Tu 1 \ \ A ì'\ ìiiiìiìi::;„:ìii[iiihi • < 1 ' % ÉL i ^ P DELL* INVERNICIATORE O SIA L' A E T E d'inverniciare j INDORARE, STEMPERARE I COLORI TRJTTO DALLE OPERE D I SECONDO LE ODIERNE COGNIZIONI CHIMICHE^ DA ANTONIO M. BAYER. MILANO , PER (iìOVANNI SILVESTRI m. Dccc. xxix. AL LETTORE {Quantunque nella nostra lingua ab" biamo molti libri che insegnano alcuni ■processi deWJtrte del Pittore e Vernicia^ torCy alcuno non i^e VLÌia che tratti con fnetodo quesfarte^ e che ne dia la ben cliè minima teoria. tessere quesfaj^te molto utile e dilet- tevole^ fa sì che abbia molti coltis^atori tanto per genio che per professione^ ma non avendo questi per guida che la sola materiale descrizione dei processi ^ non possono esercitarla con tutta F estensione di cui è capace; nè darsi ragione del loro operare^ la qual cosa molto dimi- nuisce futile e il piacere di tale lavoro. NeWopera del celebre sig. Tingry ^em- hrommi trovare un vero maestro che tratti quesfartCy sviluppandone i principj con tale chiarezza^ che ho stimato far cosa assai grata tanto ai signori dilettanti^ 4 quanto a chi Vesercita per professione^ non che a chiunque si diletta per chi-' miche operazioni ^ il farne epilogo nel qaale^ oltre troK^arsi per esteso tutti i suoi processi^ non si è mancato cFaggiungere altre materie allora ignote alU Autore^ ed altre cognizioni d^ altri autori^^ ed anche raccolte dalFodierna pratica^ il tutto trai" tato colte più moderne chimiche teorie. Nel esporre tali processi non ascendo troviate in essi altra differenza da quelli della doratura^ che V applicazione deWoro^ ho coluto estendere quest'' operette anche ai processi di quest'^arte ^ che per esser giunta già da gran tempo alla sua per-- fezione ^ non ebbi dubbio che il nome di Watiu potesse^ per Petà sua^ fare la benché minima contraria impressione sul concetto deWopera ^ se in questi ultima arte si sieno tratte dalla dì lui opera le principali cognizioni. Nei processi e formole si sono usati pesi e misure di Milano per essere le loro frazioni più comuni in Lombardia. CENNO CHIMICO Dovrebbe quest' opera esser preceduta da qualche breve istruzione chimica^ ma siccome le materie delParte sono in nu- mero limitato 5 e limitate pure ne sono le operazioni , ci accontentiamo di dar solo la spiegazione di alcuni termini di questa scienza appartenenti a varj corpi impiegati nelP arte di cui tratta que- st'opera. Vai'ie sono le combinazioni chi miche che hanno nome suo proprio , ma qui non fa d'uopo che d' esporne le prin- cipali. Si conoscono molti corpi o sostanze che per la loro proprietà comuni ven- gono da sè stesse, per cosi dire, classi- ficate. Tali sono gli alcali che hanno la proprietà di ricordare nel loro sapore 6 €|uelIo del liscivio di cenere comune ^ di avverdire i colori azzurri de' vegetabili (eccettuato Pindaco), e di produrre cogli acidi, dei sali che non sono ne acidi nò alcalini , e diconsi perciò sali neutri. Gli acidi quando sono diluiti hanno un sapore agro più o men forte ^ come l'aceto od il sugo di limone , cangiano in rosso i colori azzurri vegetabili , e quando sono concentrati sono corrosivi, e distruggono in varj modi i corpi orga-« nizzati che toccano^ perdono il loro sa-« pore combinati cogli alcali e cogli ossidi- Gli ossidi hanno la proprietà , come gli alcali j di aVverdire i colori azzurri vegetabili e di presentarsi sotto un aspetto terroso variamente colorato. Non andererao ad uno ad uno annove-« rando tutti i corpi di cui tratta la chimica^^ per il che abbisognerebbe un' opera a parte , ma ci accontenteremo di nomi- nare i nove corpi semplici ^ che più degli altri hanno influenza nelle chimiche com- posizioni che accenneremo in seguito , e ... ? .ono cioè V Ossigeno^ V Idrogeno^ V Azoto ^ il Cloro che sono tutti in istato perma« iieiitemente aeriforme :^ il Boro^ il Car^ honio^ il Fosforo^ lo Zolfo ^^à il /oJ/o che sono in istato solido. Tutti gli altri corpi semplici sono sostanze metalliche. Questi corpi semplici ^ uniti variamente fra loro formano gli alcali , gli acidi ^ gli ossidi j ed altri composti che pren- dono il nome da' suoi componenti. Trascureremo la composizione degli alcali ed additeremo i soli seguenti coni- posti perchè bastanti all'intelligenza delle teorie della presente operetta. La combinazione dell'ossigeno colP i-- drogeno forma l'acqua ^ e combinato al sommo di saturazione con altri corpi semplici o composti , metallici o non me- tallici forma la maggior parte degli acidi che hanno la terminazione in ico^ per esempio combinato collo zolfo a satu- razione dà origine all'acido solforico ^ e se vi è unito in minor proporzione nò risulta un acido che ha la terminazione in 0503 per esempio acido solforoso. Se 8 poi Possigeno è unito ad altra sostanza semplice ma non in sufficiente quantità da formare un acido^ ne risultano varj gradi di ossidazione^ i soggetti della quale chiamansi , secondo la quantità d'ossi- geno che contengono, Protossidi ^ Deu* tossidi ^ Trìtossidi o Perossidi, L'ossi- geno unito al piombo può starvi in tre diverse proporzioni e dar nascita al pro- tossido 5 al deutossido ^ ed al tritossido o perossido di piombo. L' idrogeno unito a varj corpi forma come l'ossigeno degli acidi che hanno il principio della parola in idro e la fine in ice, UnitOj per esempio, al cloro co- stituisce l'acido idroclorico 5 allo zolfo l'acido idrosolforico j ad una mistura di azoto e di carbonio ( formante il ciano- gene ) l'acido idrocianico, ec^ Quando uno dei primi nove corpi semplici è unito a qualunque altro me- tallico o non metallico forma composi- zioni che chiamansi con nome che finisce in iiro^ cosicché l'unione, per esempio, dello zolfo collo stagno, chiamasi solfuro (li slc-igno- se sarà fosforo comporrà im fosfuro, il carbonio un carburo, ec. Gli acidi che hanno la terminazione in ico uniti a diversi corpi semplici o composti formano dei sali il cui nome t(ìrmina in atOj, e se l'acido è di quelli che hanno la terminazione in oso for- mano dei sali^ il cui nome termina in itOjf come solfato o solfito di potassa , quando Pacido solforico o solforoso sono combinati alla potassa ; lo stesso dicasi dell'unione di quegli acidi che sono for- mati dall'idrogeno, e che chiamansi an- che idracidi che anch' essi uniti come sopra formano, per esempio, l'idrosolfato di potassa. Quando l'acqua è unita intimamente a qualche corpo, il composto che ne ri-^ sulta vien chiamato col nome di idrato^ considerata come un acido. Quando i sali sono formati con so- prabbondanza d' acido si comincia il loro nome colla parola sopra ^ per esempio: soprasolfato d' allumina e potassa , si nomina l'allume perche acido. I ^ IO Quando in vece contengono meno acidò di quel che basti alla sua saturazione se ne comincia il nome colla parola sotto y per esempio : sottocarbonato di rame , di piombo il verderame ed il bianco di piombo. Manuale DELL' IN VERNICI AT ORE CAPITOLO PRIMO Indice e descrizione delle materie serventi al Pittore d'impressione ed al Verniciatore. A-CQUA RAGIA ( Vedi Olii essenziali ). Alcool. L'alcool ( Spìrito di vino ) è un prodotto della fermentazione delle èo- stanze zuccherose che si cangiano , per mezzo di essa, in liquore vinoso, come tino, birra , eo. Da que?sti liquori si ot- tiene per mezzo della distillazione , che bisogna replicare per averlo della neces- saria purezza alla soluzione delle resine che costituiscono il primo genere di ver- nici Per conoscere tale purezza il miglior mezzo si è conoscere il peso comparati» tamente all' acqua distillata , e ciò che risulta chiamasi dai chimici peso specifico. Gli areometri inventati a tal uopo, chia- mati anche pesa liquori , sarebbero Òttimi e conci od issimi 5 ma siccome è difficile ot- 12 tenerli Ai una certa esaitezxa è meglic7 seivirsi di un'esatta bilancia, e dei pesi che rappresentino tanti raillesinn di un dato pf'So , ch'esser può Toncia come più co- moda. Si abbia uii vasetto di vetro della giusta capacità di un'oncia d'acqua distil- lata; empiuto questo di alcool da espe- rimentarsi 5 si ponga su d'un calino della bilancia, ponendo sull'altro catino la tara del vaso; aggiungansì tanti millesimi d'on* eia quanti ne bastano per equilibrare la bilancia ; arrivati a questo punto si con- tano i pesi 5 che se sarc»nno tS3o nìillesiiui, Talcoo) pesato sarà della necessrìria pu- rezza , e se saranno di meno converrà allora passare ad una nuova distillazione dellalcool a bagno maria , nella quale sarà b.ene aggiungere, per ogni io libbre, un' oncia di calce viva ed 8 once di carbone iatto di fresco ( quello dei panatìeri ap- pena soHocato è ottimo )j la prima per togliere agli acidi , che può contenere la loro volatilità j ed il secondo perchè s' impadronisca di altre materie eterogenee che alterar pressano la jua purezza. Se Talcool impie«j[ato in questa nuova distila lazione era del pet<> specifico di circa 85o millesimi , si potrà continuare la distil- lazione finche se ne obbiano ottenuti due terzi 5 e poi cambiar recipiente per tener ppajala T ultima porzione che va grada- tamente ad essere più acquosa quanto j)iù è avanzata la dislillazioae. Il provare il peso specifico di tanto in tanto nel tempo della distillazione formerà il cri- terio del momento in cui debbasi cangiar recipiente. Bisogna avvertire che questi sperimenti di peso specifico vanno fatti in una temperatura di la a i5 gradi del termometro di Reaumur, e la stessa tem- peratura deve avere anche l'alcool in espe- rienza. Il Tenard lo ottenne del peso specifico di 792. millesimi , ma taiìto non si richiede per gli usi delle vernici. Aloiì. Questo è il sugo condensato di una pianta americana. Avvene di tre sorte, cioè il succotrino , l'epatico, ed il caba- lino^ per gli usi di queste arti non può servire che il primo benché dà il più bel giallo che si possa ottenere da questa so- stanza. 11 suo colore è solubile neil' ac- qua a netl alcool , ed in ambo i modi di soluzione può essere dall'arte usato. Ambra gialla ( V. Succino ). A NiME (V. Reòine ). Argilla bianca ( V. Bianchi ). Argille colorate ( V. Ocra ). Asfalto (V. Resine ). Azzurro biadetto e di calce. Questi due azzurri sono una mistura di carbonato i4 di calce idrato dì rame , e qualctié Tolta anche di ammoni uro di rame. Per fare il primo si scioglie del rame , fino a saturazione, nell'acido nitrico, indi colTaggiunta , a piccole rateate porzioni di fior di calce riva in polvere fina , si precipita il rame in una polvei e verde , e fiuando il liquore sopranuotante ha per- duto il color verde si cessa dell'aggiunger calce 5 si lava bene il precipitato cui si aggiunge il sette per cento di calce viva in fina polvere , si macina insieme col- r acqua, e sì asciuga. Il secondo , cioè l'azzurro di calce, si fabbrica colla solu- zione di solfato di rame precipitandone il metallo colla soluzione di potassa del com- mercio, ed in seguilo aggiungendo tanta calce finché prenda il desiderato colore. Questo colore bellissimo è sgraziatamente alterabiìis!5Ìmo ; perciò non si adopera nelle opere che debbono avere lunga durata. Non s' adopera che nelle pitture a colla ed a i;omrna od a latte. Nul'a valgono ad olio od a vernice. Azzurro di Berlino. E una combina- zione del ferro colP acido idrocianico. Il processo da cui si ottiene consiste a mi- achiare parti eguali di potassa di com- mercio, e di una sostanza animale in pol- vere , che ordinariamente è il sangue di i ;> line , od arroventare qiiesta niescolaDz:^ in un crocialo di ferro per alcun tempo, ed in !!»eguìto sì versa 5a materia , in que- sto stato , in un tino ohe contenga volte il suo peso d' acqua; «i filtra , e si versa in questa dissoluzione una soluziono di protosolfato di ferro (vetriolo romano) e di sopraprolosolfato d'aliamiua e di potassa (allume di rocca) finché si vadano intor- bidarsi i liquori Si l'orma un precipitato di un azzurro ohiar(j verdastro, che con diversci lavature, acq»iista quel bell azzurro che si osserva in questa preparazione. Se questo Colore non fosse, dall'impressione dell'aria e della luce, così alterabile nou sarebbero i suoi usi cotmto limitati. Si adopera però molto colla vernice dì co- pale Si adopera anche n«dla pittura a fluido acquoso dove non vi sia calce nè luescolata , nè che serva di fondo, [)erchè dalla calce viene prontamente decomposto. Azzurro di cobalto. Sotto questo nome sì conosce una chimica con. binazione del- Tofisido di cobalto colT acidu arsenico o colTacido fosforico , formanti nel primo caso un arseniato, e ne! secondo un fos- fato di cobalto, che l'uno o l'altro, uniti all'ossido d'alluminio, e poi tenuti per alcun tempo arroventati , presentano un bellis- simo azzurro^ il quale in molti casi sup* i6 |)lisce benìssiaio airoltremare in qualun- que genere ili pittura , non esclusa la pit- tura a fresco; rna dove spiega meglio li ìiUa bellezza è uell' unirlo ad una bella Ternice di copale. Onesto colure si fab- brica anche in Milano. Azzurro indaco. (Questo ci viene dall'In- dia orientale, dalle isole d'America, ed anche da alcune contrade del continente americano. E un principio immediato som- mini.^trato da diverse piante, e special- mente dal genere Tncìiffafera. Quello che ci viene da Guatemala è il più stimato e migliore. Viene disciolto dalTacìdo .solfo- rico 5 e ci procura un bellissimo azzurro tanto per la tintura che per la pittura in acquarello. E poco usato tanto ad olio che a vernice. La pittura a fluido acquoso ne fa un uso alquanto esteso. Azzurro oricello. Ci v'.ene sommini- strato questo colore dn un lichene che cresco nelle Isole Canarie ed a Capo Verde. Se ne fabbrica in Francia ed in Inghilterra con altri licheni ; rna il migliore è quello che 'oi viene dalle Canarie, li verniciatore ne compone i àuoi violetti e lìllà. Il suo co- lore e poco solido. Azzurro oltremare. Viene estratto dalla pietra lazzuli (lazulite). Diversi sono 1 processi proposti per \x sua estrazione, che tulli però riduconsi ad unire la pol- vere di questa pietra ad una massa em- plasticale per mezzo di lavature di questa massa nelP acqua calda, separarne il co- lore che resta nell'acqua che serve alla lavatura della massa ; si lascia depositare la polvere azzurra che si lava una volta, e separata Tacqua soprannotala , si lascia seccare. La ma^sa emplastica composta dai ^'ig. IVeamarm riesce bene ed è la seguente. Cera gialla , ragia di pino , colofonia di ciascuno 8 once. Olio di lino, mezz'oncia di terebentina, mastice puro, di ciascuno 2 once. Prendi quattro parti di questa massa ed una di lapis lazzuli macinata coITolio di lino ; mischia queste cose a caldo, lascia la mescolanza per un mese, e procedi alle lavature come sopra , se- parando i primi dai secondi prodotti , per avere cosi Toltrem^ire più bello a parte. Questo colore è inalterabile dall'aria e dalla luce e da molti reagenti , per cui resiste anche alla pittura a fresco nella quale è molto pregiato. L'analisi operata dai signori Clement e Dcsormes ( AnaL de Chim. 5 tom. ltii ) , non fu seguita che poco fa dalla sintesi ch'ebbe una piena riuscita : producendo essa l'oltremare ar- tefatto coH'unione inlima della selce, del- l'allumina , della soda , e dello zolfo ( V* la Gazzetta di Milano 1828, n.^ 298 ). i8 Azzurro smaltino. Anche questò az- zurro è formato coll'ossìdo dì cobalto, clié essendo unìtoallacomposizione vetrosa come 10 smalto diafano , fu nominato smaltìnó; nome che lo distìngue dall'azzurro di co- balto di cui sopra. Ci somministra il com- mercio questo colore di varie qualità, cioè di una polverizzazione più o men fine, di Un colore più o men vivace. Non si usa che a fresco ed a colla od altre compo- sizioni acquose. Avvi un'altra qualità di smaltino di color vivacissiiiio e di una molto fine polverizzazione che il commercio ci somministra sotto il nome di hleu de Roi , 11 quale per la sua finezza può essere im- piegato anche ad olio. In generale però tutte le qualità di smaltino non ammet- tono mescolanza di bianco qualunque per graduarne le tinte ; perciò non si può ado- perarlo che schietto per fare dei fondi o per servire di piede agli altri azzurri più pregiati, Bengioino ( V. Resine ). Biacca. ( V. Bianco ). Biadetto ( V. Azzurri ). Bianco di calce. Non è molto che le terre generalmente si credevano sostanze di proprio genere, ma la chimica essen dò arrivata a separare da alcune di esse Tos- sigeno che loro dava Tapparenza terrosa^ comparvero allo stato metallico^ e diedero quindi al metallo isolato un nome masoolino nominando calcio quel che 8Ì ottenne dalla calce ; bario qnel che di ottenne dalla ba- rite, ec. Così quando sono in istato ter- roso 5 cioè unite alTos^igeno, dieesi ossido di calcio, di alluminio, quel che prima dicevasi calce, allumina, e così anche delle altre terre , dall^ quali non si è per an- che arrivali a separarne T ossigeno, per analogia , diconsi egualmente ossidi come la selce dicesi ossido di silicio, ec. Noi però per maggior brevità di dire conti- nueremo a domandarle terre come nome tecnico dell'arte. Trovasi adunque la calco in natura unita a varj acidi ; ma quella che adoperasi nelle arti sotto questo nome, r o, formandosi V an- 23 timonlto di piombo. Dicesi che il posses- sore del segreto mischiasse dell' o§siio di piombo con an terzo del suo pesò di sol- furo d'antimonio del commercio ed espo- nesse questa mescolanza al calore di un forno di majolica. Si usa tanto ad olio che a vernice , ma non a fluido acquoso. Giallo Oriana. C: perviene dall'India Una pasta di natura resinosa involta in foglie di canna , di color rosso giallastro, di cui ai fa molto uso dai tintori. S' ado- pera dai verniciatori per colorire le ver- nici diafane. Giallo orpimento. Questo solfuro d'ar-» senìco r abbiamo tanto dalla natura che dall'arte. Siccome l'orpimento naturale di scelta qualità è di molto ma^'gior prezzo che quello artefatto, ed altronde Tarte na presenta al commercio di qualità pareg- giarne il naturale il più scelto ; così gli artisti più accorti non esitano a preferirà l'artefatto perchè con molto minor spesa fanno il loro lavoro in tutto dell' egual perfezione. E però d' avvertire che se ne fabbrica in due modi ; cioè per via secca, ed è quel che pareggia il naturale ; e per via umida, e non ha di bello che il colore 5 è molto più leggiere , e spesso sofisticato, ed anche il non sofisticato ha il difetto di corrodere le tele che con esso si cuo- prono , e di rèndere meno durevole an- che le vernici che si applicano alle car- rozze. Gli artisti dunque che vogliono far uso dell'orpimento devono sceglierò questo solfuro di color vivace pesante e ben polverizzato guardandosi bene di quel leggiere quando vogliano che l'opera sua sia solida e bella. Si usa anche a colla. Terra gialla ( V. Ocre ). Gomme. Sono le gomme un principio immediato dei vegetabili fornite dagli al- beri neir cgual modo che le rèsine, ed al prime aspetto si confonderebbero se le proprietà chimiche tanto diverse non le facesse di leggieri distinguere. La solubi- lità neir acqua comune alle gomme , é l'assoluta innazione di questa su tutte lei resine , è già un carattere bastante per non poterle confondere. Gomma arabica e dragante. Oltre le proprietà comuni di essere solubili nel- l'acqua , insolubili nelTalcool , quasi insi- pide , di non essere infiammabili; hanno ciascheduna di queste due delle proprietà che le diatinguono. La prima quando è pura è sempre diafana, qualche volta quasi senza colore, è spesso paglierina ed anchd rossastra , facilménte solubile nell' acqua cui dà poca consistenza , se sia un poco diluita, ed è di facile polverizzazione. La a* So sooonfla è quasi opaca , di difficile polve* risazione , nelP acqaa si gonfia e i^i unisce a questa {ormando come una eelalina densa, cosicché pìccola quantità di questa gomma addensa una gran quantità d* ac- qui 3 ma esponendo questa soluzione al calore dell'acqua bollente perde T appa- renv5a g«;latinosa , diviene più fluida ed acquista in tal modo le proprietà della gomma arabica perdendo il predio che ha quando è secca dì piegarsi senza rom- persi : proprietà che la fa preferire in molti lavori alhi gomma arabica, può es- ser supplita vanlaggios imente dalla gela- tina fatta colla fecola di palate» Gomma elastica. Si è messa in questo luogo pel solo nome che porta di gomma quantunque non ne abbia la minima pro- prietà essendo anche questa una sostanza dì proprio genere, differendo anche dalle resine per molti rapporti, li caoutchouo impro- priamente nominato gomxxia elastica è con- tenuto negli alberi dell'/Jaepea cuutchoucj della Jatropha elastica, del Ficus indica f e dell*^frocarp(^f intes,rifoùa. 1 primi due sono alberi deif America meridionale, e delle Indie occidentali gli ultimi due. Si praticano a questi alberi delle incisioni da cui sorte ua sugo lattiginoso, che poi si rappiglia in una masi$a biancastra ch'è DI il caoutchouc. 31 colore ostìnro, di quello die a noi pefviene, è prodotto dal fumo impiegato al sno prosciugamento. Si è ten- tata r azione di varj dissolventi sopra di lui , e si è trovato che il solo etere lo dissolve senza che sia alterata la sua pro- prietà elastica. Il sio:. Tingry lo ha fatto digerire per ore nell'etere, ed espose poi 1* infusione ad un dolce calore, ma non ha avuto luogo la dissoluzione che dopo l'evaporazione della metà dell'etere. Raro è d c^so che il verniciatore possa abbisognarne , ma perchè questo caso po- trebbe darsi ne abbiara fatta questa breve descrizione. (ìoMMA GOTTA. E Una Vera mescolauza delle due sostanze gomma e resina , e se- condo il sig. Bi acconnot , consiste di ao parti di gomma, e 80 di resina , cosicché dovrebbe dirsi resina-gomma, piuttosto cha gomma- resina. Si estrae questa sostanza per mezzo d'incisioni dalla Cambogia gutta^ albero delle Indie orientali. Que^tp sugo diseccato è quello che ci somministra il commercio sotto il nome dì ftomma gotta^ \i in massa di color giallo esteriormente, e nelTinterno giallo rossastro. Polverizzata è di un bel giallo aureo. La spezzatura è lucida come quella di molte resine. Si usa spesso per miniatura , e per colorire lo Temici diafane. 3à Indaco ( V. Azzurri ). Lacca ( V. Resine ). LACctìK ( i^05eì ). Mastice ( V. Resine ). Nero d'avorio o d'osso. TI nero det-t Tavorio è migliore che quello che si fa colTosso , perchè quest'ultimo ha del ros- sastro ; ma unito al bianco dì gesso dà un grigio bellissimo senz' altra aggiunta* Quando poi si voglia un bel nero ad olio od d vernice è meglio servirsi di quello d'avorio. Nero di fumo. Bruciando delle resine in una stanza chiusa posticcia e foderata internamente di grossa tela , si deposita sulle pareti una fuligine che spargesi nel Commercio col nome di nero- fumo. Ltì diligenze impiegate , e le materie adope- rate in questa combustione producono varie qualità di questo nero. 11 migliore è il più leggiero. E utilissimo nella pittura di qualunque genere previe alcune diligenze. C^ontiene questo colore un olio giallo che non fa corpo con altri olj qualora non si abbia l'avvertenza di aggiungere un poco di terebentina , come intermezzo, per ope- rarne r unione , ed è quello che fanno i tabbricatori d' inchiostro da stampa: senza di che i caratteri impressi pre^enterebhero un Olio giallo succidisbimo. Questa ddi- 33 g^»nza si usa qaacdo si vuoi comporre uà nero ordinario; ma quando da questa 6o« stanza si voglia un bellissimo nero, anche per le pitture dilicate , conviene separare da esso l'olio che contiene calcinandolo in vasi chiusi in modo che ne sorla il fumo, e che non possa entrar 1* aria ad incenerirlo; quando dal vaso non si vede più sortir fumo, ne si senta odore alcuno si lascia raffreddare il vaso , si estrae il nero e s'inumidisce con acqua comune per non esporsi al pericolo del fuoco che questo nero tiene latente anche per piii giorni 5 e che un colpo d'aria può svilup- pare non senza pericolo. Nero di faggio. !l carbone di faggio bene porfirizzato dà questo nero. Nero di feccia. In alcuni cantoni di Germania, come pure in Francia si car- bonizza la feccia del tartaro, si lava più. vohe questo carbone per liberarlo dai sali che contiene , si macina finamente , e si sparge nel commercio. Questo nero cuopre come il nero fumo preparato , e sembra veluttalo. Nero di lampada. La fuligine che sì fissa sui corpi soprastanti ad una lampada accesa somministra questo nero che vien pareggiato in tutto dal nero fumo calci- nato come sopra. 