (31 ay. C.) '. 8. Acarnania ED Evora. — La costa della Grecia a sud dell’Epiro spettava all’Acarnania. La mag- gior parte dell’area di questa regione & montuosa, solcata da un fiume importante, l’Acheloo, le cui acque fecondatrici la irrigano percorrendola da nord a sud. Sulle sue sponde, in una ricca_pia- nura, quasi al centro della regione sorgeva la citta capitale Strato, e presso la sua foce Oeniade, punto assai forte a cagione delle paludi ond’era recinto. Sulla costa dove |’Acheloo sbocca nel mare sono le isole dette anticamente Echinades * (Curzolari), alcune delle quali gia al tempo antico eransi con- giunte al continente a cagione dei depositi del flume. All’est dell’Acarnania era |’Etolia, la quale Si estendeya verso oriente fino all’imbocco del golfo Corinzio, E corsa da un fiume di mediocre ! A ricordo di questa vittoria Augusto fondo, al nord di Azio, Sulla sponda dell’Jonio, la citta di Nicopolis. 2 Echinades, cioé « ricci di mare », cosi dette pel loro con- torno tutto dentellato, 86 Capitolo Sesto. importanza, |’ Eveno, ed ha un vasto lago chia- mato Trichonis, Notevole fra mezzo le sue mon- tagne sorge 11 Corace, opposto al Parnasso, al quale é di poco inferiore in altezza. Lo stretto che mette nel golfo Corinzio fra il promontorio di Rion sulla costa Acaica, e di Antirrion su quella Etolica, mi- sura circa due chilom, e mezzo di larghezza, CAPITOLO VII. GRECIA CENTRALE. 1, Maripr, — Quella parte della Grecia a cui ora Cl accostiamo possiede in sommo grado 1 tratti che gia abbiamo presentati come caratteristici di questo paese, cioé ben spiccate catene di monti, variata vicenda di valli e di piani, lungo e fra- stagliato littorale; nel medesimo tempo essa rac- coglieva in sé una schietta popolazione ellenica. A sud della Tessaglia, la larga vallata dello Spercheo occupa lo spazio fra le catene parallele dell’Otri e dell’Oeta, stendendosi dalle radici del monte Tim- fresto fino al golfo Maliaco. L’angolo di questo territorio, che giace fra 1 pendii del monte Oeta e il mare, era detto Malide, ed aveya una gran 1m- portanza, formando come la chiave della Grecia col valico delle Termopili. Questo yalico famoso incominciava oltre il punto dove il fiume Asopo, uscendo da una gola dei monti nel lato meridio- nale della regione, scorreya nel mare; ma al presente Grecia Centrale. 87 le alluvioni dello Spercheo hanno portato la linea della costa tanto oltre nel mare che l’Asopo é di- ventato un tributario dello Spercheo, e un liscio piano si estende sotto le Termopili. A piedi delle alture, ad ovest dell’Asopo, stava la citta di Tra- chis, e un po’ pit a nord quella di Eraclea , cul gli Spartani fabbricarono come citta di presidio durante la guerra peloponnesiaca. Fu per le gole dell’ Asopo che parte dall’esercito persiano, condotto da Idarne, guadagnd l’altura detta Anopea, donde piombd alle spalle dei Greci. I] valico delle Ter- mopili era formato dalle scoscese montagne che scendono ripide al mare, ed era massimamente augusto nel luogo dove da terra ancora sgorgano le calde sorgenti che diedero nome al sito (Ther- mo-pylae « le porte calde »); e questo fu il punto dove gli Spartani con Leonida si sagrificarono alla patria. 2. Locrips. — Negli antichissimi tempi la razza dei Locri si stendeva dal golfo Maliaco a quel di Corinto; ma quando i Beoti migrarono dalla Tes- saglia, 1 Locri si divisero in due rami, cosi che nel tempi storici essi formavano due separate tribu sulle rive dei due mari. Le scabrose montagne, che si continuano dal monte Oeta lungo il golfo Maliaco, portavano il nome di Cnemis ed erano la sede dei Locri Epicnemidi, attraverso il cul territorio fra le Termopili e i piani della Focide era un valico importante, che metteva ad Elatea. Pit oltre ad est erano i Locri Opunzi (cosi detti da Opus, citta capoluogo) che dominavano il mar d’ Eubea ; e fra questi e gli Epicnemidi, possede- yvano i Focesi un tratto di paese detto Daphnus, 88 Capitolo Settimo. «i an aS =a vi panne ines eee a che prospettava il promontorio d’ Eubea chiamato Ceneo e le isole Licadi. L’ altra trib dei Locri, detta dei Locri Ozoli, occupava lo spazio trian- golare fra I’ Etolia e la Focide e le rive bagnate dalle acque dei golfi Crisseo e Corinzio, Nell’ e- stremo occidente del loro territorio stava Naupatto (Lepanto), citta importante con buon porto, che dominava l’ingresso del golfo; nell’interno dell’e- Stremita orientale, a capo della pianura Crissea, era Amfissa. Da questo luogo un valico condu- ceva al di la dei monti, attraverso la Doride , nella regione della Malide e nel nord della Gre- cia. — Il piccolo territorio della Doride, che, quan- tunque fosse stato un tempo sede della razza do- rica, conteneva appena quattro citta, era un di- Stretto montuoso fra il Parnasso e 1’Oeta. Qui erano le sorgenti del Cefiso, dal qual fiume la regione veniva strettamente congiunta colla Focide, 3, Focinz, — La Focide stava racchiusa fra j Locri Ozoli, la Doride, i Loeri Epicnemidi, la Beozia e le sponde del golfo Corinzio, Consisteva di due parti distinte, cioé la vallata superiore del Cefiso e la montuosa regione del Parnasso, La prima di queste parti era un’aperta stesa di ter: reco fiancheggiata da montagne e frapposta fra la Doride e la Beozia; l’altra era quasi per intero occupata dalla grande massa della montagna del Parnasso e de’suoi contrafforti; fra questa parte e e 11 golfo di Corinto si eleva il monte Cirphis , che si stende parallelo al Parnasso; nella profonda vallata di queste due montagne scorre il fiume Pleisto, discendendo al golfo Crisseo. Questa val- lata formava’ la linea della famosa Sytath 505¢ Grecia Centrale. ON EIS EA eae St ee (crocicchio) dove si rannodavano tre vie, una che metteva a Delfi, Valtra a Dauli, la terza a Tebe. Questo incontro formava la Tptodeg dove Edipo uccise il padre suo Laio. Sul lato meridionale del Parnasso, prospettante il monte Cirphis, sorgeva Delfi, che dall’altura dominava Ja valle del Plei- sto. Dal fondo del golfo Crisseo, dove s’apriva il porto di Cirra, al contrafforte del Parnasso, dove sorgeva Crissa quasi posto avanzato di Delfi, sten- devasi la pianura sacra, che era proibito di col- tivare; la violazione della qual proibizione fu causa della guerra sacra. Al di sopra della china roc: ciosa sulla quale s’adergeva Delfi, s'innalzano due ripide scogliere che concorrono ad angolo; nel punto del loro incontro, dove é uno stretto precipizio, zam- pilla la fonte Castalia, che di qui si travolge per ripide cascate a confondersi col Pleisto nella valle sopposta. Le scogliere ora descritte sono «il doppio giogo di Parnaso » spesso menzionato dai poeti, e vogliono essere ben distinte dalla vera sommita di questo monte, che s’eleva all’altezza di ben 2500 m. € Si termina con una sola vetta, non gia con due ', Il tempio di Apollo stava in bellissima postura, presso le falde della scogliera occidentale. I re- cessi montuosi e la bellezza del dintorno rende- vano questo luogo ben adatta sede del grande oracolo, * Sono frequenti le espressioni gemina Parnassi arw, Par- nassi cornuad. Lucano dice: Parnassus gemino petit aethera colle (Phars. V. 71.) — Le acque della fonte Castalia crede- vansi capaci d’ispirare i poeti; ed & superfluo ricordare come sul Parnaso e presso questa fonte fosse posta la sede delle Muse, ~ 90 Capitolo Settimo., 4, Beozia. — L’area della Beozia era pit grande che non I’ intera area delle regioni descritte nel presente capitolo prese assieme. Essa godeva i grandi vantaggi di costeggiare cos} il mare orien- tale come l’occidentale, di esser posta sulla via principale del commercio fra la Focide e I Attica e di dominare il passaggio dalla Grecia setten- trionale alla meridionale. Ma tutti questi vantage pare fossero ridotti a nulla dalla crassa aria delle umide sue valli, che faceva 1 Beoti mal rinomati per il loro temperamento flemmatico, per il grosso intelletto e la rossezza dei modi '. L’interno della regione @ chiuso da montagne su quattro lati: verso |’Attica dal Citerone e dal Parnete; verso il mar d'Eubea dalla continuazione delle montagne Opunzie; verso il golfo Corinzio dall’ Elicona ; verso la Focide dalle propagini delle montagne circonvicine. Di queste tutte, l’Elicona era la pit alta e la pit famosa, quale altro soggiorno delle Muse. Il nome d’una delle sue pendici, il monte Leibetrio, e 1 nomi delle fonti che scorrono sui suoi fianchi, Aganippe ed Ippocrene, sono stretta- mente legati alle belle leggende di quelle divinita, La regione cosi circoscritta era divisa da una se- rie di colline in due sezioni, le cui rispettive citta principali erano Orcomeno e Tebe; conseguente- mente la storia della regione si aggira tutta intorno a queste due citta, giacché nell’eta eroica fu Orco- ee ‘11 grosso cervello dei Beoti era passato in proverbio. Cfr. Cic. de fat. c. 4. — Corn. Nep, Alc. c. 11. Epam. c. 5. — Oraz. Epist. Il. c. 244. Tuttavia non vuolsi dimenticare che Esiodo, Pindaro, Plutarco nacquero in Beozia, Grecia Centrale. Q] meno il luogo pit importante della Beozia, quan- d’ essa era governata dalla dinastia dei Minii; e Tebe lo fu nel periodo posteriore. La pit occiden- tale delle due sezioni racchinde il lago di Co- pais, Jarga espansione d’acque basse, che nella state diventa poco meno di una palude; esso @ alimentato dal fiume Cefiso, che nascendo nella Doride e scorrendo attraverso i bassi paesi della Focide entra nella Beozia per un valico presso Ja citta di Cheronea. Questo valico era 1] pit im- portante adito alla regione, e in conseguenza di cid il piano di Cheronea fu sempre un gran campo di battaglia. Le acque del lago Copais si scaricano nel mar d’Kubea per canali sotterranei, parte na- turali, parte artificiali. Le altre pi notevoli citta di questa sezione, dopo Orcomeno e Cheronea, erano Lebadeia, Coronea, e Aliarto. — Lialtra se- zione, meno regolare nel suo contorno, era irrigata dal fiume Asopo, che nasce ad occidente non lungi da Tespie da Leuttra, e passando per Tanagra ed Enéfita si versa nel mare orientale, Ad occidente della sua foce era Delio, con un famoso tempio di Apollo, In una pianura, a mezza via fra i due mari, sorgeva Tebe, fabbricata su uno sprone del monte Teumesso, Sull’unoe I’altro lato della citta scorrevano due fiumi, Dirce ed Ismeno, che confon- dono le loro acque nel piano, La copia dacque e Ja posizione centrale formavano 1 mageiorl van: tagoi di questo sito. La rivale citta di *Platea Side ceva sulla china settentrionale del Citerone, fe) quindi in stretta vicinanza dell’Attica, colla quale ebbe intime relazioni politiche; sul fianco del Ci- terone, ad est di Platea, erano le due citta di con- fine, Hysiae ed Erythrae, 92 es na, Capitolo Settimo. 0. Evpra. — L’isola di Eubea (Negroponte) per Ja sua posizione parrebbe naturalmente collegarsi alla Beozia; e cosi fu in fatti, quando nel corso della guerra Peloponnesiaca lo stretto dell’ Euripo, nel punto pit angusto del mar d’ Eubea, fu con- giunto con ‘un ponte, che poggia su una pila cen- trale formata da uno scoglio sorgente a mezzo il canale, L’Kuripo @ famoso per le sue maree, che variano a pili riprese in un medesimo giorno. II dominar questo stretto era del massimo momento, giacché molta parte del commercio dal nord del- I’ Egeo passava per questa via alla volta dell’At- tica e del Peloponneso, per evitare i pericoli del- alto mare e le rocciose coste orientali dell’isola. Per questo la citta di Calcide, fabbricata sul lido euboico dell’Euripo, presto sorse a grandezza, come appare dalle molte sue colonie nella Calcidica. Poche miglia a sud di questa era la seconda citt& dell’isola, Eretria, di fronte alla quale su un’altura della costa beotica sorgeva Aulide, da dove salpd Ja flotta d’Agamennone. Tutta l’Eubea @ percorsa da una linea di roccie a guisa di spina dorsale, che pud riguardarsi quale continuazione della catena dell’Ossa e del Pelio; essa raggiunge la sua maggiore altezza col monte Dirphe, dietro Calcide. Sulla costa nord, di fronte all’imboccatura del golfo Pagaseo, é il promontorio d’ Artemisio, scena della battaglia navale fra i Greci e i Per- siani (480 av. C.). L’ estremita meridionale termi- nava nel promontori di Cafareo e Geresto, gran- demente temuti dai naviganti per le violenti procelle. Presso il capo Geresto, di fronte all’Attica, era la citta di Caristo, Grecia Centrale. 6. Murcarine ep Attica. — ConrorNni GENERALI. Fra la Beozia e il golfo Saronico giace una regione a forma di triangolo, ch’era occupata dai distretti della Megaride e dell’ Attica; in origine, prima dell’ invasione Dorica, era questa politicamente, come lo é fisicamente, una sola regione, tutta in potere della razza ionica. Dalla sua situazione, ossia dallo stendersi ch’ essa fa nell’ Egeo, questa regione era specialmente adatta a mantenere le relazioni coi paesi forestieri, e a diventar la sede di una grande potenza marittima;e il suo terreno di natura rocciosa contribuiva a questo risultato, giacché lo scarso compenso che il suolo rendeva alle fatiche dell’ agricoltura volgeva le cure degli abitanti al mare. La vicinanza del mare fa pure che la temperatura qui sia delle pit costanti di tutta la Grecia, e per tale rispetto questa regione presenta un forte contrasto colla vicina Beozia, che soffre degli estremi del caldo e del freddar Le barriere montuose che la separano dalla Beozia sono formate dal Citerone ad ovest, e dalla giogaia del Parnete ad est; presso il loro punto di con- giunzione era il passo di File, occupato da Tra- sibolo al tempo dei trenta tiranni; questo condu- cevaad Acharne, che sta a capo della pianura di Atene. Sui Jati di Filesi aprivano altri due passi, uno presso Drioscefale, da Platea ad Elensi attra- verso il Citerone, l’altro presso Decelea, da Ordépo ad Atene attraverso il Parnete. Tutta l’area @ di- Stinta in varii piani da una successione di alture, delle quali Ja pit occidentale costeggia il golfo Corinzio e si annoda alla gran massa Geraneia, che si stende da un mare all’ altro a fronte del- 04 Capitolo Settumd. Vistmo; vicina a questa segue |’ altura che forma confine fra la Megaride e |’Attica. — La citta di Megara era situata a un chilom. e mezzo dal golfo Saronico, sul quale possedeva il posto di Nisea, coll’isola Minoa di fronte, mentre aveya altro porto di Pege sul golfo Corinzio. Alla sua posizione dovette Megara la sua prosperita, per- ché dominaya due mari e l’ingresso nel Pelopon- neso, dove si penetrava per due valichi; uno at- traverso la catena Geraneia, l’altro lungo il golfo Saronico, sotto 1 pericolosi dirupi delle roccie Sci- ronie. 