34 Neko di rrcsGHR. Ci vloue somministrato dai gnsoì di posche. Se 8Ì Abbruciano in Tasi chiusi , il loro carbone ò qnalch^5 volta utile alla pittura por comporre al- cuni grigi. Neko di vite. Anche questo è \ni cir- bone che ottieusi colla com!)Ustiono dei sarmenti di vite in vasi chiusi. Questo carbone ben macinnlo e mischiato col lìianco dà nn grigio argentino diverso degli altri neri. Oltremare ( V. Azzurri ). Oriana ( V. Gialli ). Obicello ( V. Azzurri ). OHPiivTrìWTo ( V. GinlV'. ). Ocra. Sotio questo nome sono compreso tutte le terre argillose colorite da qualche ossido metallico che si usano nella pittura ed in alcune altre arti. Ocra bruna. Varie sono le qualità delle ocre di questo colore impiegare nella pit- tura , e tutte non sono che argille cola- rate dalla maggiore o minor quantità di ferro a varj gradi di ossigenazione, e da una sostanza bituminosa o carbonosa. Quella però di cui se ne fa maggior contri è la coi-i detta terra d'ombra. Da Nocera iiell Umbria ci viene questa terra che an- che ocra bruna vieno chiamata. E leggiera, infiammabile , e sparge un fetido o.d^^re 35 di carbon di tetfa quando viene lUcal- data. Anche nel Veéoovalo di Colonia si ba una terra d'ombra , inameno leggiera, più bruna , e di un odor più forte e spia- cevole che quella di Nor.era , la qu de è più usata in pittura pei bruni , è leggier- nieule calcinata in vasi chiusi , diviene più bruna, e dà i colori di legno. Da alcuni si fa ancora entrare negl* ingredienti per preparare gli olj seccativi ; ma se an- che contribnisjc a procurare ai medesimi la ricercata proprietà , il colore che co- munica ai meriesimi , deve far astenere ogni artista o dilettante dall' usarla ad un simil fitie. Ocra gialla. Si hanno diverse ocre più o meno colorale dal sottocarhonalo di ferro: sono qu{?ste le terre gialle. Se ne trova in commercio di grezze e di purgate , le prime iu masse grosse in- lòrmi, le seconde in panetti di circa una libbra. Le prime bisogna purgarle colli lavatura. A tal uopo si stemperano le terre in molt'acqua che si tiene agitata per alcun tempo, affinchè le parti fine si distacchino dalle grosse ; ciò fatto, si lascia che le parti più pesanti precipitino, e poi si de- canta , ancor torbida , l'acqua sopranno- ttmte iu altro vaso , dopo circa ^'^^ » fei saranno deposte le parti che neUd da- 36 cantay/wne slamano sospese. Allora da que- sto gecondo sedimento si decanta P acqua e si replica l'operazione mi pi imo depo- silo nelTegnal modo finché dà materia fine. Si uniranno tutti i secondi depositi che 8Ì faranno seccare. Se 1* artista in vece di coniperare le terre in panetti se le purgasse nel descritto modo da sè, si tro- Terebbe avere tene di miglior qualità. (Questa terra , come tulle le ahre colorate, si usano in ogni genere di pittura. Ocra possa. Se si fa calcinare la terra gialla diventa di un rosso più o men ca- licò e fin morello, eecondo il grado e la durata del calore che gli sì fa soffrire; ma questa operazione non abbisogna che in caso d' impreveduta mancanza di terra rossa naturale che ci venne abbondante- niente somministrata dal commercio. E questa pure colorita dal ferro , non già allo stato salino come la terra gialla, ma in istato di tritossido. Deve esser purgata come la terra gialla prima di usarne. OcKA. GiLLAKDiNA, Sotto qucsto uome trovasi presso ì nostri droghieri una terra in aunuti pezzi , di color bruno giallastro non uniforme , la di cui spezzatura è ua poco lucida, inodora, ma bagnata col- l'acqua sparge lo stesso odore delle argille. IJp pezzetk) arroventato in un cucchiajo 37 di ferro si ridusse in minutissimi fram- menti dì color nero tendente a quello delle battiture di ferro. Dagli esteriori ca- ratteri sembra carbonato di ferro unito all'idrato d'alluminio (terra allumina). Altre occupazioni m' impedirono di ciò Terificare. CoU'olio e colla vernice dà un colore trasparente , ed adoperato in tal modo sopra un color grigio produsse un colore eguale a quello di ciliegio che sia stato arrossito colla calce. Ocra verde. In Ungheria , in Sassonia bd in altre regioni si trovano varie terre di questo colore , ma da noi viene gene- ralmente usata quella di Verona che riesce bene ad olio come a fluido acquoso» Dal- l' analisi del sig. Klaproth rileviamo che non contiene fra i suoi componenti altra sostanza colorante che il ferro ; perciò si attribuisce a questo metallo il color verde che possiede. Se ne trova in commercio di grezza e di purgata 5 vaglia su di ciò il già detto per le altre terre. Olj grassi. Tre soli ne usa la pittura, cioè quello di papavero, di noce, e di lino, ma il primo da noi credo non sia uè meno conosciuto, quantunque in Francia e in Germania se ne faccia uso anche pei cibi ; non patisce però la pittura a questo riguardo, perchè abbiamo quello di noce Bayer f Manuale 3 38 quasi senza colore , cho può essergli pie- namente sostituito. Non è indifferente l'uso cii questi olj , poiché comunicano al di- pinto proprietà diverse, e vario effetto producono pel suo colore. L'olio dì lino adoperato per pitture, esposte all' incle- menza delle stagioni , le rende in poco tempo farinose a segno che il minimo strofinamento le distacca come se fossero ap[jlicate con semplice acqua , perciò non di-vesi usare quest'olio che per le pitture interne dove non possano soffrire dalla pioggia e dal sole. Ha un colore che an- che per questi lavori ne deve limitar l uso. Quello di noce è più resistente al- l' intemperie dell' aria aperta ; perciò si userà nei luoghi scoperti, e se i colori, che con esso devono uniri^i, lo permettono, si può usare l' economia di adoperare quello di noci rancide quantunque sia molto co- lorito. Olj volatili. Fra la gran moltitudine degli olj volatili, tre soli son quelli che servono di veicolo nella pittura , quello cioè di terebentina , di lavanda e di spigo che è anch'esso una specie di lavanda. Quando è molto vecchio serve il primo a sciogliere la copale senza intermezzo; gli altri due servono più per intermezzo per la più facile soluzione delle resine , che come semplice veicolo. 39 Ortaita ( V. Gialli ). Pece di Borgogna o bianca ( V. Re^ sine ). Piombaggine. Trovansi dello miniere di questa sostanza , chiamata anche grafite, in Francia , in Germania, in Ispagna ed in Inghilterra, ma le migliori sono quella di Spagna e d'Inghilterra. 11 carbonio in certa porzione combinato al ferro ci pre- senta questa sostanza che trovasi per lo più unita a poc'argilla. Si usa per difen- dere dalla rugine le stufe di ferro e di ghisa. Una soluzione di allume è un vei- colo sufficiente per applicarla. Tutt' altra materia glutinosa col calore delle stufe s'ahbrucierebbe spargendo cattivo odore. Preparazioni di piombo. Biacca o Cerasa (V. Jìianchi), Bianco di Piombo, ( V. Bianchi ). ^ Litargirio. Quando il piombo ha su- bito il suo primo grado di ossigenazione è di color giallo, io tale stato fu nomi- nato massicot ; quando questo ha subito vm princìpio di fusione , e che ha preso l'aspetto di piccole scaglie lucenti, rossic- cie chiamasi comunemente Utargirio , e dai chimici protossido di piombo ^ernù'e- trificato; un secondo grado di ossigena- zione cangia il colore in rosso , e ne ri« sulta in allora il 4« Minio. Chiamato perciò dai clnmtci deutossìdo dì piombo, che si usa nella pittura tanto corne seccativo che come colore. 11 litargirio non serve che come seccativo , non avendo color proprio che inviti ad usarne come tinta. Resine. Le proprietà per le quali si distinguono dagli altri corpi , sono : ia primo luogo di essere fusibili ad un dolce calore ; a-" in^lammabili ; 3.'^ facilmente solubili nell'alcool , e negli olj fissi e vo- latili. Resin.4l ArciME. Ci perviene questa re- sina, di un odor grato, in pezzi piuttosto grossi 5 che sembrano marmorati di vene bianche opache , e di vene gialle traspa- renti ^ spesso ha la somiglianza della co- pale ; ma è meno solida e dilegua più fa- cilmenre. 11 suo uso nelle vernici è molto limitato. Fa parte delle vernici alcooliche meno seccative. Non è intieramente so- lubile nell'alcool , se non per mezzo della mescolanza con altre resine più solubili di lei. Resina asfalto. E un bitume che pos- siede le proprietà delle resine. Si trova particolarmente alla superficie del lago di Giudea d'onde anche il nome di bitume giudaico. Questa materia è di un nero non uniforme. Alcune volte la superficie dei pe^zi presenta un nem brunastro nel mentre che l'interno è più nero e Incido. La pittura d'impressione Tammette nella composizione delle vernici nere, e per co- lorire le opere in ferro. ROSINA BENGioiNo, Sugo balsamico, di grato odore, di colore bruno rossastro con tnacchìe opache biancastre , per le quali ebbe il nome di bengioino mandorlato ; ve n'è però senza queste macchie , ma ò meno stimato. Contiene un acido chia- malo benzoico che lo fa annoverare fra i balsami , essendo questo il loro principale carattere. Si è qui collocato fra le resine, perchè nel resto poco dilFerìsce da loro. E finalmente solubile nell'alcool, e ne ri- sulla una vernice dì gratissiaio odore ohe conserva molta pieghevolezza. Resina elemi. Deve esser dura, di co- lor verdastro, di un odore somigliante al finocchio, inviluppata in foglie di palma o di canna. Ci viene questa d'Etiopia , e non bisogna confonderla con quella cha ci viene dal Brasile che è molle e gluti- nosa , giallastra, e risveglia l'idea della ragia di pino, dalla quale è probabile che ve ne sia mischiata. Per le vernici con- viene sceglier la prima ; poiché dà loro una pieghevolezza ed una solidità che non può aspettarsi da quella del Brasile. 4^ Resina lacca. Questa sostanza impro* priamente detta gomma è raccolta da certe formiche alate , e deposta sui rami di una specie di giugiola, e sulle canne e rami piantati in terra dagli abitanti per trar partito dall'industria di questi insetti. In tre stati si conosce nel commercio; in bac- chette , cioè ancora attaccata ai legni dove è stata deposta ; in grani , ed è la stessa staccata dai legni e levatone il colore per la tintura; finalmente in lastrelle quella che in liquefatta e gettata su di un corpo piano ove nel raffreddarsi tiene la forma di lastrelle. Quest' ultima è quella cha Us6si nelle vernici* Resina mastice. Resina che geme dal lentìsGo in lagrime o piccoli globetti di color giallastro, di odor grato, scaldata fra le mani è compressibile come la cera. Si mastica dagli orientali per corroborar le gengive, pulire i denti ed aver l'alito dolce. Questa resina dà del legante alle vernici e sufficiente solidità per sostenere il po- limento. Le composizioni che non ne con- tengono non possono sopportare il poli- mento. Resina pece di Borgogna. Raccogliesi questa dal Pinut picca; si fa liquefare e si cola per una tela rara ; e siccome deve essere pastosa^ quando è troppo dura ( ciò 43 che succede quando ritardasi la raccolta ) i raccoglitori vi agf^i ungono un poco di terebentina oppure il di lei olio volatile. E poco usata nelle arti di cui trattasi. Resina, pece orbga. Quando si di- stilla la terebentina per estrarne l'olio vo- latile ( acqua ragia ) il residuo che resta nel vaso distillatorio è la pece greca che è di colore più o men chiaro e diafano secondo l'attenzione usata nella distilla- zione , e la qualità della terebentina im- pief^ata. Se si ridiscioglie la pece greca nell'olio volatile di terebentina ne risulta una vernice che è la meno costosa , co- nosciuta col norne di lustro di rog/a , ma per vero dire , la meno solida , e che non soffre poliniento. Resina pece nera. Tre qualità trovansi di pece nera, i.° quella della consistenza della terebentina , detta pece liquida o catrame : 2.." quella detta navale perchè eutra nella composizione del catrame di cui spalmansi le navi , e gli altri attrezzi di marina E dura in modo da spezzarsi con impaccatura lucida come le altre resine secche 5 ma s' estende e s'attacca ai c.'ìrpi al calore naturale di un'atmosfera mitis- sima : 3.° pece grossa detta pesone. È so- migliante alla suddescritta , ma è piena d'impurità ed alquanto più dura. Questa è solo impiegat«i dai fabbri ferrai per co- prirne i loro lavori per difenderli dalla ruggine. Tutti i pini forniscono della resina o in lagrime che s' indurano sulT albero, o che 6Ì raccolgono liquide. Quelle che si rac- colgono già indurile trovansi in conirnercio o iu pani frammischiati di corteccia d'al- bero o d'altre imparità, e dicesi : Resina, ragia di pino in pane , oppure in lagrime secche separate più monde che le prime , e diconsi : Resina bagia di pjno in lagrima. Se ne trovano anche di quelle che sono state liquefatte e colale, e si vendono col no me di Resina ragia di pino colata. Questo resine rare volte sono usate nelle vernici , e qualche volta per economia nelle for- inole di vernici 3 viene prescritta la ragia di pino in lagrima. 1 nomi francesi Encens hlanc ^ Galipot j Barras , Poix resine non significano che la resina dei pini in vari stati , e quando trovansi prescritte tali resine , dovrà es- sere usata la resina di pino in lagrima scegliendo quella in lagrime più pure e bianche come quella che comunica alla vernice meno colore che le altre. Resina sangue di drago. Resina secca, friabile , di un color rosso carico, e quaii Ì)mno all'esteriore , e quan<ìo è in pol- vere , rosso color di sangue. E il prodotto di un albero delle Isole Canarie, della Giamaica, e delle Indie orientali , dai bo- tanici nominato Dracaena Draco, Il com- mercio ne sparge sotto varie forme, come: in pani, in cilinrlri , in globi. L'ultima qualità è la migliore. Ci pervengono que^ sti globetti involti in foglie di palma, h solubile nell'alcool, negli olj volatili e grassi ; nondimeno non se ne riserva l'uso che perle vernici alcooliche od all'essenza ( olio volatile ), nel caso specialmente ove convenga fare una vernice trasparente petf colorire quelle sottilissime lastre inargen- tate , dai Francesi dette Paiiloa , e che potrebbonsi benissimo anche da noi no- minare Paglioni od altri lavori di simil fatta. PRESINA TEREBENTINA. Questo nome in- dica le diverse resine che ottengonsi da varj pini in istato liquido. Quella che tro- vasi maggiormente in commercio presso di noi è prodotta dal larice ( Pinus larix ). Deve essere pura , diafana , e poco colo- rata. Per le vernici devono esser rigettate quelle troppo colorate 5 e specialmente una certa qualità bianchiccia , e come granita^ E la terebentina molto usata nelle veruici specialmente alcooliche» 3* 46 Rosso CAKMTNO. Qnanlunqiie sìa questo Jl più bel rosso che $>ia8Ì estratto dalla cocciniglia, non e però la sostanza che co- stituisce questo bel colore in tutta !a sua purezza. I signori Pelletier e Cavcntou ar- rivaiono ad isol^^rla perfettamente, e co J'banno fatta conoscere col nume di car- mina. Quando è pura ha un aspetto cri- stallino, è di un colore rosso porporino viv; cissimoj si attacca alle pareti dei vasi in cui separasi da qualche juo dissolvente, è inalterabile all'aria , è solubilissima nel- l'acqua, ma non nell aloool puro e nell'e- tere , se non colT ajuto di una materia gialla che trovasi unita nella cocciniglia, o «lelTacqua che diluisca questi due li- quidi che hanno sopra di lei minor azione quanto più sono puri. Quando la carmina trovasi unita a qualche porzione della no- minata materia gialla ed a qualche poco d'allumina o di ossido di stagno costituisca il carmìnoy il quale è tanto più bello quanto meno contiene di tali materie eterogenee^ e quanto questa venga meno alterata nel processo, col quale si fabbrica questo co- lore che non è usato che per le fine mi- niature , per dipingere i fiori artefatti , e di raro per colorire qualche vernice diafana. Rosso ciWABBO. È una corobinazione dello zolfo col deutossido di mercurio, e vièti perciò nominato dai chimici deuto-i solfuro di mercurio. È formato da circa sedici partì di zoifo e cento di mercurio. Vi sono molte miniere ove trovasi que- sta combinazione naturale che si conosce col nome di cinabro nativo, ma tanto per la medicina che per le arti non si fa uso che di quello artefatto , per essere più puro ; e si decompone quel naturale per estrarne il mercurio. Ci viene dàl- rOlanda dove fabbricasi ia grande, ma il più bello e ricercato è quello che ci proviene dalla China. Adoperasi in ogni genere di pittura eccettuate però quelle ove entri calce od altre sostanze aveuti molta affinità per Tuno o per l'altro d li suoi componenti , perchè in tal caso, de- componendosi , si avrebbe tutt' altro che rosso. Mischiato all' orpimento si ha ua vivacissimo color arancio. Rosso LACCHE. Il uome di lacche si dk a varj colori che risultano da una materia colorante qualunque combinata chimica- mente airallumina. Da ciò può arguirsi che vi siano lacche d'ogni colore : cosi ò infatti , abbenchè comunemente con tal nome pare non siano conosciute che quello che son rosse. Trovisi una so^^taoza colo* rante qualunque vegetabile o animale sciolta nell'acqua , si aggiunga a quest'acqua co^ 48 lorit^i dell allumina allo stato dì gelatina: quasi istantaneamente si vedrà l'acqua scolorirsi e soprannnotare V allumina ag* ginnta carica del colore che stava sciolto nelTacqua. Quest' allumina così colorita , quando ven^a lavata e seccata all'ombra, è una vera lacca del colore somministrato alPacqua della sostanza impiegata a tal uopo* Qualche volta peiò sì è in necessità di usare alcuni intermezzi per rendere so- lubili nelPacqua alcuni colori , o per n"iO- dlficarne la tinta. Ciò è straniero al pit- tore ed al verniciatore , cui interessa maggiormente il saperle conoscere quando Éon fabbricate. Le lacche rosse sono estratte da varie sostanze, e varie sono le tinte che posseggono, come varj pur sono i gradi di solidità dei loro colori. Le lacche di coc- ciniglia, dette carminate, sono le più so- lide , seguono quelle dì robbia j quelle poi ch'estraggcnsi dal legno brasile, dette lac- che di verzino, sono le meno solide, benché acquistino qualclie solidità , quando nel fabbricarle vi si aggiunga una certa por- zione di sale di stagno. La tabella se- guente , dei fenoineni che presentano le lacche trattate coi diversi reagenti, servirà a far conoscere le diverse qualità delle lacche rosse che sono le più interes- santi. ■ , 4') fiosso DI VETRIOLO. Venne ta} rosso cint ilo minato perchè si prepara col solfato di fèrro nominafo jn commercio vetriolo ro- mano o vetriolo verde. Ora sarebbe bene rhe si nominasse rosso di ferro, oppure ( chimicamente ) tritossido di ferro. E que- sto colora il risultato della combinazione deirossigeno al ferro al massimo della quan- tità che questo metallo ne pes^^a conte- nere. Il rosso che ordinariamente trovasi in commercio è una mescolanara di circa due terzi dì terra o sia ocra rossa ed un terzo ai solfato di ferro calcinato a rosso, senza neppure che sia liberato quest' ul- timo dal .solfato di ferro indecomposto che aggiunge peso senza colore. Da ciò ognuno può accorgersi quanto sia dannoso Tusara un tal rosso senza previamente lavarlo. Avvene poi di quello che porta il nome di rossetto d'Inghilterra che Sulo dovreb- besi conoscere col nome di rosso di ve- triolo o con quello di tritossido di ferro^ perchè puro e ben preparato. Se i con- sumatori di questi colorì non avessero il costume di creder sempre cattive le pro- duzioni patrie , e di non volerle mai pa<- gare quello che valgono attaccandosi sem- pre al minor prezzo , si stabilirebbero in patria delle fabbriche di tutta perfezione che darebbero a minor spesa prodotti forò© \ inìgHorl che quelli dell'estero ; ma queste» vìzio ( mi sì perdoni ) scoragi^ia qualunque onesto imprenditore che voglia consaciaro le sue faticho all'ulile ed onore della pa- tria, non che dello stato. I caratteri adunque di questo rosso sono di non lordare V acqua , con cui venga lavato, di essere impalpabile, e che pìcco- lissima quantità cnopra molta superficie. Si usa in ogni modo dì pittura ed è inal- terabile, Rosso DI SANDALO. E uu lef?no di color rosso bruno che ci viene d ille Indie orien- tali. 11 sig. Pelletinr^ che ne ha studiate la proprietà^ci dice che tal colora è solubile nell'alcool, nell'etere, nelT acido acetica, nelle dissoluzioni di potassa , di soda e di ammoniaca , e qualche poco in alcuni olj volatili come quello di spii^o e di ramerino, ma non negli olj grassi nè nell'acqua pura. La sua solubilità nelT alcool ci presenta il modo di colorirne le vernici diafane. Rosso SANGUE DI DRAGO ( V. Resine ). ■ TERRA ROSSA ( V. Ocre ). — VERMIGLIONE DI SPAGNA ( V. Zdf- frone). Sandalo rosso ( V. Rossi ), Sandracca ( V* Resine ). Sangue di drago ( V. Resine ). Spirito di vino ( V, Alcool }, Si StcGiNo. li succino, chiamato anche cai-* tabe, ed ambra gialla ^ raesomigli.i , per ]a sua natura , alla copale e solo ne dif- ferisce y>er essere più duro , più colorito^ meno solubile nell'olio d'i terebentina, e per abbisognare di maggior calore per la sua liquefazione. Sì separa, mediante la distillazione, un sale acido, conosciuto sotto il nome di acido succinico, usato nella medi- cina. Si usa il succino nelle vernici come la copale, e suhi&ce lo stesso processo per unirla all'olio seccativo. Quando qUesio bitume sìa più costoso della copale non converrà mai impiegarlo nelle vernici perchè, quan- tunque sia di natura più duro , subito che abbia la necessaria previa liquefazione, perde questa durezza attesoché dal mag- gior calore che s' impiega per tale opera- zione viene maggiormenle alterato che la copale , e ne deve risultare una vernice meno solida. Il suo colore poi predica a 8UO svantaggio , accrescendosi anche più in ragione del maggior colore che lo rende più alterato della copale. Il verniciatore avveduto non lo impiegherà, se non possa acquistarlo a basso prezzo, per quei co- lorì , che per essere brunì , ne permet- tano l'uso. Terebentina ( V. Resine ). Terre (V. Ocre ). 5è Verde di croivio. 11 cromo è un me- tallo capace di unirsi nll'ossigeno in dae diverse proporzioni: nella prima ne risulta l'ossido , e quando la proporzione è al sommo, ne viene costituito l'acido di que- sto metallo. Per le combinazioni delTacido di cromo col piombo vedi gìa^/o di cromo» L'ossido del medesimo è il colore di cui si tratta , ma siccome, impiegato in istato di puiezza, sarebbe tanto carico che sem- brerebbe quasi nero , perciò nel fabbri- carlo vi si unisce un poco d' idrato d'al- lumina che ne rende H colore più vivace e chiaro. (Questo colore è in^ilterabile ado- perato in tutti i generi di pittura, non escluso il fresco stantechè anche la calce appena spenta non può alterarlo. V^ERDE CENERE. Si prepara una so- luzione di solfalo di rame o vetriolo di cipro, si filtra , e vi si versa rateatamento della soluzione di sottocarbonato di po- tassa di commercio finché si veda preci- pitare una polvere verde che si lava , e si ia seccare , e si usa col nome di cenere verde. Verde di rame di Marsiglia ed in CANNA. Somministra il rame due verdi alla pittura, il primo si presenta alla vista in figura di un semplice ossido, e per tate era già stimato, quando ulteriori analisi 53 ed osservazioni lo scopersero di natura salina, nominalo dai chimici sotto-deuto- fjcetato di rame, per non essere saturo del- l'acido acetico. 11 secondo per la sua este- rior apparenza mostra la sua natura di sale disposto in grandi ben pronunciati cri- stalli diafani di un bellissimo color \erde. Risulta questo dalla combinazione a satu- razione dell'acido acetico al deutossido di rame, ossia al metallo e ad una quantità di ossigeno capace di saturarlo, che è quanto dire, quanto ne può tener combinato. Si trovano questi due verdi in commercio; il primo col noiutì di verderame di Mar- siglia ; il secondo coi nomi di verde in canna , verde eterno. Nell'acqua e nell'al- cool ò insolubile il primo, solubile il se- condo. Si ado[)era il primo per le pitture più grossolane. Si ri serba il secondo per le pitture di ma^^gior riguardo; e per co- lorire le vernici diafane tanto coli' alcool che coll'olio seccativo o volatile ; ma per queste ultime due vernici bisogna , ad un caler miie , previamente liberare questo colore dall'acqua di cristallizzazione, per* cliè serve di ostacolo alla sua unione co- gli olj. V^EiiDE DI VESCICA. Qucsto vcrtlc è la parte estrattiva e feculenta dello spin- cervino quando le bacche sono appena divenute verdi. Si pestano queste bacclié, se ne spreme il sUffo col torchio , si ag- giunge e questo su^o un poco di allume disciolto in sufficiente quantità d' acqua ; si fa evaporare il tutto a lento fuoco fino a consistenza di miele. Si chiude l'estratto in una vescica di porco , e si fa seccare sospeso al cammino. Quando si vuol servir- sene si scioglie nell'acqua cui dà un bellis- simo color verde. Questo colore non viene usato che per miniature di ventaglj , ac- querelli ed altre opere di questo genero. Si deve scegliere compatto, pesante e di un bel verde. Vkrde di Vito. Era già conosciuto in Italia il verde di Vito da un certo Vito, fabbricatore in Bologna ed usato da molto tempo quando il sig. ó'c/ieeZe trovòquesta composizione che dai Francesi, dal suo iiome^chiamaronlo verde di Schéele. E que- sto verde una mescolan/.a di arsenito e di idrato di rame che per essere il primo di color giallo, ed il secondo azzurro for- mano insieme un tale bel verde che nel suo colore azzurreggia sembrando più ca* lieo o gialleggia sembrando più chiaro se- condo Ja proporzione dei due composti che lo costituiscono. Si fabbrica questo colore anche in Milano in notabile quan- tità, ma il vixio di cercarsi dai consu- ^^5- malori il buon mercato , ha fatto si che questa composizione è decaduta assaìssimo di qualità come succederà a tutte le fab- briche non ispezionate da qualche autorità» Vermiglione di Spagna ( V. Zaffrone ). Zafferano. Zaffrone. Di queste duQ piante diversissime fra loro , diverse soa pure le parti del fiore ohe sono nelle arti impiegate ; adoperandosi della seconda i fiorellini intieri , e della prima i soli pi- stilli o parte feminina del fiore. Ciò noti di meno, benché in diversa proporzione ambo contengono due colori ; cioè uti rosso ed un giallo. 11 rosso si trae dai se- condi come maggiormente in essi abbon- dante, e per essere questi fiorellini incom- parabilmente meno costosi. Dai primi si trae più comunemente il giallo per essere più splendente ed in maggior abbondanza. Dello zafferano se ne fa però poco uso e solo per colorire alcune vernici diafane. Lo zaffrone è molto impiegato dai tintori per colorire in rosa le sete , ed il minia- tore si serve del suo rosso isolato col se- guente processo. Liberato lo zaffrone, con ripetute lavature nell'acqua fredda , dal giallo; cosi bagnato si mette in un reci- piente forato nel fondo, con sottoposto un catino od altro vaso. Si cuopre col cinque o sei per centO; drìl peso che aveva prima 56 di lavarlo, dì sottocarbonato di potassa o di soda , si va irrorando coli' acqua pura lasciandola cadere nel sottoposto vaso ; il liquido alcalino che si è filtrato attraverso lo zafFrone si torna a versare varie volte sullo stesso zaffrone per dar tempo al li- quido di estrarre tutto il colore; si spreme in ultimo lo zaffrone, e filtrato tutto il liquido, si aggiunge tanto sugo di limoni quanto basta a saturare l'alcali impiegato] si precipita allora un bellissimo rosso. Quando l'acqua che lo soprannuola l'avrà lasciato cadere tutto al fondo del catino, si verserà per inclinazione, lasciando che si secchi all'ombra il colore nel catino stesso al fondo del quale avrà qualche leggici* aderenza. CAPITOLO SECONDO FORMOLARIO DELLE VERNICI. Divisione delle medesime. Dal veicolo che serve a disciogliere le resine od i bitumi si dividono le vernici in diversi generi che si riducono a quat- tro, cioè; vernici alcooliche, primo genere; vernici all'essenza , secondo genere; vernici ad olio, terzo genere, ed il quarto genere sarà f rmato dalla vernice eterea d? ' ^ P R I M O GENERE 57 pernici ad alcool, N.