7. Descrizione peti’ Arrica, — Ad est della Me- garide giace la pianura di Eleusi, separata da quella di Atene per la catena dell’ Egaleo; Ja porzione prossima a questa montagna era particolarmente distinta col nome di piano di Triasia, Un abbas- samento -della catena segna il punto dove la Sacra Via passava da Atene “ad Eleusi. La postura di quest’ ultima era sul lido, in fondo della baja Sbarrata dall’isola di Salamina. Scena della famosa battaglia combattutasi fra i Greci e i Persiani nel 480 av. C. fu lo stretto fra quest’ isola e l’estre- mita dell’Egaleo; l’ultima pendice di questa mon- tagna era quel ciglione roccioso da cui Serse con- templd la pugna *. Nel mezzo dello stretto giace Visolotto di Psittaleia, La pianura d’Atene, fian- cheggiata dall’ Egaleo e dall’ Imetto, si stendeva dai piedi del Parnete al golfo Saronico. Sulla sua ' Vedi la descrizione di questa battaglia in Erodoto, VII, 33 Seg, e in Eschilo, Persiani dal v. 249, seg, Grecia Centrale. 95 parte orientale, a circa 8 chilom, dal mare, @ il sito di Atene, segnato da un gruppo di basse col- line, a nord-est delle quali si eleva una maggiore altura, il monte Licabetto. Due fiumi bagnano la pianura, I’Ilisso, scorrendo dall’'Imetto e lambendo la parte orientale della citta, dove riceve le acque della fontana Callirhoe, e il Cefiso, fiume di pitt largo corso, che svende dal Parnete, inalfiando una lunga tratta di rigogliosa vegetazione fra Atene e l’Egaleo; qui le sue acque, divertite per irriga- zione, fertilizzavano i boschetti di Colonce 1 giar- dini di Academo. II lido della pianura @ rotto in vari seni; che formavano i porti di Atene. Verso nord-est la pianura @ chiusa dallo svelto picco del Pentelico o Brilesso, sui cui fianchi erano ie cave di marmo che fornirono il materiale ai tem- pli di Atene. Fra il Pentelico e l'Imetto corre un intervallo di oltre 3 chilom. che forma |’ ingresso nella Mesogea, interna e ondulata pianura, che si stende fin quasi al capo Sunio; principale fra le citta di questo piano era Brauron. Il promontorio col quale si termina l’[metto chiamavasi Zoster, e il lembo di littorale che stendesi da qui fino a Sunio ed é@ separato dalla Mesogea per mezzo di una linea di bassi monti, formava il distretto di Paralia. All’angolo nord-est dell’ Attica, di fronte al- !’Eubea, @ il piccolo e famoso piano di Maratona, chiuso su tre lati dal Parnete e dal Pentelico, e sul quarto dal mare. Fu dalle pendici del Pente- lico che i Greci discesero a battaglia contro 1 Persiani schierati sul lido, chiusi ai fianchi da paludi che impedivano il libero movimento del loro grande esercito. Gli abitanti di questa regione 96 Capitolo Settimo. = e delle vicine montagne erano i Diacrii o Ipera- crit (abitanti le alture), formanti una delle tre fazioni politiche dell’Attica; essendo poveri mon- tanari erano anche i piu inclini alle rivoluzioni, Le altre due fazioni erano i Pediei (abitanti la pianura), ricchi possessori del piano e per cid na- turalmente conservatori, e i Paralii (abitanti il lit- torale), dati agli interessi mercantili, e formanti un partito moderato, mediano fra gli altri due, Resta da notare il distretto di Oropo, che giacendo a nord del Pentelico verso i1 mar di Eubea, geo- graficamente apparteneva alla Beozia; ma gli Ate- niesi con gelosa cura custodirono quel possesso per mantenersi libera comunicazione con Euhea. 8. Arens. — Il pit elevato fra i colli di Atene é un altura rocciosa dai fianchi dirupati, di forma quasi ovale, piana alla sommita, sulla quale tor- reggiava 1’ Acropoli. La sua area misura circa 300 m, in lunghezza e 150 in Jarghezza; la sua altezza @ di poco pit che 100 m. sul livello della pianura. I Propilei (vestibolo), per i quali si ac- cedeva al colle dal lato d’occidente, erano capola- vori d’architettura; sul piano della sommita fra le altre magnificenze dell’arte, stavano verso nord la colossale statua di Athena Promachos, e il tempio jonico detto Eretteo; verso sud il Partenone ! ere cnet, 1 {1 Partenione, tempio consacratoa Minerva vergine, edificato da Ictino e Callicrate, architetti, e ornato dalla mano di Fidia, era forse la pitt perfetta creazione dell’architettura antica. Trasformato in chiesa cristiana, sussistette quasi intatto fino al 1687, quando, assediata Atene dai Veneziani, 1’ edifizio salto in aria per lo scoppio delle polveri ivi depositate. Nuovi danni soffri poi nel 1827, 7! Grecia Centrale, Questo colle, come gia s’é notato (c. VI. 4.), fu la originaria citta, e in seguito venne tenuto come fortezza e santuario. Di lasst la vista spazia su tutto il piano e sulle montagne vicine, abbrac- ciando insieme il golfo Saronico, Egina, Ja costa Argolica e l’Acrocorinto. I dirupia nord dell’Acro- poli eran detti « le rupi lunghe » e sotto que- ste stendevasi un parte di muro detto Pelasgicum e riszuardato come luogo maledetto, Ad ovest dell’Acropoli e separato da questa per via di un avvallamento del suolo, sorgeva un rialzo roccioso, l’Areopago. Tenevansi su questa sommita le riu- nioni di quel famoso venerando tribunale che dal luogo prendeva il nome; qui erano scavati sedili nella viva roccia in guisa da formare tre lati di uno spazzo, a cui si accedeva dal basso per una scalea, L’Areopago era quasi un legame fra |’Acro- poli e gli altri colli distendentisi in linea sul lato occidentale; il piu settentrionale di essi era il colle delle Ninfe; seguiva vicino il colle della Pnice (Pnyx) e al sud il Museium. La Paice o gran piazza delle adunanze del popolo Ateniese, prospettava 1 Propilei, ed era un’‘inclinata area di terreno, capace di contenere molte migliaia di persone ; alla sua estremita sorgeva il béma o tri- buna, sorretto da tre gradini di pietra. Lo spazio racchiuso fra |’Acropoli, l’Areopago e la Pnice supponesi da alcuno fosse l’Agora (piazza del mer- cato), mentre altri credono essa fosse nella parte pit bassa a nord dell’ Areopago. Intorno al colle delle Ninfe era il quartiere detto 11 Ceramico (mercato delle stovighe). Il gran teatro di Dioniso, in cut rappresentavaus! le produzioni dei sommi dramma- ~ Gentile. 8 98 Capitolo Settimo. tici Ateniesi, sorgeva vicino all’angolo sud-est del- l’Acropoli, e parecchie file de’ suoi sedili erano scavate nel fianco stesso del colle; il teatro era capace di 20,000 spettatori; il sacro quartiere in cul esso giaceva chiamavasi Lenaewm. Nei tempi piu antichi Ja citt& (asty) stendevasi a sud dell’A- cropoli, ma in un periodo posteriore essa si al- Jargd anche sullo spazio verso nord. 9. Porzr pr Arene. — Sul lido, a sud-ovest, sorge una massa di terreno roccioso: é il colle di Mu- nichia, che formava |’Acropoli della citth del Pi- reo. Ad est di questo colle si stende l’aperta baja di Falero, meutre ad occidente giace il Pireo, uno de’ pit bei porti, profondo, spazioso, tutto cinto all’intorno dal lido, giacché una lingua di terra, detta Eezionea, che si protende dalla sponda set- tentrionale, quasi ne chiude l’imbocco. Sulla sponda meridionale era un’insenatura detta Cantaro, riser- vata alle navi da guerra, restando il rimanente del porto libero alle navi mercantili. Sul?opposto lato della penisola del Pireo, un piccolo porto detto Zea s insenava fra terra, e insieme col Cantaro quasi divideva la penisola in due parti. Fra Zea e Falero, una piccola ripiegatura del colle di Mu- nichia formava il porto di questo nome. Le origi- narie « lunghe mura» fabbricate per disegno di Te- mistocle, correvano da Atene una al Pireo, l’altra sul fianco orientale della baja di Falero; la terza, che fu aggiunta per opera di Pericle, connetteva Ja parte delle fortificazioni del Pireo, che guarda ad est verso Munichia, colla citta. Il Peloponneso e le Isole. ren ee. A CAPITOLO VIII. IL PELOPONNESO E LE ISOLE. 1, In Prtoponneso, — Coste §£ wontacye. — I] Peloponneso (Morea) per la sua larga superficie, per la costa dentellata, per le catene di monti che vi fanno quasi da venature, fu dagli antichi paragonato ad una foglia di platano. In rispetto alla varieta della configurazione del litorale con- viene fare una distinzione fra Je varie sue parti, Il contorno uniforme della costa settentrionale con- trasta fortemente colla linea spezzata del Jato op- posto al golfo di Corinto. Anche qui, come nella Grecia settentrionale, (cfr. c. VI. 4) la costa occi- dentale @ affatto sprovveduta di porti, essendone il solo di qualche importanza quello di Pilo in Messenia, D’altra parte la costa meridionale coi suol tre promontorii e coi profondi golfi di Mes- senia e di Laconia, d& imagine del tridente della penisola Calcidica (c. V. 13). Il territorio dell’Ar- golide @ il pit frastagliato e il pit’ marittimo fra tutti..— Le montagne del Peloponneso si possono riguardare come diradianti dall’Arcadia, che é@ ve- ramente la regione montuosa del paese ‘. La ca- ! per le montagne e per l’aspetto del paese, l’Arcadia fu detta « la Svizzera della Grecia »; de’ suoi monti, l’ Erimanto, per le fitte foreste popolate di fiere, era creduto prediletto sog- giorno di Diana, 100 Capitolo Oltavo. pe Sas Oa Soe a tena principale corre lungo il nord di questa re- gione, separandola dall’Acaja, e sorge in tre alte vette tutte superiori ai 2000 m., cioé il Cillene nell’est, l’Aroanio nel centro, e |’Erimanto nell’o- vest. Le altre montagne corrono in angolo retto alla catena principale, e sono: nell’est dell’Arcadia, l’Artemisio e il Partenio, continuato poi dal Parnon attraverso alla Laconia fino al promontorio di Ma- lea; nel centro, il Menalo che si prolunga poi nel Taigeto, alto 2400 m., fra la Laconia e la Messenia, fin git al capo Tenaro; all’ovest si ha una pid irre- golare catena, il cui pit alto culmine é il Liceo, nel sud-ovest dell’Arcadia, da dove si prolunga in una serie di colline a mezzod} fino al capo d’Acrita, Le montagne dell’Argolide formano una catena se- parata, che interseca la regione dal Cillene al capo Scilleo; verso nord si Spiega la catena di Oneia , che fronteggia l’istmo. — II Peloponneso, pit che alcuna altra parte della Grecia, forma una regione unita, 1 cui abitanti dovevano naturalmente con- giunsersi per ragione di difesa; ma nella realta anche il Peloponneso consisteva di separati di- Stretti, incapaci di legarsi in durevole unione uno coll’altro. Per il suo carattere e peninsulare € marittimo esso segnava il punto culminante della Grecia, e, preso nel suo insieme conteneva le schiatte pid vigorose e del pid sincero tipo el- lenico, Infine esso era come il pid forte ridotto, In CUi poleva sostenersi l'estrema difesa quando gli altri esteriori propuguacoli gia fossero stati presi, 2. Corinzta. — L’istmo di Corinto @ uno spazio di terreno ondulato, disteso fra la catena Gerancia ~~ fl Peloponneso e¢ le Lsole. 101 as St li tl hl e quella d’Oneia, fra il golfo Corinzio ed il Saro- nico. Misura nella parte sua pid stretta cinque chilom. e mezzo di larghezza. La _ sua superficie é sulficientemente piana per potervisi trarre attra: verso le piccole navi, al qual uopo un diolcos, sorta di strada carreggiabile, eravi costrutto. Ne- rone imperatore tentd di tagliar l’istmo scavandovi un canale; in varii tempi vi vennero fabbricate attraverso forti muraglie. Verso il golfo Saronico era eretto il santuario di Poseidon (Nettuno), dove ogni due anni celebravansi i giuochi istmici, La vera linea di difesa contro le invasioni nel Pelo- ponneso era formata dalle montagne di Oneia, di fronte alle quali sorgeva Corinto, colla sua citta- della torreggiante sopra uno scoglio, l’Acrocorinto. La citt& aveva una massima importanza nei dise- gni strategici, e dalla sua postura a cavalcione di due mari nasceva la grande sua prosperita com- merciale ‘, Aveva due porti, quello di Lecheo sul golfo Corinzio, quello di Cencrea sul golio Saro- nico. Circa 14 chilometri a nord-ovest di Co- rinto, non lungi dal mare, stava Sicione, citta che ebbe grande importanza politica nei piu antichi tempi *, 3. Acasa. — II litorale da Sicione al promon- torio d’Arasso, fuori dell’imboccatura del golfo di ' Bimaris Corintht moenta, Oraz. Od. I. 7. 1. Fin dai tempi d’Omero, Corinto chiamavasi per antonomasia « la ricca » Il. II. 570. * Sicione fu specialmente famosa per le fiorenti sue scuole di pittura e di scoltura. Policleto e Lisippo, per non dire d’al- tri artisti, furono sua gloria. 102 Capitolo Oltavo. Corinto, formava il distretto d’Acaja, che constava delle pendici frapposte fra le montagne arcadiche e il golfo Corinzio. Era una prospera e fertile con- trada, ma non giunse a vera importanza se non in un tardo periodo della storia greca, giacché la mancanza di porti tolse che divenisse una potenza marittima. Il suo terreno é rotto dalle propagini dei monti che corrono dall'interno al mare e divi- dono il paese in molte piccole aree, intersecate da numerosi piccoli fiumi. I] risultato di tale confi- gurazione iu, come nella regione della Fenicia si- milmente foggiata (c. III. 3), che le sue dodici citta si lezarono insieme a formare una confede- razione, primo germe della famosa Lega Achea. Le principali sue citta erano: al di dentro dello stretto, Pellene, Ega, Egione ed Elice; al di fuori Patra (Patrasso), alle cui spalle sorge l’alto monte detto Panacaico. 4, Eins. — L’ angolo nord-ovest del Pelopon- neso era occupato dall’ Elide, regione composta di molte vallate, contornata lungo il mare da una zona di sabbie, da cui protendesi lo sco- glioso capo di Chelonata. Era divisa in tre parti: 1,*) Elide cava, formata dalla valle del Peneo in- sieme colle pendici del monte Erimanto da cui quel fiume discende. 2.