* j. Prendi Alcool puro onc. 32. Mastice mondato onc. 6 Sandracca onc. 3. Vetro grossamente pestato onc. 4. Terebentina di Venezia onc. 3. Polverizf.ate le resine secche s'infondono neiralcool in adattato matraccio col vetro pestato, da cui siasi prima separata la pol- vere fina con uno staccio; si tiene il ma- traccio in luogo caldo oppure al sole, agi- tando di quando in quando la materia. Sciolte che si vedano le resine si aggiunge la terebentina ; e sciolta anche questa, si filtra la vernice col cotone, o si lascia de- porre le impurità , e si separa per incli- nazione. Si può anche mettere il matraccio al calore del bagno maria; ma è neces- sario allora l'agitare le materie con un osso di balena finché siano sciolte. Alcuni pre- scrivono un legno per questa operazione; ma la proprietà che hanno i nostri vetri di fendersi quando vengono strofinati coi legni fa che sia prudente non servirsene, sostituendo Tosso di balena. Presenta que- sta vernice ma;»gior pieghevolezza che con- sistenza; è più solida la seguente. 58 2. P. Copale polverizzata dì color ambrato stala liquefata oric. 3. Sandracca oiic. 6. Mastice niondrtto onc. 3. Terebentina chiara onc. i ^J^ Vetro pestalo onc. 4» Alcool onc. 39.. Mescolate e seguite il metodo come ai n.^ I. OSSERVAZIONI. L'opinione sparsa molto generalmente suir insolubilità della copale nell'alcool, pare non potesse persuaderne l'uso in que- sto primo genere di vernici , ma l espe- rienza ci ha assicurati che questa materia ne accresce molto sensibilmente la soli- dità. Si può aggiungere, volendo, tre ot- tavi d'oncia di canfora per accrescere la soiubilità della copale. IN.** 5. P. Sandracca onc. 8. Mastice onc. n. Terebentina chiara onc. 4« Vetro pestato onc. 4» Alcool onc. 5'2. Questa formola estratta dall'opera di Watin ^ sembra abbondare troppo di te- rebentina, e la renda troppo lunga a sec- carsi ; altronde l'osservazione ha scoperto un altro inconveniente in tale abbondanza; che quando si presenta all'alcool una so- I è . . . . . gtan^a in esso solubilissima precipita lo Iti altre resine meno solubili , o aventi con lui minor affinità, e queste sostanze pre- 1 cipitate tappezzano le pareti del vaso come di una specie di cristallizzazione. Ciò valga «nche per altre resine solubilissime come la terebentina. Sopprimendo in questa for- mola la metà della terebentina si avrà una miglior vernice; tanto più che è già sopraccarica di materie; per il che non fa bisogno di accrescere gli altri ingredienti in conto alcuno. ]N.° 4* Sandracca onc. 6. Resina demi onc. 4* Resina anime onc. i. Canfora '/^ onc. Vetro pestalo onc. 4» Alcool onc. 02. Si fa vernice come sopra. Le resine molli si polverizzano colle più secche. Tutte le vernici che, come questa , am- mettono delle resine più molli , sono più pieghevoli che quelle che sono formate di resine di natura più secche. 8' asciu- gano però bene quantunque con maggior lentezza. Questa pieghevolezza determinerà l'operatore a serbare tali vernici per mo- bili soggrtti a piegarsi come cartoncini , cuoj , ec. 6o ÌN/ 5. P. Ragia di pino purissima onc. 6. Resina anime Resina demi di ciascuna onc. 2. Velro pestato onc. 4. Alcool onc. 3*2. Facciasi vernice comé sopra , eo. N." 6. P. Sandracca onc. 6. Lacca in lasirclle onc. 2. Colofonia Vetro pestato Terebentina di ciascuno onc. 4- Alcool onc. 52. Facciasi vernice secondo l'arte. IN.*^ 7. P. Sandracca onc. 4» Resina lacca in grani onc. 2, Mastice Rengioinoin lacrima di ciascuno onc. i. Vetro onc. 4* Terebentina onc. 2. Alcool onc. 02. La resina lacca e la sandracca rendono questa vernice solida ; si può colorire mag- giormente con un poco di zafferano o di sangue di drago. Si usa questa per istro- menti musicali da corda. ÌN.** 8. P. Resina lacca in grani onc. 5. Sandracca onc. 2. Elemi onc. i. Vetro onc. 5. Terebentina onc. 2. Alcool onc. 24. 6r Questa vernice è adattata per dare il brillante alle tabacchiere di radica che si fabbricano al torno; ma acciocché pren- dano maggior brillante, vanno polite al torno stesso con un pezzo di stoffa di lana solamente. 1N.° 9. P. Lacca in grani onc. 6. Ambra gialla o copale polverizzata once 2. Sangue di drago gr. 4o. Estratto di sandalo fatto colF acqua gi'- 5o. Za fiera no orientale gr, 56. Vetro ore. 4. Alcool onc, 4o- Questa vernice si adopera per dare al- l'ottone il color d'oro. Per usarne si fa leg- giermente scaldare il pezzo da inverni- ciarsi, e s'immerga nella vernice e si la- scia seccare ; si replicano le immersioni finche il colore ci sembra bastantemente colorito. NB. Quando in una vernice entrano ingredienti che non servono che per dar colore , come zafferano, legni , ec. è me- glio infondere tali materie da sole nell'ai* cool per estrarne h\ tintura , che colata che sia , vi s' infondono gì' ingredienti che danno corpo e costituiscono la vernice. Bayer ^ Manuale 4 62 N.* IO. P. Gomma-resma golia y4 d'oacia Eicmi Sandracca di ciascuno onc. 2. Sangue di dra«^o onc. i. Lacca in «^raui oì\c, i. Curcuma polv. ^ '|^ d'oncia Za fiorano gr. l 'i. Veiro onc. 3. Alcool onc. -20. Si estrae prima, coli' alcool, la tintura della curcmna e dello zalferano ; si cola la tintura e si procede come nelle altre ver- nici aggiungendo poi gli altri ingredienti. Si applica con successo agli stromenti di fisica ed agli ottonaMji che ei usano per guarnizione dei mobili. Se il sangue di drago fosse di qualità molto colorito se ne diminuisce la dose ; e per maggior sicurezza , si scioglie da sè nell'alcool , e si aggiunge di questa soluzione al com- posto finche ài veda che basti pel colora che si desidera. ]N.° II. P. Resina lacca in grani oiic. G. Succino portirizzato Gomma-resina golia di ciascuno onc. '2. Eslratlo di sandalo rosso fallo coll'acqua don. i. Sangue di drago §r. 6o. Zafferano gr. 3G. Ve Irò onc. 4* Alcool onc. 56. 63 Estiatla la tintura flello zafferano e del- Testratto di sandalo , si procederà come lìeiranteredente. JSB. È sempre prescritto l'estratto ac- quoso di sandalo in luogo di quello fatto colTacool dal quale si avrebbe maggior colore ; ciò si è riportato fedelmente per non alterare le formolo che ci ha dato il sìg. Tin^ry; ma si farebbe meglio se si facesse a parte una tintura alcoolica di sandalo, e se ne aggiungesse rateataraente alla tintura di zafferano finché il colore appagasse la vista delT artista , e si scio- gl lessero poi in questa gì' ingredienti pre- scritti per dar corpo alla vernice. Serve anche questa per dare il color d'oro. SECONDO GENERE fremici air essenza. In questo genere di vernici si usa per veicolo l'olio volatile di terebentina mag- giormente alto a sciogliere delle resine o bitumi meno solubili nell'alcool, e che costituiscono vernici più solide. Per le vernici comuni di questo genere si usa quest'olio, quale ci viene fornito dal com- mercio} ma per vernici più ricercate si (>4 rettifica, cioè si (3istilla nuovamente a lega gerissimo calore, ed in tale stato chìa* masi olio etereo. N.*" I. P. Mastic43 mondato e Java lo onc. 12. Tere])cntina onc. i ^/^ Canfora '/^ onc. Vetro onc. 5. Essenza eterea di terebentina onc. 36. Si fa vernice come al n.^ i , primo ge- nere. Se questa vernice si destina a quadri antichi o che sono già stati verniciati si può sopprimere la terebentina che non è qui raccomandata che per quelli di fresca composizione ed appena sbarazzati dal bianco d'ovo. Le vernici che si destinano a coprire le opere di genio sulle tele devono essere il minimo possibile colorite per non aU terare i colori delle pitture che devono coprire , devono essere anche pieghevoli , acciò non iscrepolino , e si distacchino in iscaglie con gravissimo danno delle pitture, e devono essere di tale composi- zione da poterle levare in caso di bisogno* Non devono dare troppo vetro perchè im- pedirebbe troppo i riflessi della luce di tali opere. La euddescritta ha tutte queste qualità secondo ci assicura il sig. Tiftgry^ 65 N."* 2. P. Resina di pino in lacrima mon- data onc. 4« Mastice oiic. 2. Terebentina onc. 6. Vetro onc. 4» Essenza di terebenlina onc. 3^. Allorché la vernice è fatta si aggiun- gono due once d' olio di noci o di lino seccativo. Questa vernice serve per macinare i co- lori ed è presso a poco quella d Olanda. I colori macinati con questa vernice, se è per una pittura ordinaria , si stemprano nella vernice seguente , o con altre par- ticolari vernici che si destinano ai colori ed ai ibndi. Molti formolarj fanno uso del mastice o della handracca in vece di ragia di pino, ma la vernice non è nè più bolla nè più solida. ÌN.*" 5. P. Ragia di pliio sciolta onc. 12. Vclto onc. 5. Terebentina onc. 2. Ivssonza di terebonhna onc^ 32. Si pesta la ragia di pino col vetro per averlo meglio diviso. IN." 4* P' Rt^sina lacca in grani onc. 4» Sandracca o mastice onc. 4« Sangue di drago onc. Curcuma Gomma resina gotta gr. 36 di clascunai Vetro pestato onc. 5. Essenza di terebentina onc. 32. 4* 66 Estratta la tintura con'essenzia delle so- stanze coloranti si procede a far la ver- nice come vien prescritto per le altre. Questa vernice può servir di norma per coinptrne di diversi colori cangiando le parti coloranti o modificandone le dosi. Quando hanno un bel giallo aureo servono per dsre il color d'oro ai metalli igno- Lìli , ed anche ai lavori copei ti di foglia d'ar<:ento. Sui legni ne modificano il co- lore naturale o gliene, fanno acquistare Tino più grato alla vista , e perciò si di- cono anche vernici cangianti, IN.'' 5. P. Mastice onc. i. Sandracca onc. i. Goni ma -resina golia V/a onc. Terebentina un quarto d'oncia Essenza di terebentina onc. 6. Questa vernice vien riportata quantun- que non appartenga all'arte dei vernicia*^ iore ; ma si è stimato meritarsi questo luogo pel precesso della sua fabbricazione che è eguale a quello delle vernici , che però in nulla da loro differisce , benché desti- nata ad uso diverso. N.* 6. P. Copale color di succino in pol- vere onc. 1 [fa Essenza di terebentina onc. B. Si scalda l'ess'^nza al calore del bagno maria, e rateatainenfe si aggiunge la pol- vere di copale , non aggiiiiìgendo una se- conda presa finché non siasi sciolta la prima 5 e co&ì fino alla fine. iVlì. L'essenza di terebentina da ìnapie- f arsì in questa vernice ò difficile il tro- varla nel commercio ed è impossibile , an- che trovandola, di conoscere in essa qnelia proprietà dissolvente eh' è indispensabile per dissolvere la copale ; perciò prima d' impegnar.*-i in questa composizione, bi- sogna Con piccolo saggio esperinrentare l'essenza sopra piccola quantità di copale. Eccone il modo: si scaldi un'oncia di es- senza in un'ampolla o carafino da medi- cina , si aggiungano dieci granì di copale in fina polvere, se questa prima dose scom- pare se ne aggiungono altri dieci grani , e cosi fintantoché si sia giunto a f^ciogliere qu« ila porzione da formarne una buona vernice. Se i primi grani nou si dissol- vono, non occorre aggiungerne altra ; bi- sogna prepararla , cioè bisogna comuni- cargli quella forza «lissolvente dì cui manca, il processo e lunghissimo , e perciò dissi di non impegnarsi in tale vernice senza essere provisto dell'essenza della proprietà richiesta. in dodici once di essenza eterea ( cioè f)3 riJistilkta a fuoco lento ) di terebentiiia s'infondono cinque denari di copale in pol- vere, 8Ì faccia che la materia non occupi che i due terzi della capacità della bottìglia che dev'essere di vetro forte, si turi esat- tamente con ♦overo, e si esponga in luogo «olatìo , anche all' interno dì una finestra dove il sole penetri dai vetri della me- de/sima. Due mesi possono bastare per la totale soluzione della copale infusa , ma qualche volta, secondo la qualità dell;^ co- pale, abbisogna di maggior tempo. Quando si veda che l'essenza ha sciolto intiera- mente tutta la copale infusavi, si è sicuro di possederla col ricercato grado di solu- bilità , il di cui peso specifico è di j ^ cioè meno pesante dell'acqua. Con una tale essenza ho potuto discio- gliere la copale in tal» quantità da fare una vernice tanto densa da doverla diluire con dell'essenza ; ma per far ciò non bi- sogna adoperare altra essenza che di quella stessa che ha servito alla soluzione della copale , perchè l'essenza ordinaria , ben- ché eterea, decompone la vernice già fatta precipitandone la copale ; quindi bisogna aver somma cura che uon si mischi i es- senza comune , per poco che sia , con quella neir indicato modo preparafa. Il sig. Tingry prescrive la copale di color àaibiato come più solubile ; ma io per- venni a dissolvere la copale bianchis- sima, e ne risultò aua vernice densissima, e che non aveva maggior colore che rdio di mandorle. N.° 7. P. Copale in polvere ouc. i. (Mio volatile di lavanda onc. 2. Essenza o sia olio volatile di te- rebentina onc. 6. Si scaldi l'olio volatile di lavanda in un matraccio, capace del doppio di tatta la mistura , a lento calore , ag^uingasi a molte riprese la copale in polvere ; s} a^ìti la mescolanza con un osso di balena o pure movendo circolarmente il matraccio. Allorché sarà intieramente scomparsa la copale, si aggiunga in tre riprese l'olio volatile di terebentina quasi bollente, te- nendo la mescolanza in continua agita- zione. Terminata la soluzione, ne risulta una vernice di color d'oro , solidissima , brillante , ma meno seccativa della pre- cedente. Si operano queste dissoluzio(.\i ordinariamente con un bagno di sabbia 5 ma è comodissimo l'usare il fuoco d'un braciere , e sostenervi sopra il matraccio mediante una gratella di ferro su cui sìa Una corona di sottile tela metallica per assicufarvi il matraccio. JSB^ Questo melodo pub avere alcniì vantaggio sul precedente , nel caso che si fosse sprovvisto d'essenza di terebentina d'una qualità specifica come si disse. ]Non solamente 1 essenza di terebentina è capace di sciogliere la copale unita a quella ili lavanda senza le qualità requi- 8ile ; ma anche raloool. Si può esser con- vinli di questa \crità da un'esperienza che non richiede grande apparecchio. Si metta in un cucchiaju da tavola del- l'olio volatile (essenza) di lavanda; si fa scaldare sulle brdgie; allorché è quasi bol- lente aggiungasi un pìzzico di copale ia polvere , si facilita la mescolanza con uno slecco; allorché la copale sarà scorapirsa, aggiungasene una nuova dose finché rdio la ricusi ; si getta la soluzione in un' ara- j>olla o carafino che contenga dr U' alcool hollente : si agiti la mescolanza tenendola sempre allo stesso grado di temperatura. L'alcool facilmente impadronisce delle due sostanze. Abbisogna per quest' espe- rienza un alcool ben puro, perchè la più piccola quantità d'acqua precipiterebbe la copale che allora si riunirebbe in massa. La riuscita di questa esperienza dipende sovente da un colpo di mano che non isfngge alle persone acQQslumàte a questa sorte di lavori. 7t Benoliè questa specie di vernice appar- tenga a quelle del primo genere non è qui indicata che per provare resistenza di processi coi quali si può sciogliere la copale anche nell'alcool. N.* 8. P. Copale oiic. 4. Tertbeiitina chiara onc. i. Si mette la copale in polvere in uq vaso da vernici dandogli la forma di una piramide che si copre di terebentina ; si copre esattamente il vaso, e si colloca s'un fuoco dolce in principio, che si au- menta gradatamente per non abbruciare la copale. Allorché la materia è ben li- quefatta si versa sopra una lastra di rame> e si fa in polvere allorché ha ripreso la sua consistenza. P, di questa polvere ouc. i \f'i. Essenza di Terebentina onc. 4» Sopra un mite fuoco si agiti la materia fino air intiera soluzione della materia solida. Questa vernice è colorita e non ha alcun vantaggio su quella di cui si è data la composizione al n."* 6 , e neppure su quella del n.® , ed è fors' anche in- feriore per essere troppo colorita da un principio dì decomposizione della tere- bentina anche prima della soluzione della copale. 7^ IS.^ 9. P. CopaJe in polvere onc. 3. Olio volatile di lavanda onc. 6* Canfora den. 6. Essenza di terebentina quanto ba- sta per dare giusta consistenza alla vernice. Si colloca in una boccia di vetro sottile l'olio di lavanda e la canfora : gì espone la nie5Colanza «opra un fuoco mediocre- xiìPiite aperto per far© leggermente bollire l'olio e la canfora. Allora si a^giun^e a piccole rateate porzioni la copale non ag- giungendo la seconda se non sia scomparsa la prima, e cosi fino alla totale soluzione della copale che si favorisce agitando le materie. Si aggiunge in seguito l'olio vo» lat le o es.scnza di terebentina bollente ^ poco a poro. Questa vernice è un poco colorita ed il riposo fili dà una traspaienza che coin- cide perfettamente colla solidità che si conosce in tutte le vernici di copale per renderne l'applicazione utilo in molti usi , e specialmente a quelle tele metalliche che si sostituiscono ai vetri por le finestre dei vascelli come più resistenti alle per* cuàsioni dell'aria negli scarichi d'artiglieria. éotto il 6 si è dato il processo per comunicare all'olio volatile di terebentina la proprietà di sciogliere la copale , ora 7^ «(fguendo il sig. Tlngry, debbesl dare il processo di comunicare alla copale la pro- prietà di essere solubile tanto in qualun- que olio volatile di terebentina , di la- vandula , come negli olj grassi , perchè la copale così lavorata forma il principale ingrediente di varie delle seguenti for- molo , e prima la descrizione di un for- nello necessario all'uopa. Descrizione di un fornello di liquefazione destinato alla Copale ed al Succino, Quelli che hanno veduto in dettaglio i laboratori destinati a Jei corsi di chi- mica , si formeranno un' idea bastante- mente chiara della costruzione di questi fornelli , risovvenendosi quello che serve alla separazione del solfuro d'antimonio dalla sua miniera ; ma per farlo servire all'oggetto di cui si tratta , vi abbisognano alcune cognizioni per mezzo delle quali si eseguisce senza inconveniente la lique- fazione delle resine solide , ed anche la loro mescolanza cogli olj seccativi. Questo fornello, di cui si vede il taglio flg. I, Tav, 1 j può essere costruito intie- ramente di terracotta, praticando tre grandi aperture alla camera inferiore A che rim* piazza il cinerario nei fornelji ordinar). ^*«jer 5 Manualfi i 74 •^ueite aperture si lerminano in arco alU base della campra superiore B o focolajo. La disposizione di questa base deve esser tale relativamente alle aperture arcuate che i pilastri che partono dal fondo , e che terminano in archi, abbiano il nii- nimo possibile di larghezza , affine di la- sciar aiTarlista tutte le facilità convenevoli per l'estrazione df^lle materie liquefritte , od anche per la sua rnescoianz.) colTolio seccativo se si sta a questo genere di vernici. La camera superiore B è separata dalla parte inferiore A da un t'ondo o suolo che rimpiazza la grata dei fornelli ordinarj. r)uesto ha un'apertura rotonda il di cui diametro corrisponde a quello d' un cro- cinolo G che deve ricevere, e si prolunga molto nella parte inferiore. Questo suolo può far parte del fornello e deve essere araraovibile. In quest'ultimo caso* si fa por- tare da tre speroni , o da un cordone cir- colare interiore a livello degli archi. Nel mio fornello questa separazione è compo^ 6ta da una lastra di ferro lutata con terra argilla dì un pollice di grossezza. Que- st'ultima precauzione è indispensabile per allontanare il calore dal pezzo inferiore A. Le parti laterali di questo focolajo B sono bucherate , i fori hanno un pollice di diametro, e sono separati gli uni dagli altri da intetTalIì di due o tre pollioì. Queste aperture bastano per promovera Io sviluppo del calorico al punto conve- nevole a questo genere di operazione. Ho dato qui una nota delle proporzioni della tre parti di questo fornello che ha servito a' miei saggi , nel quale ho liquefatto sei once di copale nello spazio di dieci nìi* nuli senza alterare il suo colore in modo sensìbile (^). Si colloca il crogiuolo al« Tapertura praticata nel suolo di separa^ zione in modo che s'Innalzi circa quattro (*) Altezza del fornello pollici 1/2. Altezza della camera inferiore A compresa la base clic ha un pollice di grossezza pollici 11. Altezza della camera superiore B ossia laboratorio pollici 5 rya Diametro preso alPorlo superiore ed inferiore del focolare B pollici 9 \f'^, Diametro dello slesso pezzo preso al livello del 8U0I0 pollici 7. Questa parte si ristringe due pollici e mezzo eJ esprime il diametro di tutta la parte inferiore del fornello A. La forma del crocinolo C è molto ben rappre- sentata da quella di un cornetto da giuocare ai dadi da cui sia tolto il fondo. Questo crociulo è di lun- ghezza pollici 9 \fi, a j- .. < Superiore pollici 4 i/*- buo diametro^ t F • ^ w ■ ^ v f Inferiore pollici 2 1/2. Il crivello D di figura conica ha lo stesso diame- tro che la parte superiore del crocinolo, e si pro- lunga fino al suolo di separazione. ?<5 pollici nel focolajo. Si luta il punto dì riunione col suolo peir impedire la caduta delle ceneri o dt^ì piccoli carboni. Terminata questa disposizione si colloca nel crocinolo un.^ specie di crivello D , fig. a 5 fatto di tela d^ottone d'un tessuto raro: si dà a questa tela la forma di un imbuto, il cui orlo è assicurato attorno con un cerchio di filo di ferro o di ot- tone dello stesso diametro della parte su- periore del crocinolo G : il rislringimento che ha il crocinolo nella sua forma con- corre alla stabilità di questa specie di cri- Tello, ed anche la forma conica di que- st'altro ultimo pezzo lo tiene lontano dal contatto colle parti interne d^l crocinolo, oggetto importante per preservare la co- pale da troppo grande alterazione. Si mette su questo filtro metallico la copale in pezzi della grossezza d una pic- cola nocciola ed in diversi frammenti più grossi , e si copre il tutto con un coper- chio di ferro E d' un pollice di grossezza, avendo cura di lutare la giuntura per im- pedire ogni comunicazione coUaria este- riore. Da un'altra parte si riceve in una sot- tocoppa poco profonda F y fig» 3, e piena d'acqua la parte inferiore del crocinolo G in modo che questo ai tuffi nell'acqua per 4ue o tre linee. Sì riempie il focolajo B di carboni ac- cesi fin sopra il coperchio di ferro. La prima impressione del calore sulla copale s' annuncia con una specie di screpola- mento risultante dalla dilatazione che la riduce in piccole scaglie : questo rumore •e un precursore vicinissimo alla liquefa- zione: ha luogo in fatti subito dopo. Al- lora s' insinua sotto il cilindro una pic- cola paletta di ferro terminata da una coda piegata , e si move in modo da far precipitare sotto l'acqua la parte liquefatta della copale , e ricondurla sotto lo stato solido verso Torlo della sottocoppa. Ter- minata l'operazione si espone la copale aopra un pannolino asciutto o pure sopra una «arta sciugante per asciugarla 5 si pol- verizza , e si espone ad un dolce calore per privarla delTumidità. Nel colarsi della copale si separa una leggierissima porzione d' olio che resta fluida dopo l'operazione. Essa nuota sul- l'acqua come la copale e gli dà un aspetto come d'outuosità ^ ma allorché il cilindro è bastantdiiiente prolungato si può dispen- sarsi dal farlo tuffare nell'acqua, ed anche di ricevere la materia nelT acqua , ma sfugge ua fumo che può dispiacere all'ar- tista. 11 punto essenziale sta nel condurre il fuoco ner non alterare il colore della 78 copale. Si riconosce che il fuoco è troppo vivo allorché sorte un fumo densissimo dalfapertara inferiore del crociuolo, e che le goccia che cadono nell'acqua s' inalzano in vesciche che fanno delle piccole esplo- sioni. Son riuscito a comporre le vernici col- Tolio fisso nella stessa operazione , rim- piazzando l'acqua coll'olio seccativo bol- lente , e trattenendolo in questo stato per mezzo dì una massa di ferro caldi ssi ma che servivo come d'appoggio alla coppa. Si facilita la mescolanza della materia li- quefatta per mezzo d'una spatola a coda, e dopo vi si aggiunge V essenza bollente* Di leggieri può comprendersi l'inconve- niente che vi sarebbe nel collocare sotto lo stesso apparecchio un olio volatile ed iufiaiutnabilissimo. Insisterò sempre più sulla liquefazione isolata della copale che sulla possibilità di tare una compita mescolanza coU'olio seccativo per farne una vernice del terzo genere. Questo nuovo mezzo mette Far-» tista in istAto di comporre uua vernice solidissima 5 pochissimo colorata , e di faro senza quella di copale ali* olio seccativo, la di cui composizione esige dei processi che alterano le qualità essenziali della so- stanza che ne fa la base. Prevengo l'epoca iti cui l'artista sbarazzato da tulli i pre« piiidiz] di pralioa si limiterà all'impiego della vernice di cui do qui la formoSa come più propria di quella del terzo ge- nere a corrispondere alla celerità del la- voro ed alle viste che sì propone, quanto alia nettezza ed alla solidità della vernice» Per un lavoro più in grande le diraen- èioni di questo fornello possono cangiare, ma converrebbe allora stabilire il focolajo^ proprianfiente detto , sopra un tripode di ferro com'è rappresentato in G, fì^. 