*) Pisatide, parte centrale, che comprendeva i dintorni della pit bassa vallata dell’ Alfeo 1, ed era separata dalla regione prece- 4 Credevano gli antichi che l’Alfeo continuasse il suo Corso Sotto il mare e si mescolasse colle acque della fonte Aretusa in Sicilia, cfr. Virg. En. IIT, 692-696, Tl Peloponneso e le Isole. 103 dente per mezzo del monte Foloe, propagine del- !Erimauto. 3.*) Trifilia, stretta zona di terra fra 1 monti e il mare, che si stende a sud fino ai con- fini della Messenia, dalla quale era separata per il fiume Neda. La citta di Elide aveva un porto detto Cillene, in un piccolo seno sul lato setten- trionale del capo Chelonata. Il luogo di gran lunga pid importante in tutta la regione era Olimpia, teatro delle grandi feste nazionali '. Questo sacro luogo giaceva in un’ampia e fertile vallata, fian- cheggiata da bassi colli e bagnata dalle acque del- I’ Alfeo; trovandosi a poche miglia dal mare vi affluivano in gran numero 1 yisitatori non solo dal continente, ma ancora dalle lontane colonie, specialmente dalla Sicilia, e noi vediamo molti nativi di quest’isola celebrati nei carmi di Pindaro per le vittorie nei giuochi. Il tempio di Zeus (Giove), insieme collo Stadio e coll’ Ippodromo, sorgeya in un piano sulla sponda settentrionale dell’Alfeo, presso al punto dove esso riceve le acque del fiume Cladeo. La prosperita dell’ Elide dipendeva specialmente da quel sacro carattere che aveva come sede delle grandi feste panelle- niche. ©. Messenra. — La Messenia era il distretto posto a sud dell’Klide e ad ovest della Laconia, uno dei pit fertili di tutta la Grecia, con un ! Olimpia piuttosto che una vera e propria citta era un’ag- slomerazione di pubblici edifizi. Le feste si celebravano a pe- riodi di quattro anni, e questi periodi, detti Olimpiadi, forma- rono il modo della cronologia greca, a cominciare dal 776 a, C., I," Olimp. 104 Capitolo Oltaro. pe clima dolcissimo '; di qui venne la sua sven- tura, perché la ricchezza del suolo fu una tenta- zione al vicini Spartani, e 1 suoi abitanti non possedeyano la necessaria vigoria per una conti- nua resistenza. Essa distinguesi in due piani, il superiore e |’inferiore, chiusi fra montagne, che spiccandosi dal monte Liceo corrono verso mez- zodi da una parte fino al capo d’Acrita, dall’altra ai fianchi del Taigeto. Fra i due piani sapre una stretta valle formata da due coste di monte, che Si Muoyono incontro, delle quali quella sul lato occidentale 6 il monte Itome. I] piano superiore profondamente infossato fra montagne era detto Steniclero, e presso il suo termine sorgeva la roc- ciosa eminenza d’Ira, scena della finale agonia della nazione. Itome, sull’estremo limite meridio- nale del piano superiore, ergevasi sopra una larga vetta, ad 800 m. sul livello dei mare, e fu per dieci anni difesa contro gli Spartani dal re Ari- stodemo (734-724 av. C.). Quando i Messeni furono ricondotti nel loro paese da Kpaminonda, venne fabbricata, sul lato occidentale del monte Itome, Ja citta di Messene (369 av. C.), Il piano inferiore si estende dalle falde d’Itome all’estremita del golfo Messenico ed @ irrigato dal Pamiso. Sulla costa occidentale della Messenia aprivasi il bel porto di Pilo (Baia di Navarino) formato da una insenatura della costa, innanzi alla quale si di- stende la lunga e angusta isola di Sfacteria. A 1 Specialmente fertile era la parte meridionale, onde fu da alcuno denominata Macaria « heata » Il Peloponneso e le Isole. 105 nord, di faccia a Sfacteria, al di 1a di uno stretto canale, @ un roccioso capo detto anticamente Co- rifasio o Pilo, posto fra il mare e quello che oggi é un padule, ma in altri tempi probabilmente era una pianura arenosa '. Sfacteria misura poco meno di 5 chilom. in lunghezza, ed elevasi gra- datamente da sud a nord. Nella storia greca quest'isola @ famosa perché divenne, per un mo- mento, il principale campo della guerra pelopon- nesiaca (426-425 av. C.). A sud di Pilo era il buon porto di Metone (Modon), all’ eta d’ Omero detto Pedaso. Sul lato orientale del promontorio d’ Acrita era la citta di Asine, abitata dai Driopi che qui avevano migrato da Asine nell’Argolide. 6. Laconta. — La parte pit importante della Laconia era la valle di Sparta, profondo abbassa- mento fra il monte Taigeto ed il Parnon, della estensione di 120 chilom. di lunghezza per 8 di larghezza; la valle @ bagnata dall’ Eurota, che tutta la percorre scendendo dai monti dell’ Arca- dia; a mezzodi i fianchi della valle si restrin- gono e il fiume per uno stretto valico mette nel mare. E questa la « bassa, concava Lacedemone » (xotAn Aaxedatuav) « la regione dalle molte ca- vita » (xntwecac) di Omero; l’ultimo epiteto si ri- ferisce specialmente alle molte spaccature e infos- samenti che sono nell’ondulato terreno intorno a Lacedemone *, La citta di Sparta sorgeva sopra 4 D’ onde l’ omerico epiteto tanto spesso applicato a Pilo di « arenosa ». 21 nomi di Laconia e Lacédemone vengono dai moderni eti- mologi rannodati alla radice Zac di laces, lacewna, onde quei 106 Capitolo Oltavo. alcuni bassi colli, alla riva occidentale dell’Eurota. Che Sparta non abbia curato di cingersi di mura é@ facilmente compreso quando si veggono i monti che Je fanno forte barriera tutto all’intorno‘; due soli valichi li attraversano, e tutte e due sono scoscesi e facili a difendersi: uno di essi conduceva dal piano di Steniclero e dal sud-ovest dell’Arcadia nella parte superiore della valle dell’ Eurota, 1’ altro passava per Sellasia, ad est di Sparta, dove s’ in- contravano le strade da Tegea al sud-est dell’ Ar- cadia e da Argo a Thyrea. Sellasia fu teatro della grande sconfitta che gli Spartani tocca- rono guerreggiando contro Antigono Dosone (221 av. C.). A considerare la postura del popolo spar- tano in questa remota vallata, molte cose della sua storia e delle sue istituzioni si: chiariscono pit evidenti. Un popolo cresciuto in simile paese doveva naturalmente diyentare esclusivo, alieno e repugnante alle idee degli altri popoli esterni; donde derivd la possibilits di mantenervi dure- volmente una cosi rigorosa costituzione, come quella di Licurgo, e di concentrare intorno a que- sta tutto il vigore e I attivita del popolo. Il rimanente della Laconia veniva coltivato dai Pe- riect (abitanti il dintorno della citts o i di- nomi designerebbero una regione incavata fra monti. Cfr. G. Curtius, Grundztige der griechischen Etymologie, p. 159, ediz. 1V.2 ‘ Dicevasi: « mura di Sparta sono i petti dei cittadini. » Ma hel 390, e poi nuovamente nel 362, Epaminonda I’ assali, onde nelle guerre seguenti fu munita di fossati e palizzate che si convertirono poi, ma invano, in vere fortificazioni, Il Peloponneso e le Isole. 107 stretti della campagna), ed @ una regione mon- tuosa; di tutto il territorio la parte pit aspra e dirupata era la Sciriti, presso la frontiera setten- trionale, La regione di Cinuria, nelle vicinanze del golfo Argolico, colla citta di Thyrea, formava la terra di confine fra la Laconia e ]’Argolide. Delle citta sulla costa vuolsi ricordare Giteio, porto di Sparta, ad est della foce dell’ Eurota, e sulla costa orientale il sicuro porto di Epidauro Limera. L’- sola di Citera (Cerigo), che giace opposta a Malea, fu, in pid occasioni, causa di pericoli alla Laco- nia, perché esposta ad essere facilmente occupata dai nemici. Nei pit antichi tempi era questo ba- cino del mare un luogo di concorso dei Fenici, in grazia della pesca del murice |. 7, Arcapia. — L’Arcadia @ il distretto centrale del Peloponneso; @ un paese elevato, in media, un 600 m. sul livello del mare,'e tutto intorno chiuso da montagne, vestite di folte boscaglie di quercie e di pini, donde le divinita di Pane e di Artemide furono specialmente adorate da quegli abitanti. L’Arcadia era divisa per mezzo del monte Menalo in due parti, l’orientale e l’occidentale, le quali fanno |’ una all’ altra contrasto per la diffe- rente natura; quella ad ovest @ una pianura ele- vata, variata da alture, bagnata nel suo lato me- ridionale dall’ Alfeo, che ha le sorgenti vicine a quelle dell’Eurota, e nel lato settentrionale dal 1 { Fenici che colonizzarono quest’ isola v'introdussero il culto d’ Afrodite (Venere), a cui il paese rimase poi special- mente consacrato, non meno di Pafo e d’Amatunta, cfr. Virg. Aen, X. 51, 108 Capitolo Oltavo. Jadon, tributario dell’Alfeo stesso. La parte orien- tale invece componesi di una serie di valli, che per essere tutte intorno cinte da montagne non hanno sbocco alle acque, le quali si accolgono in Jaghi o ristagnano in paludi, e si scaricano per sotterranei canali detti catavothra. Tre di questi canali giacevano verso nord, cioé quelli di Feneo, di Stimfalo e di Orcomeno; due verso sud nelle pianure di Mantinea e di Tegea. L’importanza di Tegea derivava dal dominar essa il passo per cui da Sparta si entra nell’ Arcadia orientale; simile era l’importanza di Mantinea, che dominava i passi verso Argo. Il piano di Mantinea fu teatro di molte e importanti battaglie. L’ effetto prodottosi nelle popolazioni d’Arcadia dalla seciusa loro po- sizione e dall’esser luugi da ogni comunicazione ed influenza del mare, fu che rimanessero assai rozze; la qual loro rozzezza forse s’accrebbe per Ja greve aria delle chiuse valli, che influiva sopra loro come sopra i Beozi (c. VII. 4). Esclusi, vuoi per la posizione, vuoi per l’ indole, dall’ esercizio delle altre professioni, gli Arcadi abbracciarono il mestiere di mercenari e divennero nell’antica storia greca cid che gli Svizzeri, 1 quali tengono una simile posizione geografica in Europa, furono nella storia moderna, 8. Arcoripe. — L’Argolide occupa una penisola ben distinta dal resto del Peloponneso; per la Junghezza della sua costa portava essa in tempi antichi il nome di Acte, che fu egualmente appli- cato anche all’ Attica, paese di forma corrispon- dente. In conseguenza della sua posizione questa regione venne a contatto coi popoli esterni assai Il Peloponneso e le Isole. 109 pia che gli altri stati peloponnesiaci, e surse ad importanza gid in un periodo antichissimo, La sede principale di questa primitiva civilta fu il piano di Argo, che, come quello d’Atene, é cinto su tre lati da montagne e si apre sul mare. Su un colle all’estremo di questo piano stava |’ antichis- sima capitale Micene; sul lato orientale presso il mare, Sopra una cresta di roccie sorgenti dal piano, era Tirinto, famosa per le sue mura ciclopiche. Di fronte a questa giaceva Argo, coll’antica acropolt designata col pelasgico nome di « Larissa +; e sulla costa, sopra roccie protendentisi nel mare, era Nau- plia, originariamente colonia dei Fenici, punto di comunicazione fra questi e i Greci. Come a Citera, cosi anche qui i Fenici erano attratti dalla pesca del murice, e di ricambio”portavano nel paese la civilta orientale (c. IL. 4). Fra il piano di Argoe il distretto di Corinto si frammette una regione elevata, divisa in molti piceoli piani formanti 1 territori di Flio, di Nemea e di Cleone. {1 passo che dalle vicinanze di Micene conduce a questa regione era detto Treto, aspro valico e famoso covile del leone nemeo. Le citta marittime cel- l’Argolide, molte delle quali erano di grande im- portanza, possono ricordarsi seguendo il giro della costa dal fondo del golfo Argolico, Pocoa sud di Nauplia incontriamo Asine, i cui abitanti Driopi, uando furono espulsi dagli Argivi si stanziarono nella Messenia (c. VIII. 5). Sulla larga estremita della penisola, nei recessi d’ una sicura baia gal- ceva Ermione, citta pure Driopia; quindi girando intorno al capo Scilleo e alla piccola isola Calan- ria (dove mor) Demostene), raggiungiamo Trezene, 110 Capitolo Ottavo. alcun poco lontana dalla costa, e finalmente Epi- dauro. Di fronte a Trezene si protende nel mare il capo di Metana, di origine vulcanica; e fra questo e l’opposto lido dell’Attica, nel mezzo del golfo Saronico, sorge l’isola di Egina. La posizione di quest’ isola, che fronteggia Atene, la rendeva un posto avanzato dei Peloponnesiaci, e giustifica la frase di Pericle, che la disse: « un pruno nel- locchio del Pireo », 9, Le 1soLre pELL’Eceo. — Le isole che spettano alle spiagge orientali ed occidentali dell’Egeo gia furono ricordate in relazione coi vicini continenti. Delle rimanenti, alcune si raccolgono in gruppi, come le Cicladi, altre invece restano separate e sole, tutte poi sono rocciosee si elevano in alti culmini pittoreschi. Quantunque sulla carta esse possano rassomigliare ad una manciata di ciotto- lini buttati sul mare, tuttavia non poche di esse hanno una considerevole estensione, p. e. Nasso, che misura ben 32 chil. di lunghezza. Nelle acque settentrionali ossia nel mar Tracico, giace Taso, famosa per le miniere d’oro; Samotracia, sede del culto dei Cabiri, adorati anche nella vicina Im- bro; Lemno, che porta manifeste traccie dell’a- zione vulcanica, dove, secondo la leggenda, cadde Vulcano precipitato dal cielo. Dall’ estremita della catena del Pelio si spicca una stesa di piccole isole, delle quali Sciato e Scépelo sono le princi- pali; e pit in 1& a sud, di fronte all’Eubea, @ Sciro, stata dimora di Achille. Si @ accennato (c. VI. 2. 3.) come due linee di isole formino la continuazione delle montagne della Grecia, e sono: Andro, Teno, Micono, oltre l’estremita dell’Eubea; Il Peloponneso e le Isole. 