4, affine di lasciar maggior comodo all'ope- ratore , ma raccomanderò sempre sul van- taggio di non lavorare che sopra dosi di quattro in sei once: la facilità di rimettere delia mateiia, allorché il coperchio com- bacia perfettamente pronunci a sulla pre- ferenza che si deve dare alle piccole dosi sulle grandi ; la copale si trova meno al- terata. Si può in questo caso servire di un cilindro metallico col coperchio a sca- tola ; allora lo stesso fuoco potrà servire a due o tre dosi o siano rimes2»e di ma- teria (^), (*) Avendo alcuno fatto IVsperimento di un tale fornello si è veduto in un istante bruciata la co- pale e resa inservibile^ perciò sarà più a proposito rhe nella parte B del fornello sieno praticati i fori in una sola linea vicini al pa\imento perchè^ 8o SI sentiranno i yantaggi prejiiosi etcì accompagnano questo nuovo metodo , al* lorchè si avrà fatto il saggio delle vernici che ne risultano. La copale così preparata, ha delle proprietà diflferenti e più estese che quelle che gli si danno col metodo ordinario, e non ha il color carico e bruno che prende ad una temperatura troppo innalzata , e troppo prolungata. Immersa cosi in un'atmosfera di calore , non no riceve T impressione che alla superficie; che cedendo prontamente alla potenza di questo agente, sfugge sotto lo stato di li- quido, alla continuazione della sua azione, nuove superficie subiscono successivamente lo stesso effetto, e si ottiene, per ultimo risultato, una copale il meno possibile al- terata, che non può aver subito che una leggiere modificazione nei suoi principj: si è solamente diminuita la forza di coe- fsspndo più lontano verso il basso il rrivello dalle pareti del cilindro, non potrà esser danneggiata la copale, quantunque il fuoco in questa parte sia più vivo. In secondo luogo, di non riempire di car- boni accesi il fornello che a poco a poco, secondo il bisogno; ed acciocché il calore investa tutto il cilindro si può aggiungere una cupola di lamiera o di terra cotta forala nella sommità acciocciiè non sia impedita la corrente delTaria. Così si potrà me- glio modificare il calore secondo il bisogpo, e to- gliere il pericolo di colorire od abbruciar la cepale. sione che esisteva fra le sue molecole , e che metteva così grande ostacolo alle so- luzioni che oercavasi operarne. In fine è possibile di comporre deìle vernici di co- pale ad olio fisso quasi senza colore, ser- vendosi di un olio poco colorito coma r|uello di papavero preparato in vasi di piombo secondo il metodo di Watia, La copale cosi semplicemente modifi* cata può aumentare la solidità delle ver- nici alcooliche in modo più diretto che qviando si adopera senza preliminare pre- parazione. Una seconda liquefazione gli darebbe forse la proprietà d'esser solubile in maggior quantità nell'alcool , ma sa- rebbe a temersi che l*alterazioue de' suoi principi , spinta troppo lungi , non gli dasse alcuna superiorità sulle resine le più solubili in questo liquido. N.* IO. P. Copale colata secondo F indicato metodo onc. 3. Essenza di terebentina onc. 20. Si collochi il matraccio che contiene l'essenza a bagno maria ; allorché l'acqua sarà calda si aggiunga a piccole dosi la copale in polvere ; trattengasi la mesco- lanza in continuo moto circolare, non ag- giungendo nuova copale se non disciolta la prima. Se l'essenza per sua disposizione particolare può scioglierne più di tre once, 5^ 8a se ne aggiunga un poco di più, fermati- dosi allorché il liquido diverrà nnbiloso. Lascisi riposar la vernice, se è troppo densa si diluisca con un poro d'essenza calda, e dopo averla fatta riscaldare a bagno maria e raffreddata , si filtri col cotone , e si conservi in bottiglia ben turata. Si avverte^ per norma di chi volesse comporre questa vernice, che l'olio vola- tile (li terebentina adoperato dal sig. Tiiigry era del peso specifico di cioè --^-^ meno dell'acqua. Forse qualunque qualità di es- senza di terebentina scioglierebbe la co- pale cosi preparata ; ma converrà farne» prima un saggio in piccolo finche il lungo uso ci avrà su di ciò ìnstruito. TERZO GENERE VERNICI AD OLIO. Preparazione degli 0/j\ N.* I. P. Litars^irio onc. i 1/2. Solfalo di zinco o Coparosa bianca den. 9. Olio di lino o di noce onc. 16- In un calderotto di ferro o di rame 9 s'infondano il litargirio e la coparosa $ fatti in polvere nell'olio, si aggiunga uno spico d'aglio, c si mantenga la mescolanza . u ni bollimento appena sensibile, acciò l'olio non prenda troppo colore, finché cessi f3i far schiuma, e che lo spico d'aglio sia leggermente arrostito. Si foi^merà alla su- perficie una pellicola , che raffreddandosi l'olio y cadrà al foi>do. Si decanti e si conservi. N.° a. Si perviene a rendere seccativo l'olio trattandolo ad un calor capace da mantenerlo in leggiere boHizione^ aggiun- gendo due once ed un quarto dì litargirio per ciascuna libbra d'olio ò. Si scioglie un'oncia di solfato di zinco in quattro libbre d'acqua ; si mischia questa soluzione con 82 once d'olio di papavero o in di lui mancanza di quello di noci y si espone la mescolanza in vaso di terra , e si mantiene un calor capace di tener leggiermente bollente il liquido. Allorché V acqua è evaporata la metà o due terzi , si versa il tutto in un gran vaso di vetro, e si lascia riposare finché l'olio si sia chiarificato; si decanta il più chiaro per mezzo di un imbuto di vetro. L'olio di papavero o di noce cosi prepa« O Alcuni dosano il litargirio ad un quarto del peso deirolio. Altri chiudono il litargirio in un nodulo di tela e lo tengono sospeso con un"' accia perchè colorisca meno Tolio bruciando ai fondo. 84 rato dopo alcune settimane diventa della inaggìor limpidità, N/' 4' ^' ^^«^^'^ espone all'azione del sole ne' più bei giorni d' estate Polio di lino in un vaso di piombo, in fondo al quale si sìa disteso della cerusa , o rae- giio del litargirio chiuso in doppia mus- golina. Un'esposizione di alcuni mesi al sole basta per renderlo seccativo. Olio seccativo per V inchiostro da stampa. N.*' 5. Si fa bollire Tolk^ di lino o di noce senza alcun'addizione in una caldaja , re- golando il fuoco acciò non prenda fuoco prima che abbia acquistata la consistenza come di siroppo; e perciò conoscere se ne fanno di tanto in tanto raffreddare dello goccie. Quando è abbastanza denso si ac- cresce il calore acciò prenda fuoco, che all'istante si soffoca coprendo la caMaja col suo coperchio, e se abbisogna si tura ]a commessura con cenci bagnati e spre- muti , acciò non cada acqua nell'olio. Di- minuito il fuoco si aggiunge un poco di terebentina, senza di che folio giallo che contiene il nero fumo non si unirebbe © tingerebbe le stampe che si facessero quan- do mancasse quest'aggiunta. 8S Preparazione delle vérniei, N.® 1. P. Olio di noce seccativo lib. io. Pece greca lib. 3. Terebentina onc. 4 • Liquefatte le resine nell'tilio , sì lascia che il composto deponga le impurità e si decanta. Invecchiando questa composi- zione depone sempre della resina ; perciò si adopera fresca , sotto il nome di olio seccativo resinoso , per verniciare alcune pietre facili a sgranarsi , ed anche le mu- raglie. N.** 2. r. Copale scelta onc. i6. Olio di lino o di papavero pre- parato onc. 8. Olio volatile di terebentina onc. i6. Liquefatta la copale in un matraccio sopra un fuoco ordinario si aggiunga l'olio preparato bollente. Fatta V incorporazione si ritiri il matraccio dal fuoco; si rimova la materia finché abbia perduto parte del gran calore; si aggiunga allora l'essenza di terebentina calda; si passi il tutto an- cor caldo per una tela , e si conservi h vernice. 11 tempo contribuisce a chìarifi- caria , ed è cosi che acquista lo miglior qualità. In generale vi è molto vantaggio a noi attivare molto il fuoco. La vernice riesc» 86 meglio 5 e prende meno colore. ?e col tempo diventa troppo densa, si agi^ìunge un poco d'essenza calda , affinchè la me- scolanza si faccia più pronta» mente. Questa formola è del 8ig. Watin e l'ho provata con molto successo, tanto per la bellezza come per la celerità con cui si secca. N.* 5. P. Copale di color d'ambra onc. 6. Terebentina di Venezia onc. i . Olio di lino preparalo onc. i8. Essenza di terebenlina o:»c. 6. Si procede come al n.^ a. Dopo l'unione deirolio si aggiunge la terebentina lique- fatta, e poi r essenza , oppure liquefatta a terebentina coll'«ssenza sì procede per-^ fettamenle come quest'ultima mistura fosse semplice essenza. Questa vernice è lunga a seccarsi. Ordinariamente si usa la stufa per affrettarne l'essiccauiento. E usata per imitare la tartaruga. IN.* 4» P* Succino in polvere grossa onc. i6. Olio di lino preparato ouc. io. Terebentina onc. 2. Essenza di terebentina onc. i5 oppure i6. Liquefatto il succino si aggiunge l'olio •oliente 5 indi l'essenza calda previamente lescolata colla terebentina , osservando J precauzioni come sopra. Alcuni manipolatori non aspettano che tutto il succino sia in piena liquefazione per aggiungere Folio : si accontentano di liquefarne una parte, e poi separano i fram- menti che non si sono fusi. Con questo metodo la vernice è meno colorita , ma vi abbisogna maggior quantità di succino o di copale che non prescrivano le formolo, Alcuoe volte si è ritenuto dal timore di non trovare vasi che sostener possano tutta l'operazione. Una marmita di ferro fuso ripara a questi inconvenienti essa deve avere la preferenza sul diverso va- sellame cbe si fende o si scrosta : le ver- nici lo penetrano allorché sono porosi : altronde non possono servir che una sol volta: la seconda vernice che si fabbri- cherebbe vi prenderebbe troppo colore. La suddetta marmita ha su questo vasel- lame il vantaggio di poter essere pulita a caldo per togliere ogni piccola porzione di vernice che bruciandosi prima che si fonda la nuova copale od il sHiCcino, co- lorirebbe la nuova vernice. Si son riportate queste formolo secondo (O Ma questa pentola dì ferro fuso ha V incon- veniente di ritenere il calore cosicché continua a decomporsi ed a bruciare la materia dopo ritirata dal fuoco. Ne abbiamo di quelle fatte a martello che sono molto più adattate. li consueto processo ai operare , non già perchè le vernici che ne risultano si cre- dano superiori , od almeno eguali a quelle delle formolo che seguono secondo il nuovo proposto metodo; ma acoiochè paragonate a queste ultime , tanto gli artisti olia i dilettanti siano dall'esperienza portati ad abbandonare il vecchio processo per adot- tarne uno dal quale non ne possono ri- sultare che migliori vernici tanto per so- lidità che per bellezza stante la minor alterazione che la copale ed il succino subiscono in questo nuovo processo. Gli artisti ordinariamente daatK), per la solidità , la preferenza al succino sulla copale. Di ciò si parlò bastantemente tieU V indice e descrizione delle materie ; nul- l'ostante per non lasciar digiuni i lettori delle sperienze fatte su di lui secondo il nuovo metodo , se ne riporterà alcuna , dal risultato della quale di leggieri potrà comprendersi la sua inferior qualità come materia atta alla formazione delle vernici. Preparazione del Succino secondo il processo indicato per la Copale, Cinque once di succino di color ran- ciato carico ma trasparente in pezzi della grossezza di una nocciola trattato al no* tiro fornello di liquefazione hanno richie- sto la metà più di tempo che la copale per dare i piimi indizj di liquefazione, e conducendo il fuoco egualmente in ambo ì casi. Si svihippa molt'olio assai denso, e che conserva questa consistenza. Esso inviluppa talmente le parti che prendono della solidità pel raffreddamento che è difficile il separamelo coli' immersione? nell'acqua tiepida, e per imbibizione sulla carta sugante. NuUostante esponendo il succino all'aria per alcuni giorni gli si rende b^ìStante solidità, perchè le foglietto che presenta si rompano sotto le dita. In questo stato tali fògliette hanno la tras- parenza ed il colore del giacinto. Si ot- tiene il succino sotto questa forma allor- ché si ha ratlenzione di ritirarlo verso l'orlo del vaso pieno d'acqua , nel quale cola, per mezzodì un ferro ritorto. Nulla di meno allorché si pesta in un mortajo questa materia, molto secca in apparenza, si riunisce in massa che si sgrana facil- mente sotto le dita. Deve questa consi- stenza flessibile ad una porzione d'olio libero che ne rìcuopre la superficie sotto la forma d'una vernice. Allorché si compara questa consistenza a quella che prende la copale in una si- mila eircostan^a . non si dura fatica a 9^ convincersi che qiiest' ultima, la cui coti- sistenza è più «ecca , ed anche polverosa, non hia preferibile ai succino pel lavoro delle vernici, N.° 5. P. Succino liquefatto e separato dal- Tolio secondo il nostro processo onc. 6 ovvero 7. Essenza ordinaria di terebentina o)jc. 24. Si pesti il succino e se ne divida collo dita la massa se la contusione ne avesse fatto una specie di pasta; si mischi col- l'essenza, e sì tratti la mescolanza al bagno maria. La soluzione sarà molto pronta, e l'essenza scioglierà il quarto del suo peso di succino preparato. La vernice che ri- sulta da questa mescolanza è più colorita che quella della copale terebentinata, ma si chiarifica maggiormente anche senza filtrarla col cotone. Si vede che questa vernice appartiene al secondo genere. Allorché se ne stende un semplice strato sul legno bianco liscio, ma senza prepa- razione depone un vetro nettissimo e so- lidissimo, e che secca prontamente; meno però della vernice di copale. Mi sembra superiore alle vernici molto colorate, in cui entra l'olio, nelle composizioni ordi- narie, e che richiedono la stufa per es* sere seccale a fondo. 9* N.° 6. P. Copale o Succino d'un sol fuoco (*) onc. 4* Essenza di terebentina Olio di lino seccativo di ciascuno onc. IO. Si metta il tutto in un matraccio ba- stantemente spazioso che si esporrà al calore del bagno maria , o che potrà anche in rece mettersi due o tre pollici lontano dalle superficie dì un braciere , ma senza fiamma. Terminata la soluzione, si aggiunga ancora un poco di copale o di succino per saturare il liquido, che se fosse troppo denso si diluirà coll'essenza calda. Si filtri come sopra o si lasci chiari- ficare col riposo. Questa vernice è colorita, ma infinita- mente mono di quelle che si compongono col metodo ordinario. Stesa sopra un legno bianco senza preparazione fa un vetro so- lido, e procura una leggier tinta al legno. Se si vuol caricare questa vernice di maggior quantità di copale o di succino preparati si comporrà il liquido di due parti d'essenza ed una d'olio. O Quando s** indica il succino o la copale d'un sol fuoco o di due fuochi Tautore intende di dire nel primo caso fusi una sol volta al suo fornello di liquefazione, e nel secondo caso vuol dire fusi due volte. N.o 7. P. Succino liquefatto d'un sol fuoco onc. 8. Resina lacca onc. 9. Olio seccativo di lino onc. 8. Essenza di terebentina onc. 16. Si fa liquefare separatamente la resina lacca 5 vi si aggiunge il succino preparato e diviso, e l'olio di lino e l'essenza caldis- sima. Allorché la mescolanza ha perduto parte del suo calore vi si mischiano ia proporzioni relative delle tinture di oriana, di curcuma , di gomma resina gotta , e di sangue di drago estratte coli' essenza, Questa vernice dà il color d'oro ai me- talli sui quali si applica. La residenza della distillazione dal succino, ad oggetto di evirarne il suo acido, sciolta nell'es- senza di terebentina mi ha presentato una Ternice che può supplire alla qui descritta in molte circostanze. Non è però bastan* temente dura per subire il pulimento. N.® 8. P. Olio di lino cotto onc. 16. Terebentina oiic. 8. Giallolino di ^'apoli onc. 5. Si fa scaldar l'olio colla terebentina, e vi si mescola il giallolino in polvere, il giallolino è qui sostituito alle resine per la sua virtù seccativa, e specialmente pel «uo colore che imita l'oro. Si fa grande ùso di questa Ternlce per applicare Torà in foglie. Si può anche dispensarsi dall'uso di questo giallo quando si tratta di far servire questa vernice a delle coperte d'oro e colorate 5 gli si sostituisce in quest' ul- timo caso un'oncia di litargirio per ogni libbra di composizione senza che questa mescolanza pregiudichi al colore che deve costituire T imprimitura. 9. P. Caout-chouc (gomma elastica) Olio di lino cotto Essenza di terebentina di cia- scuno onc. 16. Si taglia in minuzzoli il caout-chouc e lo si getta in un matraccio collocato sul bagno di sabbia ben caldo. Allorché la materia è liquefatta, si aggiunge l olio di lino bollente , e cessato un poco il ca- lore 5 anche l'essenza calda. Allorché la Ternice ha perduto una parte del suo ca- lore si cola da un pannolino, e si con- serva in bottìglie ben turate. Questa ver- nice, per la natura del caout-chouo, è lentissima a seccarsi. La formola che presento di questa ver- nice è quella indicata dal Journal de Pliy- sique i avril^ Ho solo modificato il processo sopprimendo la lunga ebollizione dell'essenza 5uL caout-chouc : col nostro metodo la soluzione è più pronta , e si perde meno d'essenza. 94 QUARTO GENERE Vernici Eteree, Questo quarto genere non comprende che due sole vernici il di cui veicolo è Tetere , e la base costituente la prima , è la copale 5 e quella che costituisce la se- conda è il caout-chouc o gomma elastica. I. P. Copale di color ambrato '/^ ouc. Etere onc, 9. Mettasi la copale in polvere fìnissima a poco a poco nel vaso conteneiife Tetero che deve essere purissimo; si turi il vaso con turacciolo di vetro o di sovero , si agiti per mez//ora la mescolanza e si lasci in riposo fino all' indomani. Se scuotendo il vaso le pareti interiori si cuoprono di piccole onde 3 se il liquore non è chia- rissimo la soluzione non è completa : si ^gg^^^"g^ allora un poco d'etere ( circa quattro o cinque denari ), e si lasci la mescolanza in riposo. La vernice è di ua leggiere color citrino. L'affinità dell'etere per la copale è tale che allorquando si versa la polvere nel vaso delTetere , parte di questa polvere presa dal vapore che sfugge dal vaso , iorma delle piccole stalatiti filose che si prolungano dall estremità della carta , da cui si versa la polvere, ed alla quale re- stano molto attaccate fin molto avanti nel collo del vaso. L'attrazione di una fina limatura di ferro messa in giuoco dalla presenza di una sbarra di ferro calamitata darebbe alle persone famigliari cogli ef- fetti magnetici una perfetta imagine di ciò che succede in qu-^sto caso. Allorché sì presenta la copale alTeter© a piccole porzioni come si disse , la poU vere che va al fondo prende la forma di una piccola massa il di cui volume di- minuisce in modo sensibilissimo; si com- porta in questa circostanza come farebbe un pezzo di zucchero nell'acqua fredda , ad eccezione delle hr^ìe d'aria che si svi- luppano dallo zucchero , che non hanno luogo colla copale. La copale senza colore o pochissimo co» lorata passa meno prontamente ed in minor quantità nell'etere; la copale molto am- brata è quella ohe mi è riuscita meglio. Da quanto ho osservato nelle soluzioni da me operate si può portare ad un quarto per il pili ed un quinto per il meno la quantità di copale disciolta. Ragioni d' economia sembrano ristrin- gere I impi'^go della vernice eterea di copale alia riparazione degli accidenti che frequenteuiente succedono agli smalti sugli ornamenti , serventi di vetro alle vernici 96 colarate che si adoperano per riparare lo rotture , o ristabilire l' insieme delle di- verse pitture o disegni scagliati* L'eslreraa volatilità dell'etere, e spe- cialmente il suo prezzo elevato, non per- mettono di raccomandarne l'applicazione per altri oggetti diversi da quelli di cui trattiamo. Ho veduto applicarla sul legno con un pieno successo, ed il vetro che ne risultava riuniva la solidità al brillante* Spesso spumeggia sotto il pennello per la troppo pronta evaporazione dell' etere. Si è nondimeno pervenuto a ritardarla pas- sando sul legno una leggier mano d'olio dì rosmarino o di lavanda , od anche di terebentina ohe levavasi in seguito con un pezzo di severo: ciò che restava ba- stava per ritardare Tevaporazione dell'etere^ ]N.° 2. P. Caout-choLic dea. 6. Etere oiic. 2. Si taglia il caout-chouc in minuzzoli o s'infonde nell'etere; dopo ventiquattr'ore d' infusione si scalda a bagno maria finché sia evaporata la metà in volume dell'etere. Questa vernice per essere molto dispen- diosa non si è riportata che per soddisfa- zione della curiosità dei lettori y ma po- tranno col tempo presentarsi occasioni di trarne qualche vantaggio. Versando nell'acqua questa tintura n stende su di essa in una pellicola che prende consistenza mediante V evapora- zione dell'etere. Se si leva allora e si ap- plica a qualche corpo ne prende la forma che colTulteriore perfetto essicamento ri* prende la sua primiera elasticità e con-»- distanza. CAPITOLO TERZO OSSERVAZIONI E PRECETTI GENERALI SULLA PREPARAZIONE DELLE VERNICI. Scelta delle materie. La bellezza e la bontà delle vernici dipende molto dalla scelta e preparazione degT ingredienti. Delle resine e bitumi che ne formano la base devono general- mente scegliersi le più trasparenti e nette dai corpi eterogenei 3 e per rendere que- ste sostanze più pure , spesso fa d'uopo separarne la polvere che le investe con uno staccio raro di crine, ed anche lavarle nell' acqua pura strofinandone i pezzi fra le mani per distaccarne le fe- stucche ed i frammenti di corteccia , o farle perfettamente asciugare. Bayer , Manuale 6 9» Non SÌ può giudicare dell'eccellenza dell'alcool alla semplice vista , perciò ci siamo molto estesi sai mezzi più proprj a guidare l'artista ed il dilettante su que- sta importantissima parte. La conoscenza sugli olj volatili e fissi è meno difficile ad acquistarsi. Un occhio esercitato distìngue facilmente i caratteri esteriori che loro convengono. 11 loro odore , il loro colore , un certo grado di approssimazione tra le molecole che li comunica la consistenza ci iosa sono segni non equivoci che determinano la scelta. Qualunque sforzo si faccia per arrivare al sommo della soluzione nella mescolanza delle materie , non si può arrivare ad un punto di saturazione relativo alla natura delle resine ed allo stato presente dei li- quori che agiscono su d'esse. E compito 10 scopo principale quando si è scrupo- loso sulla scelta che si deve fare. Delle dosi rispettive delle sostanze secche e liquide impiegate nelle vernici. Se la pratica si limita alla sola scelta delle materie l'arte è ancora imperfetta, 11 lor numero troppo grande, come le dosi troppo variate imbarazzano l'artista nel conto che deve rendersi degli aspettali risultati. Of!;nì arte fondata sopra una ra- colla di forinole non arriva ai successi che lentissimamente. Fan d'uopo dei lumi e molta esperienza per semplificare le for- molo. Bisogna sapersi innalzare sopra le difficoltà e sopra la critica nelle circo- stanze , ore le formolo sforzano all'abitu- dine, ed ove l'abitudine dà del peso allo formole. Semplificando le composizioni riducen- dole a piccol numero di sostanze, sarebbe Ì)iù facile il seguir gli effetti e conoscerne a causa. Le ricerche diventerebbero al- lora meno penose e meno costose. Si è molto operato in questo genere il più sovente in sensi centrar]. Ma finche gli artisti sono stati le sole guide , i soli re* golatori, i risultati sono stati molto lenti. Se l'artista celebre che ho sovente citato è pervenuto, colle sue giudiziose osserva- zioni , a far sentire Putilità , la necessità stessa della riforma, e di condurre le for- mole ad un piccol numero di sostanze ^ non ha ancora messo l'arte al di sopra dei consiglj a questo riguardo : bisognava di più , sbarazzandosi del sopraccarico sul numero delle materie , ridurne così le dosi. E cosa di fatto che il miglior alcool non può caricarsi di più di un terzo delle sostanze resinose ^ scegliendo anche 100 ie più solubili. Una temperatura tiìdUd elevata fino airebollizione può ben con- tribuire a dar più. di estesa alla soluzione; ma il raffreddamento ristabilisce ben pre- sto Tequìlibrio della saturazione. La ver- nice s' intorbida , e la materia resinosa eccedente a questo punto di saturazione si precipita© tappezza sotto forma di cri- stallizzazione le interne pareti del vaso. Ventiqnattr'ore bastano per compirsi que- sto risultato. Alcune delle composizioni prescritte nella miglior opera presentano ancora in materie secche un peso equiva- lente a due terzi di quello dell'eccipiente. Le dosi indicate pei nostri diversi generi di vernici sono più che sufficienti per lo quantità prescritte del liquido, poiché ne resta ancora una buona parte che afugge alla sua azione. In somma il processo è meno imbarazzante, meglio al coperto degli ac- cidenti che risultano da una mescolanza troppo caricata e facìente massa, e cer- tamente meno costoso. Effetti della divisione meccanica sulle resine che presentano maggior ostacolo alla so^ luzione. Si conoscono delle resine, come la san- dracca, la copale^ ec. ^ che sembrano ter sisteie più che altre aira/ione dei liquori eccipienti. La copale specialmente mostra molto qjiesto carattere quando sì cerca di scioo le sue buone qualità poiché essendo molto conservate ingialliscono* Se- guono a questo riguardo un andamento opposto a quelle ad olio ed all'essenza che invecchiauiio sempre migliorano. CAPITOLO QUARTO ORIGINE DEI colori; Tutti i colori non sono già proprietà dei corpi , ma della luce essendo essa sola principio dei medesimi. Quando un corpo è Colorato in vece di aver per proprietà il colore ha per proprietà l'assorbire tutti i raggi della luce e riflettere quel solo o quei soli che colpiscono l' organo della vista. Nel primo caso sarà il color sem- plice composto nel secondo. Col prisma si divide la luce in sette colori 5 tre de' quali sono semplici , gli altri quattro sono mescolanze dei primi tre. Ciò che forma quest'opinione è che i colori che indicheremo composti sono sempre posti fra Tuno e T altro di quelli cbe consideriamo come semplici; per esem« pio: Tarancio sta fra il rosso ed il giallo: it5 è facile a comprendersi che *il prisma , non essendo siiificiente per isolare perfet* tamente questi due colori vieu formata la striscia intermediaria composta de' suoi collaterali. La sintesi metterà in chiaro la composizione di quel che sta loro in mezzo. Si divida con linee che s' incrocino nel centro in sei oppure otto parti , la super- fìcie di una piccola ruota , si dipingano gli spazj tra una linea e l'altra alternati- vamente di giallo e di rosso. Si giri oriz- zontalmente o rapidamente la ruota 5 eoa questo molo mischiandosi allora il raggio rosso col giallo non compare alla vista che un solo colore che è V arancio. Se trattasi questa ruota col giallo e l'azzurro allo stesso modo compare il color verde, e così coir azzurro ed il rosso comparirà il porpora ed il violetto secondo le pro- porzioni dell'azzurro e del rosso che vi saranno dipinti. Il bianco ed il nero non sono vera- mente colori , poiché il primo vien pro- dotto dall'intiera riflessione della luce, il secondo dall'intiero assorbimento di essa. Ne segue da ciò che il bianco è un com- posto di tutti i colori , ed il nero la tom tale privazione di essi. Vediamo come ciò sia* .Tl6 SI collochi la ruota di cui sopra di- pinta coi sette colori del prisma in una camera oscura ove entri un raggio di sole che parzialmente la colpisca , si giri come sopra e comparirà del tutto bianca. Da questa osservazione si comprende la maggior difficoltà che v'è ad unire con tal mezzo i colori del prisma in modo da farne risultare un bianco, poiché l'unione di due colori succede bene in qualunque circostanza , ma quella di tutti non suc- cede che nelle tenebre ove un sol raggio di luce colpisca parzialmente la ruota. Se è difficile il far risultare il bianco dall'unione di tutti i colori del prisma coll'accennato giuoco di fisica, è assoluta- niente impossibile il far ciò colla mecca- nica mescolanza dei corpi colorati neirof- ficina del pittore quantunque sia facile il produrre i medesimi risultati con due o tre colori , ed appunto a questa mesco- lanza è appoggiata Tarte del pittore che costituisce la magìa dell'arte , e che for- nierà la materia della quale anderemo immediatamente trattando. 117 DELLA COMPOSIZIOITE DEI COLORI. Nero. L)B materie usate pel nero non danno tutte la stessa tinta ; farà dunque d'uopo far scelta dell' una o dell'altra materia. 1^0 materie che si sono indicate per que- sto colore sono tutti carboni , chi più chi men puri. 11 carbone più puro è quelli> prodotto dal nero fumo cui si sia fatto siìbire un sufficiente calore per liberarlo dall'olio giallo che sempre contiene ; non è allora diverso dal nero di lampada lo- dato dal sig. Tìngry^ ed è^quello che può utilmente preferirsi a qualunque altro, tanto a olio che a vernice, quando si vo- glia un nero assoluto. I carboni dei legni uniti alla calce danno sempre delle tinte azzurrastre ; quelli d'avorio e d'osso danno colla medesima un bellissimo color di ce- nere. Tutti i neri si usano in ogni ge- nere di pittura. Bianco. 11 bianco è ordinariamente troppo crudo allorché s'adopera senza mescolanza ; per- ciò i pittori costumano di rilevarli con 7*^ ii3 piccola quantità d' azzurro o ài qualcho nero per renderli più grati alla vista. Ogni genere di pittura richiede una particolare materia bianca. Coll'olio e colla Ternice si deve impiegare la cerusa se per ordinar) lavori , od il puro sottocarbonato di piombo, se gli oggetti da imbiancarsi meritano particolare riguardo. Per la pit- tura a colla adoperano i Francesi diverso terre l)ianche argillose o marnose; qui però si usa generalmente un bianchissimo gesso ( solfato calcare ) e riesce beiie. La calce poi è il bianco che serve ordina- riamente per le muraglie esleriori, e quello che non sì hanno a dipingere. Tutti que- sti bianchi si correggono sempre con un poco d' az7urro o di carbone vegetabile. Nelle pitture ad olio ed a vernice si usa r idrocianato di ferro ( azzurro di Berlino ); ma se la pittura è di qualche pregio si può usare l'azzurro di cobalto come inal- terabile. Se quando si adopera V idrocia- nato di ferro vi si unisce un poco di car- bone vegetabile l'azzurro è più durevole, e col tempo si sviluppa meglio la tinta. indaco è adottato per correggere i bian- chi a colla che si fanno col gesso o con alcuna terra cretosa od argillosa. La calce poi non vuole altro correttivo che il car- bone, il biadetto, e se la pittura è di ri* guardo, l'azzurro di cobalto. no La cerusa ed il puro carbónato di piom- bo, pei bianchi ad olio oppure a vernice, vanno macinati coll'olio di noce crudo o meglio con quello di papav^erì , perchè quest'ultimo non ha il vizio d'ingiallire, e poi stemprati neirolio medesimo colto, o con una vernice bianchissima all'essenza o con quf lla di copale ad olio. Si usa anche applicare i primi strati di bianco stemprati coiroHo seccativo quantunqua si vogliano a vernice adoperando quest'ul- tima per stemprare gli ultimi strati. Si possono anche replicare gli strati sempre ad olio, e coprire il lavoro con una ver- nice alcoolica. E da notarsi che quando si dipinge a vernice che si vuol pulire^ gli strati posteriori devono contenere minor quantità di colore. Grigio chiaro. La sua composizione è eguale a quella dei bianchi : cioè un bianco cui sia ag- giunto maggior quantità di nero di quel che basti per correggerne la crudezza, Il grigio di cenere chiaro si compone col bianco, ed il nero d' avorio o d'osso, oppure con altro carbone coU'aggiunta di un poco di rosso e di giallo, che potranno fìssero le ocre di tali colori , e ciò per tutti i generi di pittura. 120 Generalmente nel grigi non v'è bisogno di scelta tanto rigorosa degli olj e delle Temici come pel bianco. Grigio di lino. Anche questo grigio è un bianco rao- difìcato con un poco di terra d' ombra , di carbone e di piccolissima quantità di rosso. Color di legno di rovere. La cerusa fa la base di questo colore. Tre quarti di cerusa e l'altro quarto com- posto di terra gilardina , terra d'ombra e terra gialla , che secondo le diverse pro- porzioni , danno la tinta che si desidera. Cogli stessi colori , cangiando la base , cioè il bianco, e sostituendo il gesso o le terre bianche si ha un colore da usarsi a colla. Color di legno di noce. Due terzi di cerusa o di altro bianco ed un terzo dell'anzidetta mescolanza col- l'aggiunta di piccola quantità di rosso si ia questo colore tanto ad olio che a colla. In mille guise cangiando le proporzioni di tali colori ad un bianco che ne formi la base si possono in ogni genere di pit- tura imitare i varj legni. Non si può prescrivere la dose di ciascun colore per queste composizioni dipendendo sempre il risultato dal gusto di chi lo mette in opera. Quanto più è carica la tinta che si de- sidera di fare, tanto minor scelta vi abbi- sogna per gli olj, e le vernici , potendosi in mohi casi usare dei liquidi anche molto colorati. Giallo, Il color giallo , da qualunque prepara- zione risulti , rare volte sì adopera schietto, ma viene ordinariamente modificato col bianco o col rosso , oppure con 1' uno e l'altro insieme. Da queste mescolanze ne risultano delle tinte molto variate secondo le diverse proporzioni che si danno alle materie. Propostasi una tinta da imitare, dalla sola ispezione dell'occhio può ri- levarsi quali materie debbansi mischiare all'uopo. Per esempio: dall'aspetto di un arancio ognun s'accorge che questo co- lore è giallo tendente al rosso , perciò dovrassi per comporlo mescolare il giallo al rosso^ se riesce troppo carico si aggiungo del bianco o del giallo, so il bianco sarà ^gg'»unto in molta quantità riuscirà un laa colore aoostantos! al carrncJno o(ì ftl nan- chin. Ciò può «servire per comporre altr» tinte, come il color d'oro, di limone, di canna , ec. I gialli dì piombo non s'adoperano che ad olio ed a vernice, ma quello di cromo sì può usare anche a fluido acquoso. L'or- pimento non fa buona riuscita ad olio, e riesce bene a vernice, anzi è quasi il solo che si usa per le carrozze. Quello che si fabbrica in Milano, a difierenza del na- turale, può adoperarsi col minio e colla cerusa ^ ma non bisogna mescolarlo che di mano in mano rhe «'adopera, e che la vernice sìa ben seccativa: diversamente facendo sì altera la tinta. 11 rosso che magf;iormente conviene airorpimento è il cinabro, perclìè questa mescolanza, in qualunque modo si tratti è inalterabile. Si usa anche a colla, ina nel trattarlo col minio e la cerusa abbisognano le stesse precauzioni che coU'olio e la vernice. I gialli santi non si usano ad olio od a vernice se non hanno per base la ce- rusa , ma anche questi hanno poca soli* dità , perciò non si usano che a fluido acquoso. La terra gialla può nsirsi in ogni ge- nere di pittura, anzi è il solo giallo cho resista al fresco.. Azzurro. L' amirro sì prenoe nell'ordine «Ielle sostanze vegetabili come V indaco ; od in quello delle sostanze metalliche concie l'idro- oianato di ferro ( azzurro di Berlino ) , Fossido di cobalto; oppure in quello delle sostanze pietrose come l'oltremare; od in quello delle sostanze vetrose colorite con un ossido metallico come lo smaltino. L'ol- tremare è il più Specialmente riserbato, pel suo prezzo, per la pittura di figura. Lo smaltino quando è finissimo come quello che chiamasi hlpu de roi divide ìtx parte questa prerogativa ; ma quello che più assomiglia, e che può in molti casi supplire all'oltreraare , in ogni genere di pittura, è l'azzurro di cubaltjo. Quando si adopera l'idrocianato di ferro o 1' indaco si ravvivano col bianco, senza di ciò comparirebbero neri. Si prende tanta cerusa quanto si crede abiìisognare per lopera intiera che s* intraprende: si ma- cina coli'acqua per adoperarsi a colla ; e si macina coir olio tanto per adoperarsi stemprato colTolio che colla vernice, e si aggiunge dell'uno o dell'altro azzurro ma- cinali a parte per arrivare alla tinta che piace. Adoperato ad olio l'idrocianato di ferro col tempo , prende una tinta verdastra che non poco degrada l'opera, ed è per- ciò che il maggior consumo si fa a ver- nice ed a fluido acquoso. Si arriva però a correggere questo difetto unendovi un poco di carbone di legna ; prende questa mescolanza sotto la molletta un color ten- dente al violetto, e quando è in opera manifesta una tinta giallastra che perde in tre o quattro anni per rivestirsi di un azzurro ricchissimo e durevolissimo; ma questo tempo è troppo lungo per per- suadere ad adottarne l'u&o, e tutte le volte che si vorrà usare questo colore converrà sempre adoperarlo a vernice od a colla coperto di vernice ad alcool od all' es- senza. Lo smaltino non si adopera che a fluido acquoso non escluso il fresco, ma non può usarsi che schietto sopra un fondo bruno. Dipinto sopra un fondo bianco non riesce ne uniforme il colore , nè splendente a dovere. La mescolanza del bianco poi no altera la tinta , e compare punteggiato. La specie poi di smaltino nominato hleu de roi si può usare anche ad olio , ma coir aggiunta- del bianco ha in parte lo stesso difetto dello smaltino ordinario. Gli azzurri più pregiati , e che si pos- sono usare in qualunque genere di pittura senza tante cautele sono P azzurro di co- balto e l'oltremare, ma il loro prezzo ne limita molto T uso specialmente del se- condo. Verde. Come si osservò trattando dell'origine dei colori, questo è un risultato della mescolanza del giallo e dell'azzurro. Han- novi delle materie prodotte tanto dall'arte che dalla natura che posseggono questo colore senza che il pittore sia chiamato a fare alcuna mescolanza, ma queste non posseggono poi tutte quelle varietà di tinte che si prefige il pittore per i varj suoi lavori. La mescolanza del giallo coll'az- zurro nelle varie proporzioni gli sommi- uìstra tutte quelle tinte che sa desiderare, ed il verde ottenuto in quest'ultimo modo, chiamasi perciò verde di composizione* Verde oliva» Risulta questo colore dall' unione del giallo, dell'azzurro, del nero e del bruno. Una mescolanza di verderame , di terra gialla e di nero fumo preparato e di terra d'onf&bra danno questo colore egualmente buono ad olio ed a vernice come a fluido acquoso. In vece del verderame hi può ia6 sostituire un qualche azzurro, diminuen* done però la proporzione. QueUo è il verde più complicato, Varj altri verdi. Tutti gli altri verdi h\ fanno colla sola mescolanza del giallo e dell'azzurro che si macinano separatamente, e si uniscono poi mescolandoli in quelle proporzioni che l'occhio giudica convenevoli per ar- rivare alla tinta desiderata. La terra gialla non è propria pei verdi di composizione se hon pel solo olita. £ quasi sempre necessario avvivare i verdi con qualche bianco, che per Tolio e la vernice devono essere di quelli di cerusa e di sottooar- bonato puro di piombo; pei fluidi acquosi si può anche servirsi del gesso o di qual- che terra argillosa o marnosa ; non mai della calce perchè facilmente gli altera. La diversa proporzione del bianco mo- diiSca i verdi dal più bel vivace fino al dilavato verde d'acqua. Tutte le gradua- zioni che ne risaltano sono variamente usate. Non è indifferente qualunque verde per un dato lavoro , perciò ne indiche- remo quelli che 1' uso adatta in diverse opere. 1^7 Verde per porte ^ cancelli^ pergolati ed altri oggetti esposti allo scoperto. Questo verde viene composto di due terzi di cerasa ed un terzo di verderame di Marsiglia macinati separatamente col- l'olio di noce crudo e mescolati e stem- prati in un liquido composto di parti eguali d'olio di noci seccativo e di ver» nice ad olio n.*^ i , fatta coU'olio dì noce. Per questo colore può usarsi anche Folio di noci rancide, perche il suo colore non nuoce alla tinta. Quando questo verde deve essere esposto alla pioggia è meglio stemprarlo nel solo olio seccativo perchè il lucido della vernice non si mantiene che in luoghi coperti, come portici, atrj, ec., altronde il solo olio sembra essere più solido. ■I Verde per V interno degli appartamenti. U interno degli appartamenti si dipinge ordinariamente a colia, e si cuopre con una vernice alcoolica. Si compone il verde con una libbra di cerusa, due once di giallo santo, e mezz'oncia d' idrocianato di ferro; la diversa proporzione del giallo santo darà alla composizione diverso as"* ia8 petto. Si macina ogni cosa separatamente, si mischia e si stempra nella colla di car- DUGcio. Verde per corpi soggetti agli sfregamenti ed ai colpi come i carri e ruote delle vetture* Dopo l'imprimitura applica il sig. Tingry 10 stesso Tcrde che defcrive fatto col ver- derame pei corpi esposti allo scoperto, colla differenza che pel primo strato stempra 11 colore coU'olio seccativo, e rviltimo lo stempra colla vernice di copale ad olio. Sta bene questo colore per le carrozze ordinarie, ma per quelle di lusso, la com- posizione di orpimento ed idrocianato di terrò che si usa in Milano, è il migliore, ed è un verde che sta molto bene anche col pulimento. Si macina questa compo- sizione coU'olio, e si stempera colla ver* Dice di Copale ad olio. Eosso per carri d' equipaggio ^ ruote di carrozze y ce. Variano gli artisti nella composizione dei primi strati. Watin consiglia l'ocra rossa di Berri mischiata col litargirio; altri preferiscono il minio. Si preferirà sempre quello che costameno. Si prenderà dunque l'uno o l'altro di questi corpi pel primo strato , avvertendo però che se sarà rosso di Berrì ( terra rossa ), di unirvi un poco di litargirio porfirizzato o meglio un poco di minio, e macinando coU'clio metà crudo e metà seccativo , e stemprando coU'olio seccativo. 11 secondo strato sarà col minio macinato coU'olio seccativo misto a parte eguale d'essenza. Il terzo si macinerà egual- mente 5 ma in vece di minio si userà il cinabro^ in fine si darà il brillante colla vernice di copale ad olio, oppure di co- pale all'essenza ( secondo genere, n.^ io ) mista ad un poco di cinabro, e si solle- citerà il dessicameulo al gran sole o ad una corrente d'aria bene stabilita. Si fa sovente il rosso per economia col minio senza cinabro , in tal caso l'aggiunta di un poco di tritossido di ferro, rendendo il colore un poco più carico, sarebbe più grato alla vista. Bosso per V interno (V armaci j ^ credenze ^ ec. La vernice di cinabro non è limitata al Solo uso delle ruote e carri di carrozze di lusso ; spesso se ne cuopre anche Io casse delle medesime ; ed in questo caso si deve trattare egualmente: richiede non di meno maggior lavoro: dopo l^irnpri- i3o mitura si pomicila ; si applica la vernice a molle riprese, e si pomicia ancora e si pulisce. Di questo lavoro si tratterà in al- tro luogo. Lo stesso colore serve anche «d oggetti di lusso interiori. Contribuisce molto bene alla decorazione di un armadio ed a farne spiccar la ricchezza • Si ma- cina del minio coll'olio cotto misto d'es- ienza , e si stempra colla vernice n.*^ 3 dì secondo genere. Il secondo strato si fa di cinabro che si rende più allegro eoa un'idea di giallo di Napoli, In fine si ap- plica un terzo strato colla vernice poco caricato della composizione del secondo strato. Questa vernice è solidissima ; se si vuol far scomparire l'odore della ver- nice si cuopre con uno strallo di vernice aicoolica. Colori misti di rosso. La mescolanza della lacca col cinabro dà il bel rosso vivo di cui i pittori sì servono per rendere le parti color di sangue. E imitato qualche volta questo rosso per ver- niciare i piccoli accessori della toellette. Deve essere macinato a vernice e stem- prato nella medesima, rivernicialo e pu- lito. La vernice n.° a, secondo genere, per macinare^ la vernice n.^ 3 , stesso genere, i3i per stemprare , e quella n.^ a per river- niciare. Cremesi color di rosa. La lacca carminata vera di cocciniglia con della cerusa ed un poco di carmino formano il cremesi. 11 color di rosa vuole poco carmino» Richiede una punta di ci- nabro ed il puro sottocarbonato di piombo. Il prezzo di questi due colori limita l'uso di questa vernice ad oggetti di prezzo. Violetto. Quantunque la mescolanza del carbone dì legna con un rosso faccia il violetto, nondimeno la mescolanza del rosso col- l'azzurro dà un violetto più vivo. Per comporre un violetto applicabile anche a vernice si prende del minio o meglio del cinabro che si macina colla vernice del secondo genere n." i ; mescolata ad un quarto d'olio cotto ed un poco di cerusa, ei aggiunge un poco d'idrocianato di ferro macinato ad olio in tale quantità che renda la tìnta ricercata. 11 bianco rischiara la tìnta, che senza di esso la tinta sa- rebbe dura. Serve dunque per addolcirla e renderla più morbida. Marrone. Questo colore è composto di rosso, di giallo e di nero. Il tritossido di ferro, le ocre rosse o gialle ed un poco di nero fanno il marrone carico. Questa compo- sizione è propria a tutti i generi di pit- tura. Se si prende il tritossido di ferro o le ocre rosse , e si destina il colore alla vernice, convien macinarlo coli' olio di noce seccativo. L'ocra d'Avergna può esser macinala colla vernice n.^ a , secondo ge- nere, e stemprata in quella n." 3 , stesso genere. Gli artisti più esperimentati macinano ì colori oscuri coli olio di lino, quando le località ne permettono l'uso, perchè è più seccativo. Per le località esteriori va preferito l'olio di noce , ohe per i colori oscuri può essere anche estratto da noci rancide. Fissando a questo numero i colori che ahbiamo indicato, è chiaro che siamo an- cora lontani dai limiti fissati per le di- verse graduazioni delle tinte pronunciate, delle tinte modificate, e delle semplici gra- duazioni ; che risulterebbero dalla varietà che si potrebbe ammettere nella distribu- zione di queste stesse sostanze coloranti. L'artista ed il dilettante prevedono a que- i33 sto riguardo tutte le risorse dell'arte- Ba- stava por attenzione sui colori determinati per dare •un*kdea dei mezzi che la natura mette in mano del colorista e del pittore per soddisfare il gusto od il capriccio del- ruomo ricco. CAPITOLO QUINTO BeW estensione che si può dare alV uso delie vernici di copale del secondo genere n.^ 6 e n.^ lO^ed a quella dei quarto genere n.^ \ , tingendole con diversi colori^ e renden- dole atte a riparare gli accidenti che spesso accadono ai pezzi smallati. Quando ad un pezzo smnltato, sortito dalle mani dello smaltatore, accadono delle scagliature, non è più possibile farle dal medesimo riparare. Le vernici dì co- pale del secondo genere n.^ 6 e n.^ io, e quella del quarto genere n." i , sono tanto solide da poter resistere anche più dello stesso smalto ai colpi ed ag»i sfre- gamenti 5 talché comunicando loro gli op- portuni colori opachi e diafani non solo possono esser atte alla riparazione degli smalli; ma anche a fabbricar con esse dei falsi smalli bellissimi e solidissimi. Il sig. Tingry Ci assicura che un certo Chaponier Bayer ^ Manuale ti i34 ^ ^ ha dipinto in tal modo il coperchio d*ana scatola d' avorio che fu usata per dieci anni tenendola in tasca oojci delle chiavi; ^ sì guastò il cerchio doralo senza che si sia guastato il finto smalto. Da ciò ò facile il concepire che in una grande citià questi due oggetti possono formare un' arte nuova di non intorrotto lavoro. Colori diafani. Si è spesso sospeso per la scelta delle materie coloranti quando sì vuol comu- nicare un colore ad un liquido senza in- tercettarne la trasparenza. V'ò certa parte colorante suscettibile di trasmettersi al- l'alcool ed anche all' acqua , o che riu- scirebbe di unirsi alle sostanze oliose. Le preparazioni di rame sotto lo stato di vai7 sali sono di quest'ordine ; nel men- tre che gli ossidi ed i sottosali di questo metallo resistv-no all'azione dell'acqua , e passano nei liquori olioài. Altri colori richiedono sostanze acide od alcaline per esser disposti ad unirsi all'acqua, e ricu- sano ogni specie d'unione agli olj. Ij' in- daco , r oricelo 5 la cocciniglia, lo zaf- ferano, lo zaffrone , dimostrano la verità di questo precetto che mi fa ammetterò Tesperieuza, i35 Questa varietà nelle proprietà clu'miche delle sostanze coloranti sembra limitare l'applicazione di alcune a certi veicoli ed a certe circostanze per renderle utili alle arti. Ho provato delle difficoltà allorcliè ( so- vente sulla fede di quelli che hanno scritto su questa parte) ho cercato di procurare alla vernice di copale all' essenza tutti i colori suscettibili di produrre un efìfelto ricco nella pittura d'impressione senza nondimeno alterare la trasparenza del vei- colo colorato. Bisogna nonostante convenire che lo stato dei corpi che si fanno servirà a questi saggi non è sempre tale qnalo dev'essere , se è preso dall'ordine delle sostanze saline. Un solo esempio potrà giustificare questa osservazione* Terde diafano. Ho fatto la mescolanza dell' acetato di rame (verde in canna), ridotto in pol- vere, collà vernice di copale 5 per dare a questa un color verde trasparente. Que- st'unione che tentava era favorita dal ca- lore del bagno maria. Dall' istante della mescolanza una parte dì copale si separò in grani ; ma un poco di terebentina , la temperatura del bagno, ed il movimento hanno in fine ristabilito la vernice. i36 Ho potuto attribuire questa {separazione d'una parte di copale alla presenza del- rumidità contenuta nei cristalli di questo sale polverizzato: perchè essendo stata re- plicata la stessa esperienza con una pol- vere d'acetato di rame perfettamente dis- seccata è riuscita benissimo versandola nella vernice calda a piccole porzioni. Il colore che risulta da questa mescolanza è d' nn verde superbo. E morbido e mol- tissimo colorito poiché nn solo strato di vernice stenta sopra una lamina metallica produce soito questo colore un riflesso di luce d'una tinta ricchissima e vaghissima; Altro verde. Il sottocarbonato di rame che si ot- tiene, precipitando una dissoluzione di rame in un acido qualunque che si lava e si fa seccare , dà colla sua mescolanza colla vernice di copale, un bel color verde inferiore però al precedente. Verde di composizione* Dalla vernice colorata colla curcuma o colla gomma resina gotta n.*" /[j o 5 del se- condo genere, mischiata alla vernice colo- rata coir idrocianato di ferro puro , di cui sotto , no risulta un verde diafano più bello, e più estensibile che il verde for- mato colTacetato e col sottocarbonato di rame. P<^r fare questo verde più solido è meglio che la vernice gialla sia composta d'essenza tinta colla curcuma o colla gom- ma gotta 5 e di copale fusa secondo l'in- dicato metodo. Azzurro. L' idrocianato di ferro è quello che forma questo colore quando venga unito ad una vernice ch^ nel nostro caso biso* gnerà scegliere quella di copale all'essenza. Questo idrocianato cjuale lo dispensa il commercio, essendo sempre misto d'allu- mina , intorbida un poco la perfetta tras- parenza che deve avere la vernice colla quale si colorisce. E dunque necessario purgarlo dall'allumina che ordinariamente contiene, ed anche da qualche traccia di carbonato di ferro, col processo seguente che è molto facile* Si polverizza l'azzurro, e messo in vaso di vetro o di porcellana vi si versa a poco a poco dell'acido idroclorico molto di- luito finché più non cagioni effervescenza ed anclie in piccolo eccesso* Si lascia il tutto in riposo per ventiquattr' ore , de- i38 cantato poi il liquido soprannolante , si lava coll'acqua calda finché ne sorta del lutto insipida. Si separa dal liquido per mezzo di un filtro, si fa seccare e si unisce alla vernice che produrrà un colore per- fettamente diafano e ricchissimo. Superho azzurro acquoso unito al suo acido dissolvente. Sì colloca in un matraccio oppure in un'ampolla di medicina un'oncia di beU r idrocìanato di ferro ridotto in polvere sul quale si versa un'oncia e mezza o due oncie d'acido idroclorico concentrato, la mescolanza fa effervescenza, e l' idrocia- nato non tarda a prendere la consistenza d'una pasta liquida. Si lascia così per V entiquattr'ore , allora si diluisce in otto o nove once d'acqua , e si conserva cosi diluito in bottiglia chiusa. Questo colore è carichissimo; se ne di- minuisce l'intensità se abbisogna con nuove dosi d'acqua secondo il bisogno. Aggiunte ancora 1 6 once a tutta questa mescolanza presenta ancora un colore abbastanza ca- rico per Tacquerello. (Quantunque questo colore sembri adat- talo solamente per l'acquerello, è qui ri- portato, perchè nel caso che non si po« tesse imitare il colore di qualche smalto coU'azzurro antecedente , si può supplire con questo ed applicarvi sopra uno strato di vernice; ma in tal caso richiede l'uso dell'acqua gommata colla gomma dragante. La gomma arabica per quest'uso è troppo solubile. 