111 Ceo, Citno, Serifo e Sifno, oltre quella dell’ Attica. L’aspetto ch’esse presentano é appunto quello d’una catena di monti i cui picchi emergono dal mare. Fra queste due linee giace lo scoglio di Giaro, che ai Romani del tempo dell’impero serviva come ]uogo d’ esiglio. Lo spazio fra Micono e Samo @ con- giunto come da un ponte per la lunga isola d'l- caro, al sud della quale allargasi il mare Icario, dov’é l’isola di Patmo, luogo dell’esighio di S$. Gio- vanni Evangelista. Queste isole, convien notarlo, erano un grande ajuto alla colonizzazione ed al commercio nell’infanzia della navigazione, giacché una nave poteva passare dall’una all’altra di essa senza perdere di vista la terra. Presso Micono giacciono le isolette di Delo e Renea, divise da un angusto stretto; sulla costa di Delo era il famoso tempio d’ Apollo, alle cui spalle sorgeva la vetta del Cinto. Pit oltre a sud seguono Nasso e Paro, questa famosa per le cave di bianco marmo. Que- ste isole, insieme con quelle delle due linee gia ricordate, erano dette Cicladi, perché disposte a modo di circolo intorno alla sacra isola di Delo. Quelle che seguono immediatamente a sud di queste portavano il nome di Sporadi, perché irregolar- mente disseminate. Due delle poste all’estremo di questo gruppo, verso ovest, cioé Melos e Tera (madre patria di Cirene) sono antichissimi crateri dj vulcani, e Tera, (odierna Santorino) diede eru- zioni non solo al tempo antico ma ancora al giorni nostri. A sud di Tera apresi il mar di Creta assai procelloso. In ultimo, un’altra catena d’isole forma un legame fra l’Europae |’Asia, dove Creta si con- nette da una parte per mezzo di Citera col Pelopon- Capitolo Ottavo. pec neso dall’altra per mezzo di Casos, Carpato e Rodi colla Caria, Creta & percorsa in tutta la sua lun- ghezza da un’elevata catenadi monti dalle vette ne- vose, nel mezzo delle quali grandeggia il monte Ida. Le citta principali di Creta erano Cidonia e Cnosso sul littorale nord, e Gortina a sud, alle falde dell’Ida, Cnosso era Ja capitale antica, e il favo- Joso Labirinto ergevasi ne’ suoi dintorni *; Ma nei tempi della dominazione romana la capitale era Gortina. 10. Le 1sote occipenratt. — Delle isole sul lato occidentale della Grecia la pid settentrionale Corcira (Corfu), che forraa un riparo dai flutti a parte della costa d’Epiro, Era stazione 1m por- tante sul passagzio fra la Grecia e I’ Italia. La cittaé era situata dal lato orientale, su una peni- sola fra il mare ed una insenatura poco profonda detta Porto Illaico, Ne’ suoi dintorni presso il mare sono due alti scogli cui Virgilio chiamd Aerias Phaeacum arces ?, sui quali é collocata la moderna cittadella, A nord di Corcira giace un’isolotto detto Ptichia. La seguente grande isola & Leucade o Leucadia (Santa Maura) posta a sud dell’ingresso nel golfo Ambracico; originariamente essa era con- giunta alla terra ferma per un istmo * mai coloni corinzii lo tagliarono e della penisola fecero un’i- sola; tuttavia il canale fu presto riempito da de- positi di sabbie circa il tempo della guerra del Peloponneso, € nuovamente poi riaperto dai Ros ! Om. Iliade XVIII 590, 2 Virg. En Ill 291. > Come tale la descrive Omero, Odissea XXIV vy. 376, Il Peloponneso e le Isole. 113 mani, All’estremitas meridionale dell’isola & il promontorio di Leucate, da cui dicesi Saffo siasi precipitata nel mare. Dopo questa segue la petrosa Itaca coll’ alto monte di Nerito, e separata da questa per un angusto stretto sta la grande isola di Cefallenia. L’ultima che rimane a ricordarsi & Zacinto (Zante), che giace di fronte alla costa del- l’Elide. CAPITOLO IX. ITALIA SETTENTRIONALE E CENTRALE. ]. LivgaMenti Generari pecr’Iranta., — Grr Apry- NiNI. — K superfluo ricordare la famigliare simi- litudine dell’ Italia con uno stivale, dalla qual rassomighanza Giusti trasse l’arguta sua allegoria '. I principali caratteri geografici dell’ Italia sono le Alpi e il mare, che tutta la circondano, e l’ Apen- nino che la percorre pel lungo * I mari che la bagnano sono, 1’ Adriatico, 0 come pili. spesso lo denominavano i Romani, il Mare Superum, e ‘ll nome italia dapprima indicd solo la parte sud-ovest della penisola: quando poi questa fu riunita in uno stato sotto la dominazione romana (266 av. C.) Italia indico tutta la parte che va dal Rubicone e dalla Magra all’estremo lido meridio< nale. Piu tardi, cioé al tempo d’Augusto, anche la Gallia Ci- salpina e gli altri paesi intorno alle Alpi furono compresi in questa denominazione. 2 Cosi con esattezza la designd Petrarca: « Il bel paese — Ch’Apennin parte, il mar circonda e Alpe, Gentile, 114 Capitolo Nono. il Tirreno o Mare Inferum; fra l’ estremiti dello stivale e la costa di Grecia si estende il mar Jo- nio. Per comodo di descrizione, I’Italia pud essere distinta in tre parti: la settentrionale, fra le Alpi e una linea condotta dal lido del Ligusticum mare (golfo di Genova) e dall’Apennino fino a Rimini; la centrale, da questa linea ora tracciata fino al confine meridionale della Campania e al monte Gar- gano; Ja meridionale, cioé tutta Ja parte rime- nente, — Gli Apennini ', che hanno principio dove le Alpi si abbassano versoil mar Ligustico, tengono una direzione orientale fin quasi a toct care l’Adriatico; di qui ripiegano a mezzodi cor- rendo, nell’Italia centrale, vicino alla costa Adria- tica, e spingendo verso la costa occidentale delle propagini in cui si racchiudono poi vaste pianure, come quelle del Lazio e della Campania. Nella parte merionale invece le montagne si scostano alcun poco dall’Adriatico, e lasciano spazioad un vasto piano nell’ Apulia. — I fiumi, che in nes- suna parte, eccettuata la settentrionale, sono di lungo corso, scendono dalla vertebra mon: tuosa ai due mari; e per la maggior parte il suolo é@ solcato da profonde vallate, che pene- trano e attraversano le montagne, Cosi I’ Italia é@ variata da fertili pianure, alti pascoli e paese boscoso. Una linea vulcanica corre nel mezzodi e nella Sicilia, da sud a nord, coi crateri ancor Vivi dell’ Etna, del Vesuvio e di Stromboli, e coi gia estinti dei! monte Vulture, fra la Lucania e I’ A- 4 Vedi una minuta poetica descrizione degli Apennini in Tucano, Farsal. Ils Italia Seitentrionale e Centrale. 115 pulia, dei campi Flegrei nella Campania, dei colli Albani nel Lazio, e di altri non pochi in varii Juoghi dell’ Etruria. 7 2. Dirrerenze rra |’ Trarta & tA Grecia. — Da cid che si @ detto risulta evidente che la confi- gurazione dell’ Italia, comparata con quella della Grecia, presenta non poche differenze, le quali diversamente influirono sullo sviluppo dei due popoli. Il lungo litorale dell’ Italia @ relativa- mente uniforme, poco frastagliato da baje e da porti, e non orlato da numerose isole, come é in- vece il litorale della Grecia. L’ ultimo lembo, c10é la Sicilia, che per natura vuolsi considerare come l’estremita della penisola, invece d’essere congiunta al corpo principale, come il Pelopon- neso al resto della Grecia, ne @ disgiunto ', Le tortuose valli dell’ interno, aprendo facili passi da una in altra regione; agevolarono la commistione degh abitanti ; 1 quali per queste cagioni non fu- rono tratti alla vita marittima con quella alacrita con cui i Greci, mentre poi nell’interno del paese le fisiche influenze furono meno locali e meno vive. Vuolsi ancora notare che mentre la Grecia aveva i maggiori suoi seni e approdi volti ad orietite (c. VI 3.), Italia invece li aveva verso occidente; onde 1 due popoli, per alcun tratto della loro storia, furono dalla loro posizione condotti a seguire un corso l’un dall’altro indipendenti. 1 Era gia opinione deeli antichi che le spiagge d’Italiae di Sicilia, prima congiunte, fossero poi state separate da terre- muoto o da altro fenomeno. Cfr. Virg. En. III. 414. Ovid. Met. XV. 290. 116 Capitolo Nono. 3, Le Atrr. — La grande catena delle Alpi, for- midabile barriera a chi dal settentrione muoveal- V’Italia, stendesi in arco dall’estremo del mare JIn- ferum a quello del mare Superwm, principiando da Portus Herculis Monaecit (Monaco) e chiudendosi a Tergeste (Trieste). I valichi delle Alpi non erano dai Romani distinti con nomi differenti da quelli delle catene ch’ essi attrayersano. Movendo dal nar Jigustico, la catena alpina s’ inoltra in dire- zione settentrionale, fra la Gallia e l’Italia, rac- chiudendo prima le Alpes maritimae, poi le Alpes Cottiae, attraverso le quali un importante valico (Mont Genévre) conduceva da Vienna sul Rodano (Vienne) attraverso il territorio degli Allobrogi fino ad Augusta Taurinorum (Torino); infine le Alpes Grajae (Piccolo S. Bernardo), da dove Annibale cald in Italia *, Qui le Alpi piegano in angolo ad Oriente ; estremita di quest’ angolo pud conside- rarsi 11 monte Bianco, la maggior vetta d’Europa. (4810 m.). Seguono quindi le Penninae, fra 1’ El- vezia e |’ Italia, col valico del gran S. Bernardo, e€ sempre pit verso est le Rhaeticae. Dopo queste le Alpi, che discendono in cerchio intorno all’ A- driatico, prendono nome di Carnicae e Juliae. Gli Apennini in nessun punto s’adergono a pari al- tezza delle Alpi, giacché la pit elevata vetta nel centro della penisola non raggiunge i 3000 metri mentre alcune dell’Alpi sono di una meta pit alte. —— *]2 pero assai dubbio il cammino seguito da Annibale. Al- cuni seguano come valico il Piccolo S, Bernardo, altri il Mon- Cenisio, altri infine il Mon-Ginevra, e questo sembra il piu probabile. Italia Settentrionale e Centrale. 117 en a SEEM 4, IfALIA SETTENTRIONALE. — L’Italia settentrionale anticamente componevasi di tre regioni: la Liguria, Ja Gallia Cisalpina e la Venezia. La prima di esse racchiudeva i lidi del mar Ligustico e quella parte dell’Apennino che qui costeggia il mare, insieme col territorio nell’interno fino ad Augusta Taurino- rum sul Po; regione montuosa e scoscesa, abi- tata da rozzae forte popolazione montanara, L’ul- tima delle tre regioni, la Venezia, comprendeva tutto quanto sta ad oriente dell’ Athesis (Adige) in- torno al gran seno dell’Adriatico, Sue principali citta erano, ad est Aquileja, presso il pit interno seno del mare, importante per essere come il primo baluardo contro un nemico che invada I'Italia per via di terra, da est; ad ovest Patavium (Padova), patria di Tito Livio. [1 rimanente dell’ Italia set- tentrionale era la regione abitata dai Galli e, a distinguerla dalla Gallia propria, nominossi Gallia Cisalpina, pit tardi poi anche Gallia Togata, dai molti cittadini romani quivi stabilitisi. L’ intera area @ un vastissimo piano che misura pit di 320 chilom. in lunghezza, dal corso superiore del Po, presso Torino, fino all’Adriatico, e varia dai 97 ai 170 chilom, in larghezza, fra le Alpi e 1’ Apen- nino. Nella parte settentrionale, ai piedi delle Alpi efiancheggiati dalle loro propagini, giacciono pa- recchi laghi, cioé il Verbano (L, Maggiore), il La- rius (L. di Como), il Benacus (L. di Garda) e il Sebinus (L. d’Iseo) '. La vasta pianura @ irrigata dal Padus 0 Eridanus (Po), fluviorum rex, come lo 1 Si noti che il lago di Lugano, quantunque di vaste dimen: sioni, non é ricordato dagli scrittori antichi, 118 Capttolo Nono. chiama Virgilio, e da suoi numerosi affluenti, i maggior! de’ quali scorrono da settentrione, ali- mentati dalle acque e dalle nevi delle Alpi, I prin- cipali sono i tre che fanno da emissario ai tre maggiori laghi, cioé 11 Ticinus del Verbano, |’Ad- dua del Lario, e il Mincius del Benaco. Degli af- fluenti meridionali, sola la Trebia merita men- zione, € non tanto per la sua grandezza quanto pluttosto per una gran battagha combattutasi fra 1 Romani e i Cartaginesi (218 av. C.). Per tanta ricchezza d’acque @ questa una delle pit fertili regioni dell’ Europa. Le principal tribti. galliche quivi stanziate erano: a sud del Verbano e del Lario gli Insubres, colla citta principale Mediola- num (Milano); fra il Benaco e il Po 1 Cenomani; intorno alle foci del Po 1 Lingones ; fra questi e gli Apennini stavano i Boil, e a sud di Ariminum (Ri- mini) 1 Senones. In progresso di tempo la regione fu occupata da importanti colonie romane, quivi stabilitesi dapprima per porre un argine alle in- eursioni dei Galli (cosi Placentia e Cremona furono fondate prima della seconda guerra punica), e poi allo scopo di possedere quel fertile paese. Sul Jato meridionale del Po, seguendo la. linea della via Emilia, continuazione della via Flaminia da Rimini verso il nord-ovest, erano Bononia (Bo- logna), Mutina (Modena), Parma e Placentia; sul lato settentrionale, ad ovest di Piacenza, era Tici- num (Pavia) sul Ticino, ad est Cremona sul Po, Mantua sul Mincio, Verona sull’ Adige. Sul lito- rale fra Rimini e le foci del Po era Ravenna ', stazione della flotta romana nell’ Adriatico, 1 Ravenna era anticamente sul mare; oggi il lido si é inol- trato d’assai nelle acque, Italia Settentrionale e Centrale. 119 Se omen 5, Irania centraLe: Errurta. — L’Etruria era la regione pili settentrionale dell’Italia di mezzo. Gia si @ notato che in questa parte |’Apennino si sco- sta dal mare occidentale e da luogo alle estese pianure del Lazio e della Campania, rinchiuden- dole nelle sue propagini lateral. L’Etruria, inter- posta fra la Gallia Cisalpina e il Lazio, non @ ne un’eguale pianura, ne ana contrada al tutto mon- tuosa, ma bensi un variato assieme di terreno on- dulato in irregolari colline e orlato lungo il mare da una stesa di paludi (Maremme), con larghi tratti di terreno alluviale intorno alle due princl- ali vallate, che sono quella dell’Arno, a nord, e quella della Chiana, a sud. Confini dell’ Etruria erano: al nord |’ Apennino; ad ovest il mar Tire reno; ad est il Tevere, che la ricinge per tutto il suo corso dalla sorgente alla foce, ricevendone Je acque della Chiana. Il litorale, lungo il quale correva la Via Aurelia, si protende in due punt a formare due grandi capi, quello del monte Ar- gentario, presso la citta di Cosa, e quello di Po- pulonium, presso una citta d’egual nome; fra questo capo e la Corsica giace isola Ilva (Elba), La parte meridionale dell’Etruria 6 una regione vulcanica, con alcuni laghi nei luoght degli estinti crateri; il maggiore di questi é 11 lago Vulsinien- sis (L. di Bolsena), a cui seguono il lago Ciminius (L. di Vico) dintornato dalle folte boscaglie che segnarono per lungo tempo il limite delle armi romane, e il lago Sabatinus (L. di Bracciano), In questa parte sorgevano le citta etrusche che fu- rono in pit stretta relazione con Roma: Vet, Agylla o Caere, e al nord di queste Falertt e Tar- 120 Capitolo Nono. nN quintwt ; ancora pit a nord Clusium, citta di Por- sena, nella valle della Chiana; Perusia, presso la valle del Tevere; dentro un triangolo, formato da quest'ultime due citta e Cortona, @ il lago Trasi- menus sulle cui rive diede Annibale ai Romani una grande sconfitta (217 av. C). Nella vallata Superiore dell’ Arno, alle falde dell’ Apennino, & Arretium, e nel suo corso inferiore Faesulae, presso la quale i Romani, negli ultimi tempi della Re- pubblica, stabilirono la colonia di Florentia; presso la foce, Pisae, porto frequentato dalla flotta romana. In quest’ enumerazione si sono ricordati i nomi delle principali fra le dodici citt& federate d’Etru- ria. Il popolo etrusco tenne la primitiva civilta italica, ed era gia una grande potenza marittima quando Roma appena era sorta. La sua perizia nelle arti appare dalle pitture delle necropoli, dai lavori di metallo e di argilla, come ancora dalle reliquie di grandiose costruzioni, p. e. la cloaca massima in Roma. 6, Umsrra. — Nella pid stretta significazione della parola, Umbria era la regione racchiusa fra l’Apennino, il Tevere, che la separava dall’Etruria, e il Nar, uno de’suoi maggiori affluenti, Ma que- sto nome in progresso di tempo si estese anche:a regioni oltre l’A pennino, sul versante dell’ Adriatico, inchiudendovi il territorio occupato dalla gallica tribu dei Senoni; e questa regione era divisa dal Picenum per mezzo del fiume Aesis (Esino), e dalla Cisalpina per mezzo del Rubicone. La Gal- lia Cisalpina non era compresa nell’ Italia; e fu per cid che quando Cesare coll’esercito, varcd il fiume di confine, questo equivalse ad un’invasione Ttalia Setientrionale e Centrale. 