8e si abbia a stendere questo colore sopra qualche metallo ignobile bisogna aver l' avvertenza di stendere sulla sua superficie uno strato di mucilagine di gomma dragante, acciò il metallo non sìa intaccalo dall'acido che tien disciolto il colore. Di quest'ultimo lavoro si tratterà a suo luogo. Giallo, La gomma resina gotta e la curcuma danno dei gialli bellissimi , e comunicano facilmente il loro colore alla vernice di copale air essenza. L' aloe dà una tinta variata e ranciata. OSSERVAZIONr. L'uso della vernice di copale non può essere ristretto agli oggetti che abbiamo passato in rivista. Finora l'abbiamo piut- tosto considerata come parte del dominio del pittore, che di guello del verniciatore; 1^0 Questa vernice vien destinata ad altri og- getti da cui meglio si scorgono le sue proprietà , e l'estensione della sua utilità. Dal fin qui detto si è abbastanza preve- nuto su ciò che la sua diligente applica- zione può presentare di ricco, di brillante e di solidoj dirigendola sopra corpi che presentano essi stessi molto brillante come le so^tanzQ metalliche. Le. qualità fisiche di queste sostanze , e la loro solidità li rende atti a generi di fabbricazione che sono esposti ai colpi ed agli frega nienti continui , e non sono al coperto dalle al- terazioni causate dall'umidità. L'applica- zione di una vernice bastantemente solida per resistere a queste diverse cause d'al- terazione, e bastantemente trasparenti per 'conservare, anzi aumentare il primo bril- lante metallico non può che accrescere il piegio di questi oggetti che ne ricevono altronde una specie di decorazione molto considerata. Gli stromenti di fisica, di matematica , d' astronomia , ec. , chiara- mente manifestano i vantaggi che si trag- gono da simili composizioni. Quando si destina la vernice di copale a piccoli pezzi dove non si tratta , come in questo caso , d' una distribuzione ben intesa di colori , l'applicazione può egual- mente bene essere fatta da un dilettante come da un verniciatore di professionèv Ma se trattasi di grandi pezzi , quest'ap- plicazione esige dell' abitudine e molta diligenza. Una delle condizioni essenziali è rela- tiva allo stato della superficie metallica. Questa bisogna che sia hpn polita anche più dell'ordinario. Si fa scaldare sopra una lastra di latta collocata sopra un braciere in modo che si possa resistervi in con- tatto col rovescio della mano. 11 calore deve essere eguale in tutte le parti del pezzo. Ciò fatto con un pennello fatto a paletta di pelo di vajo, si stende la vernice non comprimendo troppo il pennello sopra il pezzo. Quest' operazi^jne richiede destrezza affinchè non s'abbiano a scorgere le ri- prese del pennello. Conviene dunque non caricare troppo il pennello di vernice. Se si trascurassero queste precauzioni la su- perficie dek metallo porta dell' onde , e spesso il metallo trovasi macchiato. Le opere lavorate al torno, se si verniciano calde sul torno riescono meglio, perchè l'estensione della vernice è più eguale; altronde si rende più facile il pulimento. Quando si scorgono delle onde si può in parte rimediarvi accostando il pezzo alla lastra calda senza però farlo toccare. L'irne pressione lontana del calore rende più eguale la vernice. Se si cerca di dare un color d'oro si posjìono applicare due o tre strati dì ver- nice gialla diafana che si cuopre con un ultimo strato di vernice di copale non colorala n,° 5 , secondo genere. Si può comunicare alla vernioò il colore della curcuma e della gomma retina gotta. Se circostanze particolari , determinate dal fjenere di fabbricazione del pezzo che si vuol verniciare , impedissero di scal- darlo, si applica la vernice a freddo; ma si accosta il pezzo al fuoco , o si espone in una stufa , il di cui calore disponga la vernice a stendersi in modo più eguale ed a comparire con tutto il suo lustro. Un sole vivo ed un'aria pura producono lo stesso effetto. Se questa sorta di vernici viene a lor- darsi per l'uso che se ne fa, si lava il pezzo coll'acqua tiepida, e si asciuga con un fino pannolino. Si può, se il caso l'esige, aggiungere un poco di sapone all' acqua tiepida. Riparazione degli Smalli opachi. Le proprietà che si manifestano nelle vernici atte a supplire il vetro degli smalti con una coperta egualmente trasparente e più solida, e che prende piede sulla com- posizione vetrosa e sulla superficie metal- lica ; medicinte alcune modificazioni lo rendono adattate alle riparazioni degli smalti opachi. Queste sorti di smalti si prestano alPuso di mastici colorati in tutta la massa, o superficialmente colla vernice dì copale caricata di parti coloranti. De- vono conseguentemente presentare nelle riparazioni di cui si tratta , minori dif- ficoltà che gli smalti trasparenti perchè non esigono gli stessi riflessi di luce. Cosi dunque diverse composizioni di paste , i di cui diversi colori possono sempre trovarsi in armonia con quelli dei pezzi da ripararsi , e che si possono ancora assicurare colla stessa tinta portata nella veruice con cui si avvetrano questi pezzi, compir devono a perfezione le viste del- l'artista. La base del mastice e la ccrusa oppure il puro sottooarbonato di piombo che s* impastano con una vernice di copale ad olio in modo chei la risultante massa abbia una consistenza da potersi stenderò con una lama d'acciajo un poco flessibile, jSon s' impiega questa pasta che quando il guasto dello smalto lasciasse troppa protondità per essere riempito dai diverbi strati di vernice colorala* i44 Quantunque sia p!ù facile il sostituire delle paste o mastici che si coloriscono poi superficialmente con strati di colore analogo al soggetto, vi possono essere cir- costanze nelle quali convenga colorire i mastici in tutta la loro sostanza. In tal caso conviene , Unita Tonerà , avvetrarla, con uno strato di vernice diafana scolorata. La composizione dei colori nella scelta, seguo la regola della pittura a vernice. Kon si possuno dare le proporzioni , di- pendendo queste dal genio delToperatore e dalle tinte da imitarsi. Dei Paglioni. Questo genere di lavoro non ha in ita- liano che il nome generico di follìa , e questo anche improprio, perchè quan- tunque abbia la sottigliezza delle foglie delle piante , essendo tal nome destinato a significare le sottilissime foglie che con- servansi nei libretti vengono con esse con- fuse. Sarebbe loro meglio convenuto il nome di lamina, ma anche questo troppo generico, I Francesi forse, a riflesso del- 1 aspetto che hanno queste lamine colo- rite che ci fa risovvenire quello della pa- glia che quantunque tinta a diversi co- lori , conserva sotto di essi \ì suo naturai brillante clie qualche volta s'avvicina a quello dei metalli, le hanno nominate paillons , che letteralmente tradotto risve- glia con bastante chiarezza l'idea di que^ sto lavoro , perciò abbiamo adottato il nome paglioni. Allorché ben si esamina la natura della parte colorante che decora diverse specie di paglioni non si ferma sempre all'idea ch'essa non può essere dovuta che a ver- nici colorate , quantunque non si possa escluderla in ogni caso di colorazione in questo genere/Molte di queste parti co- lordntì appartengono al genere delle com- posizioni a fluido acquoso che sono poi coperte cori 'una vernice trasparente che le preserva dai danni dell'umidità , e che concorre col brillante metallico al bell'ef- fetio che producono. Si possono variare ì processi relativamente alla tinte ed alle graduazioni dei colori che son facili a rendersi più o meno forti. Quelle che poi si presentano sono state in parte eseguite con buon esito. Prima preparazione. S'immergono le lamine metalliche terse d'argento, di rame, d'ottone o di stagna che si vo^lion colorire , le une dopo lo Bayer , Manuale g altre, a misura che si possono lavorare in una leggiera acqua seconda , cioè; ac- qua acidificata con un poco d' acido ni- trico, per esempio un ottavo, un decimo, un dodicesimo d ac'nio Questa immer- sione avviva il metallo, si asciuga ed al momnnto si passano alla colla, e si fanno seccare per ricevere il colore. /ìzzinrp. Si può far uso del bellissimo azzurro liquido di cui si è data la compo-izione a pag ! 5. Le lafniuv^ d'argento e di rame devono essere preferite a quelle di ottone per questo genere di co'ori che contiene un acido. Si dà la tinta che si desidera diluendolo colTacqua comune. Altro Azzurro, Sì prende una parte d* indaco guati- malo che si colloca in una fiala o n>a- traccio sulla sabbia calda con due parti d'acido solfori o del coromercio. Succede delTefFervescenza. Quando è terminata si aggiungono dieci o dodici parti d' acqua (*) Pare che meglio sarebbe Tacido solforico per- chè non intacca Targeuto di quelle inargentate. pura. Questa specie ci! dissoluzione è di quelle ohe contengono l'acido dissolvente ed il colore è belliesimo. Questa è la com- posizione dell'azzurro di Sassonia. Le os- servazioni che abbiamo fatte trattando dell'azzurro precedente relativamente alla jiatnra delle lamine metalliche hanno la loro applicazione anche a questo colore. Devono essere di rame o d'argento. Verde. Si mette un'oncia di ver lerame in pol- vere in un rnatran io con otto o dieci once di a* eto disi» Hat >. Si co loca il ma- traccio sopra un bagno di siabbia caldo, e si agita di tempo in tempo finché il liquido abbia prt so un bel color carico di un verde tendente all'azzurro; si lascia ]a mescolanza in riposo acciò si chiarifichi e ?i versa p^r inclinazione in vaso che si tiene ben turato. Si può modificare que- sto colore con qualche tintura gialla, ed allora diverrà lui verde composto Si di- luisce di mano in mano cJie si adopera ^ norma del bisogno* Altro Verde, Sì può fare un altro verde mischiando pna decozione di spincervino d'Avignone pon un poco di liquore azzurro* i48 lì osso. Si può estrarre un rosso carico dalla decozione di coccìniolìa di cui sì può variare la tinta con maggior o minor dose d' acqua. Questo colore si accosta alla porpora, Jl rosso di sandalo può essere estratto colTalcool la dì cui evaporazione forni- rebbe im mezzo di concentrazione di questo colore. Il vermiplione di Spagna ^ di cui iiel- r indice alla parola Zaffrone ^ presentato cll'alcool, dà un color di rosa bellissimo. 11 legno brasile per mezzo della sua decozione nell'acqua alla quale siansi ag- giunte alcune goccie di soluzione di sta- gno neiracido nitrico, dà il color di rosa. Ca decozione di coccinìglia coU'aggiunta di un poco d'ammoniaca dà il rubino. Violetto. La tintura dell'orlcello nell'alcool dà il violetto, e \olendo si può estrarla coll'acr qua , ma il colore è men bello. Il campeggio può usarsi per questo co- lore facendone decozione nelT acqua. Si può modificare il colore col verderame in azzurro, e con alcune goccie d'aceto o di SU20 di limone in rosso. Giallo. La decozione di spincervino d' Avi- gnone. Bruno, Uno strato di violetto e di sopra altro strato di color verde od azzurro formano questo colore. Color di fuoco» Stendasi uno strato di rubino , e per secondo strato una tintura di zafferano orientale estratta coU'acqua fredda. 11 color cappuccino, il giunchiglia pos- sono farsi in egual modo con dosi di co- lori più o meno forti. OSSERVAZIONI, Non si devono applicare i secondi, i terzi strati che prima non siano ben secchi gli antecedenti. Bisogna altronde evitare il passar molte volte sopra lo stesso luogo , perchè il nuovo strato, quantunque freddo stempra i primi. Sicché è sempre vantag- gioso il dare al bagno una tinta molto carica perchè dispensa dal ritornar troppo^ spesso sul fondo. X i5o Queste diverse tinte di colori non avreb- bero la solidità che si osserva sui paglioni ed altre hiniine metalliche. Sarebbero fa- cilmente levate dalle pioggie , o per la sola impressione delle nebbie se non si preservassero , coprendole di vernici. Le vernici che soglionsi adoperare in queste fabbricazioni sono le al'^ooliche ; ma sì possono usare anche quelle del secondo genere, e speciUmente se fatte con copale. Si sono qni rapportati i processi di questa fabbricazione perchè può, a tutta ragione , formare un ramo dell'arte del verniciatore, CAPITOLO SESTO Bei precetti che det ono sempre esser presenti all'artista od al dilettante nell uso delle vernici con o senza colore. Diversi generi della pittura d'impressione» Delle tele e taffetà cerati o verniciati. La miglior composizione di' vernice, le più esatte combinazioni nei colori noa bastano per ottenere il vivo e brillante effetto che si desidera ; è necessario an- cora che la mano sia esercitata per la loro applicazione. Bisogna che il gusto do- mini il dilettante che non ha ancora ac- quistato l'abitudine del lavoro. i5c Gli stromenti dì cui si servono ì pit- tori d'impressione sono poco complicati ed in pìcool numero. Una pietra liscia , un macinello, una spatola o coltello ela- stico per radunare sotto il macinello i colori sparsi sulla pietra o per toglierli dalla medesima ; dei pennelli in asta ed in penna ; alcuni vasi per stemprare i colori; ecco tutto ciò che costituisce gì' i- sTomenti necessarj al dilettante per met- tere in uso i colori e le vernici. Non si possono mettere in opera i co- lori, quali il commercio ce li trasmette. Questi richiedono d' esser pur da cui si conosce il vero artista, è di non lasciare alcuna traccia del pennello. Per produrre l'uni- forniità del vetro non bisogna caricar troppo il pennello di colore, perchè al- lora Form I delle onde e delle striscio che rompono il riflesso della luce, e che di- vengono sgradevolissime alla vista dei co- noscitori. Non si d.^vono incrociare gli strati del pennello perchè s'incrocia anche lo strato, e T effetto diviene sgradevole quanto il precedente. Per Tapplicazione delie vernici , e per accelerarle si usano pennelli schiacciati e larghi perchè l'opera è più spedita. Questi pennelli vengono dai Francesi chiamati a zampa d'oca , e pare che in italiano potrebbero dirsi pai" mati* . * t / •! 19.^ Quando la vernice è ben secca ( il che si conosce quando, applicando una mano per un minuto non si sente al- cun'aderenza ) si pensa a correggere o to- gliere l'odore dei colori e delle vernici. Il mezzo più ovvio è di tener aperte la porte e le finestre acciocché l'aria tras- porti le esalazioni. Altri ve ne sono più efficaci Il suffumigio disinfettante cionco o ni- trico sarebbero raccomandati, se non fosse facile che alterassero i colori ed il brìi- i63 lant© delle vernici, il sìg Tìn£^ry pro- pone come folicemente usato il far sog- giornare negli apparramenti dai vasi pieni d'acqua in incelo che e^jsa mostri la mag- gior possibile superficie. r)sservò, dice, alla superficie dell'acqua uaa pellicola iridala dipendente dai condensati vapori odorosi. Eccellente disinfettante è pure il car- bone quando sia fresco, il suo soggiorno in tali appartamenti toglierebbe facilmente l'odore. Si possono questi duo mezzi usare contemporaneamente. Quando poi l'odore é appena sensibile, « che non può più esser dannoso alla salute si può mascherare , confondendolo con qualche odore aromatico sparso per mezzo dì suffumigi , p. e. , di zuccaro, di storace, di ginepro, o per mezzo di olj volatili , come quelli di cannella , li- moni con la tanto usata acqua di Colonia. Bella Pittura ad olio» / La pittura ad olio porta con sè un ca- rattere di solidità che la fa sovente pre- ferire a quella che si eseguisce a vernice ed a colla. Certe circostanze altronde de- terminano il suo uso in modo imperioso ed indipendente dal gusto; ed e quando si tratta di colorire oggetti esteriori ed i64 esposti air influenza delle alagioni. Questa pittura trova egualmente il suo uso per molti oggetti interiori. In ogni caso non è indifferente la scelta delTolio: di ciò se ne disse già nell'indice delle materie , eo. alla parola Oìj fissi. 1.^ Nelle pitture destinate a' luoghi es- teriori non dovrà usarsi V essenza perchè comunica come l'olio di lino la proprietà ai colori di sfarinarsi e cadere in polvere, a.^ Ogni strato si applica a freddo. Non si adopera bollente che quando si vuol preparare una muraglia nuova, uno stucco nuovo e umido per fargli prender piede. Senza questa precauzione la pittura si stacca e cade in iscaglìe. Il primo strato sul legno tenero anch'esso richiede uu poco di calore per meglio penetrarlo. i 3.^ Ogni colore stemperato ad olio puro o misto all'essenza non deve mai filare in capo al pennello. ^.^ Si deve rimovere di tempo in tempo il colore nel vaso prima di prenderne col pennello acciocché conservi la stessa con- sistenza e la stessa tinta. Si rende più li* quido versandovi dello «tesso liquido che ha servito a stemperarlo. Alcuni pittori che trascurano di man- tenere la vera consistenza che convien dare a tutta la massa del colore prima i65 di adoperarlo, credono esser giunti allo scopo , aggiungendo di tempo in tempo dell'essenza al colore » allorché si trova troppo spesso. Questo metodo non ha molto inconveniente per una pittura ordinaria ina è diffetioso per una pittura dilicata* L'aggiunta dell' essenza fredda diminuisce la vivacità del colore , e questo effetto è dovuto ad un principio di separazÌA^ne della resina della vernice, se è una ver- nice che fa la base della pittura , e ad un principio di separazione della parte colorante unita all'olio se è una pittura ad olio. Sì guadagna molto in quest'ultimo caso dandole la vera consistenza prima di cominciar l'opera ; e se si è costretto d'aggiungere un poco d'eccipiente, questo deve esser caldo. Bisogna anche che sia ben mescolalo prima che se ne faccia uso. 5.^ Quando la pittura è destinata al- Tinterno degli appartamenti il primo strato deve essere macinato ad olio e stemperato coU'essenza : i,^ perchè leva l'odore ai- Teli o*, 2..° perchè uno strato stemperato coU'olio misto all'essenza, o coU'essenza pura diviene più brillante ; in vece che s* \mbeverebbe in uno strato d'olio puro; 3/* perchè l'essenza indurisce a fondo i colori che si stemprano con essa, in luogo che mischiata coU'olio la fa penetrare nel i66 Colore ; cosicché quando si vuol verniciare Sopra un colore ad olio il primo strato del colore deve esser stemperato ad olio ed i ir aoqua fredda in modo ohe conservi la nec*;gj»aria fluidità al solo calore dell' atmosfera. Alcune opero dilicale non richiedono ohe una leggerissima concentrazione nel- l'acqua di colia. Per esempio, se si cercasse di fissare il pastello secondo il processo di Lorìot , sci od otto denari di ooll.^ sciolti in i6 once d'acqua che si diluisce ancora con due parti d' alcool al momento della sua applicazione bastano per fissare con bastante solidità queste opere , e per im- pedire ohe Li polvere non si distacchi^ L'alcool favorisce molto TevaporaZione, Per applicare V acqua di colla secondo tale processo bisogna far inumidire la carta di- pinta tenendola esposta convenientemente al vapore dell'acqua bollente, ed in se- guito metterla in contatto colla superficie dell'acqua di colla, e lasciarla seccare sopra ui>a carta o pannolino. i86 tìi estrae la colla anche dalle raschia- ture e ritagli di guanti , dai ritagli di peri?amena , e dai ritagli di pelli che si comprano alle confetterie di pelli. Questi ultimi ritagli chiamansi volgarmente car" nuccio. Si fanno bollire queste sostanze per cin- que o sei ore nell'acqua pura , e si cola la decozione come sopra ; si lascia gelare, e si separa la parte più chiara dal fondo ohe spesso è intorbidato da materie ete- rogenee. Alcune \olte sì usa anche la colla di Fiandra o colla tedesca che si scioglie intieramente nell' acqua. I colori più o inen carichi 5 il maggiore o minor pregio dei mobili che se ne devono coprire de- terminar devono il pittore sull'uso del- l'una o dell'altra qualità di colia. Incollamento, La parola iticollamento significa l'ope- razione colla quale si stende l' acqua di colla sugli oggetti che voglionsi dipingere a liquido acquoso 0 coprir di vernice. L'incollamento s'applica a freddo. Questo strale di colla riempie i pori del legno, del cartone o della carta e dello pitture stemperate colla gomma} vi deposita una materia impermeabile alP alcool ed agli olj essenziali che servono d'eccipiente alle resine che costituiscono le vernici. Po- trebbe essa stessa servir di vernice appli- candosene molti strati successivi , ma la sua natura solubile nell' acqua la rende inetta a tale ufficio, poiché 1' umido del- l'atmosfera farebbe aderire la polvere, l u- uiido stesso delle mani la guasterebbe. Si stende adunque la vernice su quesro primo strato senza tema di danneggiare i colori sottoposti , e se questi strali fos- sero moltiplicati 3 per dare alla vernice una'^convenevole grossezza , potrebbe sop- portare anche il pulinfento. Le vernici applicate sulle pitture a colla fanno ad esse acquistare maggior vivacità e bellezza ; nuUostante questa proposizione non potrebbe getieralizzarsi senza incon- veniente; poiché ogni specie di pittura a colla non dà sotto le vernici gli stessi risjiltati. Le pitture che hanno per base la creta non godono di tal privilegio in tutta la sua estensione; s'imbruniscono sotto il primo strato di vernice. Questa in verniciatura prescrive dunque una scelta nelle basi o nelle materie coloranti che costitniscono la pittura a colla. L'argilla tollera meglio la vernice che la creta ; ma i colori tolti dalle sostanze metalliche i88 sono quelle che adoperate a colla sosten- gono meglio r armonia col lucido delle vernici. Tali sono la oerusa ed il puro bianco di piombo. Se vi son casi nei quali s' abbia a fare l' incollamento a freddo , se ne faranno conoscere altri che richiedono ohe la ge- latina , che serve all' incollamento , sia d'una certa forza, che sia densa, e che conseguentemente sia adoperata calda, ec- celtuato 1' ultimo strato che si applica con colla debole quando si vo;^lìa verniciare, I corpi suscettìbili di ricevere la pit- tura a colla sono: il legno , le muraglie , 10 stucco, le pelli , le tele, i cartoni e le carte ; ma prima di dare degli eserapj sulle diverse pitture a liqtiido acquoso con- viene esporre i precetti particolari a ciascun genere di lavoro. PRECETTI GENERALI APPLICATI ALLA PITTURA A LIQUIDO ACQUOSO. Quando hì vuole applicare ad alcun soggetto la pittura a colla bisogna, i.^'che 11 fondo , che deve servir di piede alla sua applicazione , non abbia nè ontumé ne calce ; a.^ ohe sia coperta d' una certa imprimitura che ne renda la superficie eguale e piana, Quest' iuiprimitiira si fa 189 ordinariamente in bianco perchè fa spiccar meglio i Colori che lasciano sempre tra- ve»iere un poco il fondo; 3 " che la con- sistenza del colore sia tale ohe fili dal pennello allorché si ritira dal vaso. Questo princìpio è opposto a quello stabilito, in simil caso^ per la pittura a vernice o ad olio. Se la pittura a liquido acquoso non fila , è troppo densa ed anderà soggetta a scagliarsi ; 4/^ ohe tutti gli strati » ec- cettuato l* ultimo, siano applicati a caldo, ma non hallenti; perchè troppo caldi fanno spumeggiare l'opera , st mischiano cogli antecedenti e guastano il soggetto; e se è sul legno possono farlo fendere. D'altronde l'acqua di colla esposta a forte calore prende un carattere grasso e perde di sua tenacità. Queste sono le quattro condi- zioni nelle qaaìi i pittori fanno consistere le leggi prinoipali di questo genere di pittura. Se i muri che si destinano a qualche soggetto di pittura sono bene uniti, gli si applica uno strato di colla calda per pe- netrarli e per disporre la superficie della pietra o dell* intonaco a far corpo coirim- primitura che loro si destina, ma se sono scabri gli si dà uno strato di argilla bianca o di creta stemperale coil' acqua di colla per rendere più liscia la superficie. Secca questa prima impressione si raschia in modo da rendere la superficie più liscia che sia possibile. Avvertendo che non vi restino difetti notabili , perchè in tal caso converrebbe rimediare col gesso per com- pire le mancanze , e dare al tutto un aspetto piano e liscio, e lasciare il tempo perchè si secchi a perfezione prima di continuare il lavoro. Si distinguono dai Francesi tre sorta di pittura a liquido acquoso , cioè : la co- mune , la verniciata da loro detta C/ii- poUn ed il bianco reale. Se alle differenze dei processi fossero appoggiate le divisioni delle diverse sorti di questo genere di pit- tura molto più se ne dovrebbero contare; ma trascurando ogni divisione riporteran- nosi tutti i processi del sig. Tingry e qual- che altro di cui se ne ha notizia. PRIMO PROCESSO. Se non si tratta che d'applicare sem- plicemente il bianco o qualche colore a liquido acquoso sul muro , o su qualche tramezzo intonacato come i muri , si getta neir acqua del bianco di Spagna od altra argilla bianchissima 3 si lascia macerare finché siasi del tutto rammollita, e si mis- chia bene acciò sia uniformemente me« scolata. Si aggiunge un poco dì nero di carbore macinato e stemperato a parie coll'acqua per correggere il troppo bianco e renderlo più morbido ; si mischia l'ac^ qna saturata di bianco con meta del suo volume di acqua di forte colla calviìssima , ma non bollente , e si applica col pen- nello; si replicano gli strati finche sì veda che la tinta sia del tutto uniforme. Quest'opera è semplice ed assolutamente meccanica j ma non è poi così facile, quando in un lavoro in grande ci con- venga comporre altra tinta 5 e imitare la di già applicata. Siccome non si vede l'effetto di questo genere di pitture che dopo che sono seccale , cosi prima di ser- virsene bisogna farne la prova su di un fondo eguale al già dipinto per averne un'esatta imitazione Succede alle volte che dipingendo a colla una superficie g à stata dipinta , il colore non si attacca, e accade come se^ si presentasse delFacqua all'olio. Que sto effetto proviene da due cause. La prima è spiegata dalla secchezza dello strato precedente, effetto dovuto alla creta. Ciò succede di raro colle argille e mai colla cerusa o col bianco di pioijibov La differenza nel grado di forza nell' acqua di colla per i due atr-iti diventa una se- conda causa di quest'accidente. Se r incollamenlo del primo strato è più forte che quello del secondo, non v' è che un mezzo di togliere talfi incon- veniente , e si trova nelT aggiunta di un poco di fiele di bue nello strato seguente. Ilo ottenuto lo stesso effetto con un poco di soluzione di' sottocarbonato di potassa; perchè la colla troppo forte , troppo ab- bondante o che si fa troppo scnidare prende un carattere ontuoso che la creta non può modificare. Gli altri bianchi assicurano il successo in ragione della loro natura ar- gillosa. Aiit> Alexis Cadet-^De^Fauot propone un processo per applicare il bianco da sosti- tuirsi a quello a colla. Lo si riporterà sulla sua fede per essere egli autore ze- lante, dotto ed esatto, ed è appunto quello del seguente SECONDO PROCESSO. P. LaUe scremato Jlhh. 5 i/i ( d'piice dodici di Milano ). Calce rercntemeDle estinta onc, 6. Olio di papavero, di lino o di noce onc. 4» Bianco di Spagna libb. 4 ( come sopra ). Si mette la calce in un vaso di terra od in un «ecchio pulito^ vi si versa sopra porzione sufficiente di latte per farne una papa liquida; si aggiunge lolio a poco a poco rimovendo con una spatola di legno; col resto del latte si stempra il bianco di Spagna. 11 latte che si screma in estate trovasi spesso cagliato, cosa che per l'oggetto non importa; poiché nell' unirsi alla calce ri- prende intieramente la sua fluidità: ma non bisogna che sia agro perchè colla calce formerebbe un sale terroso suscettibile di alterare il colore per Tumidità dell'aria. Si estingue la calce bagnandola in modo da farla solo cader in polvere ohe si pas?a per istaccio. La scelta d'uno dei tre olj indicati è indifferente ; essendo però meglio dar la preferenza al meno colorito. La mesco- lanza dell'olio col latte forma una specie di sapone calcare ; ed in questo stato è suscettibile d'unione colla totalità degrin- gredienti stemperati. Si sparge il bianco dì Spagna in pol- vere sulla superficie del liquido. S' imbi- bisce a poco a poco e finisce col andare a fondo. Questo processo è applicabile ad ogni piitura fatta colla creta e collo ar- gille ; allora si rimove con un bastone. Si può colorire questa pittura come tutte le altre a liquido acquoso con diversi corgi i94 . . coloratiti 5 i quali però non siano soggetti ad essere decomposti od alterati dalla calce , e «'adopera come la pittura ordi- naria. Onesta quantità basta per una iu- perficie di sei tese cpiadrate, che sono So braccia di Milano, per un solo strato. L'autore espone in una sua memoria i vantaggi di questa pittura ; sono essi tali che non può esservi incertezza sulla scelta allorché si compara coi risultati della pittura a colla. La prima è più so- lida e non si stacca in iscaglie come la seconda. Il glutine che la compone non è suscettibile di decomposizione come la colla o gelatina anitnale che dà corpo alla pittura con essa composta. Quest' ultim»* si decompone facilissimamente e inaci- disce col lavoro dell'umidità che attrai*, e conserva : allora il corpo colorante non es.-endo più ritenuto da glutine alcuno , non presenta che una polvere che si di- stacca a! minimo sfregamento. Altronde ia sua preparazione è meno costosa nei paesi ove il latte è un poco abbondante. E anche meno imbarazzante particolarmente in estate ove le migliori colle diventano sì facilmente agre e per- dono la loro forza indipendentemente dal- l'odore disgradevole che spargono in que- sto stato di deconq)osizione e delT umi- dità che trattengono sulle muraglie. io5 Questa pittura secca in un'ora e l'olio che ne fa parte perde il suo odore pas- sando allo stato di sapone colla sua com- binazione alla calce. Un secondo strato basta pei luoghi che sono già coperti di un colore , se questo non si lasci scorgere a traverso pel colore troppo carico o per alcune macchie. Due strati sul legno nuovo, uno strato sui muri d'una scala , d' un corritojo e sui plafoni. L'autore non ha limitato questa com- posizione alla sola aggiunta dell'olio , ma vi adatta la resina ^ e la chiama pittura a latte resinosa di cui fa uso pei luoghi esteriori ; e noi la riporteremo nel se- guente processo. TERZO PROCESSO. Pittura a latte resinosa, P. DelFantcrcdcnie pittura una dose. Calce estiuta. Olio, Pece bianca di Borgogna di ciascuno onc. 2. Si fa il latte di calce colle due once di calce , cui si uniscono l'olio e la pece di Borgogna liquefatti insieme; avvertendo se il tempo sia freddo dì scaldare un poco 196 il latte di calce » acciò non s' inJuri la mistura oleo-resinosa , prima di prendere unione colla calce: si unisce poi questa mistura alla dose del bianco già fatto. Siccome i legni non sono tutti della ste^jsa natura , e siccome questa mistura è del numero che può dirsi acquosa avente la proprietà di gonfiare più o meno i le- gni 5 cosi dipendendo dalla qualità dei medesimi d'essere cioè più o meno sog- getti a gonfiamento sarà la y^ittura ano.he più. o meno durevole , secondo la qualità del legno che si destina a coprire. Nul- , lostante dando piede questa resina alla pittura , contribuisce alla sua solidità ed alla sua conservazione. Essa è sempre liscia e solida e non ha 1' inconveniente di ce- dere air influenza della secchezza o del- l' umidità , specialmente quando il legno che copre sia molto resinoso come il larice. QUARTO PROGESSO. Tiosso pei pavimenti. Con un grosso pennello ed un leggier liscivio di cenere si lavano i mattoni del pavimento, e si lasciano seccare. Si prepara una soluzione di mezza lib- bra di colla da falegname in sedici libbre d' acqua , nella quale , ancor bollente , vi si stemprano due libbre d' ocra rossa ben purgata. Si stende uno strato di que- sta mescolanza , e si lascia asciugare^ Si stende un secondo strato col rosso di Prus- sia stemperato nell'olio di lino seccativo, e poi un terzo strato dello stesso rosso stemperato a colla. Quando l'opera è secca si strofina colla cera. Tal è il metodo generalmente usato^ e quest' alternativa di strati ha le sue ri- serve particolari. Il primo dà il piede al secondo, penetrando nei mattoni; e l'ul- timo riceve dal secondo molla solidità , e rimedia alla lentezza della disseccazione dello strato ad olio , che s* attaccherebbe ai piedi o si distaccherebbe sotto lo stro- finatojo, 8tì non fosse intieramente secco. Sì potrebbe far senza il terzo strato mi- schiando del litargìrio in polvere fine al Colore che diverrebbe più seccativo. Ho di molto abbreviata l'operazione mettendo in rosso i mattoni nuovi con una preparazione composta di sangue di bue e di rosso di Prussia. Questo primo strato è di una gran forza. Se dopo vi si passa uno strato di un' argilla rossa stem- ^ prata ad olio di lino seccativo poco tempo dopo si può incerare e strofinare. Que- st'applicazione è di tutta solidità e costa ìi)8 iTieho che la precedente. Un ogglorno abituale di trent' anni in una sala coA preparata non aveva ancora guastato ia modo alcuno un tal pavimento. QUINTO PROGESSO. Per muri esteriori. Quel che i Francesi chiamano Badigeon è la tinta che si dà esteriormente alle case, per dare ai muri un aspetto di no- vità , e queste tinte imitano, per lo più, il colore delle pietre da fabbrica tagliate di nuovo. Qucato processo è tanto co- mune , e così Lene eseguito dai nostri im- biancat«.ri che stimasi superfluo di qui descriverlo. SESTO PROCESSO. Bianco detto Chipolin, La riuscita di questo processo dipende da una somma diligenza nelle diverse moltipiici operazioni che lo costituiscono; e se i legni da dipingersi in tal 'modo hanno delle sculture od intuglj , non bi- sogna mancare di una certa infelligen/.a per conservar loro le forme come se fos- 199 sero sortite appena dalle mani dell' inta- gliatore. È questo il capo d'opera della pitliira a colla. Ouantunque il sig. Tingry esponga, beii« chè gnccintamente , con sufficiente chia* rezza, il processo di Watin , si è stimato più oppnrtano di darlo letteralmente tri» dotto dall'opere dello stesso Watin perchè, per la sua complicazione , e facilissimo mancare in qualche circostanza che ben- ché piccola può togliere il pregio che me- rita il lavoro, e per maggior e^attezzì , riporteremo il modo di preparare la colla, la forza della quale è molto interessante che sia quale la propone l'autore. Gettate una libbra e mezza di ritaglj di pergamena in i8 libbre e rmezza d'ac- qua bollente (^), lasciate macerare e dissol- vere a bollori eguali per quattr' ore in modo che siano ridotte a metà j fatta la colla passatela da un pannolino ; quando è raffreddata deve trovarsi in consistenza di una forte gelatina. Avremo occasione di parlare di tre dif- ferenti forze di colla, nominandole, i.** colla forie^ a. ' colla mezzanamente forte e colla (*) I prsi 0 le niìsure sono tutti ri(ìotti alla lib- bra milanese troncc dodici per maggior comodo del lettore. aoo debole. Per ridurre la prima a stato mez- zano 81 diluisco con libbre 3 d'acqua , e per renderla debole in vece di 3 libbre bisogna aggiungerne libbre la ; se poi se ne aggiùnge di più sarà allora debolissima, PIUMA OPERAZIONE. Incollare, i.*^ Prendete tre capi d'aglio ed un pugno di foglie d'assenso, che fa- rete bollire in quattro libbre e mezza d'acqua che ridurrete a tre libbre y colate la decozione e mischiatevi una libbra e mezza di forte colla di pergamena 3 ag- giungetevi un pizzico di sale e nove once d'aceto ; e fate bollire acciò sia il tutto combinato. Con un corto pennello di cignale incollate il legno con questo liquor bol- lente 5 imbibitene le sculture e le partì liscie , procurando di levare la colla che potrebbe ingorgare gl'intagl]. Questo primo incollamento serve a far sortire i pori del legno acciocché le imprimiture possano attaccarvisi e formar corpo insieme per impedire che l'opera si scagli coli' andar del tempo. 3.° In tre libbre di forte colla di per- gamena alla quale voi aggiungerete nove once d'acqua che farete scaldare , lascia- aoi te vi infusi ine pugni di bianco di Bou- gìval per lo spazio d'una mezz'ora, 4^ Rimovete bene e stendetene un solo strato caldissimo ma non bollente battendo ( non strisciando il pennello ) egualmente e regolarmente per non ingorgare le forme e le sculture, se ve ne sono; ciò chiamasi incollamento bianco che serve a ricevere il bianco d'imprimitura, SECONDA. OPERAZIONE. Porre il bianco. Bisogna osservare che i seguenti strati siano eguali tanto per la forza della colia che per la quantità del bianco che vi si mette. Perchè se succe- desse che uno strato, in cui la colla fosse debole , ne ricevesse uno più forte, l'opera cadrebbe in iscaglie. Evitate di farla bol- lire perchè il troppo calore V ingrassa ; e d'adoperarla troppo calda perchè leva i bianchi sottoposti. Bisogna procurare , negl' intervalli ohe si lasciano seccare gli strati , di eguagliare l'enfiature e di turare le mancanze , od altre coso che possono trovarsi ^ con uno stucco che si fi di bianco e di colia ; ab- biate una pietra pomice ed una pelle di pesce cane per togliere le barbe del legno ed altre parti che nuocessero al motto del pennello. 2.02. I Per porre il bianco prendete della forte (?olla di pergnrnena, impolveratene la siiperlicie ct Ile mani del bianco di Bou- givijl in polvere fino all'altez/a di due «lita , che lascerete infondere per mezz'ora tenendo il vaso , che coprirete , un poco lontano dal fuoco, bastantemente però per mantener tiepido il bianco, a.^' Rimovete bene il bianco col pennello fin* hè non vi vedete piìi grumi , e che il tutto 8em« bri b^n unito 3/* Servitevi di questo bianco per darne uno strato mezzanamente cabJo battendo come sopra con somma diligenza ; perchè se fosse adoperato in troppa quantità , l'opera sarebbe soggetta a produr delle bolle che ne renderebbe più difficile il pulimento; bisogna stendere sette, otto o dieci strati di bianco, se- condo che l'opera ed i difetti del legno 10 esigono, dando maggior bianco sulle parti che devono esser pulite; ciò si do- manda porre il bianco. Bisogna che V ultimo strato di bianco sia pju diluito, perciò vi si aggiunge un poco d'acqua ; che sia applicato leggier- mente strisciando col pennello come quando à' imprime, [>rocurando, con piccoli pen- nelli di passare negT intagli e di levare 11 sopra più che lerraasi negli angoli , acciocché non vi resti disuguale grossezza dì bianco , che gwaslerebbe la bellezza degl* intagli. TERZA OPERAZIONE. Lisciare e pomiciare. Essenclol'opera del tutto secca, con bastoncelli di legno bianco e delle pietre pomici cui bisogna dare , usandoli sopra una pietra , lo forme piana o tonda secondo il bisogno , si procede cosi. Prenderete dell'acqua fredda , essendo il calore contrario a quest'opera , e facile a guastarla ; nella state vi si aggiunge an- che del ghiaccio. Bagnate il bianco con nn pennello tho abbia servito a dare il bianco, e bagnando a piccole porzioni ciò che bisogna pianare di volta in volta per non stemprare il bianco , ciò che gua- sterebbe l'ob era ; e lisciate colla pomice e coi bastoncelli ( che bisogna sieno in- trisi nella polvere di pomice ): lavate con un pennello, a misura che lisciate ; e pas- sate sopra il lavoro una te a nuuva per dare un bel lustro all'opera. QUAKTA OPERAZIONE. Prepararem Quando l'opera è lisciata , netterete con un ferro tutti gì' intagli , ao4 non spingendosi troppo avanti per non iscoprire il legno 5 sì usa, quando ti sono sculture 5 di riparare cogli stessi ferri per isgorgare le profondila riempile di bianco; ciò che pulisce e ripara Topera mettendo le sculture al loro primo stato. QUINTA OPERAZIONE. Dipingere» Essendo l'opera cosi riparala e preparata a ricevere il colore desti- nato che supporremo il bianco argentino, i.^ macinate della cerusa e del bianco di Bougival ( specie d'argilla bianca ) ciascuno separatamente coU'acqua , ed in quantità eguale , e mischiateli insieme ; a.^ ag- giungete un poco d'indaco e pjchissimo nero di carbone di vite finissimo maci- nati anch' essi separatamente coli' acqua ; il più od il meno dell'uno o dell'altro vi darà la tinta che cercate ; 3.^ stemperate questa tinta con della buona colla di pergamena 5 4 ^ passate il tutto per uno staccio di seta finissimo y 5.^ servitevane ponendone i strati sull' opera strisciando, procurando di stend erla bene egualmente» t5tendeiene due strati , ed il coloro è a suo luogo. ao5 SESTA OPERAZIONE. Incollare» Fate una colla debolissima , bellissima e chiarissinsa; dopo averla bat- tuta a freddo ed averla passata per uno^ staccio voi ne stenderete due strati sul- Topera con un pennello morbidissimo già usato e ben lavato. Un pennello nuovo guasterebbe il colore. Procurale dì non ingorgare le sculture nè di applicarla più grossa in un luogo che in un altro* Sten- detela ben leggiermente per non stem- prare , in passando , i colori e far (ielle onde che guastino i pezzi piani , cosa che succede quando troppo spesso sì passa sopra lo («tesso luogo. Da quest'ultimo in- collamento dipende la bellezza dell'opera, e può perderla s'è mal fatto, perchè al- lora , ciò che si vedrà facilmente , se si verniciano dei luoghi ove siasi dimenti- cato d' incollare , la vernice annerisce i colorì allorché vi penetra. SETTIMA OPERAZIONE, Verniciare, Colle stesse precauzioni ap- plicate due o tre strati di vernice alooo- Jica che secondo fVatin sarebbe quella del primo genere n.^ i , e secondo il sig. Tìngry sarebbe quella del n.*^ a stesso Bayer ^ Manuale la genere oppure quella del secondo genere n.^ 3. L'applicazione della vernice deve farsi in un ambiente caldo acciò <> 'asciughi prima che la polvere abbia tempo di de- porvisi. La vernice deve essere applicata con un pennello di vajo con somma di- lii^enza acc:ò sia stesa con tutta T egua- glianza, e non si vedano nè onde nò rij^he. Deve in somma sembrare uno smalto. Pare mei^lio appoggiati la scelta della v. rnice da IVaUn , perchè è la meno co- lorata, ed altronde se la (orza non è eguale a quella del n.° a, primo genere, certa- mente supera quella del n." 3 > seconda genere. il sig, TLiii^ry esclude il bianco di Bou- gival con ragione 5 servendosi della sola ceru«a o bianco di piombo per dare il colore , avendo un tal bianco maggior corpo e bellezza della terra di liougival. S E T T I ^1 O P R O C E 8 S O. Imitazione del Chipolin, 11 descritto processo essendo molto com- plicato , il sig. Tiìigry propone di darò un lavoro, se non eguale , almeno somi- gliante con un processo molto più breve. Égli , applicati i primi due strati di bianco, colla pomice Vìsqìr , e ripara l'opera ed applica in seguito tre strati di colore ma- cinati e aieinperati colla vernice. Se si cerca , dice, il gr-gio bianco azzurrato si mìschia esattamente sul porfido un' oncia di cerusa, tre denari di nero di carbone, altrettanto d' idrocianato di (erro che si macina a secco. Sì prende una porzione di questa mescolanza, che si mischia sul porfido colla oernsa che deve comporre il colore, non mettendone di questa, che per porzioni acciocché la mescolanza sia più esatta ) essendosi operata questa prima divisione si passa il tutto per uno staccio di seta per compire e perfezionare la me- scolanza. Si prendono allora quattr'once di que- sta miscolanza che si stemprano col pen- nello in una libbra di vernice n /' i, primo genere. Conviene il non stemprare mag- gior materia perchè la vernice s'evapora. Si stende quanto più può uniforme- mente. Quando lo strato è secco si stro- fina con una tela nuova e forte per po- lire. Questo strofinamento che deve essere cauto sul principio termina di seccare la vernice e dà il lucido. Pel secondo strato non si prende che la metà della polvere , che si stempera nella stessa quantità di vernice che pel ao8 primo; e per il terzo solamente una mez- r/oncia di polvere. In fine se si vuol lu- strar l'opera un qUcirto strato ohe non sia più canoo ohe il terzo dì colore. Si stro- fina con una tela per dare alla superficie quello splendore ohe sempre risulta dal- l'uniforme estensione della vernice. Questo è quel metodo , dice , che ho sempre impiegato , e che consìglio per tutti i generi di colori ohe si vogliono applicare sul legno bianco che patisce troppo sotto ogni specie d' incollamento ohe rende V imprimitura scagliosa ; ma procedendo a dovere, il fatto mostra che anche il legno bianco può sostenere qua- lunque lavoro a colla quando non sia troppo caldo il liquido che si stende , quando la colla sia bastantemente forte f e che la località aia asciutta. OTTAVO PROGESSO. Bianco reale. Questo bianco, quantunque molto alte- rabile dalle emanazioni ammali negli ap- partamenti molto abitati , nondimeno è molto usato nelle gran sale decorate di ornati dorati a smorto , de' quali ne fa molto spiccare la bellezza. Per dipingere il bianco reale convien dare il piede con uno strato di argilla bianchissima stemperata con una forte colla di pergamena ed impiegata calda assai { avuto riguardo alla qualità del le- gno ). Richiederebbe, come dice Watin^ le stesse operazioni del Ghipolin: ma i par- ticolari dispensano d'ordinario d' una ri- cerca d'esecuzione che ne ritarderebbe il godimento accrescendone le spese. Si modifica il processo allo stesso modo che fii e fatto nel prossimo precedente pro- cesso deir imitazione del Ghipolin. Per farlo bellissimo si deve preferire il puro sottocarbonato di piombo alla ce« rusa e togliere la crudezza del bianco cou un'idea d' idrocianato di ferro o d'indaco nelle dosi presso a poco come nel Ghipolin perlìno. !1 polimento colla tela un bel- lissimo effetto: ma il bel riflesso della luce dipende più dalla maniera colla quale il pittore ne stende gli strati , che dal po- limento che termina d'eguagliare le su- perficie. NONO PROCESSO. Pittura a fresco detta a stucco. Non trattasi già qui di quella pittura a fresco del genere sublime cui solo do^ 12. ^ aio vrebbesi il nome di pittura, ma della pittura d' impressione che si eseguisce sopra un intonaco che per esser composto con maggior diligenza e con materie più ricercate, chiamasi stucco, e perciò pit- tura a stucco vien detta quella che su tale intonaco si eseguisce. Disposizione dei muri. Dovranno avere i muri un' intonacatura, composta di calce di vecchia estinzione e mischiata a sab- bia selciosa, o così detta viva, applicata in modo che ne resti molto scabrosa la superficie per meglio fissarvi l' intonaca- tura fine, detta slucco. Quest'intonaco è composto con calce spenta passata per setaccio , e polvere finissima di marmo bianco, avvertendo che sia piuttosto più abbondante la pol- vere di maimo che la calce , in modo che uno stajo di polvere b:isti appena per dieci braccia quadrate d' intonaco. Di questa mescolanza s' intonaca la pa- rete lisciandone la superficie con una razzola , e levandone i porri od altre im- perfezioni. Quest'intonaco serve d'im- primitura , sulla quale può stabilirsi qua- lunque colore o disegno non esclusa neppur la figura. Ma ordinariamente è destinato a fingere una superficie marmorea. Prima di dipingere le macchie di marmo od altro che si voglia^ bisogna inumidire l'intonaco ancor fresco con acqua pura, usando un pezzo di'tela inzuppato in essa^ acciò s'attacchino al medesimo i colori. Acqua per stemperare i colorì. Prendi acqua pura un boccale ; sapone un'oncia; cera nuova di Venezia , sale prunelio; di ciascuno un quarto d'oncia , facciasi boi- tire il tutto insieme per mezz'ora. Colorì pel hradiglio. Tre tinte degra- date di calce e nero di Roma o carbone di legna ben pr^^parato, Occhiadino. Tre tinte di nero di per- sico, terra rossa e calce , degradate. Breccia antica. Una tinta fatta di terra gialla e calcina ; una rossiccia con terra rossa chiara e bianca; ed un'altra simileipiù carica di rossetto aggiunto alla suddetta ; ed una bianca smorzata di calcina per le piccole venature e pezzature d'impasto. Verde antico. Si faranno le piazze di terra verde e nero, scuri, e di terra verde pura ; nei chiari poi si venera con terra verde e calcina ed in qualche luogo si faranno piccole macchie e venature con tinta fatta di verde , terra gialla e calcina* Terra vezza. Si farà la massa con nero e rossetto ossia terra rossa di Germania , poi si spruzza di nero, indi di terra rossa chiara ; per ultimo di terra rossa-bianca ed un poco di terra gialla^ ai2 Marmo giallo. Due tìnte degradate di terra gialla e calcina, e due altre per re- nare , cioè una con aggiungere un poco di terra rossa alla prima , e V altra ag- giungendo un poco più di calce in vece del rosso. Lapis lazuli. Smaltino con amido due mani spruzzato con foglie d'oro. Porfido, Si farà la massa con nero e rossetto 5 ossia terra rossa di Germania , poi il spruzzerà di nero , indi di terra rossa chiara, e per ultimo di terra rossa bianca ed un poco di terra gialla. Per ogni altro disegno o pittura pos- sono usarsi tutti i colori che sono in uso pel fresco , i quali non vengono alterati dalla calce. Metodo per dipingere» Composte le tinte, stemperate nell'acqua sopraindicata e ba- gnato r intonaco come si è detto con pen- nello si dipinj^eià a tinte piuttosto grosse ciò che si vuole , e lasciato asciugare tanto che non si scorga il guazzo della pittura , acciò non si cancelli , colla caz- zola si compriraerà tutto il dipìnto per levare le striscio o andamenti delle pen- nellate. Ciò fatto si facciano riscaldare al fuoco i cazzulini d'acciajo convessi per di sotto, delti cazzulini da stuccare, in modo però che possa resistervi il palmo della mano, e con questi si anderà levi- gando tutto il dipinto che resterà lucido. Quando il muro sarà bene asciutto e secco si dia il lucido seguente a tutta l'operi con pennello dì peli morbidi ; poi subito con cenci di lana bianca si asciu- gherà a viva forza che l'opera diverrà lucidissima oltre il sortire più vivi i colori. Composizione pel lucido. Poni in pen- tola di terra un boccale d' acqua pura , tre once di cera di Venezia , un quarto d'oncia di sottocarbonato di potassa ( sai di tartaro ) e si fa scaldare fintanto che la cera si sia liquefatta , poi à usa come sì è detto qui sopra. Nelle tinte oscure può usarsi in vece l'olio di noce strofinando cui pannolinQ« CAPITOLO OTTAVO. DORATURA, Il vocabolo doratura significa l'applica- zione dell'oro. In due modi si dora, cioè col soccorso del fuoco e senza. Essendo il primo troppo lontano dalle arti di cui si è trattato non riporteremo che i pro- cessi coi quali s'applica l'oro a corpi che non soffrono l'azione del fuoco, od anche sopra altri corpi senza valersi del di lui soccorso. Questo genero Hi doratura può , corno la pittura , ese^j^uirsi a liquido acquoso, ad olio ed a vernice. I processi usati in quest'arte non sono finora diversi in cosa alcuna da quelli descritti da Watln; que- sti adunque saran quelli che formeranno la materia di questo capitolo. Doratura a liquido acquoso. La doratura s'applica, c me dissimo, sopra ogni soggetto, ma bisogna clie que- sto sia disposto a riceverla , cioè bisogna renderne la supeificie liscia, eguale e senza difetto e coprirlo di qualche u^ateria che »opra di se fissi lo foglie d'oro. Queste prep.irazìoni si fanno nel modo stesso che per la pittura a vernice polita, perciò rimettiamo il leggitore ai processi già indicati. Per questa a liquido acquoso si piocederà esattamente fiuo alla quarta operazione. Questa doratura deve esser fatta in luo- ghi ove si possa ditendere d »1 sole ; il gran calore della state vi è contrario, corno anche un luogo troppo umido. Preparato il sot*getto come si disse del Chipolin fino alla quarta operazione in- clusivamente si pa^sa alla ai5 QUINTA OPERAZIONE. Ingiallire. In nove once di colla di per- gamena , che quando è gelata abbi metà forza di quella usata pel bianco , lique- fata , s' infondono due once d'ocra gialla ben preparata , e lascerete in riposo fin» cliè sarà precipitata al fondo; allora me- scolerete e passerete la mescolanza per uno staccio di seta o per una fine tela. Stenderete questa tinta gialla