2? te ee merce nell’Italia e ad una dichiarazione di guerra. Stanno sulla costa adriatica di questa regione le citta di Ariminum (Rimini) e Pisawrwm (Pesaro), a sud della quale corre il piccolo Metauro, famoso per la disfatta di Asdrubale (207 ay. C.). La regione a sud dell’Apennino @ per gran parte montuosa , ma nel suo mezzo giace un piano di rinomata bellezza e fertilita, irrigato dalle chiare onde del Clitumno; qui s’allevavano 1 bianchi tori pei so- lenni sagrifizi di Roma. L’importanza dell’Umbria stava nel dominare la via per Roma dal nord, lungo la linea della via Flaminia, che, movendo da Rimini e rimontando la vallata del Metauro, traver- sava |’ Apennino, passando per Nuceria, Mevania, Carsulae, Narma. 7. In terrirorio Sasino, — II territorio posto a sud-est dell’Umbria, separato da questa per 1] fiume Nar (Nera), e dal Lazio per |’ Anio, era abitato dai Sabini. Suo fiume principale é il Velinus, che immette nella Nera. E una scabrosa ed elevata contrada, cosi che 11 monte Lucretilis, che fian- cheggia la campagna romana, tocca I’ altezza di pia di 1200 m. Gli abitanti di questa contrada eran conosciuti per la loro vigorosa frugalita, bella caratteristica delle popolazioni montanare, che con- trastava col depravato lusso degli abitanti 1 dintorni della capitale, Capoluogo era Reate (Rieti), a cui da Roma si veniva per la via Salaria. Alle spalle de] monte Lucretile correva il fiumicelio Digentia, sulle cui sponde Orazio aveva la sua cara villetta sabina. Dalla parte superiore di questa regione in- torno. alle falde dell’ Apennino, primitiva sede della gente Sabina, si sparse gran numero di co- 122 Capitolo Nono. Joni, che formarono le popolazioni dei Picenti, dei Sanniti, degli Irpini. 8. Piceno; Vestintr, Marrucint, Frenrant, Mars, Prericni. — La regione ad est dell’ Umbria, fra lApennino e |’ Adriatico, era occupata dai Picen- tes ossia popolazione del Piceno, dopo i quali se- guivano i Vestini, i Marrucini, i Frentani; que- st’ultima gente era separata dall’Apulia peril fiume Tiferno, I caratteri di tutta questa regione sono: fertilita del terreno, mitezza di clima, colli che da alte montagne dechinano al mare, gran numero di fiumi di picciol corso, che scendono paralleli sli uni agli altri. Non conteneva citta di grande importanza, se si eccettui Ancona, nel nord del Piceno, colonia greca, e buon porto. — Le valli elevate nel cuor dell’Apennino, che giacciono in- terne al di 1a dei Vestini e dei Marrucini, erano occupate dai Peligni e dai Marsi, abitando que- st’ultimi il bacino del lago Fucinus, il cui livello éa pit di 600 m. sopra il mare. Questo lago é il punto pit centrale della penisola italica, gia- cendo equidistante dall’estremita settentrionale e dalla meridionale, e a mezza via fra 1 due mari. In conseguenza della elevazione 11 paese dei Marsi e dei Peligni ha clima rigido, onde Orazio a si- enificar 11 crudo freddo dice « Peligna frigora » *. I forti Marsi erano conosciuti come le pitt valorose mi- lizie delle romane legioni, — I Frentani erano fian- cheggiati a sud dai Sanniti, dai quali discendevano e coi quali in tempi posteriori li troviamo stretta- 1 Oraz, Od. Ill. 19. &. Ttalia Settentrionale e Centrale. 123 en aE mente connessi, Dalle altre tribi’ di origine Sa- bina, i Picenti, per la remota loro posizione verso nord, trovavansi in qualche guisa staccati; ma 1 Vestini, i Marrucini, i Marsi, i Peligni formavano una sorta di lega, e al tempo della guerra Sociale (91-88 av. C.) li vediamo strettamente congiunti in armi contro Roma. 9, LAzIo} LINEAMENTI GENERALI, — Ora siamo al Lazio, la contrada storicamente pid importante d’Italia per la stretta sua connessione con Roma. Aveva questa contrada per confini a nord-ovest Etruria, da cui Ja separava il Tevere;.ad est un angolo del Sannio e la Campania, formandone il limite il Liris (Garigliano); a sud il mare. Ma convien osservare che nella primitiva storia di Roma il Lazio significa il paese dei Latini, e non includeya i territor] degli Equi, degli Ernici e dei Volsci, che raccoglievansi appunto nei confint tracciati di sopra '. I caratteri fisici di questa contrada sono assai differenti da quelli delle al- tre regioni dell’Italia centrale, come gia furono esposti, Qui una pianura assai estesa, percorsa dal Tevere, si frappone fra l’Apennino e il mare, ed & chiusa a nord-ovest dai monti dell’Etruria;, ad est da una lunga propagine spiccantesi dalla catena principale; le alture settentrionali di questa pro- pagine erano occupate dagli Equi, le meridionali 4 Vuolsi quindi distinguere quello che primieramente formo il Latium vetus, cioe la regione dal Tevere al capo Circeo , da quello che dal 337 av. C., ossia dopo Vultima guerra latina, formo il Latium novum o adiectum, cioe la regione fin oltre il Liri, 124 Capitolo Nono. dai Volsci, e dove essa raggiunge il mare sorgeva la citta di Anxzur o Tarracina , fabbricata su elevate rupi biancheggianti, — impositum sawxis late can- dentibus Anxur ‘, come Orazio la descrive. Fra le montagne degli Equi e dei Volsci si frammette una larga vallata, percorsa dal Trerus tributario del Liri; questa segnava il naturale passaggio da Roma nella Campania, ed era Ja linea seguita dalla Via Latina. Al nord di questa valle, presso gli Equi, era il territorio degli Ernici; e l’impor- tanza che Roma metteva nell’alleanza con questo popolo derivava dal giacer esso in mezzo al co- mune nemico, gli Equi ei Volsci. La parte nord-ovest del piano cosi delineato spettava all’Etruria, mentre la parte orientale, che ora forma la campagna ro- mana, era il Lazio; da questo s’intende che molti dei punti della regione ch’erano yisibili da Roma non si trovavano dentro il dominio del primiero suo territorio: cosi 11 Lucretilis (Monte Libretti) a nord-est, era nella Sabina; il Soracte (Monte Sant’ Oreste) a nord, le cui nevi Orazio mirava dalla citta *, era sulla sponda occidentale del Te- vere, e percid nell’ Etruria. Nel mezzo della pia- nura, separato dall’ Apennino, che sta alle spalle di Preneste, per lo spazio di 8 chilom. e per egual distanza dai monti dei Volsci, sorge isolato un gruppo di colline vulcaniche, Ja cui linea esteriore 6 quasi circolare, formando il lembo. di un vasto cratere; all’intorno, in altri punti s’incontrano altri S5OPAZs SAlbsaled, we0, ZEOTAZ.) OC.els a Italia Settentrionale e Centrale. 125 pit piccoli crateri, alcuni de’ quali piemt d’acque. Questi sono i colli Albani, e i] pit largo bacino d’acque @ il lago Albano, vicino al quale era la citta di Albalonga, sul monte Albano (Monte Cavo), sormontato dal tempio di Giove, santuario centrale delia razza latina; sul lato dei colli esteriori, volto verso Roma era Tusculum (Frascati), sul lato op- posto Lannuvium. Il rimanente del Lazio é@ una pianura ondulata, il cui terreno vulcanico é rotto e soleato da scoscendimenti, con posizioni ben acconcie a citta fortificate. Il lido sabbioso, orlato di boscaglie, forma piccoli promontori ad Ostia, porto di Roma sulle foci del Tevere, ad Anzio,a Circei, dove una montagna isolata si eleva dalla Spiaggia arenosa. Non lungi di qui, ai piedi delle montagne volsche, giacciono le estese paludi Pon- tine. 10. Fruwt £ crrra’ pet Lazio, — Dei fiumi del Lazio, il Tiberis (Tevere), di gran lunga il maggiore, scorre da nord, e |’ Anio da est; questo sboccando dalle montagne presso Tibur (Tivoli) trabalza git per gli scogli formando le famose pittoresche ca- scate, Sulla sponda settentrionale dell’Anio, poco lungi dal suo confluire nel Tevere, sorge una bassa collina: @ il Mons Sacer, famoso per la se- cessione della plebe (494 av. C.). Pit su, il Tevere riceve un altro fiumicello, |’ Allia, dove i Romani furono sbaragliati dai Galli (390 av. C.); mentre sul lato etrusco riceve le acque del Cremera, il- lustri pel sacrificio della gente Fabia (476 av. C.), La citts di Roma é situata a quasi 5 chilom. di sotto al confluente del Tevere e dell’ Anio, ed @ distante 43 chilom. da Ostia, seguendo il corso del 126 Capitolo Nono. fiume, ma solo 24 in linea retta. Gli altri luoghi piu notevoli del Lazio, oltre i gia ricordati, pos- sono indicarsi seguendo le due grandi strade, via Latina e via Appia. Presso la via Latina, ch’ era Ja pil interna nel paese, erano prima Tusculum, sui colli Albani, quindi Anagnia, gia capoluogo degli Ernici; pit oltre Ferentinum e Fregellae; da quest’ultima citta, varcando il Liri, si entra nella Campania, dove la via Latina si conginn ge col- ’ Appia, presso Casilinum (Capua) *. Sulla via Appia la prima stazione era Aricia, alle falde me- ridionali dei colli Albani; quindi Tres Tabernae e Forum Appti; qui incominciano le paludi Pon- tine e si estendono fino ad Anzur, dove la via costeggia il mare; di qui essa conduce per Fundi, Formiae e Minturnae, sulle sponde del Liri, nella Campania. Nei pressi di Minturnae era l’esteso pa- dule dove si appiatt) Caio Mario; su un piccolo promontorio presso Formiae sorgeva Cavreta (Gaeta), rinomato sepolcro della nutrice d’ Enea *, Presso 11 litorale fra Ostia ed Anzio era Lavinium, la cui fondazione si attribuisce ad Enea, e Ardea, capoluogo: dei Rutuli. In fine Praeneste (Palestrina) vuol essere specialmente ricordata per la forte Sua posizione sopra una pendice dell’ Apennino, ad est di Roma; a mezza via fra le due citt& era ‘ 1a moderna Capua é fabbricata sull’antica Casilinwi. Ca- pua antica sorgeva dove é oggi S. Maria di Capua, a sud del Volturno. 2 Virg. En. VII 1. Per la descrizione del viaggio da Roma per la via Appia fino a Brindisi, vedi la bellissima satira di Orazio libre It). Italia Settentrionale e Centrale. Gabii. La topografia di Roma sara esposta nel seguente capitolo. 11, Campanta. — La seconda: grande pianura del versante occidentale dell’Apennino @ quella della Campania. Questa contrada giace fra le mon- tagne Sannitiche e il mare, separata dal Lazio per il Liri, e confinata al sud da una propagine dell’Apennino, che forma una ben definita catena di alte vette e si spinge nel mare, sul lato meri- dionale della Baja di Napoli. Non é@ essa, come il Lazio, una pianura irregolare ma _ bens) tutta eguale, salvo la parte settentrionale intorno a Suessa e a Teano, ch’é ondulata da colline; ma quest’angolo non era originariamente incluso nella Campania, che, come dice il nome, era la regione dei Campani, ossia degli abitanti il piano (cam- pus). Il clima delizioso e la fertilita di questa re- gione erano proverbialmente famosi presso gli an- tichi; qui si produceyano gli olj di Venafro e 1 vini di Massico e Falerno. I] terreno é vulcanico, e traccie vulcaniche si incontrano non solo intorno ai Vesuvio, nei seni della baja di Napoli, ma an- cora nei colli dei lato settentrionale di questa baja, presso il promontorio di Miseno, e nei dintorni di Cuma, detti 1 Campi Flegrei. Fra la quieta cor- rente del Liri (Orazio lo dice taciturnus amnis) e la pid larga e impetuosa del Vulturno, si frappone, nella parte pit bassa del loro corso, prima una linea dicolline, che sono il monte Massico, quind1 un’estesa pianura, il campo Falerno, mentre pitt interne giacciono Suessa, capitale degli Aurunci, Teanum e Cales, e, pit yicino ai confini del San- nio, Venafrum. La via Latina passava per le tre 128 Capitolo Nono. citta or nominate, congiungendosi colla via Appia a Casilino, posizione importante, che domina il Vulturno. A poca distanza da Casilinum era Capua, citta principale di tutta la regione, e pid a sud- est Suessula, ai piedi delle montagne Sannitiche, e Nola, nel piano fra queste e il Vesuvio. 12. In Craters. (Bata pt Navort). — La pit bella parte del litorale della Campania @ la baja detta anticamente dalla sua forma Cratér, ossia « cop- pa », ed oggi golfo di Napoli. La variata sua con- figurazione e le vicine isole, che formano una continuazione de’ suoi due promontor], cioé Pro- chyta (Procida) ed Aenaria ossia Pithecusa (Ischia) a nord, e Capreae (Capri) a sud, la fanno rassomi- gliare ai lidi della Grecia meglio che alcun’al- tra parte d’ Italia. In relazione a cid e ai grandi vantaggi marittimi che presentava, noi troviamo parecchie colonie greche qui essersi stabilite nei pit antichi tempi, e prima fra tutte quella di Cuma. (1050 a. C.), sulla costa settentrionale del capo Miseno. Negli ultimi tempi della Repubblica romana divenne questo il soggiorno favorito det ricchi e fastosi cittadini, e le sponde erano semi: nate di sontuose ville. Nel pitt interno della baja, sul lato settentrionale, giace Neapolis (Napoli), e ai piedi del Vesuvio ' Herculaneum, e pit in 1a Pompeii; sulla costa meridionale, alle falde delle ! stinnalza il Vesuvio isolato ad est di Napoli, misurando oltre 1000 m. La prima eruzione ricordata nella storia é quella del 79 d. C., nella quale restarono sepolte le citta di Ercolano e Pompel. Ttalia Settentrionale e Centrale. 