caldissima con un morbidissimo pennello; ingialli- rete cobì tutta l'opera; non strofinate troppo col pennello per non stemperare il bianco che bcrve d' imprimitura , per non gua- stare ogni cosa, i^^uesta tinta gialla serve a riempire ì fondi ove alcune volte non è possibile introdurvi Toro; serve anche di mordente per tenere io strato bollare ( assielte ). SESTA OPERAZIONE. Sgranare. Secco il giallo coirasperello, o con una tela ruvida si strofina legger- mente tutta l'opera per toglierne i grani e peli di pennello che potessero trovar- visi , poiché tutta la superficie deve esser liscia^ e senza la minima disuguagliaQza. f2l6 SETTIMA OPERAZIONE. Stendere il bollo ( assiette ). Macinerete del bolarmeno e della matita rossa sepa- ratamente coir ac(jua ; lanciate seccare e mischiatene a parti eguali. Ad ogni libbra di tale mescolanza unite mezzo cucchiajo d'olio d'ulivo e rimacinate tutto insieme, e stemperate nell'acijua leggiere di colla di pergamena colata e tiepida. Con pen- nello di setole di porco , lungo e morbi- dissimo fatto espressamente , applicherete tre strati di questa composizione sulle parti che dovrete dorare, evitando di la- sciarne entrare ne' fondi. OTTAVA OPERAZIONE, Strofinare. Seccati che sieno i tre strati di bollo strofinate con una tela nuova ed asciutta le parti più spaziose che devono restare smorte, acciocché l'oro che non s'ha a brunire si stenda bene , divenga bril- lante e faccia «colar l' acqua dal di dotto senza macchiare quando % indora* Date poi sulle parti che non sono state strofinate, e che si vogliono brunire due strati dell' indicata composizione bollare , stemprata a colla che diluirete con al- cune goccio d'acqua : e ooiì l'opera è pre- parata a ricevere l'oro. NONA orERAZiONE. Dorare, Prendete del bellissimo oro in foglia di colore eguale e non n}acchìato. Ponetelo a foj^lia per foglia sul cuscinetto taiiliandolo secondo il bì»o^;no con una lama sottile , con pennelli di vajo di di- versa grossezza , secondo lo spazio che dovete dorare, bagnatene la superficie eoa acqua freschisairaa e dettissima , per il che nella slate si usa anche mettervi il ghiaccio: bisogna cangiar l'acqua ogni mez- z'ora non bagnando che di mano in mano lo spazio che volete coprir d'oro. Per ap- plicar foro bisogna avere un pennello di vajo , o di lepre palmato co! quale si prendono le foglie per applicarle al la- voro; ed acciocché si riesca bene , bisogna far strisciare leggermente questo pennello sopra una superficie su cui sia steso del sevo: l'ontuosità che acquista, basta perchè le foglie s'attacchino al pennello e vengano poi distaccate da esso , quando si appli- cano al lavoro, dall'acqua stesavi sopra o dal mordente , ec. Applicata la foglia fate passar dell'acqua sotto la foglia che avete applicata appog- giando sull'estremità delforlo, procurando che non ne passi per di sopra , perchè macchierebbe Toro, e specialmente le parti Bayer ^ Manuale i3 che 5* hanno ^ bru iJre : quesl' acq ;a di- stende la fc>;2lia ; coll'alifo si ajuta l' ap- plicazione. GoU' estre»iità di mi pennello ritirate l'acqua che avrebbe potuto am- inastarsi perchè farebbe stemprare gli strati sottopusti. DECIMA OPEr.AZlONE. Ih unir*'. Lasciate seccare la parte do- rata per brunir quelle che avete disposto fi tale effetto, procurando che Topera non fcìa troppo secca, perchè la brunitura non leMerehbe tanto bella, ma prima passate i) biunitojo nei fdi quadrali per appoggiar Toro che alcune volte s'inalza in bolle. Passate ancora un pennello di peli lun- ghi e morI)idÌ5simo leggiermente sull'opera per togliere la polvere che vi potrebbe Ciser caduta , e poi col brunìtejo andate e venite sull'opera, appoggiando il pollice sinistro sul brunitojo per tenerlo a segno, acciocché non isdruccioli sulle parli che non devono esser brunite. Se nel brunire si ^distaccasse qualche porzione d'oro o cVie per inavvedutezza si fosse dimenticato di applicarlo ; bav^uate leggermente il luogo con un pennello ed applicate i piccoli pezzi che mancano che secchi che sieno brunirete. 2.19 UJVDECITkIA OPERAZIONE. Smorzare, Q.iando sieno brunite l? parti a cìiò destinala bisogna smorzate le altre; ciò si fa dando con un pennello un leg- giere strato di colla mezzanamente forte, tome quella che ha servito per dare il giallo (operazione quinta), e calda ma non troppo per non istaccar l'oro non pas- sandovi sopra che una sol volta, ed entrando bene nei piccoli fondi ed intaglj di scul- tura ; così si smorza il troppo lucido del- l'oro e si appoggia più solidamente. DUODECIMA OPERAZIONE. Rimendare. Succede alcuna volta che 31 doratore si è dimenticato di metter l'oro in piccoli fondi, o che passandovi la colla ne innalza delle piccole parti. Allora bi- spgna tagliarne un folio sul cuscinetto in piccoh pezzetti, e col pennello applicarlo alle mancanze dopo averne bagnato il luogo eoa un pennellino bagnato d'acqua; quando tale riparazione è secca vi si passa sopra un poco d'acqua di colla. 220 DECIMATEIiZA OPERAZIONE. Venni ^lìon are. Col cinabro stemprato nell'acqua di coIIh si toccano gTintagli e le grossezze, procurando di non iatenderlo a guazzo: bisogna passarvi leggermente e con buon gusto. Ciò dà alloro tali riflessi che lo fanno sembrare oro in lastra o di getto. DECIMAQUARTA OPERAZIONE. Ripassare. Si applica un altro strato di colla su tutti i smorti un poco più calda della prima. Ciò chiamasi ripassar*;. Dal fin qui detto della doratura a colla potrà comprendersi quanto po-sa es- sere il suo valore , attesi i molti lavori a diligenze che abbisognano acciò l'opera giunga al grado della perfezione. " Si può volendo sacrificarne alcune di- minuendo gli strati del bianco che serve d' inìpriraitura , specialmente se la man- canza del doratore sia stata in preven- zione supplita dalla diligenza del fale- gname , e dalli perfezione nella qualità del legno. Molte volte si fanno tali sacrifizj , o per la ncja che ne reca l'esecuzione , o per la fretta del guadagno ; ma spesso a danno della perfezione dell'opera. Doratura con oro di mrj colori ed inargentatura. La diversità di colore delle foglie d^oro, che possono essere giallo cedro oppur verdi a differenza di quelle che sono più usitata di color tendente al rosso, prescrive che, in vece dell'ocra gialla e del bollo rosso, sì applichi una composizione di bollo di un colore che si accosti a quello delle foglie che si vo-liono applicare. Perciò si macina dell'argilla bianca con mezzo cuc- chiaio d'olio, e si stemprerà nella colla come si è fatto co! bollo rosso, e pel color di cedro si colorirà col giallo santo, e pel verde col giallo santo e V idrocianato di ferro_, avvertendo che questa preparazione non deve essere troppo carica di colore. L'operazione poi del vermiglionare, pel cedro si usa il giallo santo avvivato con un poco di cinaljro, e pel verdo il i^ìallo santo con un poco d'idrocianato di ferro, ogni cosa stemprata ed adoperata come il vermiglione. Se in vece di colorire nei suddetti due modi l'argilla bianca si aggiunge ad essa il solo idrocianato come per fare il grigio perla o color d'ar^jento, Topera sarà pre- parata a ricevere le foglie d- argento. Jn tutti questi lavori si brunirà e sì renderà smorto come si è detto dell'oro. Modo di dorare una sala. Qumdo si vuol dorare una sala per dare del riflesso alToro si dipinge ordina- riamente in bianco reale. Bisogna dunque inettere in bianco tutto il legname che Tuoj dipingersi e dorarsi com'è prescritto pel Chipolin fino alla quarta operazione; tutto cosi preparalo si comincia dalla do- ratura , perchè se si cominciasse dal di- pingerò si correrebbe pericolo di lordare la pittura. Dorato le parti destinate, si dipingono i fondi colle tinte prescritte con piccoli pennelli , o guardandosi dal macchiar l'oro. Accostar*dosi alle parti dorate si pone il colore con piccolissimi penntlli tagliando nettamente Toro ohe sembra bavare. Doiatura alla greca per mohili\ sedie^ divani^ te. La doratura alla greca lia i suoi van- taggi ed i suoi inconvenienti y esige minor apparecchio che l'oro brunito, conseguen- tduiente le sculture e gì' intaglj non sono soggetti ad essere ingorgate di bianco. 11 brunito che soffre è meno brillante , ma i suoi smorti sono più l)elli : questa bel- lezza deriva dall' esser fatti ad olio dopo il brunito, e che poi s' mvernlcia. Final- mente questa doratura , che si usa più. comunemente pei mobili , ha il vantaggio inestimabile di Tion scagliarsi , d'esser fles- sìbile ai colpi e dì poter ecser lavata. U suo inconveniente è d'essere dannosa alla salute degli operaj ; le calcinazioni delle materie che vi abbisognano causano so- vente notabili malattie. Siccome non vo- gliamo lasciar ignorare cosa alcuna intorno alla '•doratura descriveremo il processo an- che ili questa. i.*" Incollate come nella prima opera- zione del bianco detto Chipolin. a."^ Calcinate finche abbia perduto la sua durezza della matita rossa. Calcinata della cerusa e del talco; macinate ciascuna di queste cose separatamente colT acqua pura molto sottilmente , mischiatele e ri- maci natele coli'acqna. 3. ° Stemprate questi colori così macinati cou della colla caldissima e fortissima , più forte che quella del bianco di dora- tura ; mischiatevi un terzo di bianco di Bougival ( argilla bianca ) anch'esso infuno nella colla. 4. ° Stendete due o tre strati di que- st' imprimitura battendo, ed un terzo op- pure un quarto strisciando. 5. ^ Sgorgate V opera coi ferri ^ riparate e lificiate tutre le parli come 6i fa col bianco del Chipoliii. 6.° Stendete il bollo da per tutto dove volete brunire come coll'oro brunito. •7.^ Applicate l'oro, lasciate seccare, e passatevi sopra nu pennello per levarne la polvere , e brunite. 8. " Ciò fatto stendete tre o quattro strati di vernice di lacca ai luoghi che si vo- gliono smorti ; quando è secca la vernice si pulisce con un panno ruvido, osservando di non guastar il brunito. 9. ° Stendete il mordente; penetrate bene nei fondi bordando esattamente il brunito. 10. " Quando è asciugato , in modo che le dita s'atlacchino senza esser lordalo toccandolo, applicatevi Toro. 11. ** Quando anche Toro è ben secco stendetevi una vernice ali' oro alcoolica che si scalda a misura che viene applicata. Applicatevi in seguito due o tre strati di vernice ad olio, o meglio di quella all'es- senza n.^ 6. Bisogna avvertire, prima di verniciare, di correggere quelle parti su cui non si fosse attaccato Toro. Fondi sabbiati. Queste sabbie si fanno passando sui luoghi , che si destinano a ciò, uno strato eli forte bianco chiaro, molto leggiere ed a buona colla 3 e poi si cuopre di sabbia della grossezza che si vuole e si capovolge il soggetto che versa la sabbia non attac- cata. Quando è secca vi si passa uno strato di forte bianco chiaro a buona colla ed il fonJo è preparatocelo si fa suU' impri- mitura prima d' ingiallire l'opera coU'ocra. Doratura ad olio. La doratura ad olio si eseguisce come la pittura , cioè semplice ed a vernice polita. Per eseguire la doratura ad olio sem- plice si prepara , secondo Watìn^ il sog- getto con uno strato di cerusa e lilargirio macinati a parte con olio crudo e stem* prati insieme nell'olio seccativo. Si cuopre poi , secco che sia , questo strato con tre o quattro strati d'una composizione fatta di cerusa calcinata , macinata coli' olio crudo e stemprata all'essenza , che lui chiama te'mte clure^ e che noi chiamiamo imprimitura , che per questa doratura non si pulisce. 8e poi accresce il numero di questi strati fino ad otto o dieci) e si pulisca colla pomice come nella pittura ad olio, ed in seguito, si cuopra con quattro o 226 cinque strati di vernioo alcoolica cfi re- sina iacea , che per le parti minute non si puliscono, e ohe pei campi di qualche notabile dimensione accrescendone il nu- mero fino a dieci, dopo l'ultimo si pulisce rol tripoli ; allora il soggetto è preparato per la doratura ad olio con vernice pulita. E per Tnna e per l'altra maniera dì doratura siamo al momento di stendere il mor lente di cui si usano varie qualità che riporteremo acciò l'operatore no fac- cia la 9'^elta a suo piacere. I. I residui dei colori macinati e stemprati ad olio si rimacinano insieme e si fanno passare per una tela fine. Es- sendo questa materia mollo glutinosa , slesa sui soggetti preparati , serve di mor- dente ; e quando lo «i voglia più tenace rion s'adopra che dopo un anno d'esposi- zione al sole in vaso di piombo o di latta, N.'' ù.. Si fa anche una specie di mor- dente bellissimo colla cerusa , il litargirio ed un poco di terra d'ombra, che si ma- cinano a parie nell'olio di papavero e si stemprano insieme nell'olio stesso in coil- sistenza di una molto liquida pasta che si espone , come la suddetta , al sole per im anno« N." 3. L'enciclopedia dice che gl'In- glesi usano più volentieri una composi- zione fatta coli ocra gialla macinata con olio seccativo, e crudo quanto basta per dargli la ricercata consistenza. N." 4 Altri sciolgono nell'olio crudo del bitume giudaico cui aggiungono della matita nera matiinat.i , o diluiscono col- l'essenza , op[)ure si servono d'una ver- nice ad olio. N.^ 5. Altri in fine tengono una com- posi/ione di cui ne fanno mistero come fa anche Watin , e che chiamano Mistione» L'olio cotto fatto bollire finche essendo freddo, abbi la consistenza della terebon- tina , e diluito coìTes^enza di terebentina credo formi il gran secreto, perchè a me riuscì benissimo, ma bisogna stare attenti acciò non s' asciughi di troppo. La vernice alcoolica di cui si serve per fondo della doratura a vernice pulita e composta di tre once di resina lacca sciolta a bagno maria in trenlasetto once d'alcool. Preparati i soggetti si sceglie il mor- dente che per le dorature ad olio semplici è migliore quello del n,^ 3 pe^rchè il suo giallo s'accomoda meglio a quello dell'oca^ e per la doratura a vernice pulita la mi- stione, non facendo corpo sotto l'oro, do- vrebbe questo restare più liscia e brillante. L'uno o r altro di questi mordenti si stendono sulla parte da dorarsi , avuto riguardo alla sua proprietà «eccativa , cho quanto sarà maggiore, minore «pazio por Tolta dovrà coprirsene acciò possa appli* carvisì Poro prima che abbia perduto la glutinosità , che deve esser tale da sentirsi attaccare leggermente le dita ad esso ap- plicate senza però vedersele lordate. Applicalo Toro, la doratura ad olio semplice , se è per parti esteriori esposta alla pioggia , è finita. Se poi sono parti interiori come sbarre di scale, mobili , eo, ii cuopre d'una vernice gialla all' alcool, e se è per carrozze si cuopre questa ver- nice con uno o due strati di vernice ad olio. Nello stendere la vernice all'alcool, di mano in mano che si stende , bisogna scaldarla con un piccolo bracciere per dare maggior trasparenza alla vernice e Tivacilà all'oro. 11 sole d'estate fa lo stesso effetto. La doratura a vernice pulita si cuopre anch'essa di vernice, come quella ad olio semplice per le parti interiori , ma si ac- cresce il numero degli strati della vernice ad olio , che è sempre quella di copale o di succino, e si pulisce , come si disse della pittura ad olio, o con vernice pulita. Fondi avventurinatìé Quantunque non sia più in uso questa sorte di pittura, il suo bell'effetto sopra i fondi delle carrozze ed altri mobili po- trebbe farla ritornar di moda 5 perciò non tralasceremo di riportarla. Il soggetto deve esser preparato ad olio od a colla come per la pittura a vernice polita fino al segno di applicare i colori. Supponiamo che si voglia un avventu- rina verde : i.^ Date due strati di verde che sì- fa colla cerusa macinata coll'olio, del verde- rame calcinato, macinato coll'essenza che si farà più o meno carico secondo la me- scolanza e stemprato con un quarto d'olio crudo e dell' essenza. a.** Quando questo strato è ancora fresco copritelo coir avventurina argentata per tutto egualmente con uno staccio ; dopo mezz'ora capovolgete il sogt^etto per far ca- dere l'avventurina che non si è attaccata. 3.° Lasciate seccar bene l' opera due o tre giorni in modo che passando la mano suir avventurina non si distacchi : ponete un foglio di carta sull'opera, comprimetelo colla mano o qualche altro corpo liscio per imprimere l'avventurina che potrebbe rialzarsi. 4/ Macinate ben fino coirolio del verde in canna in modo che non vi si veda alcun grano, stempratelo d'una consistenza chiarissima con metà olio crudo e met^. essenza di terebentina. 5. ** Applicate con un morbidissimo pen- nello questo verde Iej;gieriiiente ed egual- mente , che non vi sia un luogo più ca- rico dell'altro di questo colore, ciò che farebbe delle ombre. Ouesta operazione serve ad avvetrare ropei:a iu nuniera che bisogna che l'av\ enturina coin^^arisca bril- lante , e non sia offu;icata dal colore che vi si mette. 6. ** Pren lele della vernice alcoolica n.^ zj> datene uno strato all'opera , presentandola al fuoco, se facesse freddo j se sia sopra carrozze si usa vernice bianca di copale, 7/ Seccato lo strato di vernice passa- tevi sopra la mano per sentire se sorte qualche punta d'avventurina, che se ciò è bisogna appoggiarle coli' unghia nella vernice. 8.^ Continuate a dare molti strati di vernice , per potere polir l'opera. Ve ne vogliono almea dodici. Quando gli strati sono ben secchi puliteli. Questo è il processo per fare Tavven- turina , e siccome se ne fa di vari colori questo processo serve di nioslia per la a3t mano d'opera , e pel colori sempre si di il colore che si vuole macinato coH'olro come qui sopra, regolandosi su quanto si è detto della pittura ad olio, e si applica sopra l'avventurina una vernice diafana come si è insegnato trattando dei falsi smalti. L'avventurina che da alcuni si adopera è una mica che trovasi in certe pietre che ne sono abbondanti , ma quella ch'è più in uso è la lamina sottilissima di rame argentata ; ed anche in alcuni casi quella d'ottone , detta in francese cUcant ambo tagliate in minuzzoli finissimi. Fandi d oro o d argento avvetrati. Per far questi fondi si usa lo stesso processo che per la doratura e Y argen- tatura. Anzi si prepara il soggetto innar- gentato, e vi si applicano le vernici co- lorale diafane come pei fondi avventuri- nati ed i finti smalti trasparenti. Per risparmio di spesa si può, per certi colori , usar le foglie di stagno in vece di quelle d'argento come per V azzurro , pel verde e pel violetto ; il giallo ed il rosso perdono molto sopra lo stagno^ per- ciò per essi non si userà che argento. Si usa anche di applicar le vernici co- a3a lorate diafane a fondi di colori della stessa specie come quella verde sopra un fondo Terde oppure sopra fondi di diverso co- lore come il verde o l'azzurro sopra un fondo giallo , oppure il rosso sopra il giallo, ec. Nel primo caso il colore di- venta più ricco 5 e nel secondo si fatino diversi cangianti di non ingrato effetto. Bronzare» Quando si vuol bronzare qualche fer- ratura bisogna scaldarla al grado che non vi si possa tener la mano, e vi si ap- plica la vernice di resina lacca descritta per la doratura ; e si applica in seguito la polvere di bronzo di Germania. Se il ferro è pulito bisogna levargli la pulitura facendolo scaldare, e bagnandolo coll'aceto, acciò la vernice e la polvere vi aderiscano meglio. Si stende il bronzo ^che col mordente. 8i stende dunque un mordente giallo o color di bronzo col pennello sopra il sog- getto, e quando è secco ma ancor gluti- noso si applica la polvere di bronzo eoa un pennello in penna. Quando si bronza bisogna cominciare abbasso andando in alto. Quando è secco il mordente con un pennello nuovo si fl33 spazzola la polvere che non è stala rite- nuta dal mordente raccogliendola con una carta. Non si usa verniciare. Il bronzo non si mantiene nel suo stato brillanta che alcuni anni. L'umidità lo avverdisce. Volendolo rinfrescare si ap- plica una vernice diafana delle tnenc se- cati ve , e quando sono appena glutinose si applica il bronzo cominciando abbasso e rimontando. Quando s'hanno a bronzare figure od ornamenti che si desidera fare in bronzo antico, in bronzo rosso, in bronzo giallo, bisogna disporre i fondi nel colore che si desidera avere il bronzo, lo stessa colore quando sia glutinoso può servir di mor- dente al bronzo. FINE. INDICE DI CIÒ GHC SI CONTIENE XN QUESTO VOLUAIS, jdl Lettore, pag. 3 Cenno Chimico n 5 MANUALE DELL' INVERXICIATORE. Cap. I. Indice e descrizione delle materia sententi al Pittore d"* impressione ed al ycrniciatore. »> ii Tavola comparativa dei risultati della Mescolanza di alcuni Reattivi con di' verse Lacche carminate osservate a diverse epoche in diversi vasi chiusi ^ citala a »> Gap. II. Formolario delle vernici. ^^5 Primo Genere. Ventici ad alcool» »> 57 Secondo Genere. Vernici aìVessenza. jj 63 Descrizione di un fornello di liquefazione destinato alla Copale ed al Succino. « ^^3 Terzo Genere, fremici ad olio, » 82 Olio seccativo per V inchiostro da stampa « 84 Preparazione delle vernici. »> 85 Preparazione del Succino secondo il pro^ cesso indicato per la Copale, »> SS Gap. ili. Osservazioni e precelti generali sulla preparazione delle vernici» " 97 Delle dosi rispettive delle sostanze sec- che e liquide impiegate nelle vernici. »> 98 a35 Effetti della divisione meccanica sulle resine che presentano maggior osta-^ colo alla soluzione* pag. loo Del vetro pestato. 99 101 Della c/iiarificazione, j> io3 Delln filtrazione col Cotone» j> io5 Della preparazione delle vernici a sco-^ perto e delle precauzioni eh'' esige» j> 106 Descrizione di un lambicco proprio alla fabbricazione delle vernici* » log Uso. 9y 112 Gap.. IV. Origine dei colori. v ii4 Della composizione dei colori» w 117 Nero. 99 ivi Bianco. 9> ivi Grigio chiaro, 9> 119 Grigio di lino. 99 120 Color di legno di rovere. » ivi Color di legno di noce, 99 ivi Giallo. 99 \1\ Azzurro, » isi5 Verde. ^ « 1 25 Verde oliva» *> ivi Varj altri verdi. » I2v> Verde per porle 9 cancelli , pergolati ed altri oggetti esposti allo scoperto. 99 12 j Verde per rinterno degli appartamenti. 99 ivi Verde per corpi soggetti agli sfrega^ menti ed ai colpi come i carri e ruote delle vetture. «128 Rosso per carri d^equipaggio , ruote di carrozze^ ec. jv ivi Ro.f^o per P interno d^ armadj ^ cre< dcnzey ec. ?> 129 1^36 Colori misti di roxso, pag. iflo CremesL color di rosa, a i3i Violetto, 99 ivi Marrone, i» |32 C'.p. V. Deir estensione che si può dare air uso delle ibernici di copale del se- condo genere w." 6 e n.^ io, ed a quella del quarto genere n.^ i , tingen» dole con diversi colori , e rendendole aite a riparare gli accidenti che spesso accadono ai pezzi smaltati, ['> i33 Colori diafani, 99 i34 Verde diafano. n i35 Altro verde, w l56 Verde di composizione* w ivi Azzurro, *> iSj Superbo azzurro acquoso unito al suo acido dissolvente, »> i38 Giallo, w 139 Riparazione degli Smalti opachi, »> 142 Dei Paglioni, " i44 Prima preparazione, " i45 Azzurro, " i 4^ Altro Azzurro, » ivi Verde, w 1^7 Altro verde* » ivi Rosso, »> 148 Violetto, w ivi Giallo, n 149 Bruno, » ivi Co/or r/« fuoco, »> ivi Gap. vi. De/ precetti che devono sempre essere presenti alV artista od al dilet- tante nell'uso delle vernici con o senza colore. Diversi generi della pittura cV impressione. Delle tele e taffetà ce- ra/i o verniciati, pag. x5o Della Pittura ad olio. » i63 Divisione della Pittura ad olio. 170 Poli mento. » ij2 Delle tele e taffetà cerati, » 176 Tele verniciate comuni, »> \nj Pasta liquida ad olio seccativo, 99 1^78 Tele verniciate ( cerate ) fine» » 180 Taffetà verniciati (cerali), » 181 Taffetà verniciato sema colore, « 182 Gap. vii. Della Pittura a liquido acquoso, 99 i85 Della Colla, » i8i Incollamento. » 186 Precetti generali applicati alla Pittura a liquido acquoso» 99 188 Primo processo. 99 190 Secondo processo. 99 192 Terzo processo. Pittura alatte resinosa.99 190 Quarto processo. Rosso pei pavimenti, 99 ig6 Quinto processo. Per muri esteriori. » 108 Seslo processo. Bianco detto Cfupolin. 99 ivi Settimo processo. Imitazione del Clii^ polla, 99 206 Oliavo processo. Bianco reale, 99 208 Nono processo. Pittura a fresco delta a stucco. 99 209 Gap. Vili. Doratura, 5? 2i5 Doratura a liquido acquoso, 99 214 Doratura con oro di varj colori ed inargentatura. '^9 221 Modo di dorare una sala, » 222 Doratura alia ^reca per mobili^ sedie, divani ,i te. j)i5g. 222 Fondi Sfibbia li, j> 2^4 Doratura ad olio. « 225 Fendi \n^^*€niti rinati, 2>> 22y Fondi (Toro o d"* argento avvelrali, 5> 2?>i Bronzare. 5> 25 'i Tavola ccnìpnrfdiv.'i , ce. citata a pag. 48. Pile tavole in jainc. OPERE DIVERSE PUBBLICATE DA QUESTA TIPOGRAFIA, POZZI G'iQ. Segreti concernenli le Arti ed i Meslieri, traduzione italiana sull'ultima edizione francese. Milano i822.e 1823, voL u in 11 gr. Jlal. liv, 7 co La Callopislria 5 o sia la Chimica diretta al hello del mondo elegante , del dottor Bar^ iolommeo Trommsdorff^ professore di chi- mica, traduzione dal tedesco cou ag^^duiite. Seconda edizione nolabiiinente aumentata. Milano 1821 , in 12. « 3 5o • La nuova Chimica del Gusto e dell'Ol- fatto, o sia PArie di comporre i vini arti- ficiali , le bevande spiritose, le acque odo- rifere , ec. ec. secondo le regole della chi- mica moderna. Mil. 18 17, voi. 2 in l'i.?? ^. So — -. Del Vino, delle sue malattie, de' suoi rimedi e dei mezzi per 'iscoprirne le falsi* Reazioni; dei Vini artificiali e della fabbri- cazione delPAceto. Milano 1819, in S^gunrla edizione con rami, J5 3 5o — — Discorsi sulla trasfusione del sangue e dell'iniezione de' rimedi nelle vene» ec. Mi- lano 1 81 5 , in 8. « — jS Del Moccio e del Ciumorro dei cavalli, Milano 1807, in 8. w — 5o CHAPTAL. La Chimica applicata alle Ani ; prima edizione milanese con nuove aggiunte^ opera compresa in 4 volumi in 8 , con do^ dici taivie in rame» Milano 1820. >j 18 00 CHAPTAL. Chimica applicala airAgricoItura, tradolta ed illustrata con noie ed aggiunte da Girolamo Primo. Opera completa in cinque fascicoli in 8. Jial. lir, \i 5o Osservazioni Chimiche sull'Arte di le- vare le Macchie