129 Param erate 5) es _ montagne che la cingono, giace Surrentum, famoso pe’ suoi vini. Fra il porto di Napoli e Capo Miseno s’addentra in mezzo a vulcaniche colline il ridente seno di Bajae ', sul cui fianco occidentale sorgeva la citth dello stesso nome, ad est di quella di Puteolt. Tutta questa spiaggia e 1 suol dintorni erano luogo di grande concorso, non solo per le delizie del cielo e della natura, ma ancora per le calde ac- que pullulanti dal suolo vulcanico. Presso Bajae eran due laghi, il Lucrinus, bassa laguna, famosa per le sue ostriche e separata dal mare per una linea di sabbie; pid tardi fu convertita in un porto da Agrippa; e il lago Avernus, bacino di fresche acque nel cratere di un vyulcano, recinto da sponde boscose : credevasi questo il luogo per cui scendevasi alla regione dei morti *. 13. Saunium. — La regione che giace interna di fianco alla Campania e all‘est del Lazio era occu- pata dai Sanniti, che per lungo tempo furono 1 pia formidabili nemici di Roma, Il paese e un ammasso di aspre montagne, attraversate da due valichi, dei quali uno formava la linea della via Appia da Capua a Beneventum, capoluogo dell’in- dipendente tribt. sannitica degli Irpini, e di qui ¢ ee 1« Nullus in orbe sinus Batis praelucet amoenis » Oraz. Epist. 1. 83. 211 porto d’ Agrippa nel Lucrino é ricordato quale opera meravigliosa da Virgilio (Georg. II. 161), e da Orazio (Art. p. 63), la cui riflessione morale torna tosto alla mente di chi oggi visiti quel luogo; dov’era il lago é sorto, per azione vul- canica, nel 1538, un colle. — Del lago d’Averno, discesa al mondo sotterraneo, vedi il libro VI dell’Eneide. Gentile. 10 130 Capitolo Nono. Ao att ree rene a can alee a eeedemetiemnemiemintminennie nn a per Trivicum nell’Apulia; I’ altro valico é da Ve- nafro nella vallata del Volturno, ad Aesernia , @ quindi a Bovianum presso le sorgenti del Tiferno, fiume che mette nell’ Adriatico. Bovianum giaceva nel cuor del Sannio, ed era quest’ ultima via che solitamente i Romani seguivano nelle loro inva- Sion in questa regione. Suoi fiumi sono il Vul- turno, nel suo corso superiore, e il Calore, tribu- tario del Volturno; le montagne pit notevoli per Storiche ricordanze eran quelle poste fra Bene- vento e il piano della Campania. Ad ovest di questa citta s’'innalza il monte Taburnus, 1 cui din- torni formavano il paese dei Caudini, dove era il passo detto le Forche Caudine; fra queste e la pianura corre una linea di monti, la cui ultima pendice, dominante Capua, era il monte Tifata , che fu per lungo tempo il campo d’Annibale. CAPITOLO X. TOPOGRAFIA DI ROMA. — ITALIA MERIDIONALE E SICILIA, 1, Roma; sua posrztone, — Si direbbe che la posi- zione stessa designasse Roma a divenir capitale d’I- talia; situata in luogo centrale del paese appare ben adatta sede del governo, e nell’antica eta, man mano che cresceva il suo potere, essa veniva in contatto, Yun dopo Valtro, coi popoli della penisola, ren- dendoli a sé soggetti. Non lontana dal mare 2 Topografia di Roma — Italia merid. e Sicilia. 131 eee ee ee era ben collocata per il commercio e per la ma- rineria, né tuttavia per troppa vicinanza dovea te- mere improyvisi assalti; fabbricata su parecchi colli, formanti quasi naturale fortezza, la sua si- tuazione era tuttavia tale che potesse sempre esten- dersi sulla regione intorno; era infine provyeduta del necegsario alla vita dai vicini piani del Lazio, e aveva_una larga via per il commercio nel fiume che le corre a fianco. Da questo fiume cominciamo la nostra descrizione topografica. Dove il Tevere, ricevute le acque dell’ Anio, s accosta a Roma, esso forma due forti ripiegature, prima ad ovest, poi ad est. Sulla sponda occidentale, ossia etru- sca, opposto alla prima di quelle ripiegature, sorge il colle Vaticano, opposto alla seconda il Giani- colo. Questi colli sono pit alti di quelli che si elevano sulla sponda di fronte, cioé Yorientale. I famosi sette colli, sui quali la citta era fab- bricata, possono assomigliarsi ad una mano col pollice ripiegato; la palma @ formata dai tre colli che giacciono vicini al fiume, il Capito- lino, il Palatino, e |’ Aventino; le dita dai quat- tro colli che diradiano da questi, cioé il Qui- rinale, il Viminale, 1’Esquilino e il Celio. Al nord di questi v/ha ancora un’altro colle, il Pincio, che non era incluso in Roma. Fra le radici del Pin- cio, del Quirinale e del Capitolino da un lato, e il Teyere dall’altro, stendevasi una larga plauura, Campus Martius, sulla quale sorge, nella mageior parte, la citta moderna. I colli di Roma erano separati l’un dall’altro da ben definite valli, nelle quali ai pil antichi tempi stagnavano paludi, che prosciugate di poi lasciarono 11 loro ricordo nel nome 132 Capitolo Decimo. ee eee. di alcuni luoghi, come ad esempio, il Lacus Cur- tius nel Foro. Roma fu sempre soggetta alle inon- dazioni, a cagione del rapido gonfiarsi del Tevere, Presso la seconda ripiegatura, di fronte al Capito- lino, la sua corrente & divisa da un’ isola sulla quale sorgeva un tempio d’Esculapio, ed era con- giunta da ponti alle due Sponde, 2. In Capironmo, mm Panatino £ Aventino, — Dei tre colli che giacciono prossimi al Tevere, il Capitolino, che sorge a nord, e |’Aventino,a sud, accostano le falde alla corrente; ma il Palatino, che s’addentra pid verso est, se ne scosta, lasciando un intervallo di piano che troyasi cos} racchiuso fra le pendici dei tre collie il fiume. Questa parte bassa era detta Velabrum, ed era in origine un padule che poi fu asciugato per mezzo della Cloaca massima, sotterraneo condotto di grossi massi , Opera etrusca; essa si scarica nel Tevere. La por- zlone meridionale di questo piano, verso l’Aventino, era il Forum boarium, cioe il mercato del bestiame di Roma antica; mentre il Forum olitorium, mer- cato degli erbagei, giaceva fra il Capitolino e il fiume. La valle sopra il Foro boario, fra il Pala- tino e l’Aventino, era asciugata per il letto di un fiumicello detto Acqua Crabra, e quasi al tutto Occupata dal Circus Maximus. La valle che Sl Stende dal Velabro al Foro romano era attraver- sata da due delle piu frequentate vie di Roma, il Vicus Jugarius, che partiva dal Forum Olitorium rasentando il Capitolino e il Vicus Tuscus , verso 11 Palatino, dove trovavansi le principali botteghe d’ogni merce, II Capitolino é diviso in due vette, una a nord-est, l’altra a sud-ovest; nella bassura Topografia di Roma — Italia merid. e Sicilia. 133 frapposta era il Lucus asyli; una delle sommita era detia Arv, |’ altra Capitolium, su cui stava il tempio di Giove Capitolino; ma la rispettiva loro posizione é argomento di dubbj, sebbene sembri probabile che il Capitolium occupasse ia vetta me- ridionale , e |’ Arx la settentrionale; e noi ci at- terremo a questa congettura. Vi si ascendeva per tre vie; per una scalea, detta Centum gradus, sul lato verso il fiume, dove era il precipizio della rupe Tarpea; per un passaggio che conduceva dal Forum al Lucus Asyli; e infine, per il Clivus Capi- tolinus, che formava continuazione della Via Sacra; per questo clivo i cortei del trionfo salivano al tem- pio di Giove. D’un simile clivus, largo e carreggiabile, era provyeduto ciascuno dei sette colli; fra i quali il Palatino @ il pit centrale, e in certi rispetti, il pi importante; su questo si elevd Ja primitiva citta, che dalla sua forma fu detta Roma quadraita; qui dopo la Repubblica fu la sede degli impera- tori; qui ancora sorgeva il tempio di Apollo, fab- bricato da Augusto a commemorare la vittoria d’Azio, e a questo tempio andava unito il Portico colla famosa biblioteca Palatina. Dal lato nord-est di questo colle, un leggiero rialzo, detto Velia, si stendeva altraverso la valle, verso l’Esquilino, — L’Aventino si collega colla pit antica delle romane leggende; a suoi piedi fu |’altare di Evandro, nelle cul vicinanze era la caverna di Caco, e sulla som- mitaé era un luogo detto Remuria, in memoria de- gli auspic}] qui presi da Remo. Durante il periodo della Repubblica questo colle fu principalmente abitato dalla plebe. 3, In QuirtnaLe, m Viminate, 1’ Esquinino B It, 134 Capitolo Decimo. Cerio. — Dei quattro colli rimanenti, il Celio sta in disparte verso sud, mentre gli altri si congiun- gono in gruppo. Il Celio, benché sia 11 maggiore del quattro, non era occupato da edifizj di grande importanza; ma a suoi piedi, nell’ intervallo fra esso, il Palatino e |’Esquilino, sorgeva |’anfiteatro Flavio, piu conosciuto col nome di “Colosseo, eretto da Vespasiano, I tre altri colli si scindono vera- mente a quattro per la configurazione del terreno, € in origine ebbero anche quattro diversi nomi, giacché iW Esquilino fu prima distinto nei colli Ci- spius ed Oppius, essendo quest’ultimo il maggiore, verso sud. Le tre valli che dividono questi quat- tro colli, cioé il Quirinale, il Viminale, il Cispio e l’Oppio, diradiano da un punto a nord del Foro, dove il Quirinale e l’Oppio si accostano uno all’altro, La bassura formata nel luogo dove Je valli convergono era la Suburra, l’infimo e pit popolato quartiere della citta; e, come spesso ve- diamo nelle moderne capitali che i pit poverie i piu ricchi quartieri stannosi di fianco, cosi in Roma prossime alla Suburra, all’estremita dell’Esquilino, erano le Carinae, il punto pit signorile e pit ari- stocratico, Sull’Equilino era Ja casa di Mecenate, frequentata da Orazio, da Virgilio, da Properzio, che pure abitavano qui intorno; e sulla china orientale di questo colle, al di 1a dell’ Agger di Servio Tullio, erano 1 giardini che Mecenate apri a ricreazione del popolo romano, Il luogo di essi era Originariamente un cimitero dei poveri, dove Orazio descrive Canidia venuta a compilere 1 suoi incantesimi. Il Viminale era un colle di poca estensione, abitato pure dalle classi povere; nella Topografia di Roma — ftalia merid. e: Sicilia, 135 valle fra questo e il colle Cispio correva una via detta Vicus Patricius. Infine il colle Quirinale, che prospetta 11 Campidoglio, s’adornava di un tempio di Quirino, da cui prendeva il nome. Il monte Pincio (Collis hortorum), che giaceva fuori della citta, era famoso per 1 molti suoi giardini, splen- didissimi fra i quali quelli di Lucullo. Gli Horti Sallustiant giacevano in una yalle fra il Quirinale e il Pincio. 4. Ix Foro Romano g£ 1A Via Sacra. — II Foro, centro della vita politica romana, era situato nella valle a nord del Palatino, ed estendevasi dai piedi del Campidoglio al punto dove il Velia principia ad alzarsi. Era un’area oblunga, pit larga all’e- stremita occidentale che non all’orientale, misu- rando, in media, 212 m. di lunghezza, e 76 di larghezza, tutta lastricata. Lungo il lato meridio- nale correva una linea di botteghe, dette le Ta- bernae veteres,e sul lato opposto, altra simile linea, dette le Tabernae novae; queste botteghe si segui- vano |’ una all’altra sotto portici, e sopra questi eran balconi, che prospettavan la piazza. Nei temp pit. antichi queste botteghe servivano ai comunl mestieri, ad esempio, del macellaio; e da una di queste botteghe, narra Livio, tolse Virginio il col- tello per uccidere la figliuola; pit tardi furono occupate da orefici. Quest’estensione del Foro rimase invariata in tutta l’eta romana, e la sua piccolezza dovevya, nei tempi posteriori, far testimonianza degli umili princip} di Roma. Ma l’area intorno a poco a poco assunse aspetto diverso, adornan- dosi ditemplie di vasti tribunali, detti Basiliche. Nello spazio interno, il punto pil importante. era 136 Capitolo Decimo. 11 Comitium, primiero luogo delle adunanze dei patriz}; era un recinto allo scoperto e legger- mente elevato dal suolo, nell’ angolo nord-ovest. Fra questo e il rimanente spazio del Foro, sorge- vano 1 Rostra, o tribuna degli oratori, adorna dei rostri delle navi prese alla citta di Anzio. La tri- buna guardava su due lati; e fu indizio di mu- tate tendenze politiche quando un oratore derogd al costume di volgersi ai patrizi nel Comizio, in- dirizzandosi invece alla plebe nel Foro ‘. Nel mezzo del Foro era il sito del lacus Curtius, che fu poi asciugato e ricolmato, All’ estremita orien- tale era il Puteal Libonis, luogo consacrato dopo esser stato tocco dal fulmine, e quindi ricoperto al di sopra, in guisa da rassomigliare ad un pozzo, d’onde il nome. Quest’edifizio fu ristorato da Scri- bonio Libone, che qui trasferi il tribunale del pretore, e diyenne allora un punto assai frequen- tato. Volgendoci ora alla parte esteriore, troviamo sotto al Campidoglio, oltre vari templi, il Milia- rium aureum, pilastrino di bronzo dorato, erettovi da Augusto, come punto di partenza a misurare le strade che diramavano per tutta Italia; pid in la verso nord, all’angolo del colle Capitolino, era il carcere Mamertino, ossia Robur Tullianum, sot- terranea prigione che si vede ancora oggidi. Qui presso erano le Gemoniae, scalea sul lato del colle, da dove venivano precipitati i corpi dei delinquenti. Sul lato nord del Foro, al di 1a deila 4 Questo fece pel primo Cajo Gracco; vy. Plutarco, vit. di C. Gr. 5. Topografia di Roma — Italia merid. e Sicilia, 137 Sa ci al iS SR ES Via Sacra, stava la Basilica Porcia, primo edifizio di tal genere, eretto da Catone censore; la Curia Hostilia, luogo delle adunanze del Senato, e la Basilica Aemilia. Di fronte a questa erano tre sta- tue di Giano, ed essendo questo il luogo di con- vegno de’ prestatori di denaro e degli usurai, il nome Janus fu usato a significare il loro quar- tiere. Del lato meridionale basti ricordare il tem- pio circolare di Vesta, dimora delle vergini Ve- stali, La Via Sacra, passaggio delle religiose pro- cessioni e de’ cortei trionfali, moveva dalla Carinae presso l’Esquilino, e, attraversata la valle, fiancheg: giava la china del Velia, dove sul punto pit mal- zato fu eretto l’arco di Tito, in ricordo della vinta Gerusalemme. Scendendo al Foro, pare che la via si dividesse in due, una a nord, |’altra a sud, lungo la linea delle Tabernae, dopo le quali ascen- deva diagonalmente al Campidoglio per 11 Clivus Capitolinus. 5. Mura © porte pt Roma. — I sette colli di Roma erano chiusi in un giro di mura, detto la cerchia di Servio Tullio (agger Servit Tullit). Ai tempi degli imperatori questa era in ruina; la mura che ancor oggi esiste e abbraccia una piu vasta area, fu fabbricata ai tempi di Aureliano. La cerchia di Roma fu allora estesa al di 1a del Tevere, inchiudendovi il Gianicolo e il Vaticano. Il ponte che pit spesso @ ricordato come passag- gio d’una all’altra sponda é il Sublictus, posto alle falde dell’ Aventino. Delle porte di Roma tre ri- chiedono speciale menzione, cioé la Collina, Ca- pena.e Carmentalis. La porta Collina era quella di settentrione, dalla quale si partiva la via Salaria; 138 Capitolo Decimo. ad est di questa porta, fuori le mura, giaceva il « Castro pretorio », eretto per la guardia impe- riale al tempo di Tiberio. A mezzodi era la Porta Capena, alle falde del Celio; di qui partivansi la Via Latina e la Via Appia, e sul suo fianco era la Valle Egeria. La Porta Carmentale giaceya fra le radici del Capitolino e il fiume, e di qui par- tivasi il Vicus Jugarius. La via Flaminia comin- ciava da Porta Ratumena, sul lato nord del Ca- pitolino, e attraversando il Campo Marzio col nome di Via Lata, procedeva diritta a nord, varcando il Tevere col ponte Milvius (Ponte Molle), a pit di tre chilom. da Roma, 6. IrantA Meriptonsre. — IL’ Italia meridionale inchiudeva i distretti dell’Apulia, della Calabria, della Lucania e dei Bruzzii. Suoi caratteri, in dif- ferenza dall’Italia settentrionale, sono il clima pia caldo, la costa frastagliata e le pianure giacenti sul versante orientale anzi che sull’occidentale. Al punto doye s’incontrano il Sannio, l’Apulia e la Calabria, e dove sorge l’alta vetta del monte Vul- ture, la catena dell’ Apennino si biforea; il ramo principale continua il suo corso verso |’ estrema punta, ossia il pollice della penisola, mentre il ramo minore discende verso i! calcagno. II litorale era designato col nome di Magna Grecia, a cagione delle molte colonie greche, che qui gia da antico fiorivano, Di queste, le citta Achee di Sybaris e Croton, la colonia spartana di Tarentum, e quella dei Locresi, di Locri, furono fondate intorno al 700 av. C. Il loro stabilirsi era azevolato dal breve tragitto fra i lidi della Grecia e quelli d'Italia, giac- ché da Corcira al capo Japigio non corrono pit di 96 chilom, Topografia di Roma — Italia merid. e Sicilia. 139 7. Apunia £ Canasrta, — Quella parte dell’Italia meridionale che, posta fra l’Apennino e |’Adriatico, Stendevasi dai confini dei Frentani al calcagno dItalia, era detta Apulia. La porzione meridionale di questa é un terreno calcareo, quasi al tutto privo di fiumi; ma la porzione settentrionale invece @ un’estesa e fertile pianura, ricchissima di grana- glie, irrigata da molti fiumi, de’ quali il maggiore & l'impetuoso Aufidus, presso le cul sorgenti era Venusia (Venosa), citta natale di Orazio; in que- Sti dintorni correva la fonte Bandusia, ed ele- vasi il monte Vulture, luoghi tanto celebrati dal poeta venosino, Eeli descrive Venosa come situata sulla frontiera dell’A pulia e della Lucania, dicendo di sé stesso, « Lucanus an Apulus anceps — Nam Venusinus arat finem sub ulrwmque colonus» *, Pit git. lungo il fiume erano Canusium e 1 campi di Canne ; al nord di Venosa seguiva Asculum Apulum, e pit ancora a nord Luceria. La via Appia con- tinuava per questa regione alla volta di Taranto e di Brindisi; quest’era Ja via interna, ma potevasi anche per altra via seguire la costa, da Bari in- nanzi, come fece Orazio nel suo iter ad Brundu- sium. (Sat. I. 5). Lo sperone d'Italia, formato dal promontorio de! Gargano, @ una montagna isolata vestita di foreste e battuta dai venti; il litus Ma- tinum sulla sua costa meridionale era famoso per ottimo miele. Il calcagno d'Italia era occupato dai Calabri a nord, dai Salentini a sud; tutta questa 1Oraz. Sat. 11. 1. 34. 140 Capitolo Decimo. regione dai Romani era conosciutacome Calabria, dai Greci come Messapia o Japigia. E una bassa regione, ondulata da piccole colline; le due pit importanti citta erano Brundusium, sulla costa di fronte alla Grecia, luogo d’imbarco per Dyrrachium (Durazzo) e per la via Egnazia, e Tarentum, in fondo alla baja dello stesso nome, la pit possente citta della Magna Grecia, con ottimo porto, con florido commercio, con ricchezza di vini, oli, lane, e tintura di porpora. 8. Lucantra. — Bruzziu. — Il nome di Lucania davasi a quell’angolo racchiuso fra il golfo di Ta- ranto, 11 Mar Mediterraneo, e i confini della Cam- pania, del Sannio e dell’Apulia al nord. E. percorsa questa regione pel lungo dall’Apennino, ma nella sua parte meridionale allargasi uno spazio fra 1 monti e il mare. Le sue citta principali giacevano sulla costa, ed erano di greca origine: sul lato occidentale, Postdonia o Poestum, famosa in antico per le sue rose, che fiorivano due volte all’anno ‘; oggi il luogo é celebre per le ruine di tre grandiosi templi; Elea o Velia, patria della filosofica scuola eleatica; e Laus, sul confine dei Bruzzii. Sul lato orientale Sybaris, situata tra i fiumi Crathis e Sybaris; dalla proverbiale mollezza del suo popolo ci venne l aggettivo di sibaritico; distrutta questa citta per opera della vicina Crotone, fu qui dai coloni ateniesi fondata Thurit; seguivano Heracleia, luogo della prima vittoria di Pirro (280 ay. C.), e Metapontum. 1 Biferique vosaria Paesti. Virg. Georg. IV. 118. Topografia di Roma — Italia merid. e Sicilia. 141 La regione che forma la punta del piede italico era abitata dai Bruzzii; essa comincia al punto dove il golfo di Taraato e il Mediterraneo s’accostano, divisi per lo spazio di soli 48 chilom. Pit al basso, cioé al disotto del capo Lacinio, presso Crotone, i due mari si accostano ancor piu, restando quasi un istmo fra 1 due golfi Terineo (o Vibonense) e Scilletico; e qui gli Apennini s’abbassano, la- sciando quasi piano il terreno interposto fra i due mari. I! montuoso distretto di sud era detto Sila, famoso per vaste boscaglie. Qui sulla costa orientale erano le citta di Caulon e di Locri Epi- zephyrii, a cui veniva la distinzione di questo nome dal promontorio di Zephyrium, che le sta a sud, sul quale la citta originariamente sorgeva,. Tutta la penisola termina col capo di Leucopetra, ed @ separata dalla Sicilia per il Fretum Siculum (stretto di Messina), sul quale sorge la citta di Rhegium. Fra questa e Messana (Messina), sulla costa sicula, era il gorgo di Cariddi, formato dal- lincontrarsi delle correnti, All’ingresso settentrio- nale dello stretto sorgeva, sulla costa italica, lo scoglio di Scilla '. 9. SIcILIA; DESCRIZIONE GENERALE. — L’ isola di Sicilia, dalla sua forma triangolare, era detta Tri- nacria o Triquetra. La sua posizione fra Cartagine e l’Italia, e fra il bacino orientale e Jl’occidentale del Mediterraneo, fece che nei tempi antichi, come anche in eta posteriori, venissero a confluirvi po- ? Vedine la pitt antica descrizione in Omero, Odissea, XII. 142 Capitolo Decimo. poli di razze differenti. I tre angoli sono formati dai promontorii di Peloro a nord-est, di Pachino a sud, e di Lilibeo ad ovest. Le montagne della Sicilia sono una continuazione di quelle d'Italia, e, partendo dallo stretto, corrono attraverso lisola poco discoste dal lido settentrionale; a circa mezzo il loro corso un’altra catena se ne staccae discende verso il promontorio meridionale. Di gran lunga maggiore fra tutte le montagne sicule é !’Etna ™, alta 3350 m., con una circonferenza di 145 chilom. alla sua base. Il legame fra questa e le altre mon- tagne vulcaniche d'Italia & formato dalle isole Eolie (Lipari), dove Eolo, re dei venti, favoleggiavasi avesse la sua reggia. La pit settentrionale di que- ste isole, Strongyle (Stromboli), @ ancora in eru- zione. I fiumi di Sicilia, com’é facile figurarsi, sono di piccolo corso; il maggiore @ il Symaethus (Gia- retta), che raccoglie le acque del lato occidentale dell’Etna e scorre verso est; seguono | Himera (Fiume Salso) e l’Halycus (Platani), che dal centro dell’isola mettono al mare meridionale. Ma i pit famosi nella storia sono anche piu piccoli, quali p. e. PAcis, che corre fra le lave dell’Etna, e ri- corda le leggende di Polifemo e Galatea ; | Anapus, presso Siracusa, tanto ricordato negli idillj di Teo- crito; e |’ Asinarus verso sud, scena della final catastrofe della spedizione Ateniese (413 av. C.) Il {La fantasia degli antichi attribuiva le eruzioni dell’Etna agli sforzi del gigante Tifeo, 14 sotto sepolto, fulminato giu dal cielo da Giove. Vedi nel Prometeo d’Eschilo y. 301 e seg. e nell’Eneide ILI, 573. Topografia di Roma — Italia merid. e Sicilia. 143 ee eee suolo di Sicilia era grandemente fertile; le copiose raccolte di cereali facevano che quest’isola, insieme coll’Egitto e colla provincia d’Africa, fosse consi- derata uno de’granaj di Roma; aggiungi abbon- danza di miele assai pregiato, zafferano e pingui mandre. 10. Cirra’ pr Sicm1a. — Gli originarj abitanti di Sicilia distinguevansi in due tribu, i Sicani ad ovest, e 1 Sicelii ad est. Entrambe spettavano al ramo Italo-Greco; dal che consegui che quando i Greci qui vennero a stabilirsi, la popolazione in- digena e quella venuta dal di fuori facilmente si fondessero; questo spiega la grande popolazione delle greche citta, che non pud essere attribuita solo al naturale incremento dei coloni. I Greci di Sicilia erano, per cagion di distinzione, detti Si- celioti. Non erano perd essi i primi stabilitisi nel- Visola, giacché li avevano preceduti i Fenici, i quali sul lato occidentale avevano parecchie co- Jonie, € maggiore fra queste quella di Panormus (Palermo), in una bella baja '. Lo stabilimento cartaginese di Lilybaeum (Marsala), sul promontorio dello stesso nome, non fu fondato se non nel 400 av. C, Di fronte alla spiaggia fra Lilibeo e Dre- panum (Trapani), altro luogo forte dei Cartaginesi, Stanno le isole Aegates (Egadi), dove Lutazio Ca- tulo vinse la battaglia che pose fine alla prima guerra punica (241 ay. C.). Alle spalle di Drepano sorge il monte Erice, la cui vetta s’incoronava -! Donde il suo nome di Panormos, « tutto porto ».. 144 Capitolo Decimo, ee d’un famoso tempio di Venere, Delle colonie gre- che le pid antiche, com’é naturale, furono stabi- lite sulla costa orientale, pii prossima alla madre patria, e solo gradualmente i Greci tentarono la via verso la costa occidentale. Sullo stretto era Zancle, detta poi Messana; pit verso sud, Naxos, di tutte la pid antica, quindi Catana e Leontint ; queste erano tutte citta Calcidiche, e la rivalita fra que- ste e lealtre, per lo pit di origine dorica, occupa gran parte della loro storia. Seguono Megara Hy- blaea, le cui colline davano miele rinomato (favi iblei), e Siracusae. Sulla costa occidentale erano Ca- marina, Gela, Agrigentum e Selinus. Verso nord, le due citta greche di maggior importanza erano Hi- mera e Segesta; questa perdO non era di origine creca, ma, secondo la leggenda, era stata fondata dal trojano Aceste (donde fu detta anche Acesta ed Egesta), e fu solo pid tardi grecizzata. 11. Srracusa. — La citta pid importante di Si- cilia era Siracusa. Nelle sue vicinanze tre pro- montori si protendono nel mare; il pili settentrio- nale era quello di Thapsus; a questo seguiva il promontorio Achradina, largo ammasso roccloso ma poco elevato; pi a sud infine era il promon- torio Plemmyrium. Una bella baja, frapposta fra 1 due promontori nominati da ultimo, formava il gran porto, di fronte al quale sorgeva l’isola d’Or- tigia, lunga un chilom. e mezzo e separata dalla terra da un assai angusto stretto; conteneva la fonte Aretusa, e la sua sponda formava coi fian- chi dell’ Acradina un seno detto il piccolo porto, Nella parte pit riposta del gran porto sboccava il fiume Anapo, che scorrendo dal] interno attraversa Topografia di Roma. — Italia merid. e Sicilia. 149 nel suo corso inferiore una valle paludosa. Sul lato settentrionale di questa valle levasi in forma di triangolo un altipiano coi lati scoscesi. Que- st’altipiano si distacca dall’Acradina per una leg- giera depressione del terreno, e man mano che Sinterna si fa pit alto e pit angusto, finché 1 due suoi lati s’incontrano ad angolo acuto. Quest’al- tipiano era detto Epipolae, e il pit elevato punto, che forma l’apice del triangolo, distinguevasi col nome di Euryelus. L’ originaria citta di Siracusa occupaya solo l’isola Ortigia; ma al tempo della Spedizione Ateniese essa gia si era distesa su parte dell’Acradina, dove era un suburbio detto Temenitis, che, col declivio dell’ altipiano volto verso 11 porto, fu poi incluso nel quartiere detto Neapolis; una parte del lato settentrionale di Epi- pole fu ricoperta d’ edifizi e detta Tycha; tutto Yaltipiano fu poi recinto da un muro, onde la citta venne a constare di cingue parti, cioé Orti- gia, Acradina, Tiche, Epipole e Neapolis '. 12. Corsica © Sarpeana. — Delle due grandi isole che giacciono ad ovest d’Italia poco pud dirsi, perché piccola parte ebbero nella storia antica, La pit settentrionale, cioé la Corsica (dai Greci detta Cyrnos) & pid piccola ma pid montuosa della Sar- degna, la quale ha invece larghi piani e fornisce abbondanza di grano. Nella Corsica la citta di mag- gior conto era Aleria o Alalia, circa a mezzo della costa orientale, colonia focese in origine, ma 4 Vuolsi che l’antica Siracusa, ai tempi della maggiore pro- Sperita, oltrepassasse un milione di abitanti; la citté moderna ne conta 15,000. Gentile. il 146 Capitolo Decimo. SN ere aceresciuta da Silla con coloni romani. — La Sardegna (Sardinia) fu a lungo occupata dai Car- taginesi, che perd la doyettero sgombrare nell’ in- tervallo di tempo fra la prima ela seconda guerra punica. Capoluogo, gia da allora, era Caralis (Ca- gliari) al sud dell’isola. CAPITOLO XI. ESTREME REGIONI D EUROPA. 1, Spacna o Iserza. — La Spagna, per la spor- gente ed estrema sua posizione in rispetto alle altre parti d’Europa, e per la massiccia conforma- zione della sua superficie, rende immagine come di un bastione che stia sull’angolo d’una fortezza. Suoi confini sono il Mediterraneo, |’ Atlantico e 1 Pirenei. Le gue montagne non percorrono il paese da nord a sud, come nell’Italia e nella Grecia, ma formano una serie di catene: parallele in direzione da est ad ovest. Fra queste giacciono estese pia- nure, man mano elevantisi verso il centro della regione, che @ tutta un altipiano. Le pianure sono percorse da molti e grandi fiumi, dei quali uno solo, l’Iberus (Ebro), sbocca nel Mediterraneo, cor- rendo gli altri tutti all’Atlantico; essi sono: 11 Du- rius (Douro), il Tagus (Tago), l’Anas (Guadiana), il Baetis (Guadalquivir), Da cid si comprende che lo spartiacque della penisola @ pit vicino alla costa orientale che non alla occidentale. Dall’ Africa la Spagna @ divisa per il Fretum Gaditanum (Stretto Estreme regiont d Europa. 147 di Gibilterra), dove sorgevano 1 due alti scogli detti le colonne d’Ercole (c. I. 5.). Tutta la regione era dai Romani distinta dapprima in Ispagna Citeriore ed Ulteriore, preso come limite fra le due I’Ibero; poi, al tempo d’Augusto, nelle tre provincie di Lusitania, corrispondente al Portogallo, di Baetica, proyincia d’ Andalusia, e della Tarraconensis, che comprendeva il territorio rimanente. 2. PopoLAzIoNI E CITTA’ DELLA Spacna. — La po- sizione delle principali tribu indigene pud essere ben descritta seguendo il corso dei fiumi lungo i quali esse stanziavano. Intorno al corso superiore del Douro erano 1 Vaccaei, e intorno a quello del Tago 1 Carpetani con Toletum (Toledo) capoluogo; intorno a quello della Guadiana gli Oretani, e sulle foci del Guadalquivir 1 Turdetant. Sul grande spartiacque e nel suoi dintorni erano 1 Celtibert, nel cui territorio a nord stava la citta di Numan- dia, famosa per l’assedio e Ja presa fattane da Scipione Africano minore, detto percid Numantino (134 av. C.). Ad est dell’Ebro stavano gli Ierge- tes, con Ilerda capoluogo, e fra questi e 1 Pirenei Stanziavano i Lacetant, e pil verso il mare gli Ausetani; queste trib vennero nel dominio dei Romani ai tempi delle guerre puniche. Sul litorale di settentrione erano 1 Cantabri e gli Astures, — Le citta principali, cominciando da nord-est e se- guendo la costa, erano: Tarraco (Tarragona) al di qua dell Ebro, e Jnitibili al di la; a sud di queste, Saguntum, e, opposta alla sponda africana, Curthago nova (Cartagena), con uno de’ pit bei porti d’ Eu- ropa. Fuori dello stretto erano le pit antiche co- lonie fenicie di Gades (Cadice), sull’estremo di 148 Capitolo Undecimo. un’ isola posta di fronte al suo golfo, in una si- tuazione che rammenta quella di Siracusa. Qui intorno, verso le foci del Guadalquivir, deve essere stata la citth di Tartessus. Rimontando questo fiume trovavasi Hispalis (Siviglia), quindi Corduba (Cor- dova), e infine Jliturgis. Il definitivo stabilirsi del dominio romano in questa regione @ segnato dal nome di molte colonie, prima fra le quali Caesar Augusta. (Saragozza) sull’ Ebro, Emerita Augusta (Merida) sulla Guadiana; Asturica Augusta (Astorga) e Lucus-Augusti (Lugo) nel nord-ovest. Nelle tre ultime cittt nominate vi sono grandi ruine di edi- fizi romani. — Le isole Baleari, Baleares 0 Gymne- siae, che giacciono contro il lido orientale, erano famose pe’ loro frombolieri; ed erano state da ane tico colonizzate dai Fenici. 3. Gartia. — I confini della Galha sono, su tre lati, 1’ Oceano, i Pirenei e il Mediterraneo; nel lato orientale & separata dall’ Italia per le Alpi, dall’ Elvezia per il Giura, dalla Germania per il Reno; ma siccome le montagne sono confini pit certi che non i fiumi (c. I. 11), cosi il monte Vosegus (Vosgi), ad ovest del corso superiore del Reno, formerebbe il naturale suo limite. I passi delle Alpi percui si veniva dall’Italia, gia furono ricordati (c. IX. 3); quelli dei Pirenei, dalla parte della Spagna, erano sull’estremita orientale ed oc- cidentale della catena, dove essa dechina al mare. Come la Spagna, anche la Gallia @ una regione dai grandi fiumi, e la sua geografia é ben dise- gnata da’suoi spartiacque. Quello che divide la parte settentrionale dalla meridionale, corre ad ovest, movendo dall’estremita meridionale dei Vo- Kstreme regione d’ Europa. 149 $gi,e separando le sorgenti dell’Arar (Saona), che immette nel Rodano presso Lione, da quelle dei fiumi che corrono a nord, cioé la Mosella, che im- mette nel Reno, la Mosa e la Sequana (Senna) che sboccano nell’Oceano. Sull’ altro lato, lo spartiac- que della Gallia meridionale, movendo dall’estre- mita occidentale di questa, si stende a sud fino alle Cevenne sulla riva occidentale dell’ Arar e del Rodano, e raggiunge quasi le falde dei Pire- nei, separando questi fiumi dal Liger (Loira), e dalla Garwmna (Garonna) coi loro tributari. I solo di questi fiumi che sbocchi nel Mediterraneo, il Rodano, nasce nell’Elvezia presso le sorgenti del Reno, e dopo il confluente coll’Arar, riceve sulla sponda orientale |’Jsara (Isere) e la Druentia (Du- rance) che scendono dalle Alpi. 4, PRoviNcIE, POPOLAZIONI E CITTA’ DELLA GALLIA. — I Romani dividevano la Gallia in quattro pro- vincie: Belgica a nord-est; Lugdunensis nel centro, stendentesi dall’ Elvezia all’ Armorica (Britannia) nell’ occidente, e a mezzodi fino a Lugdunum (Lione), sua capitale; Aquitania nel sud-ovest ; Narbonensis nel sud-est, fra le Cevenne, le Alpie il Mediterraneo. Quest’ ultimo. distretto al tempi di Cesare dicevasi Provincia ', ma prima Gallia braccata, dalle lunghe brache de’ suoi abitanti ; dalle lunghe chiome invece riceveva nome la re- stante regione, Comata. A distinguer poi queste parti dal territorio gallico in Italia, tutta Ja regione dice- vasi Gallia Transalpina. Essa corrisponde ai moderni 4 D’onde il nome di Provence, che oggidi la distingue. 150 Capitolo Undecimo. EEE Eee stati della Francia, del Belgio e di parte dell’ O- landa. Nel ricordare le principali popolazioni vuolsi notare che il nome di una tribt @ spesso passato ad essere i] nome di una moderna citta, (ad esemplo Augusta Taurinorum ® oggi Torino). Intorno alle bocche del Reno e della Mosa giacevano i Batavi; lungo il Reno, fra la Mosa e la Mosella, gli Ubi. A sud di questa tribt era una larga stesa di bo- scaglie, l’Arduenna Silva (Ardennes). Circa a mezzo il corso della Mosella erano i Treviri (Tréves), e pid su i Mediomatrici, colla citts di Divoduwrum (Metz); alle sorgenti della Mosella e della Mosa, 1 Leuct, a quelle della Senna i Lingones, (Langres); ad occidente dei Lingones, fra la Senna e la Loira, 1 Senones. Pit a sud, ad est della Saona, erano i Sequant, ad ovest gli Aedut; e a sud di questi, oltre il corso della Loira, gli Arverni (Auvergne), In fine, la regione a sud-est di Lione era occupata dagli Allobroges, e quella fra l’Isére e la Druenza dai Vocontii, Le citta principali nel centro della regione erano Avaricum (Bourges) e Genabum (Or- leans) sulla Loira, e Lutetia (Parigi) capoluogo dei Parisii, sulla Senna. Dei due luoghi delle maggiori vittorie di Cesare, uno Alesia, dove fu preso Vercingetorige, era nel centro del paese, Valtro Uxellodunum, dove si decise la lunga guerra, era nell’Aquitania, su uno dei tributari della Garonna. La pit civilizzata provincia della Gallia era la Narbonense,, come lo attestano le molte reliquie di edifizi romani che ancora vi si ammirano. A breve distanza dalle bocche del Rodano era Mas- sia (Marsiglia) colonia Focese, che per il suo bel porto divenne la pit importante oitta marittima del Mediterraneo. Estreme regioni d’ Europa. rae ey a eel eg 5. Britannia. — Virgilio dice dei Britanni « pe- nitus toto divisos orbe », e della regione di questo remoto popolo non occorre lungo discorso. I due fiumi principali, il Tamesis (Tamigi) e la Sabrina (Se- vern) corrono rispettivamente quello al mare orien- tale, questo all’occidentale. Le montagne si stendono a nord e ad ovest del paese, e i bassi colli che lo percorrono in ogni senso non sono tali da impe- dire l’avanzarsi di un nemico invasore. In fatti, nei tempi antichi come oggidi, il mare fu la sal- vezza di questa regione, in grazia delle difficolta dello sharco e del pericolo d’aver tagliato il ritorno, Per prevenire le incursioni delle estreme tribu del nord, |’ imperatore Adriano fece edificare una grande muraglia da Solvvay Firth alla costa orien- tale; e Antonino Pio fece alzare un baluardo in un punto ancor piu avanzato fra il corso del Clyde e Forth, dove Agricola gia aveva stabilito una linea di forti. Al nord di queste fortificazioni era la regione detta Caledonia. Due isole giacciono presso la costa, separate da angusti stretti, e sono Mona (Isola di Anglesea) e Vectis (Isola di Wight); ma le isole anticamente pid famose erano quelle di Cassiterides (Scilly Islands), di fronte alla costa oc- cidentale di Cornovaglia, dove i Fenici si spinge- vano per trasportarne lo stagno, che si trova nel continente, Le tribi. principali erano i Damnonii nel Devon e nella Cornoyaglia; i Belgae, che si stendevano da Hampshire al canale di Bristol, con Venta Belgarwm per capoluogo (Winchester) ; 1 Cantii, in Kent, col porto di Rutupiae (Richbo- rough) sulla costa orientale, famoso per ostriche e per essere il principale approdo del paese; i Tri- 152 Capitolo Undecimo. (Pee seen SR nobantes, in Essex; gli Icent, in Norfolk e Suffolk ; i Silures, nel Wales meridionale; 1 Brigantes a nord, presso il muro d’Adriano. Le due citta prin- cipali erano Eboracum (York) a nord, e Londiuwun (Londra) a sud. Traccia dell’ occupazione romana si trova nei molti nomi che escono in chesler e cester derivato da « castra », p. e. Winchester, Gloucester, ecc. — Qual paese dai Romani si vo- lesse indicare col nome di Thule non @ noto; al- cuni ’ hanno identificato coll’ Irlanda, altri con una delle Shetlands, altri poi colla Norvegia. 6. Germania. — Nel discorrere dei paesi ger- manici dobbiamo far diligente distinzione fra la regione detta Germania, che corrisponde a un di- presso alla Germania moderna, e le Germaniae, ossla le due provincie ordinate da Augusto sulla riva sinistra del Reno. Erano queste distinte in Germania superiore e Germania inferiore, in relazione alla loro posizione lungo il corso del flume, cosicché la su- periore era quella che giaceva pit a sud, Si sten- deva questa da Basilia (Basilea) a Mogontiacum (Magonza) ed era racchiusa fra il Reno e 1 Vosgi; l’inferiore poi seguiva a questa, stendendosi fino al mare, sulle spiaggie dei Batavi, avendo per maggior citta la Colonia Agrippinensis (Colonia). A mezza via fra questa citta e il mare erano 1 Ca- stra. vetera, principale stazione militare sul basso Reno, presso le cui foci era Lugdunum Batavorwm (Leida). Il territorio di queste provincie, come si vede, era tolto alla Gallia, quantunque le popola- zioni fossero nella maggior parte germaniche. — Il paese della Germania invece giaceva fra i Reno e la Vistola, fra il Baltico e il Danubio. Estreme regiont d’Ewropa. 153 Quasi tutti i fiumi di questa regione scorrono a nord, e principali sono il Visurgis (Weser), |’ Albis (Elba) e il Viadus (Oder). Le montagne della parte meridionale eran coperte da dense foreste, come appare dal frequente loro appellativo di « selva »; il nome di Silva Hercynia era usato vagamente a designarle tutte. Le tribt. barbariche dalle quali era popolata la Germania opposero un’ostinata resi- stenza alle armi romane, e il nome di alcune di esse divenne famoso quando alla fine, alla lor volta, invasero l’'Italia. Le pit frequentemente ricordate sono le seguenti: al nord del Danubio, 1 Quadi verso est, 1 Marcomanni nel centro, gli Alemanni ad ovest, verso la Foresta Nera; a nord di questi verso l’in- terno del paese erano i Chatti e 1 Cherusci; di questi ultimi fu condottiero Arminio. Lungo la sponda destra del Reno, al di sotto di Magonza, erano gli Ubii, 1 Sicambri, i Tencteri e i Bructeri; e sulle spiaggie dell’Oceano germanico, i Frisii, nella mo- derna Olanda e Frisia, e 1 Chauci. Ad ovest nel corso inferiore dell’Elba, i Langobardi; fra l’Elba e il Baltico, i Sazones e gli Anglt; nel Chersoneso Cimbrico (Jutland) i Cimbri. Parecchie di queste trib. erano comprese nella denominazione gene- rale di Sueri, quantunque la sua applicazione ab- bia variato nei diversi tempi. I! nord della Ger- mania era conosciuto ai Greci gia da un tempo assai antico, a cagione dell’ambra (electrum) che si trovava sulle sponde del Baltico ed era traspor- tato da mercadanti nel mezzodi d’Europa. 7, Le provincie Lunco 1 Danusio. — La regione che giace a sud del corso superiore del Danubio chiamavasi Vindelicia, ed era in gran parte un paese Capitolo Undecimo. piano; la regione Alpina fra questo e I'Italia, con- finata ad occidente dagli Elvezii, era detta Rhaetia (Tirolo e Grigioni), e la principale citt& ne era Curia Rhaetorum (Coira). Ad est di queste due e da loro separato per mezzo dell’ Aenus (Inn) sten- devasi il Noricum, rinomato per il ferroe l’acciaio. Dopo buon tratto di corso verso est il Danubio fa un subito ripiegamento a sud, e quindi riprende nuovamente Ja primiera sua direzione. Fra il No- ricwm e questo lungo tratto del fiume giaceva la Pannonia, la cui parte occidentale era detta Pan- nonia Superiore, l’orientale Inferiore, La maggior parte di questa regione é occupata da larghi piani, ed irrigata a sud dai fiumi Dravus (Drava) e Savus (Sava), che sboccano nel Danubio. Citta principali erano, Vindobona (Vienna) sul Danubio, presso la frontiera del Noricum; Pefovio sulla Drava nella Pannonia superiore, quartier militare dei Romani, : e Sirmium, sulla Sava nella Pannonia inferiore, che divenne poi la principale citt& di tutta la re- gione. Il territorio fra la Pannonia e 1’ Eusino, e fra il Danubio, |’Emo e le Alpi Dinariche, cor- rispondente alla Serbia e alla Bulgaria, comprendeva Je due provincie della Moesia. Le vaste pianure a nord del Danubio, che oggi formano i principati Danubiani di Valachia e Moldavia, componevano la Dacia, e non furono conquistate dai Romani se non ai tempi di Trajano, che vi trasportd nume- rose colonie; queste lasciarono nel paese perma- nenti vestigia nel linguaggio valaco, che spetta, come Vitaliano ed il francese, al gruppo dei lin- guagei derivati dal latino. FINE. ERRATA Pag. 4, lin. 317 AtAave » 43, lin. 1 ahroouhot » 8%, lin. 7 EXAnomovtos iy